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28 febbraio 2012

Visite dal Ministero dell'Interno

Bello sapere che qualcuno dal Ministero dell'Interno ha raggiunto il tuo blog ricercando "foto sexy".
Continua così Ministro Cancellieri!

[anche le altre ricerche insomma, sono indicative]

22 febbraio 2012

ICI sui beni ecclesiastici, abbassamento dell'IRPEF... cosa c'è, al netto dei titoli e della propaganda?

Al netto dei titoloni giornalistici, qual è la situazione alla presentazione della bozza del (ennesimo) decreto, stavolta a tema fiscale?
Della tanto sbandierata parziale estensione dell'ICI su alcuni beni ecclesiastici, al momento non vi è traccia.
I tagli all'Irpef, sui quali ieri si è concentrato l'entusiasmo mediatico? A partire, forse, dal 2014, se e dopo l'ipotetico raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013 (che richiederebbe in primis una qualche crescita del PIL), con le eventuali risorse recuperate nella lotta all'evasione fiscale. Ah, e il tutto da effettuarsi per mezzo del futuribile nuovo governo che dovremmo avere dal 2013 (della serie "col culo degli altri..."). 
Altro?

9 febbraio 2012

"Meno della m...a"

Ok, Bracconi e commentatori a ruota c'hanno ragione, che in effetti sentire un deputato del PDL che adesso parla di dignità del Parlamento cancellata dai voti di fiducia, dopo i 3 anni e mezzo di governo berlusconiano, è abbastanza ridicolo. Ma ci sta poco da stare allegri. Il Governo Monti sta dimostrando, fin dalla sua nascita, un palese disprezzo, a stento mascherato da sufficienza, nei confronti del Parlamento, dei partiti e della politica in genere (e ampliando ulteriormente il campo, stesso atteggiamento lo si vede nelle relazioni sociali, nel preteso "dialogo con le parti sociali"), e sta andando avanti a forza di voti di fiducia, decreti legge privi spesso di qualsivoglia requisito di straordinaria necessità e urgenza. Nella sostanza, niente di già visto, ma stavolta accompagnato appunto dalla palese convinzione che il Parlamento, i partiti, i sindacati, sono qualcosa di assolutamente accessorio, formalità da sbrigare in fretta, mettendoli di fronte al fatto compiuto. 
"Il governo ci tratta meno della merda", ha detto tal Bianconi. Sarà pure ridicolo che sia uno come lui a dirlo, ma è oggettivamente vero. E non c'è niente di positivo in tutto: sarà pur vero che la classe politica attuale è penosa, e magari forse se lo meriterebbe anche, ma non è che se non è Berlusconi a farlo allora va tutto bene, o ce se ne può disinteressare. 
Ma nessuno, o quasi, pare averci qualcosa da ridire, complice il discredito generale della politica: avanti col prossimo decreto, ed intanto tutti soddisfatti a sbrodolarci con la copertina del Times con Monti.

31 gennaio 2012

Un limite alla propaganda sull'art. 18 no?

Va bene che la grande stampa, Repubblica in testa, ha deciso di appoggiare pienamente il Governo Monti.
Ma c'è un limite anche alla propaganda.
Come si può vendere la prospettata abolizione dell'art. 18 con titoli come "Nuovi assunti senza articolo 18 ma in cambio addio al precariato"?
Addio al precariato. Perché, la possibilità di essere licenziati dall'oggi al domani senza preavviso e senza neanche vera necessità economica dell'azienda che sarebbe?
E per i licenziamenti discriminatori, che si dice che tanto rimarrebbero "vietati", che ci sarebbe, obbligo di reintegro, o semplice indennizzo economico?
E' un'enorme fregatura, un regalo alle aziende, che potranno avere mani libere e soprattutto evitarsi il contenzioso giudiziario, senza alcuna ricaduta positiva sull'occupazione e sull'economia.
E invece ogni giorno tocca sorbirsi 'ste cazzate. E daje e daje, creano il senso comune.

