Visualizzazione post con etichetta unione europea. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta unione europea. Mostra tutti i post

25 marzo 2013

Rabbia nel vedere Cipro

La rabbia nel vedere Cipro, che la durissima lezione sulla pelle del popolo greco ancora non ci è bastata.
E noi qui appresso alle scemenze, appiccati agli umori di Grillo. 
Che poi, se anche fossimo nelle condizioni di potere rimanere a parlare così, solo di tattiche e scenari politici, sarebbe anche il caso di ricordarsi del centrodestra di Berlusconi. Ricordarsi che solo per mezzo punto percentuale non è stato lui ad avere la maggioranza alla Camera; e che l'unico soggetto che può trarre veramente vantaggio da questa situazione, in quanto, tenendosi così ai margini della contesa/trattativa tra il PD bersaniano e Grillo, anzitutto non si sta logorando, quindi, che, nel non improbabile caso in cui rappresenti l'unica sponda per potere creare un governo, si sta coltivando una posizione di forza assolutamente impensabile in tutti questi mesi, in cui pareva lo si potesse considerare archiviato per sempre.

6 marzo 2013

Gli otto punti di Bersani

Gli otto punti proposti da Bersani stamane come programma di un governo di scopo, sui quali ricercare in Parlamento i voti del M5S, sono perlopiù largamente condivisibili, ed erano l'unica cosa da fare (a partire ad esempio dal primo, che si ripropone la rinegoziazione del patto di stabilità a livello europeo; poi, a vedere un attimo, ci si ricorda che sul punto il PD in campagna elettorale diceva praticamente il contrario...). Ed è anche un peccato che il tentativo cadrà probabilmente nel vuoto, e probabilmente nulla di tutto ciò sarà realizzabile.
Ecco, se magari fossero stati proposti in campagna elettorale, come assi portanti del programma della coalizione di centrosinistra...

25 novembre 2012

Un voto per Vendola alle primarie

Nonostante i non pochi dubbi su quella che potrà esserne la reale efficacia (non si sa quale sarà il sistema elettorale col quale si voterà, quali saranno veramente le coalizioni, se sarà possibile evitare un governo di grande coalizione, che possa portare avanti un programma di governo non eterodiretto) e sulla bontà della scelta strategica di fondo di parteciparvi e legarsi in questo modo al PD, già che ormai si fanno, queste sono un'occasione che vale assolutamente la pena di sfruttare queste primarie.
Partecipare, e votare Vendola, per provare a portare avanti una politica che sia di reale -e indispensabile- alternativa a quella portata avanti negli ultimi anni da Monti, da Berlusconi, e spesso anche dallo stesso centrosinistra (e che di fatto, senza vere sostanziali differenze, riproporrebbero Bersani e Renzi). Una politica apertamente di sinistra, che proponga una revisione profonda delle politiche economiche, del rapporto e della funzione dell'UE, che faccia scelte di parte senza ipocrite equidistanze (che finiscono sempre per fare il gioco dei più forti), che scelga un'opzione pacifista netta in politica estera.
Partecipare alle primarie, e votare Vendola. Parafrasando Il Tale, non abbiamo da perdere che le nostre catene...

13 novembre 2012

Sostegno allo sciopero generale della CGIL del 14 novembre 2012

Pieno sostegno allo sciopero generale indetto per domani dalla CGIL (pur non capendone appieno la tempistica e le motivazioni, il manifestare contro l'austerity, dopo la sostanziale acquiescenza ed inerzia purtroppo manifestata dal sindacato nell'ultimo anno, mentre il governo Monti indisturbato faceva macelleria sociale, abolendo l'articolo 18, aumentando la tassazione indiretta, tagliando i servizi e le pensioni).


Comunque, grazie anche alla segretaria Camusso, per avere scelto di partecipare alla manifestazione di Terni.

