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17 dicembre 2012

Giravolte arancioni rifondarole...

Il tasso di ridicolezza del PRC nel cercare di gettarsi anima e corpo nel progetto del "quarto polo arancione", magari con liste uniche con residui dipietristi, dopo il fallimento della "Federazione" col PDCI, dopo anni a ostentare e rivendicare settariamente bandiere rosse e falci e martello, è francamente abbastanza imbarazzante. Per carità, anche come SEL molto poco c'abbiamo da chiacchierare, ma almeno certi livelli, quantomeno per ora, non l'abbiamo mai raggiunti.

9 maggio 2012

Analisi elettorale amministrative 2012

Non è troppo piacevole, ma tocca farla l'analisi del voto del 2012. Che è stata una tornata elettorale, seppure locale, di primissimo rilievo.
Anche se, sinceramente, a stringere su, non è che ci sia troppo da dire.
O meglio, troppe ce ne sarebbero da dire, per cui ci si limita a fare una sorta di fotografia del post-voto.
In primo luogo, è emerso palese che da un lato c'è l'Italia di gran parte dei mezzi di informazione, dei tecnici, del preteso consenso di massa a Monti e al governo, coi suoi moderati, professori e compagnia, e da un lato c'è l'Italia reale, quella emersa dal voto, completamente differente.
PDL e Lega Nord, un disastro di dimensioni impressionanti. Impressionanti. Dal 2008, era stato, specie per il PDL, un continuo calo, anche consistente, ma hanno pagato rispettivamente la caduta di Berlusconi, e l'assoluta mancanza di progettualità che ne è seguita, e lo scandalo di Bossi e famiglia, in percentuali sorprendenti. Oh, e naturalmente non me ne può dispiacere manco un po'.
Terzo Polo, vale il discorso iniziale, tante chiacchiere in questi mesi sul montismo nuovo destino della Nazione, appunto Partito della Nazione e tante altre storie, poi vai al voto, e si vede quello che conta, cosa rappresentano realmente nel paese. Poco meno che niente. Specie per chi pretendeva di diventare, o di essere culturalmente, egemone.
Il PD globalmente perde un casino di voti, ma in qualche modo tiene, o dà l'impressione di farlo. Lo salva quel po' di organizzazione che riesce a mantenere, e il senso di disciplina di tanti militanti.
L'IDV, nel centrosinistra, chiaramente è quello che ha risentito maggiormente della concorrenza di Grillo e M5S.
SEL e le sinistre. Discretamente, se diciamo che non hanno perso voti, o hanno leggermente incrementato. Male, se siamo oggettivi e concreti. Nel senso che appunto stiamo fermi al palo, e non siamo riusciti a intercettare, indirizzare o rappresentare nulla di un momento storico, sulla carta, potenzialmente largamente favorevole. Se la grave crisi economica in Grecia o in Francia, in modo differente, è riuscita a esprimersi a sinistra, in Italia, per svariate ragioni, non sta avvenendo nulla di tutto ciò.
Grillo e il Movimento 5 Stelle, palese, è l'unico vincitore di queste cavolo di elezioni, indubbiamente grazie anche al clima di questi ultimi mesi, alimentato di fortissima polemica antipartitica, diffuso su tutti i mezzi di informazione, quasi altra faccia del governo tecnico. Per svariate ragioni, la notizia è preoccupante. Molto. E come si diceva sopra, mentre altrove in Europa si cerca di dare una risposta di sinistra alla crisi, in Italia ci si dà al grillismo. Vabbe'.

Le questioni sono tante, e meriterebbero un vero approfondimento.
Nel complesso, una tornata elettorale sconcertante, e da sinistra sicuramente non positiva. E neanche a parlare di Palermo.
Come si evolverà la situazione, non è dato saperlo. Come arriveremo alle elezioni dl 2013, un mistero. Una cosa sola è certa: la crisi economica in Italia è già palesemente diventata crisi politica, su moltissimi livelli. Partitici, istituzionali, di complessivo quadro politico. E i mesi che stiamo vivendo, "l'epoca del governo tecnico", è assai improbabile che si risolveranno in una mera parentesi, dopodiché tutto come prima.