25 gennaio 2012

Inalberarsi...

Ma, tra la miriade di cose, non da ultimo la paventata abolizione del valore legale del titolo di studio, ci si riesce a inalberare solo per la frase di questo Martone?

23 gennaio 2012

Tra l'altro, quale legittimità costituzionale del "decreto liberalizzazioni"?

Senza starsi troppo a ripetere, le "liberalizzazioni" approvate per decreto venerdì sono in primo luogo estremamente risibili come misure "Cresci-Italia", ed è molto preoccupante che le idee che circolino, in Italia e in Europa, per rilanciare la crescita e l'occupazione si riducono in pratica a queste, e nient'altro. 
E nel merito stesso delle misure, ci sarebbe moltissimo da ridire, proprio sulla loro giustezza, oltre che sulla loro presunta efficacia sulla crescita economica. Ma tanto nel merito, anche a sinistra, ci si guarda bene dall'entrarci.
Misure buone per la propaganda e nulla più, che la parola "liberalizzazione", da sola, in Italia ha il potere di creare un acritico consenso.
Fa molto specie vedere come sul tema sia iniziata la grancassa sui mezzi di informazione, e come pare abbiamo la memoria corta sui durissimi provvedimenti recessivi e di tagli e tasse generalizzati approvati appena un mese fa.
Poi una questione che magari è secondaria, ma non è priva di importanza. Il fenomeno va avanti da anni, ma di certo con questo governo, complice il clima nel paese, è evidente la scarsissima considerazione che esso ha della politica, dei partiti e del Parlamento. Che finora s'è andati avanti, nel complessivo beneplacito popolare, per decreti e voti di fiducia. Ma nel caso di specie, quali sarebbero i presupposti costituzionali per l'emanazione di quest'ultimo decreto? Quali sarebbero, a norma dell'art. 77 c. 2 della Costituzione, i "casi straordinari di necessità e urgenza" che necessiterebbero e giustificherebbero l'aumento per decreto governativo del numero delle farmacie o l'abolizione delle tariffe professionali?

12 gennaio 2012

La bozza del Decreto Liberalizzazioni: ma dove stiamo andando?

Le notizie del giorno sono chiaramente la bocciatura dei referendum sulla legge elettorale e la Camera che ha respinto la richiesta di arresto per Cosentino.
Sui referendum, e vabbe' daje, tange relativamente, francamente è alquanto improbabile pensare di cambiare la legge elettorale attraverso un referendum, i casi dell'anno scorso sono stati eccezionali, ed erano tirati da temi di ben altro seguito popolare e condivisione. Adesso punto a capo, e torniamo al nodo fondamentale, che anche all'interno dei maggiori partiti stessi non c'è condivisione su un modello elettorale, tantomeno quindi di una maggioranza in Parlamento. Se poi magari si partisse dal cercare di capire quale sarà il sistema politico italiano tra un anno, quando ormai verosimilmente si dovrà votare, e da lì cercare di capire che legge elettorale fare, potrebbe essere un approccio abbastanza costruttivo al problema.
Cosentino poche parole, brutta pagina, per il PDL, ma soprattutto per la Lega Nord e Bossi.
Nel complesso però, due notizie abbastanza prevedibili, e di rilevanza relativa.

