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3 aprile 2009

FUTURO SI - INDIETRO NO!

Un appello, a chiunque possa, affinché partecipi domani alla grande manifestazione nazionale organizzata a Roma dalla Cgil.
Dovrà essere una di quelle manifestazioni di cui si parlerà a lungo nei prossimi anni.
Molte sono le ragioni domani per manifestare. Per reclamare politiche efficaci contro una crisi economica che sta falciando centinaia di migliaia di posti di posti di lavoro, per sostenere anzitutto i disoccupati. Per gli studenti, contro i tagli che stanno compromettendo pericolosamente scuole e università. Contro lo sciagurato accordo separato sulla contrattazione collettiva. Contro le politiche di un governo che, con la scusa della crisi, taglia le sanzioni e i controlli per la sicurezza sul lavoro, non esita a fare condoni preventivi su una nuova ondata di cementificazione del Paese, attacca un sistema previdenziale attualmente perfettamente in ordine, vuole rimuovere l'idea stessa di contrattazione collettiva.
E grandissima è l'importanza politica della manifestazione. Deve riuscire bene, essere una prova di forza, per dimostrare che in Italia, dopo neanche un anno dalle elezioni, ancora ci sono settori importanti della società che resistono e non si rassegnano al pensiero unico della destra berlusconiana.
Contrariamente a Cisl e Uil, che invece pare credano ancora di riuscire a ottenere qualcosa piegandosi a ogni richiesta del governo, alla Cgil va riconosciuto il merito di aver avuto fin dall'inizio una posizione e un'analisi chiara e appropriata della situazione. Da sei mesi sono ormai in mobilitazione permanente in difesa del mondo del lavoro: pieno sostegno quindi anche domani ai compagni del Sindacato, per una grande giornata di mobilitazione.

Tutti a Roma! Futuro sì, indietro no!

7 marzo 2009

New Deal...

Va bene che in tempi di crisi economica l'avvio di grandi opere pubbliche può essere cosa giusta portando occupazione. Non è certo su questo sito che si trova un'opposizione preconcetta a forme di imprenditorialità di Stato. Però quando vengono stanziati da parte dello Stato miliardi e miliardi di euro per finanziare parecchie opere quantomeno discutibili, il Ponte sullo Stretto su tutte, quando manco ci stanno -o non si vogliono trovare- i soldi per tutelare le migliaia di lavoratori che giorno dopo giorno stanno perdendo il lavoro, beh non è sembrino proprio misure così tempestive e così utili.

22 gennaio 2009

Sviluppo

L'intervento di Berlusconi sulla recessione, secondo cui un calo del 2% del Pil non sarebbe tanto grave che in fondo sarebbe come tornare a due anni fa, come se recessione non significhi grave crisi economica e perdita di posti lavoro, sfiora però un punto che bisognerebbe approfondire.
Ossia che allo stato attuale è da superare la concezione dello sviluppo economico fondata sull'incremento forzato, costi quel che costi, del Pil. In paesi come l'Italia s'è oggettivamente raggiunta la possibilità di un buon benessere diffuso. Per cui non c'è l'esigenza pressante della crescita economica. I problemi fondamentali a questo punto diventano quello dell'equità, della redistribuzione della ricchezza prodotta -perché da troppi anni i frutti della crescita della ricchezza del paese vengono ripartiti tra quella che rimane ancora una minoranza della popolazione-, e quello della qualità dello sviluppo economico, che tenga conto del fatto che non si può badare esclusivamente ai criteri del profitto -si vedano ad esempio gli impegni continuamente elusi dalle industrie e dai governi per la riduzione delle emissioni di Co2-.

24 novembre 2008

Fatalisti di tutto il mondo, unitevi!

Un annetto fa si considerava come l'eterna (vabbe' eterna per modo di dire) incertezza sulla durata del governo Prodi alimentasse un inevitabile e pernicioso fatalismo. [pernicioso in quanto l'essere fatalisti è in completa antitesi con l'essere di sinistra, che dovrebbe significare quantomeno la non accettazione passiva di ciò che ci propone il presente esistente. beh!].
Scomparso il centrosinistra, scomparsa l'incertezza sulla stabilità istituzionale, rimane il fatalismo. Sull'andamento dei mercati finanziari. Oggi forse le Borse saranno in crescita. O forse invece bruceranno miliardi su miliardi senza ragione. Che tocca fa'...
Oppure il fatalismo è insito nella natura umana, e la crisi finanziaria è nata solo per supplire ai bisogni esistenziali dei militanti di sinistra di tutto il mondo.

16 ottobre 2008

Proposte (concrete!) contro la crisi

Uno spunto concreto di lavoro per combattere la crisi finanziaria.

Spostare la linea del cambio di data dal Pacifico all'Atlantico.

O, meglio ancora, spostare la Borsa americana da New York alla costa del Pacifico.

L'idea è ancora da affinare, ma il concetto di base è far sì che l'apertura di Wall Street sia posticipata, formalmente di un giorno o materialmente di quattro ore, così che finalmente sono le Borse europee a chiudere le contrattazioni della giornata, senza la rottura di palle di dover aspettare tutta la giornata e di sapere solo a due ore dalla fine, in base alle notizie dagli Usa, com'è che toccherà chiudere.

1 ottobre 2008

Oltre gli ideologismi

Basta con gli steccati ideologici!

Smettiamola con espressioni quali "che si dice di bello", che non fanno che rimarcare il conflitto bello/brutto dell'esistenza!

E quando avremo eliminato queste incrostazioni del secolo passato, saremo tutti in grado di apprezzare in pieno le gioie del mercato globale, e del liberismo che preferisce il suicidio delle proprie economie "finanziarizzate" pur di evitare il terribile intervento pubblico.

9 giugno 2008

Capitalismo II

Logica ferrea di una piacente ragazza dell'Unicredit: il sistema bancario provvede a crearti un conto corrente a tariffa agevolata, che puoi riempire con soldi da loro stessi prestati sempre a tassi agevolati, che poi potrai lietamente restituire con gli interessi. E la macchina del capitale finanziario gira. Magari puoi anche aprirci un negozio di abbigliamento.

17 maggio 2008

Capitalismo

E mentre i salari erano fermi e l'inflazione cresceva, per le vie del centro continuavano ad aprire sempre nuovi negozi di abbigliamento, e per ogni nuovo negozio una nuova agenzia di banca per poter alimentare coi prestiti la speculazione e il consumismo...
[poi c'è anche la questione dei negozi cinesi, ma è un'altra storia ancora]