14 giugno 2011

Il voto referendario

Il risultato dei referendum di ieri è stato storico. E se a Berlusconi e compagnia rimanesse un briciolo di decenza e dignità, si sarebbero dovuti immediatamente dimettere.
E' stato un voto in cui si sono mescolati molti fattori, l'onda lunga delle elezioni amministrative, l'"effetto Fukushima", la stanchezza, il rigetto di larga parte del Paese nei confronti di Berlusconi e del Governo. In Italia ha votato il 57% dell'elettorato, di esso il 95% ha scelto di abrogare quattro provvedimenti approvati dall'attuale maggioranza parlamentare. Ossia, il 54% effettivo dell'elettorato, la maggioranza assoluta degli italiani, ha votato per l'abrogazione. Questo è un dato politicamente di estremo rilievo, si ricordi che in genere chi "vince" un'elezione è in realtà solo una maggioranza relativa, ma minoranza effettiva della popolazione (per capirci, centrodestra e centrosinistra, che possiamo accreditare approssimativamente a un 40% ciascuno attualmente, rappresentano, tenuto conto dell'astensionismo, non più che un elettore su tre): al referendum invece ha votato per l'abrogazione delle leggi non la maggiore delle minoranze, ma una maggioranza reale, assoluta. E' evidente che questo voto non potrà non avere pesanti ripercussioni politiche sulla "maggioranza" di centrodestra, contro cui di fatto ha votato una larga parte del proprio stesso elettorato. Per questo non si può ridurre il referendum a un semplice voto d'opinione, ma si è trattato di un voto storico, a seguito del quale, e alla luce anche delle clamorose sconfitte delle amministrative, il governo non dovrebbe prendere altra strada che quella delle dimissioni e delle elezioni anticipate. E' palese l'assoluta carenza di legittimazione popolare del centrodestra e di Berlusconi.
Onore a tutti i movimenti e le associazioni che fin dall'inizio, quando pareva una battaglia persa in partenza, hanno creduto e lottato per i referendum. Nota di merito va riconosciuta all'Italia dei Valori, che grazie al referendum sul legittimo impedimento, su cui personalmente non avrei puntato nulla, è riuscita a dare un particolare peso politico alla consultazione, altrimenti molto tecnica. Nota di merito anche a Bersani: gli è stato rinfacciato come la linea, sua e di buona parte della dirigenza democratica, su nucleare e acqua pubblica non fosse quella che poi hanno sostenuto al referendum, e che è stato alquanto disinvolto nel cambiare idea. Vero, ma bene ha fatto, è stato politicamente accorto a cambiare posizione (così come a Milano, e poi a Napoli), capendo quale fosse l'aria che tirava, in Italia e nella base, appoggiando apertamente il sì, e con lui - quasi - tutto il partito, contribuendo infine in modo determinante a questi straordinari risultati.

19 dicembre 2010

La "svolta" bersaniana, e compatibilità

A essere oggettivi, la svolta di linea di Bersani dell'altro giorno è un po' riduttivo sintetizzarla in una proposta di alleanza con Fini e Casini, scaricando Vendola e Di Pietro.
Bersani ha annunciato che a gennaio il PD farà una sua proposta politica globale (diciamo anche di governo), vedendo quindi chi voglia aderire, senza preclusioni da nessuna parte. In pratica, è la -giusta- risposta a chi critica il PD perché sembra passare il tempo a rincorrere gli altri per alleanze, senza dettare invece esso termini e condizioni.
E, sempre nell'ottica del PD, è giusto e logico che non si precluda la porta a un'alleanza con i centristi, e magari anche con Fini. Certo, se si facesse un'alleanza di questo genere sarebbe una bella vaccata, e capisco pienamente tutti i democratici guasti all'idea, però bardasci molti c'avevano da pensarci per tempo, che il PD ci nasce come partito moderato di centrosinistra, e un'alleanza con il centro è più naturale che con le sinistre di SEL (l'IDV non parliamone, che se, sia PD che SEL, ne potessero fare a meno, molto meglio sarebbe per tutti).
Il progetto di SEL nasce (e dovrebbe essere e si spera che sia) come alternativa di sinistra, poi alla fine pare probabile che si va a finire tutti alleati, ma le ragioni di essere e i progetti fondanti rimangono assolutamente distinti.

