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10 gennaio 2011

Al partigiano Virgilio Bartolini

Ieri 9 gennaio, dopo un giro ricco di memorie resistenziali e antifasciste, tra Papigno, Piediluco e Arrone, sceso ai Castiglioni di Arrone, frazione tra le più importanti basi di appoggio della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci, si è appresa la morte di Virgilio Bartolini, partigiano combattente della Gramsci, probabilmente parente di Dante Bartolini "Ernesto", uno dei comandanti della Brigata, e di Loreto Bartolini "Tancredi", noto antifascista appunto di Castiglioni, responsabile dei patrioti della zona.

25 dicembre 2010

21.05.1944, Monte La Pelosa, sede del Comando della Brigata Garibaldina "Antonio Gramsci"


Cuore sereno, e tanti auguri a tutti, amici e compagni!

21.05.1944, Monte La Pelosa, sede del Comando della Brigata Garibaldina "Antonio Gramsci"
"I pochi presenti al Comando decidono di approfittare della bella giornata di maggio, per trascorrere qualche ora di riposo. Certamente quelli di servizio di guardia rimangono al loro posto per questi si provvederà domani che sono di riposo. A passare l'ordine ai partigiani ci pensa l'ufficiale di servizio con l'aiuto dei due piantoni.
Si consuma il rancio tutti insieme nella pratarina. Appena terminato di mangiare il partigiano La Bella, comincia a suonare la sua fisarmonica. Dante prende la vecchia chitarra e cerca di fare d'accompagno alla fisarmonica. I giovani partigiani cominciano a ballare ma con molta fatica poiché la sala improvvisata non ha pavimento asfaltato, ma poggia sulla terra più o meno battuta. Ballano pure le figliole del Comandante e la Gianna. In un secondo tempo ballano gli anziani: Pasquale, Gildo, Procoli, Bruno ecc. Il cuoco arriva con una damigianetta di vino e passa da bere a tutti. Il Comandante parla brevemente della situazione politica e militare del momento e chiude il suo dire con queste parole: « Compagni partigiani, dopo i numerosi nostri carissimi fratelli e compagni, fucilati dai tedeschi, dopo i 96 partigiani caduti prima del rastrellamento e i 54 caduti durante gli undici giorni di accerchiamento da parte delle due divisioni tedesche, qualcuno potrebbe obbiettare che non si dovrebbe ballare e stare allegri come tutti noi stiamo in questo momento. Tale giudizio potrebbe avere anche fondamento, ma la vita è la vita. A che varrebbe mettersi in lutto? Certamente a nulla. Noi - dice Pasquale -, siamo in dovere di vendicare i nostri caduti, ma ciò lo facciamo raddoppiando le nostre azioni di guerra contro i nazifascisti. La nostra parola d'ordine è sempre stata e lo sarà fino alla definitiva liberazione del nostro Paese: rendere impossibile la vita al nemico che sta calpestando la nostra cara Italia.»
A questo punto i presenti tutti a una voce gridano: « W l'Italia libera e indipendente!»
Pasquale riprende a parlare dicendo: « Qualche volta è necessario divertirsi pure per qualche ora. Ciò serve anche, specie ai giovani, per raddolcire l'animo. Non si possono passare i mesi e mesi a pensare al servizio di guardia e sparare con il mitra, la bomba o la mitragliatrice. Malgrado la fede che ci anima - afferma con forza il Comandante -, malgrado la giustezza della nostra lotta armata, in quanto mira non soltanto a ridonare la libertà al popolo e l'indipendenza alla nazione, ma anche ad accelerare la fine della guerra, con il fermo proposito che di guerre non se debbono più fare, occorre se pure per poche ore lo svago, il diversivo. Altrimenti si potrebbe cadere alla aberrazione. Divertitevi perciò cari compagni partigiani con l'istesso slancio di quando partite per le azioni di guerra.»
Alfredo Filipponi "Pasquale", comandante della Brigata Gramsci.
[da "Il diario di Alfredo Filipponi, comandante partigiano"]