8 novembre 2012

Nuove banconote "greche" per l'euro

L'annuncio della BCE della stampa di una nuova serie di banconote di euro, raffiguranti immagini di miti greci, nella stessa giornata in cui il Parlamento greco approva l'ennesima tornata di tagli, mentre la disoccupazione giovanile è arrivata al 58%, sa abbastanza di presa per il culo.
[e ancora una volta, massima solidarietà e vicinanza al popolo greco]

10 ottobre 2012

Inizia la lotta alle Acciaierie di Terni

Come temuto, l'Outokompu ha configurato per le Acciaierie il destino peggiore, con la volontà di procedere alla vendita degli impianti spezzettando tra loro reparti e linee produttive. Il tutto non per motivazioni economiche più o meno fondate, per volontà di massimizzare il profitto, bensì a causa di richiami da parte della commissione europea per la concorrenza. 
Detto per inciso, il caso delle Acciaierie di Terni è paradigmatico di ciò che non dovrebbe essere l'Unione Europea, e di quello che è oggi il liberismo, con l'assoluta incuranza dell'interesse dei lavoratori e delle comunità.
La vicenda è di una gravità assoluta per le Acciaierie, ed esiziale per l'intera Terni. Finalmente pare che se ne cominci a prendere coscienza, domani mattina primo sciopero e manifestazione da Viale Brin alla Prefettura.
Assoluto sostegno agli operai e alla lotta che sta iniziando, a cui servirà il supporto dell'intera cittadinanza.

3 ottobre 2012

Profonda incertezza sul destino dell'Acciaieria

Profondissima preoccupazione per il destino delle acciaierie ternane, e tutto ciò che esse rappresentano. A poco più di sei mesi dalla vendita a Outokumpu, si annuncia che, neanche per problemi economici, ma per evitare possibili sanzioni antitrust a livello europeo, il sito produttivo ternano dovrà essere venduto.
Tralasciamo per adesso il fatto, assurdo e inconcepibile, che si mettono a repentaglio il lavoro di migliaia di persone e l'economia di un intero territorio per evitare ipotetici rischi di posizione dominante sul mercato.
Nel merito, in questo contesto economico, dopo solo pochissimi mesi dall'acquisizione da parte del gruppo finlandese, una nuova vendita al buio delle acciaierie è un passaggio rischiosissimo. E se avvenisse, come paventato, spezzettando i vari reparti e produzioni, rappresenterebbe con ogni probabilità la fine delle acciaierie, in tempi molto rapidi.
C'è necessità di un pieno sostegno da parte della città sulla vicenda, di gravità e importanza assoluta. E speriamo che venga questa consapevolezza, che così, a naso, in questi due giorni, la notizia non pare sia stata ascoltata e compresa da molti.

16 luglio 2012

Pori cillitti...

Pori cillitti, Monti e compagnia, stanno facendo tanto, e quegli ingrati delle agenzie di rating non capiscono i loro sforzi e declassano il rating italiano.
Vabbe'. Ci siamo accorti che, da qualche settimana, i mezzi di informazione dopo qualche incertezza nei mesi scorsi sono tornati ad un pieno acritico supporto a Monti. Però cavolo, è così difficile rendersi conto che tutte le misure degli ultimi mesi - attacchi pesanti allo stato sociale, aumento indiscriminato della pressione fiscale - non stanno migliorando di niente la grave situazione economica italiana ed europea, che non se ne scappa solo col taglio della spesa pubblica, che anzi, in questi modi e in queste condizioni, è solo controproducente, e ogni giorno più suicida? Con l'"austerità" non si va da nessuna parte (o meglio, si può finire "in Grecia"). E il neoliberismo imperante in Europa, al quale siamo scrupolosamente ligi in Italia, sta facendo solo gravi danni, senza avere una idea per rimediare.

19 giugno 2012

Il voto greco

Delusione certamente per l'esito finale delle elezioni in Grecia, per la vittoria di Nea Demokratia -paradossale, viste le pesantissime responsabilità del disastro attuale-, che consente ad una certa Unione Europea di proseguire, con molti altri paese, Italia in prima fila, sulla strada suicida che sta scientificamente perseguendo.
E rabbia per certi "condizionamenti esterni", e l'atteggiamento di larga parte dei media, anche "progressisti", che hanno contribuito a propagandare certe scelte come ineluttabili, inevitabili.
Ma c'è anche speranza, che il risultato di Syriza e delle sinistre è eccezionale, e dimostra, specie in questa specifica fase storica, che esiste ed è realizzabile l'obiettivo di una sinistra radicale realmente di alternativa, non solo a parole, o negoziando sui principi. Si può e si deve fare anche in Italia: chi vuol capire, a sinistra, capisca.

