La sentenza della Corte d'Assise di Torino sul rogo alla ThyssenKrupp non mi convince.
Parlo a naso, senza naturalmente avere modo di conoscere gli atti e poter dare una valutazione pienamente fondata. Comunque, se è vero che i dirigenti condannati avevano piena coscienza dei rischi alla sicurezza, e abbiano scelto di non farci investimenti per ragioni di cassa, le condanne per omicidio colposo sono sacrosante e doverose. Quello che non convince è invece l'imputazione per omicidio doloso riconosciuta a Espenhan, l'amministratore delegato. E' stato riconosciuto il dolo eventuale, ossia la rappresentazione precisa e puntuale del rischio di incidente mortale e dell'alta possibilità che si verificasse, a un livello tale da poterlo concettualmente equiparare a un omicidio volontario. Che è questa la differenza di base tra colpa e dolo, da un lato la grave e colpevole negligenza, dall'altro la volontarietà. No, tale imputazione non la condivido, l'omicidio colposo, e la relativa condanna, sarebbe stata la più adeguata. La condanna per omicidio volontario, in un processo indubbiamente estremamente mediatico, più che su ragioni giuridiche si è basata sulla volontà di volere fare una sentenza politica, storica, da precedente, con un atteggiamento da "giustiziere" più che da giudice. Oh, volontarietà di causare la morte di 7 operai? E daje... Responsabilità gravissime in nome del profitto, comportamenti criminali, ma questa è un'altra cosa.
Poi il secondo aspetto, le sanzioni economiche alquanto pesanti per l'azienda. Anche qui: c'è stato il riconoscimento delle responsabilità personali dei dirigenti dell'azienda, adeguatamente puniti? A che pro il riconoscimento di un'ulteriore responsabilità, questa collettiva? Che la ThyssenKrupp la conosciamo, c'ha le spalle larghe, quest'anno annuncia profitti record dallo stabilimento ternano, ma ottenuti con la cassaintegrazione di centinaia di operai. E sarà solo sulle loro spalle, dei lavoratori, che verosimilmente si scaricheranno le conseguenze delle sanzioni e dall'esclusione dai finanziamenti, non certo dei "padroni", anche se non si arrivasse a misure drastiche, come improvvidamente ventilato. E c'ha ragione Di Girolamo, a esprimere forti preoccupazioni sul punto, e a commentare l'atteggiamento eccessivamente punitivo della sentenza, andata oltre giustizia.
Parlo a naso, senza naturalmente avere modo di conoscere gli atti e poter dare una valutazione pienamente fondata. Comunque, se è vero che i dirigenti condannati avevano piena coscienza dei rischi alla sicurezza, e abbiano scelto di non farci investimenti per ragioni di cassa, le condanne per omicidio colposo sono sacrosante e doverose. Quello che non convince è invece l'imputazione per omicidio doloso riconosciuta a Espenhan, l'amministratore delegato. E' stato riconosciuto il dolo eventuale, ossia la rappresentazione precisa e puntuale del rischio di incidente mortale e dell'alta possibilità che si verificasse, a un livello tale da poterlo concettualmente equiparare a un omicidio volontario. Che è questa la differenza di base tra colpa e dolo, da un lato la grave e colpevole negligenza, dall'altro la volontarietà. No, tale imputazione non la condivido, l'omicidio colposo, e la relativa condanna, sarebbe stata la più adeguata. La condanna per omicidio volontario, in un processo indubbiamente estremamente mediatico, più che su ragioni giuridiche si è basata sulla volontà di volere fare una sentenza politica, storica, da precedente, con un atteggiamento da "giustiziere" più che da giudice. Oh, volontarietà di causare la morte di 7 operai? E daje... Responsabilità gravissime in nome del profitto, comportamenti criminali, ma questa è un'altra cosa.
Poi il secondo aspetto, le sanzioni economiche alquanto pesanti per l'azienda. Anche qui: c'è stato il riconoscimento delle responsabilità personali dei dirigenti dell'azienda, adeguatamente puniti? A che pro il riconoscimento di un'ulteriore responsabilità, questa collettiva? Che la ThyssenKrupp la conosciamo, c'ha le spalle larghe, quest'anno annuncia profitti record dallo stabilimento ternano, ma ottenuti con la cassaintegrazione di centinaia di operai. E sarà solo sulle loro spalle, dei lavoratori, che verosimilmente si scaricheranno le conseguenze delle sanzioni e dall'esclusione dai finanziamenti, non certo dei "padroni", anche se non si arrivasse a misure drastiche, come improvvidamente ventilato. E c'ha ragione Di Girolamo, a esprimere forti preoccupazioni sul punto, e a commentare l'atteggiamento eccessivamente punitivo della sentenza, andata oltre giustizia.