12 dicembre 2010

Mostruoso Cervo Cativo

Narra la Tradizione, e volendo anche il RomboPeloso la confermerebbe, che durante la guerra i combattenti della Brigata San Faustino-Proletaria d'Urto, formazione partigiana operante in Alta Umbria, temessero di inoltrarsi per i boschi nei dintorni della rotabile (parlando di viabilità e Resistenza l'utilizzo del termine rotabile è obbligatorio) Città di Castello-Apecchio, tant'è vero che essa segnava il limite settentrionale della zona operativa della brigata (per la cronaca, individuabile nel quadrilatero Umbertide, Gubbio, Apecchio, Città di Castello, con in mezzo Pietralunga, dichiarata zona libera nella primavera del 1944).
La ragione di ciò sarebbe stata da rintracciarsi nella presenza di oscure creature nei boschi della zona.
Ancor oggi, è infatti notorio che in queste montagne chi si accinga a passare la serata in uno dei tipici campi presso la Cima rischia di incontrare uno dei famigerati cervi cativi.
Il testimone: "Odìo fioli, i cervi èn(no) cativi!". Il testimone aggiunge anche che fanno molto rumore e hanno occhi rossi fiammeggianti.

In questa rara immagine, che la cosiddetta scienza vorrebbe far risalire al tardo Paleolitico spacciandola per uno sciamano, vediamo raffigurato un Mostruoso Cervo Cativo.

13 luglio 2010

Tocca farsi forza

Le prove della vita.
Scaricare Valter brani Sarajevo (Walter difende Sarajevo), film jugoslavo a tema partigiano, e scoprire che è doppiato in cinese.
Sarà stato il perfido nome, Walter, che doveva mettere in guardia.
Su Nicola, obdurat!

26 aprile 2010

25 Aprile 2010, 65° anniversario della Liberazione

E mentre la giornata sta per finire, nel 65° anniversario della Liberazione, il pensiero va a tutti coloro, partigiani e non, che hanno lottato per un'Italia libera e più giusta...
Un pensiero anche al compagno Alberto Cesa, autore della splendida canzone "Partigiano", e di cui si era avuto modo di apprezzare la grande disponibilità, che ieri s'è scoperto c'aveva lasciato, ancora a gennaio.

Nella foto, l'elenco dei compagni caduti della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci.

23 aprile 2010

Orgoglio resistenziale del T9

Sarà che si avvicina il 25 Aprile.
Però il T9 del telefono mio ha "SPI" (grandi compagni pensionati), "PSI", "PRI", "PPI" (e un po' ce ne stiamo a passa'), ma non c'ha "RSI".

3 novembre 2009

Filologia resistenziale reload

L'anno scorso, dopo una mattinata passata ad ascoltare canti partigiani jugoslavi, con molta soddisfazione s'era scoperto come la canzone "Su fratelli su compagni", cantata in Valnerina dai partigiani della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci, avesse ripreso la musica da "Po šumama i gorama", canzone della Resistenza jugoslava appunto.
Venerdì sera ci si era dati invece al Coro dell'Armata Rossa. E con ancora più gusto s'era ritrovata la melodia di Su fratelli su compagni nel canto, risalente all'epoca della Guerra civile in Russia, nella "Partisan song".
Nonché, la melodia di "Canto dei partigiani reggiani", in "Red Army is the strongest", sempre dello stesso periodo.
E' notevolissimo come una stessa melodia sia nata tra i partigiani bolscevichi dell'Oriente russo negli anni '20, sia passata alla Resistenza jugoslava contro i nazifascisti a inizio anni '40, e infine, attraverso reduci italiani e internati jugoslavi, arrivata tra i boschi della Valnerina.

15 ottobre 2009

Partigiano

Una delle più belle canzoni sulla Resistenza.
Il testo è stato inviato personalmente dall'autore Alberto Cesa, gentilissimo.