14 dicembre 2010

Analisi della sfiducia mancata

Giornata di merda.
1 perché ci speravo fortemente nel potersi liberare di Berlusconi già da oggi
2 perché, dopo aver avuto un Parlamento fermo da mesi, e proprio chiuso nelle ultime settimane, oggi la sfiducia è stata respinta solo grazie al voto di un eterogeneo gruppetto di trasformisti di ogni sorta: fa veramente rabbia sapere le sorti della politica italiana in mano a gentaglia del genere
3 ci mancavano solo scontri di piazza pesanti come da anni non se ne vedevano a una manifestazione politica
Fini ne esce male. Berlusconi ha ottenuto certo una vittoria di Pirro, ma Fini con la sfiducia fallita s'è bruciato per bene.
L'Italia dei Valori, il partito dell'"unica opposizione", bella figura di merda. Con due suoi ex deputati che passano a Berlusconi giusto una settimana prima del voto.
Il PD... mah! Calearo e altri l'ha già persi da un po', e anche qui complimentoni a chi fece le liste nel 2008, ma almeno al voto oggi c'erano tutti e 206. Quello che indubbiamente è mancata è stata l'iniziativa politica, che da mesi è solo al traino di Fini e Casini.
Però insomma.
314 voti contro 311. 314 è sotto la maggioranza assoluta, e non è che qualche voto raccogliticcio possa cambiare la realtà che a Berlusconi manca da mesi la forza politica e numerica per proseguire la sua esperienza di governo. La crisi rimane tutta e inalterata. Capace pure che se l'alternativa fosse stata nuova maggioranza di centrodestra almeno fino al 2012, meglio proseguire così. Che come giustamente da parecchio ripete la Lega Nord, o si allarga la maggioranza, o si torna al voto. E dato che non si vedono soggetti disponibili a sostenere organicamente Lega e Pdl, meglio che tutti, alla svelta, ci si prepari per le elezioni.
Come diceva il buon vecchio Hurin,
"Aurë entuluva! Auta i lómë!", il giorno risorgerà, e la notte sta per finire. Magari non sarà oggi, e un governo di transizione che riformi la legge elettorale non ce l'avremo. Ma al giorno non manca più molto.

6 agosto 2010

Analisi, possibilità e latinetti... a settembre si balla!

Preso dagli otia, il vir bonus Nicola rischia di trascurare i negotia.
Sia mai!
A parte i latinetti, prima della partenza verso altri orizzonti un paio di parole sull'attuale situazione sono da spendere.

