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14 giugno 2011

Il voto referendario

Il risultato dei referendum di ieri è stato storico. E se a Berlusconi e compagnia rimanesse un briciolo di decenza e dignità, si sarebbero dovuti immediatamente dimettere.
E' stato un voto in cui si sono mescolati molti fattori, l'onda lunga delle elezioni amministrative, l'"effetto Fukushima", la stanchezza, il rigetto di larga parte del Paese nei confronti di Berlusconi e del Governo. In Italia ha votato il 57% dell'elettorato, di esso il 95% ha scelto di abrogare quattro provvedimenti approvati dall'attuale maggioranza parlamentare. Ossia, il 54% effettivo dell'elettorato, la maggioranza assoluta degli italiani, ha votato per l'abrogazione. Questo è un dato politicamente di estremo rilievo, si ricordi che in genere chi "vince" un'elezione è in realtà solo una maggioranza relativa, ma minoranza effettiva della popolazione (per capirci, centrodestra e centrosinistra, che possiamo accreditare approssimativamente a un 40% ciascuno attualmente, rappresentano, tenuto conto dell'astensionismo, non più che un elettore su tre): al referendum invece ha votato per l'abrogazione delle leggi non la maggiore delle minoranze, ma una maggioranza reale, assoluta. E' evidente che questo voto non potrà non avere pesanti ripercussioni politiche sulla "maggioranza" di centrodestra, contro cui di fatto ha votato una larga parte del proprio stesso elettorato. Per questo non si può ridurre il referendum a un semplice voto d'opinione, ma si è trattato di un voto storico, a seguito del quale, e alla luce anche delle clamorose sconfitte delle amministrative, il governo non dovrebbe prendere altra strada che quella delle dimissioni e delle elezioni anticipate. E' palese l'assoluta carenza di legittimazione popolare del centrodestra e di Berlusconi.
Onore a tutti i movimenti e le associazioni che fin dall'inizio, quando pareva una battaglia persa in partenza, hanno creduto e lottato per i referendum. Nota di merito va riconosciuta all'Italia dei Valori, che grazie al referendum sul legittimo impedimento, su cui personalmente non avrei puntato nulla, è riuscita a dare un particolare peso politico alla consultazione, altrimenti molto tecnica. Nota di merito anche a Bersani: gli è stato rinfacciato come la linea, sua e di buona parte della dirigenza democratica, su nucleare e acqua pubblica non fosse quella che poi hanno sostenuto al referendum, e che è stato alquanto disinvolto nel cambiare idea. Vero, ma bene ha fatto, è stato politicamente accorto a cambiare posizione (così come a Milano, e poi a Napoli), capendo quale fosse l'aria che tirava, in Italia e nella base, appoggiando apertamente il sì, e con lui - quasi - tutto il partito, contribuendo infine in modo determinante a questi straordinari risultati.

12 giugno 2011

Referendum vota 4 sì! (Scììì?!? Scììì!!!)

L'appello, in colpevole ritardo, è chiaramente di votare, e di votare SI' a tutti e quattro i referendum.
Non è che francamente i quesiti referendari siano argomenti che appassionino il sottoscritto in maniera esagerata (sul nucleare non sono a prescindere contrario, e dopo la porcata fatta col tentativo di cancellazione della norma fatta dal Governo, il quesito su cui si vota è un po' balordo, e tocca riconoscere che già la Corte Costituzionale ha ampiamente sterilizzato, rendendola nei fatti accettabile, la norma sul legittimo impedimento), però a votare stamattina ci si è andati convinti, che al di là del merito dei quesiti, questo referendum porta con sé una grande importanza politica, e rappresenta un'occasione da non perdere. A naso, l'aria è abbastanza positiva (e parrebbe confermata dai primi dati sull'affluenza), c'è un entusiasmo popolare per questo referendum e una trasversalità che non avevo mai avvertito in precedenti occasioni; certo è che, se anche questa volta non si riuscirà a raggiungere il quorum, una riforma costituzionale dell'istituzione referendaria si rende indispensabile.
Vabbe', insomma bardasci, tutti a votare, e chiudiamo con una esemplare sintesi politica (Scalfari impara!):


Scììì?!? Scììì!!!

14 marzo 2011

Atomica

Sul nucleare non è che si abbia mai avuta un'opinione aprioristicamente ostile, che i discorsi sulla maggiore autosufficienza energetica e sul fatto che comunque tutto intorno all'Italia le centrali siano molte sono argomenti a favore seri, e tocca riconoscere che alle volte la discussione è stata portata avanti e la si conduce ancora oggi in modo abbastanza irrazionale. E anche sul casino che sta succedendo in Giappone, tocca dire che un terremoto di tale potenza e soprattutto il maremoto che ne è seguito sono eventi assolutamente eccezionali, e assai raramente replicabili, e visto ciò che è avvenuto per ora è andata anche bene a Fukushima.
Però insomma, per quanto uno possa mentalmente aperto e ben disposto, che l'opzione nucleare comporti sempre dei seri rischi e dei problemi correlati ineliminabili è innegabile, così come che in Italia comporterebbe tutto particolari difficoltà.
Pensarci a fondo, prima di imbarcarsi allegramente sulla barca atomica, alla luce anche di ciò che sta succedendo, è doverosissimo, e fanno un po' specie persone come il "ministro dell'Ambiente" Prestigiacomo, secondo cui queste obiezioni sarebbero una "macabra speculazione messa in atto in Italia dagli anti-nuclearisti".