C'era una volta un ponte difficile da traversare
un ponte che separava l'uccidere e l'amare
ma gli uomini che han conquistato di forza la sponda buona
oggi son suoni inutili una musica che non funziona.

E c'era un'altra volta un tempo, un tempo meno scemo
che i giovani cercavano, io non ero da meno
dai vecchi di capire quello che non andava
quello che tra i libri e il cuore come fuoco li divorava.

E' così che son partito un giorno come tanti
con la chitarra in spalla con gli occhi aperti e attenti
a ricercare i suoni e i ritmi del passato
di quello che da bravi avevamo ben studiato.

Così mi trovai in montagna con un vecchio partigiano
davanti a del buon vino e al ricordo, ormai lontano
dei suoi anni più belli della sua grande occasione
dei giorni della lotta diventati una canzone.
E il suo canto partì deciso come i canti della sua terra
con voce forte e fiera come i suoi passi di guerra,
E il suo canto partì deciso come i canti della sua terra
con voce forte e fiera come i suoi passi di guerra.

E ogni nota era dolcezza malinconia rabbia e rancore
il rancore dei vent'anni ribelli per amore
gettati a muso duro nel fuoco oltre quel ponte
per colorare invano di rosso l'orizzonte.

E il mio canto lo seguiva ma era timido come di un bambino
mi usciva dalla gola strozzato e ballerino
mentre il suo sguardo allegro a poco a poco si intristiva
riattraversando il sogno che sul nascere moriva.
Ma canta con più forza non starci più a pensare
con la chitarra in mano hai tanto da gridare
e allora grida forte per chi non l'ha ancor capito
che il partigiano ha vinto e l'Italia lo ha tradito.

Era già notte fonda e il vino ci scaldava
era la prima volta che la mia voce andava
decisa insieme al canto rabbioso e popolare
di chi senza aver niente questo mondo provò a cambiare.

E poi dopo vent'anni musicante di mestiere
lassù son ritornato e lo volli rivedere
e andai all'osteria di quel giorno lontano
ma c'era un bar moderno in stile americano.
E i tavoli il bancone le sedie ed i bicchieri
i jeans ed i giubbotti i clienti e i camerieri
le facce i tramezzini i discorsi i sorrisini
erano alla moda firmati e un po' cretini.

E intorno nella valle c'era un silenzio disperato
non c'era neanche l'ombra del suo grande passato
e quella vecchia voce anche lei se n'era andata
solo da un anno morta da mille ormai scordata.

E allora m'è scoppiato nel cuore e nel cervello
il ricordo di quel canto adesso ancor più bello
coi miei quattro compagni come un coro di marziani
abbiam rispolverato quei versi proprio strani.
E di nuovo le montagne dopo quel colpo di mano
ritornarono a scandire come nel tempo lontano
dalle balze alle pendici dalle cime fino al piano
il passo duro e cadenzato di quel vecchio partigiano.

E ogni nota era un fucile puntato dritto al cuore
di quell'insopportabile indifferenza senza amore
puntata contro il grugno dell'imbecillità rinata
laccata qualunquista e telecomandata.

E il suo canto tornò deciso come i canti della sua terra
con voce forte fiera come i suoi passi di guerra
lo so che non serve niente ma sarà dura a morire
l'eco della montagna anche per chi non vuol sentire.
E allora canta ancora non starci su a pensare
con la chitarra in mano hai tanto da gridare
e allora grida forte per chi non l'ha ancor capito
che il partigiano ha vinto e l'Italia lo ha tradito!

 



13 ottobre 2009

Intensa attività youtubbica

Da un po' di giorni ci si è messi a postare roba fondamentale su YouTube.

Filone liscio: grandissimi successi di Marietto Riccardi!

Monachella
Occhio non vede
Chi balla

Filone popolare: postiamo la Valnerina Ternana!