L'altro giorno con la quasi sfiducia a Caliendo si è certificata la crisi totale della maggioranza di governo.
Verosimilmente, si aspetta l'autunno, e abbastanza presto la crisi verrà aperta.
Che fare?
E' indispensabile scongiurare la possibilità di crisi immediata, con elezioni anticipatissime, in autunno. Sarebbe il disastro, l'opposizione versa in uno stato ancora di confusione tale che ci si ritroverebbe una nuova maggioranza Pdl/Lega Nord, solo che senza i finiani, nonostante il totale fallimento di quest'ennesima esperienza berlusconiana.
Governo tecnico, di transizione, quello che ci pare. Ma che dia uno stacco di qualche mese di qui alla primavera, faccia magari una nuova legge elettorale meno incasinata. E che permetta alle opposizioni di organizzarsi, e che lascerebbe bollire un po' Berlusconi. Ripeto, elezioni subito, con le televisioni militarizzate, e dovendo improvvisare tutto, sarebbero il suicidio finale del centro centrosinistra sinistra.
Detto questo, gli scenari. Sull'astensione a Caliendo si è profilato un fronte unico centristi sparsi/finiani. Possibile, probabile. La butto lì: legge elettorale a collegi uninominali maggioritari, e tre poli: Berlusconi/Lega, finiani/Udc/Rutelli e ulteriori spezzoni di Partito Democratico, rimanente PD/Sinistra Ecologia Libertà e boh, spezzoni sparsi. E si balla.
In quanto sopra non compare l'Italia dei Valori. E' una variabile. Di Pietro di per suo è culturalmente di centrodestra, moderato. E' solo per la fesseria fatta da Veltroni, che gli ha aperto praterie a sinistra, che vi si è buttato. Ma se SEL e Vendola saranno capaci di fare concorrenza seria a sinistra, e se avesse la possibilità di un'alternativa non berlusconiana, Di Pietro lo vedo probabile a tornare sui suoi passi, e assai disponibile a buttarsi con Fini. Le sue radici sono quelle.
L'altra grande variabile, Vendola. L'"astro nascente" del centrosinistra. Personalmente, da elettore di SEL, convince poco. Troppo personalista, inutilmente retorico. "Potere alla poesia" finché rimane una canzone dei Folkabbestia è un conto, politicamente un altro. E me lo ricordo, che un anno fa con tutti i casini della sua giunta lo si dava per politicamente finito. Poi, il pasticciaccio brutto con Emiliano, Boccia, i franceschiniani pronti a vendicarsi su D'Alema e Bersani, e tocca dare atto dell'abilità con cui ha ribaltato la frittata, con le primarie "Vendola contro tutti". Ma, oggettivamente, senza la desistenza dell'UDC, frutto delle trattative che c'erano state, ce la scordavamo la sua vittoria in Puglia, le Fabbriche e mo' la sua candidatura. Però. Fatto sta che probabilmente è la personalità con più chance, e toccherà giocarsele bene. Quantomeno, una coalizione verrà ricostruita.
Il PD in mezzo, nel fango. Che non riesca a esprimere, a livello nazionale come spesso locale, una personalità in grado di rappresentare tutto il centrosinistra, è grave. Senza voce in tv. Con Bersani che fa, come da sua formazione, il segretario di partito. Mentre, grazie all'ennesima genialata del fu Veltroni, oggi non serve un segretario di partito, ma un leader del centrosinistra. Bellu casino. Con tanti democratici pronti ad appoggiare Vendola, che è antitetico allo spirito, al progetto del PD. Vedremo un po'.

Amici, compagni, passanti, buone vacanze.

9 giugno 2009

Europee 2009: Analisi

Che andavano male lo si sapeva, quindi nessuna particolare sorpresa. Anzi per certi versi sono andate discretamente. Vediamo.
Popolo delle Libertà - Il 35,3% è un brutto risultato. Non in termini assoluti, ma in confronto alle aspettative, alla retorica del "il Paese è con me", anche a confronto con le politiche di un anno fa, il dato è oggettivamente basso. Astensione, travasato alla Lega, come ci pare, ma il risultato è quello.
Partito Democratico - Discorso in parte rovesciato. Il 26,1% è un pessimo risultato sicuramente, ma della serie "poteva anche andare peggio" tocca dare merito a Franceschini di essere riuscito a salvare la baracca. Poi vabbe', viene da chiedersi se veramente c'era tutto 'sto bisogno di "una grande forza riformista di stampo europeo" (???), ma ormai è troppo tardi per tornare indietro. Si pensi invece come fare a recuperare i voti finiti all'Italia dei Valori.
Sinistra e Libertà - Mah mah. Così come la "Lista Anticapitalista" con tre decimali in più, risultato discreto, il 3,1%. Nelle aspettative. In Parlamento non ci vai, ma hai una buona base di partenza per continuare il progetto politico. Specie se in alcune zone (il Sud) dimostri un buon radicamento. Per tutti invece, tocca cercare di capire come fare qualcosa al Nord...
Udc - Più che stabile.
Lega Nord e Italia dei Valori - I vincitori di queste elezioni. E per entrambi, seppur per cose differenti, un risultato molto preoccupante. Per la Lega perché si dimostra in sintonia con fasce sempre più ampie di popolazione, dando sfogo spesso a molte delle pulsioni peggiori. Per l'Idv, perché si fa sempre più concreto il rischio che diventi l'alfiere di quello che era il popolo di sinistra. Puntando a ulteriori aumenti di consenso. Bardasci, tra Pd e Idv cento volte meglio Pd. Con tutti i limiti che ha, non è un partito populista e personalistico. Per usare paroloni, la crescita dell'Idv è la cifra della crisi della cultura politica di sinistra, che preferisce indignarsi per il conflitto di interessi piuttosto che per politiche sociali inesistenti.