7 maggio 2012

Elezioni 2012... Francia, Grecia, e impropri desiderata bersaniani

Grande soddisfazione per il risultato delle elezioni francesi, storiche. Non sarà per niente facile, e pericoloso creare nuovi miti, dai quali si rimane invariabilmente delusi, ma questa è oggettivamente la maggiore occasione che abbiamo, data la chiarezza con cui è stata espressa dai socialisti francesi, per svoltare decisamente rotta rispetto alle politiche espresse dal blocco FMI/Merkel/Monti/BCE/OCSE e compagnia, che già tanti e tali danni hanno già fatto (Grecia), e stanno facendo (Italia, Spagna, Portogallo).
E non si può non parlare ancora, data la concomitanza con le elezioni anche là, della Grecia. Poco da essere contenti del lusinghiero risultato delle sinistre elleniche. Ne emerge un quadro politico disastrato e ingovernabile, senza nessuna chiarezza per il futuro, e la possibilità di elezioni nuovamente tra un mese. Il neoliberismo europeo (chiamiamolo così, per sintesi) dopo avere distrutto l'economia greca, ne ha distrutto anche la democrazia, la politica, la possibilità di esprimere appieno la propria sovranità. Come finirà, desta molte preoccupazioni.
[Infine. Sinceramente, è molto ardito per Bersani cercare di mettere il cappello sulle elezioni francesi, o cercare di fare improbabili paragoni tra l'elezione di Hollande con il PD ("ha unito sinistra e centro"). Capisco che, probabilmente con sincerità, i desiderata siano quelli di "riprodurre" il quadro politico francese in Italia, e di avere il PSF e Hollande come modelli di riferimento, ma non si possono confondere il "come si vorrebbe essere", con ciò che si è (o soprattutto, si fa), ossia un partito con fortissimi condizionamenti moderati, che appoggia incondizionatamente il governo Monti e le sue politiche, radicalmente diverse e opposte su temi fondamentali da quelle sui cui i socialisti francesi - e il resto della sinistra francese - hanno fondato la loro vittoriosa campagna elettorale.]

24 aprile 2012

Il primo turno delle presidenziali francesi 2012...

Al momento, facendo i dovuti scongiuri del caso, logica e immancabile soddisfazione per l'incoraggiante risultato dei socialisti e di Hollande al primo turno delle elezioni presidenziali francesi.
Che poi beh, rispetto al 2002, ballottaggio Chirac/Le Pen, e al 2007 con Ségolène Royal, tutto farebbe brodo, siamo diventati di bocca buona.
Ma soprattutto, il voto francese dà speranza, perché, quantomeno a parole, Hollande e il PSF danno l'impressione finalmente di averci le idee piuttosto chiare, specie sulla necessità impellente di agire e di cambiare radicalmente politiche a livello europeo prima di tutto. Che se no non se ne scappa dalla crisi, e settimana dopo settimana proseguiamo ad attuare politiche suicide, recessive e regressive, come quelle che tanto alacremente stanno propinando in Italia.
Ed è importante che sia il PSF a rendersene conto, che oggettivamente i partiti del PSE devono fare profonda autocritica, che alla fine sono stati (siamo stati, mi ci metto anch'io, come militante dei Democratici di Sinistra) complici e succubi della deformazione in senso iperliberista dell'Unione Europea.
Ci sarebbe da commentare anche come è curioso il PD bersaniano, pochi giorni dopo aver fatto passare senza verbo proferire il pareggio di bilancio in Costituzione, che sembra quasi volere rivendicare il risultato di Hollande - convinto sostenitore invece di politiche all'antitesi di quelle del governo Monti, con posizioni che di fatto sono quasi fin troppo radicali anche rispetto all'azione di un partito come SEL, ma vabbe', alla fine è sempre la solita contraddizione ontologica.

17 aprile 2012

La Costituzione violentata, il pareggio di bilancio è legge: VERGOGNA!

