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22 gennaio 2013

Albertini Casini & Co. in campagna elettorale per SEL...

A leggere le sparate odierne di Albertini, per cui Vendola sarebbe un pericoloso estremista che firma per il referendum per l'articolo 18 degli anni di piombo, fino a mo' pare proprio che quelli che ci stanno a fare la migliore campagna elettorale per SEL siano proprio gente come lui, Casini o chi per essi, che ci vanno a descrivere come fossimo i cosacchi pronti ad abbeverare i cavalli a San Pietro, pericolosi estremisti pronti a condizionare di bolscevismo il futuro esecutivo...

13 novembre 2012

Sostegno allo sciopero generale della CGIL del 14 novembre 2012

Pieno sostegno allo sciopero generale indetto per domani dalla CGIL (pur non capendone appieno la tempistica e le motivazioni, il manifestare contro l'austerity, dopo la sostanziale acquiescenza ed inerzia purtroppo manifestata dal sindacato nell'ultimo anno, mentre il governo Monti indisturbato faceva macelleria sociale, abolendo l'articolo 18, aumentando la tassazione indiretta, tagliando i servizi e le pensioni).


Comunque, grazie anche alla segretaria Camusso, per avere scelto di partecipare alla manifestazione di Terni.

27 giugno 2012

Non potrà essere una "parentesi"

E, nel pressoché silenzio totale collettivo (sai, meglio parlare delle ferie dei deputati, o al massimo dell'ennesima dichiarazione della Fornero), oggi alla Camera è stata finita di approvare la cd. "riforma del lavoro", e con essa la sostanziale abrogazione dell'art. 18. In quattro mesi, quello che non era riuscito a fare in 20 anni la destra berlusconiana. ce ne ricorderemo, non si potrà fare passare questo, e tanti altri provvedimenti presentati dal governo Monti, approvati supinamente da tutto il Parlamento, come una "parentesi" dettata dallo stato di necessità, dopodiché tutto come prima. Le responsabilità del Partito Democratico, e purtroppo disgraziatamente di larga parte della CGIL, sono gravissime, e ne dovranno rendere conto.

4 giugno 2012

Fassina (che chiacchiera)...

Come spesso accade, a parole Fassina, che sostiene come il governo Monti sia al capolinea, senza un reale supporto parlamentare, e che sarebbe opportuno quindi votare in autunno, c'ha ragione da vendere.
E tante altre sue prese di posizione sono state pienamente condivisibili, ohibò questa sinistra del PD, attacchi al neoliberismo, critiche ai tecnici, no alla lettera della BCE e al fiscal compact etc etc etc.
Solo che poi li hai più visti i vari Fassina, Orfini, in Parlamento? Al momento del voto? Sulle pensioni, sul fiscal compact, sulle manovre recessive e antipopolari, adesso sull'abolizione dell'art. 18. Ci si è resi conto, ormai, che chiacchierano chiacchierano, ma stringi su... niente, se non anche figure di merda, come la mancata partecipazione alla manifestazione della FIOM per l'intervento dal palco di un militante No-Tav democratico.
Buono e giusto quanto detto oggi, sarebbe opportuno tornare al voto quanto prima. In tanti, nel PD, in realtà avrebbero spergiurato a dicembre che si sarebbe votato già ad aprile. Ma cosa ha fatto finora il PD, che ha fatto concretamente Fassina, per prepararsi al voto? Immobilità, lasciando a bagnomaria i futuribili alleati, credendo che si possa fare finta che quella attuale sia una parentesi, dopodiché tutto come prima. Non potrà essere così, tutti dovranno prendersi le responsabilità delle proprie scelte in questi mesi.

31 maggio 2012

Non diciamolo troppo forte!

In queste ore, stanno votando in Senato le misure sul mercato del lavoro, con, tra l'altro, la praticamente eliminazione dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Ma mi raccomando, non diciamolo troppo forte.
Sshh!