Andando a guardare un quadro più locale, è pesante, molto pesante il crollo del Pd qui in Umbria, quasi ovunque sorpassato dal Pdl. Certi sistemi politici e culturali, che fanno di noi una "regione rossa" non durano in eterno. Dopodiché, particolarmente preoccupante il 3,59% a livello regionale della Lega Nord. Con punte del 10% in certi territori. Rega', in Umbria c'è più gente che ha votato per la Lega che per Sinistra e Libertà (3,55%). Questo è grave, è segno che la Lega ha smesso i panni di un movimento solamente localistico, ed è in grado di rappresentare le istanze, fondamentalmente egoistiche e xenofobe, di fasce della popolazione che magari fino a oggi se ne sarebbe ciecata di votarla.

Per le Amministrative, che pure ci riguardano da vicino, aspettiamo domani.

24 maggio 2009

Alternative

C'era una discussione secondo cui il Governo avrebbe i mesi contati, causa la disaffezione dell'elettorato cattolico. Mah. La valutazione pare improbabile (estremamente improbabile purtroppo), e già ci sarebbe molto da ridire sull'idea stessa di poter definire un "elettorato cattolico" come corpo sociale distinguibile.
Comunque.
Bella la storiella sull'affossamento prima ancora che nascesse di un Coordinamento straordinario delle Opposizioni. Il novello Fronte Popolare, che avrebbe la sua ragione di essere effettivamente a seguito delle ennesime derive plebiscitarie del Premier, che ripete come le Camere siano un inutile orpello e teorizzando l'appello al Popolo per un disegno di riforma (deriva plebiscitaria nel vero senso del termine) era stato teorizzato l'altro giorno da Vendola, di Sinistra&Libertà. Franceschini rilancia, limitandolo alle forze parlamentari, Pd Udc e Idv, persistendo quindi con l'idea suicida di marginalizzazione delle Sinistre. Di Pietro risponde che non è interessato (a che pro mischiarsi in un'iniziativa in cui non possa risaltare come unico protagonista?), l'Udc a questo punto chiaramente declina, che non vede la convenienza di diventare subito unico interlocutore del Pd. Bah!
Questo è il punto. Se anche veramente Berlusconi andasse in crisi, non c'è al momento nessun progetto alternativo che possa ambire a soppiantarlo.

17 aprile 2009

Paio di note su Santoro e Refendum

Un paio di cose.

Anzitutto su Santoro. Che sicuramente è un giornalista assai discutibile e opinabile. Che faccia un "uso personale della tv pubblica"? Beh, spesso anche sì. Ma d'altronde non è certo l'unico (e almeno non pretende di volersi spaccia), se ciò può essere considerata una giustificazione. Ma tutta 'sta storia montata sulle vignette di Vauro (pretesto, e debolissimo pretesto) è indecente, e le misure repressive di censura adottate assolutamente inaccettabili.