La Costituzione Italiana è stata violentata, con l'introduzione del pareggio di bilancio, rendendo norma costituzionale un principio ideologico, iperliberista e dannoso, che blinda ogni politica economica sovrana.
Nel disinteresse e nella disinformazione generale, e a maggioranza qualificata, ben oltre i 2/3, così da rendere impossibile il ricorso al referendum confermativo. Vergogna a tutti i partiti che ne sono responsabili, in primo luogo il Partito Democratico, che ha votato compattamente a favore.
E che fine hanno fatto tutti i movimenti, i "Salviamo la Costituzione", Libertà e Giustizia, i girotondini, le campagne dei post-it? Il "radicalismo azionista", se così possiamo definirlo, antiberlusconiano, che ha plasmato largamente e in profondità l'identità della sinistra e del centrosinistra in questi anni, mostra oggi tutti i suoi limiti e vizi.

16 aprile 2012

Prendendo atto del fallimento odierno dell'opposizione all'abrogazione dell'art. 18

Qualche tempo si fa si esprimeva l'auspicio che la battaglia per l'art. 18 potesse essere non solo una trincea irrinunciabile, ma anzi invece un punto di ripartenza, di avanzamento, di opposizione a questo governo e di costruzione di un'alternativa.
Al momento, si deve purtroppo constatare che nulla di tutto ciò sta avvenendo. Col contentino della possibilità del reintegro nel caso di licenziamento privo di giusta causa per motivo economico palesemente insussistente (per dirla secondo la parafrasi dello stesso Monti, "il reintegro è riferito a fattispecie estreme ed improbabili"), il PD ha messo a tacere ogni polemica interna ed esterna, rivendicando anzi la "riforma", e lo stesso dicasi dei sindacati. La stessa CGIL pare inerte, riducendosi a prendere atto di rapporti di forza probabilmente sfavorevoli, cercando al più di salvare il salvabile, e finendo così per dare carta bianca a una riforma dannosa e inaccettabile sotto quasi ogni profilo, non solo l'abrogazione dell'art. 18. 
Purtroppo, è da prendere atto dell'inadeguatezza della CGIL di Susanna Camusso di svolgere un ruolo paragonabile a quello che, provvidenzialmente, ha svolto negli ultimi anni in molte battaglie. Tant'è che gli unici strepiti che si sentono sulla riforma del mercato del lavoro sono quelli della destra e dei falchi delle associazioni imprenditoriali, che vogliono una norma ancora più reazionaria ed estremista.
I media ci mettono del loro, adesso al centro dell'attenzione ci sono solo la polemica antipartitica, gli scandali, l'abolizione del finanziamento pubblico. E Monti e il suo governo continuano imperterriti, insieme a gran parte dell'Europa, a percorrere il loro (nostro) percorso suicida.

29 febbraio 2012

Politiche sparse

Robe varie sparse.
Veltroni pare si sia offeso per qualche dichiarazione di Vendola, che in soldoni gli ha dato del destro, e vorrebbe scuse formali etc etc, e nel PD inevitabilmente gli danno sostegno e solidarietà. Premesso che, nel merito, Vendola c'ha piena ragione (e altrettanta Mussi nella replica), la cosa puzza alquanto, qui si vuole artatamente montare su il caso politico, Fassina stesso, con l'appoggio di Bersani, non è che nella sua lettera di risposta all'intervista di Veltroni settimana scorsa abbia usato toni e termini molto diversi (e neanche Orfini quest'oggi).
Monti annuncia di volere un "graduale spostamento dell'asse del prelievo dalle imposte dirette a quelle indirette", nel silenzio generale. E io che ero rimasto che la tassazione indiretta, IVA e affini, per sua natura, è più iniqua, in quanto non progressiva e slegata dalla capacità contributiva. Mah.
Da ultimo, il fiscal compact, il deleterio accordo capestro siglato da quasi tutti i governi europei, che lega mani e piedi tutti i contraenti a politiche economiche, quantomeno per l'Italia, eterodirette, dannose e insostenibili. In Irlanda l'accordo verrà sottoposto a referendum. In Italia, è oggettivamente difficile trovare qualcuno che sappia vagamente di cosa stiamo parlando. Poi, si scopre anche che perché l'accordo entri in vigore, è sufficiente venga ratificato da solo appena 12 dei 25 firmatari. E che non solo, che la ratifica è di fatto obbligata, pena l'esclusione dalla copertura del fondo salva-stati. Un profondo ripensamento di cosa è o è diventata l'Unione Europea è urgente e prioritario, e appunto, non si può lasciare questi temi alla propaganda di estrema destra.

16 gennaio 2012

Il downgrade. A quando una svolta in Europa?