4 maggio 2012

Tris di Maggio! 3 Canta a Maggio

Immancabilmente, per la sesta volta consecutiva dal 2007, il Concertone di Piazza San Giovanni.
Dopo una grandissima edizione nel 2011, parere personale, concerto musicalmente parlando molto deludente. Nato male, con la scaletta definitiva materialmente annunciata a meno di 24 ore dall'inizio. E ok, se si vuole, dare largo spazio alla cosiddetta musica indie, c'è chi gli piace, però porca miseria, una buona metà dei cantanti e gruppi presenti non erano assolutamente adatti a quella piazza, serve musica che scaldi, che faccia saltare. A stringere veramente su, da salvare proprio i Sud Sound System, Mannarino, Caparezza e Subsonica. E parecchi invece del tutto insufficienti. 
Edizione appunto musicalmente piuttosto moscia, con un'eccessiva attenzione, e spreco di risorse, per la televisione: palchi sempre più faraonici, ma quasi invisibili visti da sotto, 'sta benedetta orchestra sinfonica, che c'entra come i cavoli a merenda, e mentre ad ascoltarla in tv c'ha avuto quasi un senso, dalla piazza era del tutto incomprensibile, non la si riusciva proprio a sentire, pause imbarazzanti da intervalli pubblicitari, conduttori che boh, senza lode e senza infamia, e infine tutto questo battage, prima del concerto, sulle "installazioni visuali", filmati del tutto irrilevanti.
Ma soprattutto, quello che veramente stride, per un concerto che si supporrebbe essere organizzato dai sindacati, per festeggiare la festa del Primo Maggio, la festa dei lavoratori, è stata l'assoluta asetticità, politica e sociale, di gran parte di questo concerto. In un momento così grave, con il lavoro stretto a tenaglia tra la crisi economica e l'inaudito attacco ai diritti fondamentali portato avanti in questi mesi, a partire dall'art. 18, battaglia simbolo, non si può lasciare scivolare via la cosa come se nulla fosse, senza dire nulla, salvo qualche battuta idiota e un po' di retorica sulle morti sul lavoro. Rimembrando i Gang al Primo Maggio 1991 (sciopero generale!)...
Ma tanto è. E, a parte la lunga pars destruens, è stata comunque una gran bella giornata e una bella festa, passata insieme a persone cui si vuole bene. E beh, la soddisfazione di vedere almeno tre bandiere rossoverdi della Ternana in Piazza San Giovanni, e un due tre sciarpe, è stata una gran bella soddisfazione!
Viva il Primo Maggio, viva i lavoratori (e forza Fere)!

16 aprile 2012

Prendendo atto del fallimento odierno dell'opposizione all'abrogazione dell'art. 18

Qualche tempo si fa si esprimeva l'auspicio che la battaglia per l'art. 18 potesse essere non solo una trincea irrinunciabile, ma anzi invece un punto di ripartenza, di avanzamento, di opposizione a questo governo e di costruzione di un'alternativa.
Al momento, si deve purtroppo constatare che nulla di tutto ciò sta avvenendo. Col contentino della possibilità del reintegro nel caso di licenziamento privo di giusta causa per motivo economico palesemente insussistente (per dirla secondo la parafrasi dello stesso Monti, "il reintegro è riferito a fattispecie estreme ed improbabili"), il PD ha messo a tacere ogni polemica interna ed esterna, rivendicando anzi la "riforma", e lo stesso dicasi dei sindacati. La stessa CGIL pare inerte, riducendosi a prendere atto di rapporti di forza probabilmente sfavorevoli, cercando al più di salvare il salvabile, e finendo così per dare carta bianca a una riforma dannosa e inaccettabile sotto quasi ogni profilo, non solo l'abrogazione dell'art. 18. 
Purtroppo, è da prendere atto dell'inadeguatezza della CGIL di Susanna Camusso di svolgere un ruolo paragonabile a quello che, provvidenzialmente, ha svolto negli ultimi anni in molte battaglie. Tant'è che gli unici strepiti che si sentono sulla riforma del mercato del lavoro sono quelli della destra e dei falchi delle associazioni imprenditoriali, che vogliono una norma ancora più reazionaria ed estremista.
I media ci mettono del loro, adesso al centro dell'attenzione ci sono solo la polemica antipartitica, gli scandali, l'abolizione del finanziamento pubblico. E Monti e il suo governo continuano imperterriti, insieme a gran parte dell'Europa, a percorrere il loro (nostro) percorso suicida.