Parliamo allora invece della bozza, diventata pubblica, del decreto legge "Liberalizzazioni" steso dal Governo Monti. Questo è il link su Repubblica.it, vale la pena dargli una letta, non è molto corposo.
Qualche notaio e farmacia in più, interventi molto poco condivisibili sulle tariffe professionali, distributori. Una grossa porcata sull'articolo 18, sospeso per le aziende che nascono dalla fusione di imprese sotto i 16 dipendenti, se nel complesso rimangono sotto i 50. Privatizzazione dei servizi pubblici locali. 
Magari tanti queste misure le condividono in toto.
Ma questa sarebbe la "Fase 2"? Queste sarebbero le misure che permetterebbero di rilanciare l'economia, l'occupazione, i consumi?
Al momento, ciò che si è visto prima con le "retate" mediatiche a Cortina, quindi con tutta la storia delle liberalizzazioni, è propaganda o poco più. A prescindere da una valutazione sulla loro efficacia, positività o negatività, sono misure che essenzialmente mirano al, e creano, consenso. Necessarie dopo le mazzate della "Fase 1".
E' politica, ci sta. Poi, stiamo in fedele esecuzione delle direttive europee. Ma allora, deve far riflettere, e fa impensierire, che dall'Europa, in questi anni, non è arrivato e non arriva nient'altro. Rigore e risanamento finanziario da un lato, liberalizzazioni dall'altro. Questo è preciso quello che stiamo facendo, la linea guida di Monti e del suo governo.
Ma pensiamo davvero che ne riusciamo a scappare fuori dalla crisi in questo modo?

21 dicembre 2011

Matematica spicciola

Come la Gelmini a inizio mandato, anche la Fornero si è resa conto che magari gli stipendi in Italia sono un po' bassi, e sarebbe (badando bene a utilizzare il condizionale) da alzare. Ehhh.
Matematica spicciola.
Da una trentina d'anni uno dei pilastri della politica economica/salariale italiana è la moderazione salariale. E' un dato di fatto, pacifico, il principio per cui, nella migliore delle ipotesi, lo stipendio aumenta, col passare del tempo e il rinnovo dei contratti, solo tenendo come indice di riferimento (neanche automaticamente, che non c'è la "scala mobile") il tasso di inflazione. In altre parole, negli ultimi trent'anni in generale il lavoro dipendente ha perlopiù mantenuto invariato il proprio potere d'acquisto, la propria ricchezza. Qualcuno un po' (poco) è salito, qualcuno s'è anche impoverito (qualcuno in più, perché al netto dell'inflazione, sono nate o aumentate diverse ulteriori voci di spesa).
In questi ultimi trent'anni, però, la ricchezza globale prodotta dal paese, dalle imprese, dai servizi, è altrettanto pacificamente cresciuta. L'economia italiana del 2011 non è certo quella del 1981. Certo, singolarmente parlando, chi più, chi meno, e tanti sono andati a gambe all'aria, ma le aziende, le imprese, nel loro complesso, hanno prodotto fatturato, hanno creato profitto. 
Di questo profitto, di questo differenziale di ricchezza prodotta, il lavoro dipendente non ha goduto i frutti, essendo le retribuzioni rimaste invariate. Non vi è stata alcuna redistribuzione dei redditi, ma anzi, una loro significativa divaricazione, ampiamente certificata.
Capitolo ulteriore, come è stato utilizzato questo plusvalore? In parte, come almeno auspicabile, reinvestiti in attività produttive, creazione di nuove attività, ammodernamento. Ma la classe imprenditoriale italiana, nel suo complesso, è quello che è. E la ricchezza prodotta in questi ultimi decenni, anziché ripartirsi in maniera equa, o utilizzata per rilanciare e rendere competitivi i settori produttivi, è stata investita in speculazione, contribuendo largamente a gonfiare oltremodo l'economia "dei mercati", i cui frutti sono sotto gli occhi di tutti.