L'ennesima crisi degli ultimi giorni, l'aumento dello spread sempre attorno a quota 500, il downgrade da parte delle attività di rating. 
Avoja a parlare di "attacco all'Europa" al quale bisogna reagire. Vero. Ma parole già dette tante volte in questi mesi. A ciò che è seguito? Miope e testardo -e suicida- perseguimento esasperato di politiche recessive di abbattimento dei debiti pubblici, a costi sociali insostenibili, e un vertice europeo dal quale è venuta solo la proposta di modifiche dei trattati, con l'introduzione dell'obbligo di pareggio costituzionale e sanzioni automatiche nel caso di sforamento.
Ecco, magari questa è l'(ennesima) occasione per rendersi conto che così non si va da nessuna parte, che possiamo pure se vogliamo eliminare lo stato sociale e la spesa pubblica, ma tutto ciò non risolve per nulla il problema alla radice, ossia che stiamo impoverendo l'Italia e l'Europa per nulla, che continuiamo a essere, e a livello europeo nessuno pare voglia farsene carico, assolutamente in balia dei capricci, spesso anche irrazionali, della speculazione finanziaria, dei mercati azionari, delle agenzie di rating.

12 gennaio 2012

La bozza del Decreto Liberalizzazioni: ma dove stiamo andando?

Le notizie del giorno sono chiaramente la bocciatura dei referendum sulla legge elettorale e la Camera che ha respinto la richiesta di arresto per Cosentino.
Sui referendum, e vabbe' daje, tange relativamente, francamente è alquanto improbabile pensare di cambiare la legge elettorale attraverso un referendum, i casi dell'anno scorso sono stati eccezionali, ed erano tirati da temi di ben altro seguito popolare e condivisione. Adesso punto a capo, e torniamo al nodo fondamentale, che anche all'interno dei maggiori partiti stessi non c'è condivisione su un modello elettorale, tantomeno quindi di una maggioranza in Parlamento. Se poi magari si partisse dal cercare di capire quale sarà il sistema politico italiano tra un anno, quando ormai verosimilmente si dovrà votare, e da lì cercare di capire che legge elettorale fare, potrebbe essere un approccio abbastanza costruttivo al problema.
Cosentino poche parole, brutta pagina, per il PDL, ma soprattutto per la Lega Nord e Bossi.
Nel complesso però, due notizie abbastanza prevedibili, e di rilevanza relativa.

Parliamo allora invece della bozza, diventata pubblica, del decreto legge "Liberalizzazioni" steso dal Governo Monti. Questo è il link su Repubblica.it, vale la pena dargli una letta, non è molto corposo.
Qualche notaio e farmacia in più, interventi molto poco condivisibili sulle tariffe professionali, distributori. Una grossa porcata sull'articolo 18, sospeso per le aziende che nascono dalla fusione di imprese sotto i 16 dipendenti, se nel complesso rimangono sotto i 50. Privatizzazione dei servizi pubblici locali. 
Magari tanti queste misure le condividono in toto.
Ma questa sarebbe la "Fase 2"? Queste sarebbero le misure che permetterebbero di rilanciare l'economia, l'occupazione, i consumi?
Al momento, ciò che si è visto prima con le "retate" mediatiche a Cortina, quindi con tutta la storia delle liberalizzazioni, è propaganda o poco più. A prescindere da una valutazione sulla loro efficacia, positività o negatività, sono misure che essenzialmente mirano al, e creano, consenso. Necessarie dopo le mazzate della "Fase 1".
E' politica, ci sta. Poi, stiamo in fedele esecuzione delle direttive europee. Ma allora, deve far riflettere, e fa impensierire, che dall'Europa, in questi anni, non è arrivato e non arriva nient'altro. Rigore e risanamento finanziario da un lato, liberalizzazioni dall'altro. Questo è preciso quello che stiamo facendo, la linea guida di Monti e del suo governo.
Ma pensiamo davvero che ne riusciamo a scappare fuori dalla crisi in questo modo?