Sul mancato accorpamento del referendum alle Europee invece. Ok, logica e anche convenienza economica avrebbero voluto che si evitassero ripetute sessioni elettorali a inizio estate, che la scelta dilatoria dei tempi adottata è chiaramente nella speranza di mancato raggiungimento del quorum -ragionamento non certo pienamente democratico-; però insomma, non c'è troppo da stracciarsi le vesti, che un eventuale esito positivo dei referendum non è che sia così auspicabile. Due anni fa alla fine anch'io firmai, ma con la volontà di usarlo come mezzo di pressione sulle Camere per riformare la legge elettorale, non certo per avere il premio di maggioranza (concettualmente anch'esso non esattamente democratico) attribuito al partito col maggior numero di voti, anziché a una coalizione (a maggior ragione quanto poco prima espresso). Che poi con l'attuale quadro politico di tutto si ha bisogno meno che un incentivazione data dalla legge elettorale al bipartitismo. C'è tutta 'sta necessità che i referendum raggiungano il quorum e passino? No. Quindi pace, e se è che a 'sto punto rimandiamo tutto all'anno prossimo che fretta non ce n'è.

Il titolo parla di un paio di note. Aggiugiamone una terza. Ieri il Di Pietro ha presentato le candidate dell'Idv alle Europee. Specificando bene come siano state selezionate in base ai curricula (sfoggiamo 'sto latino...) inviati in seguito a inserzioni inserite sui giornali, e come la grande maggioranza di loro non abbia un'esperienza politica alle spalle. Beh che dire, il non avere esperienza politica è chiaramente un elemento di merito per un candidato al Parlamento Europeo (che tanto in effetti di riciclati con alle spalle fin troppa di esperienza le liste dell'Idv non scarseggiano di certo); si conosce poi qualche metodo migliore della popolarissima inserzione per selezionale una classe dirigente?

20 marzo 2009

"Correre da soli": retrospettiva

Recentemente Romano Prodi ha dichiarato come l'annuncio orvietano (Orvieto e Pd, assieme, stai sicuro portano merda) di Veltroni del voler "correre da soli" del Partito Democratico sia stato tra gli eventi innescanti la crisi del governo.
Condivido in pieno, ed effettivamente è difficile negare che una scelta strategica del genere, nel contesto politico di una maggioranza composita che si reggeva con pochissimi voti di scarto sia stata dirompente. Con che credibilità pretendi di governare con un determinato progetto politico, quello dell'Unione, e dall'altro lato dichiarare questo stesso progetto politico fallimentare e fallito (e con esso quindi più di dieci anni di storia politica del centrosinistra italiano)? E tale scelta di Veltroni è stata anche il fattore determinante che l'anno scorso mi convinse definitivamente ad abbandonare il Partito Democratico, progetto peraltro fin dall'inizio mai condiviso. Che magari con un altro segretario, e altre scelte, le cose forse sarebbero andate diversamente.

Il "correre da soli" di Veltroni è stato forse l'errore più grave della segreteria di Veltroni (condiviso peraltro dalla larga maggioranza del partito, che in piena euforia walteriana non faceva che lodarne la saggezza e lungimiranza).
Ha anzitutto accelerato drasticamente la fine del Governo Prodi: ok, era pressoché impossibile che riuscisse ad arrivare a fine legislatura, ma le condizioni per non avere elezioni anticipate così anticipate c'erano. E di fretta di riavere questo Governo Berlusconi proprio non ce n'era.
Dal punto di vista politico, ha compromesso probabilmente il cammino unitario del centrosinistra italiano, unica via di una reale possibilità di avanzamento progressista, senza troppo compromettenti sfiancature verso il centro.
Infine, abbinata con tutta la velleitaria campagna sul voto utile, la fine dell'Unione ha dirottato non pochi voti degli altri partiti di sinistra, erodendoli al punto di non far loro raggiungere una rappresentanza parlamentare: per contro, ha artificiosamente pompato i voti dell'Italia dei Valori, il partito più populista e destroide del centrosinistra, con cui unica eccezione era stata stretta una incoerente e insensata alleanza. Col risultato di una sinistra umiliata, avviata verso scelte congressuali quasi suicide, e uno sleale Di Pietro reso protagonista della politica italiana. Coi risultati sotto gli occhi di tutti.