19 dicembre 2011

Fumo negli occhi bis

Tornando sulla serie "fumo negli occhi". A leggere i titoli degli ultimi giorni, pare che l'unica macchia ascrivibile al prode Monti sarebbe quella delle mancate "liberalizzazioni", vulnus da sanare il prima possibile, che "i consumatori prima di tutto", come ci tweetta fiero e baldanzoso Casini. Perché è evidente, sì, IMU, IVA, tagli ai servizi pensioni etc, ma tutto si risolverà, se aumentiamo il numero dei taxi in circolazione e permettiamo la vendita dei farmaci di fascia C anche nelle parafarmacie. Aspettando poi di vedere tornare crescita e posti di lavoro, "liberalizzando" biechi ordini  professionali come quello degli avvocati. Che sono noti gli stretti vincoli  medioevali, come possiamo permetterci di avere solo 500mila avvocati in Italia? Un articolo di tre settimane fa, a memento sul furore liberalizzatore.
Quindi; effettivamente abbastanza ridicoli i leghisti che provano a reinventarsi, proponendosi quali strenui avversari di una manovra economica frutto e sulla stessa linea di intervento di tutte quelle degli ultimi anni, di loro governo, ma anche tutti coloro che dopo avere giustamente attaccato e criticato Tremonti, ora si sentono in dovere di difendere la manovra Monti a spada tratta, beh non scherzano mica.

15 dicembre 2011

Fumo negli occhi

Ok, per carità, tutto giusto, una serie di agevolazioni e privilegi per la Chiesa sono spesso del tutto ingiustificabili, altresì stipendi benefits vitalizi e quant'altro per i parlamentari, le province sono indubbiamente in numero eccessivo, le licenze dei taxi da liberalizzare e via dicendo. Ma insospettisce non poco, anzi proprio puzza, e dovrebbe far riflettere, come l'attenzione mediatica, informazione "progressista" con Repubblica in testa, di questi giorni sia focalizzata quasi esclusivamente su questi temi. Che alla fine sono niente di più che una cortina fumogena, così che mentre perdiamo tempo a discuterne, distogliamo l'attenzione dai numeri, dalla realtà della manovra in via di approvazione, così che quasi ci propinano come grandi risultati l'indicizzazione per un paio d'anni delle pensioni fino a 1400 €, o della miseria percentuale di prelievo su beni di grande lusso (anzi, notizia dell'ultima ora, alleggerita la "tassa sul lusso", compensata da un aumento sulle sigarette), per poi commentare soddisfatti che "ora c'è più equità". Mmh equità. E tutti attentissimi a riempirsi la bocca con la Costituzione, e nessuno a preoccuparsi invece se, un po' per dolo, un po' per sciatteria, si decreta spesso al di fuori dei minimi limiti formali (vedasi province e riduzione stipendi parlamentari), tanto, già abbiamo acclamato l'arrivo dei "tecnici" a salvarci dai "politici" incompetenti e fannulloni, che ci importa più che tanto delle istituzioni rappresentative. O ancora sugli stipendi parlamentari e dei consigli provinciali, cercare di fare un'analisi sui costi della pletora di enti agenzie organismi nazionali ma soprattutto locali?
E poi doversi sorbire gli opinionisti "trenta/quarantenni" che attaccano "il sindacato", reo sulle pensioni di difendere diritti di una ristretta platea di privilegiati (già, quei privilegiati che magari dopo avere iniziato a lavorare neanche ventenni, dopo 40 anni di lavoro, una vita, pensavano di potere andare impunemente in pensione), senza capire che si sta spianando la strada per eliminarlo proprio il sistema pensionistico di qui ai prossimi vent'anni.
In tema di sindacati, l'anno scorso tutti a giurare e spergiurare che Pomigliano era un caso isolato, irripetibile, cattiva FIOM che ti opponi. Eccoci serviti. Da ieri, in tutti gli stabilimenti FIAT italiani, è legge che un sindacato che non abbia firmato un contratto capestro, imposto sotto minaccia di chiusura, anche se fosse maggioranza assoluta tra i lavoratori non ha diritto di rappresentanza sindacale interna.