5 dicembre 2011

"Equità"

Non è che la manovra "Salva Italia" così come è stata presentata non abbia abbastanza "equità", è solo e semplicemente del tutto iniqua. Profondamente iniqua.
Misure come quelle sull'innalzamento della soglia delle pensioni di anzianità, del blocco delle rivalutazioni, l'aumento dell'IVA, gli ennesimi tagli ai servizi e agli enti locali, e la reintroduzione dell'ICI sulla prima casa, così generalizzata, sono provvedimenti del tutto inaccettabili. Misure economiche apertamente di destra. Così come la giustificazione dell'inatteso mancato innalzamento dell'aliquota più elevata, perché se no era una misura impopolare. Mentre a scaricare invece il peso delle misure sul lavoro dipendente di ceto medio-basso, che non può fare altro che subire, non c'è nessun problema.
Tutto ciò, si ripete per l'ennesima volta, in nome dell'obiettivo quasi suicida in queste condizioni di recessione del pareggio di bilancio, senza che si faccia nulla alla radice, per favorire la crescita, mettere sotto controllo i mercati, ed evitare che speculazione e irrazionalità degli stessi continuino a creare situazioni come questa.
Frattanto, "in Europa", stanno discutendo di modificare i trattati, e di prevedere sanzioni automatiche per gli Stati che sforassero i paramentri previsti. Sa' ganzu, tipo se ci mettessero anche le sanzioni. Yes, good idea.
Vediamo che succederà. Quantomeno, dal punto di vista politico, questo sarà il momento del discernimento, dello scegliere e del prendere posizione.

1 dicembre 2011

Pensioni "in Europa"

Premesso che a prescindere fa abbastanza schifo il concetto stesso che per raccogliere soldi si parta sempre per fare cassa dalle pensioni, e che oltre un certo limite sono proprio moralmente inaccettabili i continui innalzamenti dell'età pensionabile, delle pensioni di anzianità, addirittura del blocco dell'indicizzazione al tasso di inflazione, adesso, perché il governo Monti si ha da sostenere, tutti a parlare che "in Europa" si va in pensione più tardi, e che tocca allineare l'Italia al resto dell'Europa.
Sì, ma parliamo anche di quali sono gli stipendi "in Europa", quant'è il contributo previdenziale sugli stipendi "in Europa", quanti soldi valga una pensione "in Europa".

16 novembre 2011

Questione democratrica (e miglioristi malnati)

Tra non molto avremo questa lista di ministri, la fiducia, e forse capiremo di che morte morire.
Intanto altre due note.
Uno, alla faccia di chi per anni ha chiacchierato di un Napolitano presidente fantoccio, dipingendolo come un vecchio incapace e addormentato. Ha gestito la crisi politica con un'autorità che pochi altri presidenti della Repubblica avrebbero avuto, decidendo, se non anche imponendo, i tempi e la sua soluzione (e nel merito della soluzione, migliorista malnato!).
Due, è un dato di fatto oggettivo che alla fine le dimissioni del governo Berlusconi non sono state dovute all'azione dell'opposizione, fuori e dentro il Parlamento, o soprattutto alle profonde spaccature all'interno della ex maggioranza del 2008. Il "quid" scatenante di cui si è ripetutamente parlato è stata la pressione insostenibile della sfiducia nei mercati e delle istituzioni economiche europee, che prima hanno forzato le dimissioni, quindi di fatto imposto l'incarico a Monti, uomo certo più di fiducia, con le elezioni rimandate alla data naturale del 2013. C'è una lesione della sovranità nazionale in tutto ciò? Sì. Il caso italiano è del resto solo uno degli esempi, neanche due settimane fa c'è stata la vicenda di Papandreou, dimessosi dopo aver dovuto ritirare dietro alle pressioni esterne il referendum promosso sulla politica economica. E desta molte preoccupazioni per il futuro. Ok, il governo Berlusconi era un morto che camminava e fa' poco testo, ma bisogna riconoscere come un ipotetico futuro governo di sinistra in Italia, che andasse a promuovere una politica economica di un certo tipo, probabilmente sgradita a livelli superiori, potrebbe essere senza problemi forzato anch'esso alle dimissioni, stretto a tenaglia tra le pressioni degli organismi economici sovranazionali e una possibile crisi delle borse, dello spread, di un mercato tutt'altro che razionale. C'è insomma una vera questione democratica, di portata europea. La politica, la democrazia rappresentativa, non può essere legata mani e piedi da organismi economici privi di legittimità, da agenzie di rating opache, dall'irrazionalità del mercato. Questione democratica da affrontare con decisione e congiuntamente a livello internazionale, che deve diventare una delle parole d'ordine delle sinistre europee, ma che al momento nessuno, ad alti livelli pare porsi come un problema (del resto, siamo i figli di vent'anni di dogma del mercato, dell'unità europea costruita sui feticci liberisti del pareggio di bilancio, della politica discussa tra i capi di governo nei vertici internazionali, e delle politiche economiche imposte dai tecnici del FMI o della BCE).

