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6 febbraio 2009

Su Eluana Englaro, Napolitano e il Governo

Visto che è stato sollecitato, scriviamo.
Non ha alcun senso ostinarsi a mantenere in vita il corpo di Eluana Englaro, dopo 17 anni di coma irreversibile. Questa è una cosa contro natura. E un'anima caritatevole che l'attuasse davvero una eutanasia, evitando di lasciar morire Eluana di fame e sete, farebbe solo un atto di carità.
Dopodiché, sul conflitto tra Napolitano e il Governo sul decreto legge: se si vuole approvare una legge che assicuri la nutrizione in qualsiasi condizione, si faccia pure. Ma mancano completamente i presupposti costituzionali (che vorrei ricordare sono la base della nostra democrazia) di straordinaria necessità e urgenza che possono giustificare un decreto legge (articolo 77 comma 2). Atto con cui -è bene ricordarlo- il Governo si assume la funzione legislativa, che costituzionalmente spetta al Parlamento, unico organo col necessario mandato popolare per esercitarla. Quindi assolutamente corretto e giusto l'operato del Presidente della Repubblica, il compagno Giorgio Napolitano, che si rifiuta di emanare il decreto vagheggiato dal Governo.

28 luglio 2008

Napolitano

Va da sé, visti i pesanti attacchi che hanno avuto a oggetto il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, che nei suoi confronti si nutre la massima fiducia e stima.
In tutta una serie di difficili passaggi che ha dovuto affrontare nell'ultimo anno, in particolare la crisi del governo Prodi e le tensioni derivate dagli ultimi provvedimenti del governo Berlusconi, è sempre riuscito a svolgere il suo ruolo in maniera egregia, preciso e puntuale.
Sicuramente certi provvedimenti si potrebbe gradire venissero bloccati direttamente da lui, bloccandone la promulgazione, e Napolitano stesso, avesse la possibilità di esercitare piena discrezionalità politica, lo farebbe. Ma non tocca dimenticare anzitutto i principi costituzionali, per cui il Presidente della Repubblica, lungi dal potersi sostituire all'attività del Governo e delle Camere, può rifiutarsi di promulgare un provvedimento solo in caso di palese incostituzionalità. Che poi, il vizio di costituzionalità potrà comunque essere sollevato da qualunque magistrato. E non tocca dimenticare la situazione politica in cui si trova Napolitano, primo presidente della repubblica di storia politica comunista, e quindi a maggior ragione tenuto alla tutela delle forze politiche a lui opposte, e il suo trovarsi ancora agli inizi del mandato, senza la forza politica e il prestigio generalizzato che potrebbero permettergli uno scontro più duro contro certe posizioni del governo Berlusconi. Non si può pretendere che un presidente della repubblica entri fin dall'inizio in guerra aperta per cinque anni contro il governo.
E' per questo che bisogna prendere le distanze dagli attacchi, ingiustificati e spesso volgari, ascoltati nell'ultimo mese, ed è doveroso per ogni progressista e sincero democratico appoggiare pienamente l'operato di Napolitano, che è e probabilmente sarà l'unica figura di garanzia nei cinque lunghi anni che si preparano.

Detto questo amici cari, saluti a tutti, e a sentirsi presto.

20 aprile 2008

Due pesi e due misure

Viva l'accanimento terapeutico, se malauguratamente Napolitano je pijasse 'che cosa nei prossimi 5 anni, ovverosia prima della scadenza simultanea del suo mandato presidenziale e della legislatura corrente.
Giorgio Napolitano non deve manco sognare di potersi permettere di morire anticipatamente, checché ne pensi la Natura.
nicola_ds contro la dignità umana e le proprie convinzioni personali, pur di evitarsi un Berlusconi al Quirinale!
E adesso facciamo tutti assieme un bel gesto apotropaico di scongiuro.

24 ottobre 2007

Ricorsi

"Si è molto scritto, in Italia, negli ultimi tempi, sulla crisi dei partiti. Si è, anche, alimentata una campagna contro il "sistema dei partiti". Confluiscono, in questa polemica, posizioni e forze assai diverse. Posizioni di chiaro stampo reazionario; forze che tendono a colpire il regime democratico e ad impedire uno sviluppo progressivo della lotta politica e sociale, lungo la strada aperta dalla Resistenza e dalla Costituzione. Ma anche posizioni e forze di ispirazione democratica, che esprimono un travaglio reale e complesso, una ricerca non priva di validi motivi.
Né saremo certo noi a negare fenomeni di degenerazione che si sono prodotti, nel corso di venti e più anni, nella vita interna di determinati partiti e nel loro rapporto col paese. [...]
Tutto questo però non autorizza né a mettere sotto accusa il sistema dei partiti in quanto tale né a confondere i singoli partiti in un unico, complessivo giudizio di condanna. I partiti -disse Togliatti alla Costituente, in polemica coi nostalgici del regime prefascista- sono la democrazia che si organizza. Guai a perdere di vista questo dato essenziale, guai a smarrire questo fondamentale punto di orientamento. La critica deve perciò essere puntuale, investire quelli che sono davvero fenomeni degenerativi, non alimentare l'equivoca ipotesi del superamento dei partiti, ma tradursi in positive, concrete istanze di rinnovamento della direzione politica del paese."

Questo scrive il compagno Giorgio Napolitano nel 1971, in prefazione della ripubblicazione del saggio del 1958 di Palmiro Togliatti "Il Partito Comunista Italiano".
E' strano rileggere oltre 35 anni dopo una puntuale analisi di quella che è anche la realtà italiana di questi ultimi mesi. E il poterla ricollocare nell'ambito di una storia più grande, come l'ennesimo ricorso dello stesso problema, dà nuova convinzione per combattere certe degenerazioni.