Resistenza

Su fratelli su compagni
Non ti ricordi mamma quella notte
La Valnerina è il centro della lotta

Popolari
Il dodici dicembre a matina
E prima di canta' chiedo permesso
E io dormo fra le pecore e li cani
Cosa piangi mia cara Gemma

13 giugno 2009

Terni, 65 anni di Libertà!

65 anni fa, il 13 giugno del 1944, con l'arrivo dei partigiani e delle truppe alleate Terni veniva liberata, dopo quattro anni di guerra e terribili bombardamenti che provocarono oltre mille morti e la distruzione di gran parte della città. Una testimonianza di quei giorni.

"Quando ai primi di giugno '44 arrivò al comando della Brigata Garibaldi "A. Gramsci" la disposizione del C.L.N. Provinciale che fossero messi in atto i dispositivi previsti per puntare alla liberazione di Terni, un'ansia nuova spirò tra i partigiani.Tutti ebbero la sensazione che qualcosa di tanto atteso, anche se a livello dell'inconscio, si stava per realizzare.
Durante i tanti mesi di guerriglia il miraggio del ritorno alla città, alla casa era presente ma in toni sfumati, lontani. Questa disposizione del C.L.N. mise in atto una serie di preparativi, di impegni e di azioni che resero palpabile, vicina la realizzazione di questa speranza; il ritorno a casa.
Tante volte nei bivacchi, durante le marce di trasferimento si era parlato di questa possibilità e sempre, in fondo, per noi era vista in funzione del riposo, del recupero morale e fisico che avrebbe comportato; così sognavamo il dopo "liberazione". I giorni che seguirono l'ordine del C.L.N. furono spesi nell'approntamento dei piani operativi aventi lo scopo di avvicinare la Brigata a Terni per operare l'ultimo atto, quello della liberazione, al momento tatticamente più giusto.
La marcia di avvicinamento alla meta fu punteggiata di azioni militari di ampia portata e di scontri di pattuglie che saranno argomento di altro racconto di memorie, questo vuole rimanere circoscritto alle sensazioni, al trauma che l'impatto con la nostra città provocò nei partigiani.
Sapevamo di bombardamenti ripetuti, feroci e strategicamente inutili che Terni aveva subito ma ci eravamo sempre rifiutati, nell'impossibilità di una constatazione diretta, di pensare alla nostra città come una città distrutta.
L'ultima marcia che dalla Rocca-Borgo Bovio ci portava a Terni alimentò in noi delle speranze; se i presunti obiettivi militari erano salvi la città doveva, per forza di logica, esserlo ancora di più. Ma quale tremendo spettacolo ci si parò davanti fin dalla periferia; distruzioni, macerie e rovine tutto intorno a noi. Noi in quella città ci eravamo nati ma stentavamo ora a riconoscerla; addirittura a orientarci.
A rendere ancora più cruda la scena contribuiva uno splendido sole di mezza estate. un simbolo di vita su una città morta. Poca gente intorno nella periferia e ancora meno in centro ove arrivammo scalando, non è retorica, cumuli di macerie.
I tedeschi erano scappati da poco e sulle rovine incombeva una cappa cupa di ristagno, di attesa. non ci fu un incontro immediato e festoso tra i cittadini e i partigiani perché la popolazione era ancora lontana dalla città che, così ridotta, non poteva offrire ospitalità e che fino al nostro arrivo era controllata dai tedeschi.
Capimmo; ci rendemmo conto che la realtà era ben diversa dai sogni che a lungo avevamo cullato. Eravamo tornati in città ma non per riposare; dovevamo invece impegnare tutte le nostre forze, la nostra organizzazione e le nostre singole capacità per ridare la vita a Terni, la nostra città. Quante cose c'erano da fare! Tante ne abbiamo fatte, ma non tutte purtroppo che le nostre possibilità e risorse erano scarse e i problemi da assolvere enormi.
Organizzammo subito un servizio di vigilanza contro lo "sciacallaggio", affiggemmo manifesti per pregare la popolazione a differire il rientro in città per non aggravare ulteriormente una situazione già tanto difficile; facemmo il censimento dei forni in condizione di panificare e organizzammo così il rifornimento del pane alla popolazione presente in città; con i compagni delle Aziende dell'acqua e dell'elettricità messisi subito a disposizione cercammo di ripristinare al più presto i servizi essenziali.
Demmo il nostro apporto alla costruzione della prima Amministrazione Comunale alla quale passammo gli automezzi pesanti della Brigata con i relativi conducenti partigiani che portarono a Terni dal meridione verdura, frutta, patate ed altre derrate alimentari. Bobò, Cencio, Peppe ed altri con loro, macinarono chilometri e chilometri, di giorno e di notte, correndo mille avventure, compiendo dei miracoli pur di fare arrivare a Terni di tutto quanto si poteva per la popolazione che aveva bisogno di tutto.
Poi con il graduale ma lento ritorno alla normalità i partigiani passarono incarichi e compiti agli organismi democratici che la nuova struttura sociale si stava dando. Ma per i partigiani non era venuto ancora il momento dello sperato riposo. Altri impegni li attendevano, altre lotte dovevano essere sostenute, altre giovani vite dovevano essere immolate per il trionfo della "libertà".
Con la liberazione di Terni una tappa fondamentale era stata raggiunta, eravamo in Città, l'avevamo liberata dal terrore instaurato dai tedeschi e dai fascisti. Quel giorno, il 13 giugno 1944, la nostra città risorgeva dalle macerie morali e materiali."