3 febbraio 2009

Di Pietro sullo sbarramento

Ma quale cavolo è la credibilità politica di uno, Antonio Di Pietro, che ieri sera ha dichiarato apertamente di sostenere lo sbarramento al 4% per le Europee, e che "[l'Italia dei Valori] non si oppone allo sbarramento al 4% per le elezioni europee. (...) Il nostro sarà un voto a viso aperto, perché vogliamo mettere limiti alla frammentazione politica", e stamani dichiara invece che lui non c'entra niente, che "Io vorrei che non ci fosse questo sbarramento ma questa e' la scelta di Pdl e Pd.E quando i due partiti maggiori decidono (...) puoi urlare ma loro se ne fregano."???
Già la situazione è grave, ci manca solo che Di Pietro provi ipocritamente a mettere il cappello sulla protesta.

[ok, avrete capito che qua ormai si è in ostilità piena con Di Pietro]

29 gennaio 2009

Provocatori

Il punto politico fondamentale di gente come Di Pietro, Travaglio e compagnia strillante è che sono dei provocatori. Stop.
Disposti a dire di tutto e a insinuare, pur di far parlare di sé. E a valutare tutto nell'ottica settaria del "con noi o contro di noi". Incuranti del progetto politico, con l'obiettivo solo del proprio tornaconto d'immagine immediato. Attacchi sconclusionati, offensivi e politicamente ridicoli come quelli di ieri a Napolitano (omertà mafiosa il comportamento ineccepibile di un presidente della Repubblica che si attiene scrupolosamente alla Costituzione, e riesce a svolgere egregiamente la sua funzione in una situazione politica tanto difficile?) sono solo pretesti per attirare l'attenzione mediatica su una giornata piuttosto irrilevante, per spaccare l'opinione pubblica. Questo metodo si chiama Berlusconismo. L'uno, Di Pietro, il cavaliere senza macchia contro la Casta, l'altro, il modello, contro il Comunismo. Che importa se i referendum ben che vada si terranno fra un anno e mezzo, e non hanno speranza di raggiungere il quorum. L'importante è potersi presentare come i portatori della Morale, e farsi vedere per settimane su tutte le piazze con i banchetti. Anzi, già che ci siamo, proponiamo la mobilitazione permanente, e annunciamo un'altra decina di raccolte firme.

Di Pietro avrebbe dichiarato che le proprie liste per le Europee saranno al 70-75 % composte dalla cosiddetta "società civile" (io naturalmente pur essendo sin bandera non rientro nella categoria, e sono un orgoglioso rappresentante della società incivile): evidentemente si ritrova un po' a corto dei soliti trasformisti e politicanti (De Gregorio, per fare un nome) con cui lui, il magistrato del popolo, è solito riempire liste e organismi dirigenti dell'Idv...

24 gennaio 2009

Pretesti

Pretestuoso Maroni, che con la scusa della preghiera musulmana in Piazza Duomo, ne approfitta per annunciare restrizioni per qualsiasi tipo di manifestazione, vietando le piazze su cui si affacciano luoghi di culto (una rarità in Italia...).
Pretestuosi il Pd e l'Idv, che per tenersi buoni i rapporti con la Lega Nord in vista di non si sa bene cosa collaborano e avallano con l'astensione l'approvazione del "federalismo fiscale" (riforma che Tremonti ammette candidamente non sapere assolutamente quale impatto economico avrà, e che qualche esponente leghista si compiace di spacciare per riforma istituzionale).
Pretestuosi e antidemocratici Pd e Berlusconi infine, che per racimolare qualche voto in più e imporre un quasi bipartitismo coatto si appellano a governabilità etc per introdurre uno sbarramento al 4% alle Europee.