5 dicembre 2011

"Equità"

Non è che la manovra "Salva Italia" così come è stata presentata non abbia abbastanza "equità", è solo e semplicemente del tutto iniqua. Profondamente iniqua.
Misure come quelle sull'innalzamento della soglia delle pensioni di anzianità, del blocco delle rivalutazioni, l'aumento dell'IVA, gli ennesimi tagli ai servizi e agli enti locali, e la reintroduzione dell'ICI sulla prima casa, così generalizzata, sono provvedimenti del tutto inaccettabili. Misure economiche apertamente di destra. Così come la giustificazione dell'inatteso mancato innalzamento dell'aliquota più elevata, perché se no era una misura impopolare. Mentre a scaricare invece il peso delle misure sul lavoro dipendente di ceto medio-basso, che non può fare altro che subire, non c'è nessun problema.
Tutto ciò, si ripete per l'ennesima volta, in nome dell'obiettivo quasi suicida in queste condizioni di recessione del pareggio di bilancio, senza che si faccia nulla alla radice, per favorire la crescita, mettere sotto controllo i mercati, ed evitare che speculazione e irrazionalità degli stessi continuino a creare situazioni come questa.
Frattanto, "in Europa", stanno discutendo di modificare i trattati, e di prevedere sanzioni automatiche per gli Stati che sforassero i paramentri previsti. Sa' ganzu, tipo se ci mettessero anche le sanzioni. Yes, good idea.
Vediamo che succederà. Quantomeno, dal punto di vista politico, questo sarà il momento del discernimento, dello scegliere e del prendere posizione.

1 dicembre 2011

Pensioni "in Europa"

Premesso che a prescindere fa abbastanza schifo il concetto stesso che per raccogliere soldi si parta sempre per fare cassa dalle pensioni, e che oltre un certo limite sono proprio moralmente inaccettabili i continui innalzamenti dell'età pensionabile, delle pensioni di anzianità, addirittura del blocco dell'indicizzazione al tasso di inflazione, adesso, perché il governo Monti si ha da sostenere, tutti a parlare che "in Europa" si va in pensione più tardi, e che tocca allineare l'Italia al resto dell'Europa.
Sì, ma parliamo anche di quali sono gli stipendi "in Europa", quant'è il contributo previdenziale sugli stipendi "in Europa", quanti soldi valga una pensione "in Europa".

30 novembre 2011

NovemberFest 2011, misure anticrisi

Leggi le notizie odierne sulle misure economiche che si vengono preparando per l'Italia, e ti piglia lo sconforto, ma ti ci incazzi anche, che basta fare il titolo che ci dice come è stata innalzata l'età per percepire il vitalizio da parlamentare a 65 anni per coloro che hanno fatto un solo mandato, e 60 anni per i pluri-mandato, e tutti stanno felici e soddisfatti, per fortuna è arrivato il governo Monti il nemico della casta.
Bah.
E dire che si era pure ben disposti in questi giorni, che sabato sera a Perugia s'era organizzata la "NovemberFest", col fine precipuo di puntare a risolvere la questione dello spread, recuperando la credibilità internazionale persa per non avere celebrato l'Oktoberfest nel 2010 e nel 2011. Sempre più perfido e dannato Olli Rehn, che mica s'è degnato di venire.

17 novembre 2011

Il Governo Monti (o del ritorno al governo degli optimates)

Tanto ad abundantiam, si sta abbastanza guasti, le linee programmatiche del Governo Monti sono alquanto preoccupanti, e altrettanto preoccupante è la "macchina del consenso" trasversale - Repubblica in testa - che si è messa in moto, tutta tesa a dimostrare la bontà e la necessità del nuovo governo. 
Senza entrare nel merito di ogni ministro, nel complesso tutte personalità di indubbio rilievo, ma legate mani e piedi, meglio, proprio espressione diretta, dei vari potentati, grandi banche, mondo confindustriale, università private, grand commis di stato, chiesa cattolica. Quello in pratica che dovrebbe essere un governo di destra in un paese serio, ma lasciamo stare.
In tutto ciò, pare di essere tornati alle teorie ciceroniane, al governo degli optimates, l'oligarchia alla quale affidare il governo dello Stato, in nome di una sua superiorità etica e tecnica rispetto alla politica parlamentare. E' una deriva pericolosa. Non abbastanza, si sta proprio guasti.