7 novembre 2011

Rivoluzione d'Ottobre, e la fine del regime italiano

7 Novembre 1917-2011: viva la Rivoluzione d'Ottobre!

Se domani, come abbastanza probabile, andrà a cadere il governo, è abbastanza sconfortante che i "Lenin" della situazione saranno Casini, la BCE, transfughi dell'ultima ora, vecchi e nuovi riciclati e reazionari.
Andiamo per ordine, cercando di analizzare brevemente la situazione. Come evidente, Berlusconi e il governo sono ormai agli sgoccioli. E' l'esito ineluttabile della crisi politica apertasi ormai da un anno, con l'uscita di Fini e di FLI, ma sinora quasi occultata, grazie ai vari Responsabili e a un'Italia fondamentalmente assopita. Un mese e mezzo fa si commentava come vivessimo in una situazione di stallo, in attesa di qualcosa che rompesse l'equilibrio. Il "quid", a ripensare agli ultimi avvenimenti, è arrivato con la bocciatura della legge di bilancio, l'ennesimo voto parlamentare sempre più striminzito e lo sfiorato colpaccio del mancato numero legale: di lì, a stretto giro, l'ennesima ondata di speculazione sull'Italia, l'Europa che ha messo alle strette l'Italia, lo strappo palese con Tremonti, la mancata promulgazione del "decreto sviluppo". E quindi, nel volgere di una settimana, il palesarsi del malcontento anche tra storici esponenti forzisti, estremisti berlusconiani come la Bertolini, Stracquadanio, e quindi l'inizio delle defezioni, sempre più numerose, dal PDL verso le sponde centriste, per arrivare infine agli appelli dei vertici stessi di Lega Nord e PDL affinché Berlusconi si dimetta. Stiamo con tutta probabilità alla vigilia di un momento di rilievo storico.
In Italia ci piace spesso richiamare momenti drammatici della storia nazionale, in modo spesso del tutto improbabile. Ma quello che stiamo vivendo in questi giorni, per quanto possa essere scontato, veramente richiama alla mente la fine di altri regimi, il suo repentino disfarsi, le velleità del resistere fino alla fine trascinando tutti con sé, gli intrighi, i fedelissimi che si trasformano in voltagabbana dell'ultima ora, lo squallore e la meschinità di questo epilogo. Se c'è un qualcosa per cui assolutamente il berlusconismo sta palesando una sua natura profonda di regime, è proprio adesso, nella sua fine. Nel fatto per cui  le dimissioni di un presidente del consiglio, e le successive elezioni, diventino un momento palingenetico. L'attaccamento insensato e irresponsabile alla carica, contro tutto e  tutti.
Dimissioni, il prima possibile, speriamo domani. Quindi voltare pagina. Con molte incertezze. Siamo in una situazione economica gravissima, a un passo dal baratro. L'unica strada che ci viene prospettata è quella, drammatica e inaccettabile, propostaci dalle istituzioni neoliberiste europee e internazionali, che rischiano di portarci sempre più a fondo, devastando lo stato sociale, con costi umani insostenibili, senza che si riesca a uscire dalla morsa della speculazione e della crisi. Non vi sono soggetti con la forza di sostenere, da subito, una via, un modello e delle idee differenti (se ve ne sono). La cosa più probabile è un esecutivo di transizione, con il compito precipuo di dare atto alle richieste suicide che ci arrivano da mesi. E sarà un governo con la volontà politica e la forza di poterlo fare. Il futuro appare buio. La sinistra plurale italiana ha perciò la necessità storica di darsi una ragione d'essere.

A domani. Come regalino, se siete arrivati a leggere fin qui, il wallpaper hd (beh!) in 16:9 della vecchia targa della sezione del PCI di Terni "7 Novembre", una delle primissime istituite nel dopoguerra, in via Eugenio Chiesa.