16 aprile 2008

Analisi e autocritica

I dati
Il Partito Democratico è andato molto sotto le attese. Attese che per qualcuno arrivavano persino alla vittoria, e per molti erano di una sconfitta onorevole alla Camera, e il "sabotaggio" del Senato con almeno un quasi pareggio. Invece col 33,2% dei voti vuol dire che si è rimasti piantati al 2006, facendo il pieno come al solito solo nelle regioni rosse in cui si può contare su quella che era la presenza organizzativa diffusa dei Democratici di Sinistra; tutti i sacrifici e i bocconi amari ingoiati invece per cercare voti nell'elettorato moderato (Calearo per fare un nome a caso) sono stati invece piuttosto inutili, o comunque hanno determinato avanzamenti minimi vanificati da uscite verso Italia dei Valori o peggio a destra.
Sinistra Arcobaleno. Veramente un disastro incredibile. Specie nelle regioni come l'Umbria, dove sono arrivati a perdere il 75% dei voti. Sicuramente in parte è una perdita virtuale, però questa virtualità porta a escludere dalla rappresentanza politica forze che avrebbero qualcosa da dire. Dove sono andati i voti? In parte astensionismo, in parte a ingrassare lievemente il Partito Democratico o, per gli irriducibili antiveltroniani, l'Italia dei Valori. Molti sono stati gli errori della dirigenza della SA, a partire dalla candidatura stessa di Bertinotti, non certo il leader più adeguato per questa campagna. Si è pagato poi il non essere riusciti a presentare un vero progetto politico, come per contro tocca rendere atto a Veltroni, ma solo un cartello elettorale a scopo di sopravvivenza. E l'aver impostato la campagna in maniera troppo conflittuale anziché competitiva, specie verso il Pd. Questi i fattori che hanno impedito di guadagnare nuovi voti. E anzi a perderne, specie combinati con il miraggio del voto "utile", alimentato (ad arte o con convinzione, questo è da vedere) dal Partito Democratico, per cui larga parte dell'elettorato della SA ha scelto di votare comunque l'alleanza Pd-Idv nella speranza malriposta di riuscire a competere per il raggiungimento del premio di maggioranza ed evitarsi, se tanto toccava stare all'opposizione, a doverla fare a un gioverno Berlusconi.
[per chi ha un po' di tempo da perdere, vada a vedere un po' di dati sul tracollo dei partiti della SA in Umbria, che c'è roba ai limiti dell'incredibile]
Italia dei Valori. Nel centrosinistra, l'unico partito con un vero risultato positivo, alimentato da una quota di voti antiveltroniani provenienti dalla Sinistra, e soprattutto dal clima "antipolitico" dell'ultimo anno, che hanno fatto guadagnare un credito politico assolutamente immeritato per un partito personale vagamente conservatore senza una vera progettualità politica, che in un paese normale (ossia senza Berlusconi) starebbe senza dubbio saldamente a destra.
Udc. Oggettivamente ha retto bene una situazione sicuramente difficile, riuscendo a resistere alle sirene del voto utile grazie forse anche a una quota di elettorato ex Margherita. Certo eh, se toccava superare lo sbarramento regionale al Senato solo per fare eleggere Cuffaro, potevamo anche tutti risparmiarcelo.
Maggioranza. Tutto nelle aspettative nel complesso, tranne il raddoppio della Lega Nord. Non so e non voglio indagare sulle ragioni di un tale successo, in proporzione anche in regioni come l'Umbria. Però so solo che è veramente preoccupante.
Ho evitato i Socialisti per pietas.

Prospettive
Per la Sinistra italiana sono nere. E' il punto peggiore raggiunto nella storia repubblicana. Si tratta di ricostruire da capo una cultura di sinistra in Italia, ricercare l'egemonia, tornare a rappresentare i ceti popolari, ricostruire soggetti politici di massa. Se vogliono farlo i partiti della Sinistra Arcobaleno, devono cambiare radicalmente, che sono tutto tranne che di massa, e troppo spesso scadono nel massimalismo senza dare rappresentanza degli interessi di cui si ritengono portatori. Il Partito Democratico allo stesso modo è a un bivio, e deve ridiscutere molte delle scelte fatte fin ora dal gruppo dirigente veltroniano, a meno che non voglia essere un partito tendenzialmente moderato sostenuto dal voto dell'elettorato post comunista.

Insomma il lavoro da fare è tanto e di portata storica, le premesse scarseggiano e i leader anche.
Parafrasando Mao, tutto va bene.