16 novembre 2011

Questione democratrica (e miglioristi malnati)

Tra non molto avremo questa lista di ministri, la fiducia, e forse capiremo di che morte morire.
Intanto altre due note.
Uno, alla faccia di chi per anni ha chiacchierato di un Napolitano presidente fantoccio, dipingendolo come un vecchio incapace e addormentato. Ha gestito la crisi politica con un'autorità che pochi altri presidenti della Repubblica avrebbero avuto, decidendo, se non anche imponendo, i tempi e la sua soluzione (e nel merito della soluzione, migliorista malnato!).
Due, è un dato di fatto oggettivo che alla fine le dimissioni del governo Berlusconi non sono state dovute all'azione dell'opposizione, fuori e dentro il Parlamento, o soprattutto alle profonde spaccature all'interno della ex maggioranza del 2008. Il "quid" scatenante di cui si è ripetutamente parlato è stata la pressione insostenibile della sfiducia nei mercati e delle istituzioni economiche europee, che prima hanno forzato le dimissioni, quindi di fatto imposto l'incarico a Monti, uomo certo più di fiducia, con le elezioni rimandate alla data naturale del 2013. C'è una lesione della sovranità nazionale in tutto ciò? Sì. Il caso italiano è del resto solo uno degli esempi, neanche due settimane fa c'è stata la vicenda di Papandreou, dimessosi dopo aver dovuto ritirare dietro alle pressioni esterne il referendum promosso sulla politica economica. E desta molte preoccupazioni per il futuro. Ok, il governo Berlusconi era un morto che camminava e fa' poco testo, ma bisogna riconoscere come un ipotetico futuro governo di sinistra in Italia, che andasse a promuovere una politica economica di un certo tipo, probabilmente sgradita a livelli superiori, potrebbe essere senza problemi forzato anch'esso alle dimissioni, stretto a tenaglia tra le pressioni degli organismi economici sovranazionali e una possibile crisi delle borse, dello spread, di un mercato tutt'altro che razionale. C'è insomma una vera questione democratica, di portata europea. La politica, la democrazia rappresentativa, non può essere legata mani e piedi da organismi economici privi di legittimità, da agenzie di rating opache, dall'irrazionalità del mercato. Questione democratica da affrontare con decisione e congiuntamente a livello internazionale, che deve diventare una delle parole d'ordine delle sinistre europee, ma che al momento nessuno, ad alti livelli pare porsi come un problema (del resto, siamo i figli di vent'anni di dogma del mercato, dell'unità europea costruita sui feticci liberisti del pareggio di bilancio, della politica discussa tra i capi di governo nei vertici internazionali, e delle politiche economiche imposte dai tecnici del FMI o della BCE).

13 novembre 2011

Vacatio (finché si può)

E' andata insomma, come tutti sappiamo.
In attesa dell'incerto futuro, cerchiamo di goderci le ultime ore di questa giornata, in cui ci troviamo ancora senza governo.
Finché si può.

10 novembre 2011

Nel merito?

Maxi-emendamento da approvare entro la settimana. Cosa c'è dentro? Non se ne parla, è da approvare e basta.
Quindi, governo con Mario Monti, tutti d'accordo, c'è l'emergenza non si può fare la campagna elettorale (se la legislatura terminava nel 2012 che facevamo, sospendevamo la Repubblica?), se c'hai da dire qualcosa sei un populista traditore anti-italiano.
Governo "tecnico" fino a quando? 2013? Con quali programmi oltre alla lettera della BCE (che siamo così convinti sia in grado di risolvere i nostri problemi?)?

