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7 novembre 2011

Rivoluzione d'Ottobre, e la fine del regime italiano

7 Novembre 1917-2011: viva la Rivoluzione d'Ottobre!

Se domani, come abbastanza probabile, andrà a cadere il governo, è abbastanza sconfortante che i "Lenin" della situazione saranno Casini, la BCE, transfughi dell'ultima ora, vecchi e nuovi riciclati e reazionari.
Andiamo per ordine, cercando di analizzare brevemente la situazione. Come evidente, Berlusconi e il governo sono ormai agli sgoccioli. E' l'esito ineluttabile della crisi politica apertasi ormai da un anno, con l'uscita di Fini e di FLI, ma sinora quasi occultata, grazie ai vari Responsabili e a un'Italia fondamentalmente assopita. Un mese e mezzo fa si commentava come vivessimo in una situazione di stallo, in attesa di qualcosa che rompesse l'equilibrio. Il "quid", a ripensare agli ultimi avvenimenti, è arrivato con la bocciatura della legge di bilancio, l'ennesimo voto parlamentare sempre più striminzito e lo sfiorato colpaccio del mancato numero legale: di lì, a stretto giro, l'ennesima ondata di speculazione sull'Italia, l'Europa che ha messo alle strette l'Italia, lo strappo palese con Tremonti, la mancata promulgazione del "decreto sviluppo". E quindi, nel volgere di una settimana, il palesarsi del malcontento anche tra storici esponenti forzisti, estremisti berlusconiani come la Bertolini, Stracquadanio, e quindi l'inizio delle defezioni, sempre più numerose, dal PDL verso le sponde centriste, per arrivare infine agli appelli dei vertici stessi di Lega Nord e PDL affinché Berlusconi si dimetta. Stiamo con tutta probabilità alla vigilia di un momento di rilievo storico.
In Italia ci piace spesso richiamare momenti drammatici della storia nazionale, in modo spesso del tutto improbabile. Ma quello che stiamo vivendo in questi giorni, per quanto possa essere scontato, veramente richiama alla mente la fine di altri regimi, il suo repentino disfarsi, le velleità del resistere fino alla fine trascinando tutti con sé, gli intrighi, i fedelissimi che si trasformano in voltagabbana dell'ultima ora, lo squallore e la meschinità di questo epilogo. Se c'è un qualcosa per cui assolutamente il berlusconismo sta palesando una sua natura profonda di regime, è proprio adesso, nella sua fine. Nel fatto per cui  le dimissioni di un presidente del consiglio, e le successive elezioni, diventino un momento palingenetico. L'attaccamento insensato e irresponsabile alla carica, contro tutto e  tutti.
Dimissioni, il prima possibile, speriamo domani. Quindi voltare pagina. Con molte incertezze. Siamo in una situazione economica gravissima, a un passo dal baratro. L'unica strada che ci viene prospettata è quella, drammatica e inaccettabile, propostaci dalle istituzioni neoliberiste europee e internazionali, che rischiano di portarci sempre più a fondo, devastando lo stato sociale, con costi umani insostenibili, senza che si riesca a uscire dalla morsa della speculazione e della crisi. Non vi sono soggetti con la forza di sostenere, da subito, una via, un modello e delle idee differenti (se ve ne sono). La cosa più probabile è un esecutivo di transizione, con il compito precipuo di dare atto alle richieste suicide che ci arrivano da mesi. E sarà un governo con la volontà politica e la forza di poterlo fare. Il futuro appare buio. La sinistra plurale italiana ha perciò la necessità storica di darsi una ragione d'essere.

A domani. Come regalino, se siete arrivati a leggere fin qui, il wallpaper hd (beh!) in 16:9 della vecchia targa della sezione del PCI di Terni "7 Novembre", una delle primissime istituite nel dopoguerra, in via Eugenio Chiesa.

30 settembre 2011

Egemonia?

Un esempio random per capire che c'è qualcosa che non va.
In questi giorni, sui giornali d'area di centrosinistra/sinistra prima titoli e paginate sulla CEI, che aveva espresso un giudizio critico su Berlusconi, quindi su Confindustria e oggi i giovani industriali. Il nostro pensiero collettivo, "narrazione" in senso lato, ce lo facciamo dire da altri, che di volta in volta sembrano diventare le guide. Anno scorso era Fini. Frattanto, sempre Travaglio.
Sembriamo tutti diventati incapaci di proporre una analisi politica nostra, di sinistra. O meglio, magari qualcuno la fa pure, ma la si ignora. Tipo ieri, un'intervista a Stefano Fassina, personaggio piuttosto in gamba, responsabile economico del Partito Democratico, non l'ultimo arrivato, che se parla una sua legittimazione ce la dovrebbe avere. In essa, ha detto svariate cose molto condivisibili, sull'Europa che continua a proporre (Trichet) politiche economiche neo-liberiste che già si sono rivelate fallimentari, a insisterci in nome del pareggio di bilancio ci trascinano in un disastro sociale. Analisi interessante, con buona dose di autocritica. (altra questione, che c'entri col PD, ok). Oh, qualcuno che avesse reagito. Niente. Repubblica non ha riportato una reazione che fosse una, e oggi in prima pagina le proposte confindustriali, e tutti a dire che belle e buone.

7 agosto 2011

Senza alternative?

Da ciò che si pare di capire, in Italia, dopo anni di politiche economiche regressive e dannose, basate esclusivamente su tagli generalizzati e indiscriminati e tentativo di contenimento della spesa pubblica, stiamo comunque ballando sul filo del rasoio, in balia di agenzie di rating e speculatori, prossimi a un commissariamento di fatto da parte del Fondo Monetario Internazionale.
Rabbia. E profonda preoccupazione per ciò che ne rischia di venire fuori, un impoverimento generalizzato e un severo peggioramento della vita di decine di milioni di persone dal quale non si sa quando ne riusciremmo a venire fuori. E per che cosa, a che pro tutto ciò? A questo c'ha portato il mercato, le politiche neo-liberistiche.
E la sinistra? Ecco l'altro motivo di rabbia, oltre a denunciare l'iniquità, a contestare questa situazione, non siamo attualmente in grado di fare niente. Siamo entrati tutti pienamente nel gioco, e magari con gente come Padoa Schioppa, Ciampi, Prodi, lo stesso Bersani, siamo in grado di giocarlo meglio, ma quando questo si rompe non siamo capaci più di proporre alcun tipo di alternativa.