Vasco Gigli (vice-comandante Brigata Garibaldina Antonio Gramsci)

29 aprile 2009

Ritornando ancora sul 25 Aprile

Tornando un attimo a qua sotto, e facendo un po' di autocritica.
Perché se da un lato sostengo e sosteniamo (credo di poter parlare a nome di molti) in completa sincerità la necessità che il 25 Aprile sia o debba essere una festa di tutti, in quanto l'antifascismo è alla base della democrazia italiana, c'è però da ammettere la viviamo, io in primis, abbastanza come festa di parte; e ciò ci piace, vivere la festa della Liberazione con lo spirito di riconoscersi in quella che è la parte Giusta, contrapposti ad altri che non riconoscono o sono indifferenti a certi valori.
E quindi, quando ci si ritrova anche Berlusconi a commemorare la Liberazione (a prescindere dalle motivazioni e dalla convinzione del personaggio), beh la cosa ci spiazza e ci mette in difficoltà.

26 aprile 2009

Dei rinnovati interessi resistenziali...

All'indomani di un bel 25 Aprile, passato tra commemorazioni, gite al Subasio in ottima compagnia e infine i Modena City Ramblers a Foligno, toccherebbe però spendere due parole su quello che è stata la novità politica della Festa della Liberazione del 2009, ossia dopo molti anni la prima partecipazione alle celebrazioni del presidente del Consiglio Berlusconi.
Boh. Franceschini ce l'aveva tirato a forza. Da un lato è sicuramente apprezzabile che finalmente tutti quantomeno a parole si riconoscano finalmente nei valori fondanti della nostra democrazia. Dall'altro però, rimane forse l'impressione che Franceschini abbia offerto un assist involontario, dando l'ennesima occasione di visibilità al nostro, che ha potuto rivestire i panni dello statista repubblicano al fianco delle popolazioni abruzzesi. E se non ci fosse stata tutta 'sta tiritera di Franceschini, con ogni probabilità Berlusconi sarebbe rimasto come di consueto a sguazzare nell'abituale brodo di confusioni storiche e politiche. Mah!

25 aprile 2009

25 Aprile - con la voglia di un'Italia migliore

Buona Festa della Liberazione! Viva la Resistenza, viva i partigiani, viva la Libertà, viva la Repubblica Italiana!
Anche a distanza di tanti anni dalla fine della Resistenza e della Guerra di Liberazione, anzi forse proprio perché tutti questi anni sembrano spesso essere passati a vuoto, il pensiero e la riconoscenza non possono non andare a chi diede anche la vita per la pace, per un'Italia libera, e magari con la speranza di una società più giusta di quella in cui viviamo. Cerchiamo di fare nostri -nostri, di tutti noi- questi ideali.