9 novembre 2011

Il partito del governo tecnico sine die

Annotazioni in progress con riguardo all'ampio partito del governo tecnico, e del voto solo nel 2013.
Per non pochi, specie nel PD, è una questione essenzialmente strumentale, con diverse sfumature di buona o malafede, semplicemente per prendere tempo, che non sono pronti a fare le ormai improrogabili scelte strategiche per il futuro, quale alleanza e con che linea politica e programmi presentarsi. Leggesi anche: serve ancora tempo per finalizzare l'alleanza esclusiva con UDC e moderati sparsi, o a costruire la leadership di Renzi.
Poi ci sono i fans del "tecnico", con la storia della personalità onesta capace e superpartes etc etc. Se pensiamo che basti questo a risolvere ogni nostro problema, smettiamo direttamente di fare politica, a che servono più elezioni e altre perdite di tempo, troviamo un buon amministratore di condominio, e chiusa lì.
Infine, sul "con questa gravissima crisi serve immediata stabilità, un governo forte, e non ci si può permettere le incertezze di una campagna elettorale". Per carità, non è tutto sbagliato. Ma se tutto questo avveniva tra un anno, o comunque la legislatura terminava di diritto nella primavera 2012, che facevamo? Sospendevamo la Costituzione, e prorogavamo questo Parlamento a data da destinarsi? Ancora non siamo una democrazia in grado di gestirsi nelle forme ordinarie? Sarebbe quasi curioso sapere cosa si sarebbe proposto se fossimo stati facciamo conto in stato di guerra. Non ricordo che gli USA ad esempio abbiano mai sospeso le campagne elettorali nel corso della Seconda Guerra Mondiale. O alcuna altra democrazia in momenti di crisi economica globale, come nel 1929. A maggior ragione nei momenti critici serve chiarezza, e serve che vengano fatte scelte politiche chiare.

Il punto sulla crisi (io devo bere un po' di questo amaro calice io devo berne molto fino a toccare il fondo)

Proviamo a fare il punto della situazione.
Ieri dopo il voto alla Camera s'è probabilmente consumato il passo decisivo, l'inedito annuncio delle dimissioni. Qualcuno lo legge come un capolavoro tattico, capace di permettere a Berlusconi di rimanere ancora a lungo al comando, o di risorgere per l'ennesima volta. Francamente mi pare estremamente improbabile. Si è andati troppo in là, e soprattutto bisogna tenere presente come la causa principale scatenante la crisi non è tanto nei giochi politici, ma nella pressione dei mercati, dell'economia e dell'Europa. Il crollo in corso della Borsa di Milano e l'impennarsi di 'sto spread maledetto, seguito al dilatarsi del periodo prima delle dimissioni, oltre ad affossarci ulteriormente verso un punto dal quale sarà difficilissimo ed estremamente doloroso ripartire, non può rimanere privo di conseguenze. Salvo eventi al momento non prevedibili, o un disprezzo e una noncuranza della situazione italiana a un livello francamente non ipotizzabile. Insomma, Berlusconi non potrà bello bello approvare come e quando gli pare la legge di stabilità, cercando frattanto di riconquistarsi una decina di parlamentari. Ci sono fattori esterni che non è in grado di influenzare.
A questo punto, le prospettive sono però incerte, e preoccupanti. Napolitano ieri non aveva certo intenzione di costringerlo alle dimissioni, sciogliere le Camere e indire le elezioni, anche se probabilmente era nella posizione politica di poterlo fare. L'idea sua, condivisa da larghissimi settori dell'opposizione, specie nel PD, e l'UDC in toto, è che sia nell'interesse nazionale rimandare le elezioni alla loro data naturale, nel 2013, con un governo tecnico il prima possibile che metta mano e dia risposte alle indicazioni provenienti dall'Europa. Senza stare a ripeterlo troppo, io non lo condivido. Elezioni in tempi rapidi, con un modello economico alternativo da proporre. Indispensabile.


Restiamo in attesa.
Io devo bere un po' di questo amaro calice
Io devo berne molto fino a toccare il fondo...