ORA E SEMPRE RESISTENZA!

17 febbraio 2009

Fiction notturne

Non guardando mai le fiction a tema storico di produzione italiane, non ha troppo senso mettersi a guardare -come sto facendo- quelle di produzione francese.
Fanno altamente sgatta' entrambe. Però almeno quelle francesi parlano di personaggi della Resistenza, come Jean Moulin.

22 ottobre 2008

Sogni resistenziali

Stante l'attale situazione politica, venne il momento -per ora in sogno, poi vedremo!- di salire in montagna, e di darsi alla clandestinità.

Presa la risoluzione, si va subito al Conad, dal compagno Alessandro, che mi dà le chiavi di un lucchetto di una bicicletta abbandonata da un paio di settimane. Già l'avevo usata per qualche commissione, adesso mi servirà per lasciare la città. Man mano che procedo poi, la bicicletta diviene un vecchio furgoncino Ducato. Beh ancora meglio.

Arrivo però a una stradina che porta a un ponticello che devo attraversare: la via è in forte pendenza, e avanzo col Ducato che sbuffa e arranca. Sbuffa e arranca, e si mette a far strani rumori e a emettere scintille. Capisco che non è aria, salto giù dal mezzo e, tragedia! Attacca a perdere olio e vapori di benzina, finché il mezzo prende fuoco sul lungofiume.
La fuga è rimandata.

[sognato la notte del 19/10/08]

14 ottobre 2008

Resistenza in Umbria

Estremamente felice di comunicarvi che finalmente ho terminato le pagine di Wikipedia dedicate alle più importanti formazioni partigiane umbre.

13 giugno 2008

Nel giorno della Liberazione

Il 13 Giugno del 1944 i partigiani della Brigata Garibaldina "Gramsci" dalla Valserra e a seguire dalla Flaminia le truppe inglesi entravano a Terni, dopo la fuga delle autorità fasciste e degli ultimi reparti di guastatori tedeschi.

Dopo mesi di combattimenti sulle montagne e oltre un centinaio di bombardamenti, i ternani rientravano in una città martoriata, che dovette subire per colpa della guerra più di mille morti accertati, decine di migliaia di sfollati, l'80% delle abitazioni rase al suolo o gravemente danneggiate.

Era il giorno della Liberazione.

24 aprile 2008

Na juriš, o-hej partizan, pred tabo svobode je dan, innanzi a te è ilgiorno della libertà!

Con un giorno d'anticipo, un pensiero per la festa del 25 Aprile, anniversario della Liberazione d'Italia dal Nazifascismo, e giorno della rinascita della democrazia e della nostra libertà.

Quest'anno un pensiero particolare al compagno Arrigo Boldrini, comandante Bulow, e ai partigiani della Resistenza Jugoslava, in nome dell'internazionalismo democratico contro la dittatura.

Ripartiamo da qui, ora e sempre Resistenza.

23 aprile 2008

Sulla homepage de l'Unità!

Dopo le lettere, adesso vengo riprodotto in foto sulla homepage de l'Unità!
Sono il ragazzo sulla destra, fazzoletto al collo e bandiera diessina in mano, Roma 25 aprile 2005...
Uh che gusto.
[per la cronaca, qui altre foto della giornata]

9 aprile 2008

Radici Resistenti

In vista della Festa della Liberazione, 25 Aprile 2008, invito tutti i sinceri democratici, cittadini, fratelli, compagni e italiani vari ad aderire all'iniziativa Radici Resistenti - 25 Aprile 250 bloggers.
Per i possessori di Windows Live Spaces, per inserire il badge (la pecetta in alto a destra), aggiungete da "Personalizza - Aggiungi moduli" un "HTML personalizzato". Dopo averlo posizionato a piacimento, modificarlo incollando il codice qui riportato.