7 novembre 2011

Rivoluzione d'Ottobre, e la fine del regime italiano

7 Novembre 1917-2011: viva la Rivoluzione d'Ottobre!

Se domani, come abbastanza probabile, andrà a cadere il governo, è abbastanza sconfortante che i "Lenin" della situazione saranno Casini, la BCE, transfughi dell'ultima ora, vecchi e nuovi riciclati e reazionari.
Andiamo per ordine, cercando di analizzare brevemente la situazione. Come evidente, Berlusconi e il governo sono ormai agli sgoccioli. E' l'esito ineluttabile della crisi politica apertasi ormai da un anno, con l'uscita di Fini e di FLI, ma sinora quasi occultata, grazie ai vari Responsabili e a un'Italia fondamentalmente assopita. Un mese e mezzo fa si commentava come vivessimo in una situazione di stallo, in attesa di qualcosa che rompesse l'equilibrio. Il "quid", a ripensare agli ultimi avvenimenti, è arrivato con la bocciatura della legge di bilancio, l'ennesimo voto parlamentare sempre più striminzito e lo sfiorato colpaccio del mancato numero legale: di lì, a stretto giro, l'ennesima ondata di speculazione sull'Italia, l'Europa che ha messo alle strette l'Italia, lo strappo palese con Tremonti, la mancata promulgazione del "decreto sviluppo". E quindi, nel volgere di una settimana, il palesarsi del malcontento anche tra storici esponenti forzisti, estremisti berlusconiani come la Bertolini, Stracquadanio, e quindi l'inizio delle defezioni, sempre più numerose, dal PDL verso le sponde centriste, per arrivare infine agli appelli dei vertici stessi di Lega Nord e PDL affinché Berlusconi si dimetta. Stiamo con tutta probabilità alla vigilia di un momento di rilievo storico.
In Italia ci piace spesso richiamare momenti drammatici della storia nazionale, in modo spesso del tutto improbabile. Ma quello che stiamo vivendo in questi giorni, per quanto possa essere scontato, veramente richiama alla mente la fine di altri regimi, il suo repentino disfarsi, le velleità del resistere fino alla fine trascinando tutti con sé, gli intrighi, i fedelissimi che si trasformano in voltagabbana dell'ultima ora, lo squallore e la meschinità di questo epilogo. Se c'è un qualcosa per cui assolutamente il berlusconismo sta palesando una sua natura profonda di regime, è proprio adesso, nella sua fine. Nel fatto per cui  le dimissioni di un presidente del consiglio, e le successive elezioni, diventino un momento palingenetico. L'attaccamento insensato e irresponsabile alla carica, contro tutto e  tutti.
Dimissioni, il prima possibile, speriamo domani. Quindi voltare pagina. Con molte incertezze. Siamo in una situazione economica gravissima, a un passo dal baratro. L'unica strada che ci viene prospettata è quella, drammatica e inaccettabile, propostaci dalle istituzioni neoliberiste europee e internazionali, che rischiano di portarci sempre più a fondo, devastando lo stato sociale, con costi umani insostenibili, senza che si riesca a uscire dalla morsa della speculazione e della crisi. Non vi sono soggetti con la forza di sostenere, da subito, una via, un modello e delle idee differenti (se ve ne sono). La cosa più probabile è un esecutivo di transizione, con il compito precipuo di dare atto alle richieste suicide che ci arrivano da mesi. E sarà un governo con la volontà politica e la forza di poterlo fare. Il futuro appare buio. La sinistra plurale italiana ha perciò la necessità storica di darsi una ragione d'essere.

A domani. Come regalino, se siete arrivati a leggere fin qui, il wallpaper hd (beh!) in 16:9 della vecchia targa della sezione del PCI di Terni "7 Novembre", una delle primissime istituite nel dopoguerra, in via Eugenio Chiesa.