29 marzo 2012

Manifestare a "babbo morto"

Per carità, bella l'unità sindacale, importante, ed è buono e giusto e positivo che CGIL, CISL e UIL abbiano deciso di manifestare unitariamente contro la riforma delle pensioni, il 13 aprile prossimo venturo.
Un po' curioso però farle così, a "babbo morto", oltre tre mesi dopo l'entrata in vigore della riforma. Quando, all'epoca, giusto la CGIL fece quattro improbabili ore di scioper(tt)o. 
Mo', di fronte ai gravissimi e disastrosi progetti del Governo sull'art. 18, pare si voglia seguire lo stesso copione, con lo "sciopero generale" fissato genericamente tra un paio di mesi, a fine maggio.
Vabbe'. Poi ci si lamenta che lo sciopero, anche generale, diventa uno strumento abusato, privo di valore e di efficacia. 
Dare uno sguardo alla Spagna non guasterebbe. Scioperi generali, se tocca farli, di 24 ore, bloccando tutto. Lo sciopero generale è un momento di rottura, in cui si deve volere pretendere di volere qualcosa. Dell'attestato di presenza, ormai, il dire semplicemente "ci opponiamo" non interessa e non serve più a nessuno.

23 marzo 2012

Che fare? Что делать? dall'art. 18 un punto di partenza

Come in tanti anni ricordato, dieci anni fa, il 23 Marzo 2002, era il giorno della storica manifestazione della CGIL in difesa dell'art. 18. Il culmine di una grandissima mobilitazione, vittoriosa, che ebbe il merito, oltre di bloccare i tentativi di modifica dell'art. 18 proposti all'epoca dal governo Berlusconi, di rappresentare, dopo le elezioni del 2001 e il G8 di Genova, un punto di ripartenza, di riscossa per la sinistra e le opposizioni dell'epoca (che portò ad una ripetuta serie di successi, al termine dei quali, con le elezioni del 2006, si ebbe veramente una grande possibilità di svolta per l'Italia - ma sappiamo com'è andata a finire). Quello che, per inciso, è mancato dopo la sconfitta elettorale del 2008.


L'attacco reazionario portato avanti dal governo Monti, oggi, è più pericoloso, per molti aspetti, di quello che poteva portare avanti Berlusconi. Per ragioni semplici: hanno i voti in Parlamento, il consenso dei mezzi di informazione, l'appoggio di molti poteri forti, e soprattutto la ferma convinzione e la piena volontà politica delle misure che vogliono mettere in atto. Nel caso specifico dell'art. 18, le modifiche proposte all'epoca da Berlusconi, sperimentazione di sospensione per le nuove assunzioni per determinate categorie, erano ben poca cosa all'abolizione de facto che vogliono approvare oggi.
Che fare? Что делать?, come diceva il compagno Lenin.
Tocca cercare anche di essere positivi. Non possiamo continuare sempre a stare sulla difensiva, a giocare in perdita. La "riforma" non deve passare, questo è il primo punto, irrinunciabile, chiaro. Ma la mobilitazione che si deve costruire, soprattutto, dovrà essere, come dieci anni fa, oggi con ancora maggiore urgenza, e soprattutto sarà l'occasione, per creare un punto di partenza, dal quale ricostruire un movimento di opposizione, con l'obiettivo di costruire un'idea, una politica, radicalmente differente.

22 marzo 2012

Sull'art. 18 non ci si può passare sopra. Una "riforma" scellerata.

Sulla "riforma" del mercato del lavoro non ci si può passare sopra. Sto francamente, profondamente, incazzato.
Il Governo, con il testo che propone, cancella l'art. 18, punto. Non lo modifica, lo elimina proprio. Chiamando "riformismo" la reazione, il tornare indietro di 50 anni. Non ci si può passare sopra. E i corifei che ne tessono le lodi, dopo che hanno culturalmente spianato il terreno, sulle quattro sciocchezze che sarebbero state date "in cambio". Com'è che dicevano, che sarebbe stato fatto un unico contratto, 3 anni a tempo determinato, poi a tempo indeterminato? Eh già, parecchio. Tralasciando poi il punto di base, che d'ora in poi qualsiasi contratto, pretesamente a tempo indeterminato, viene precarizzato, permettendo di licenziare chiunque come e quando pare, con la scusa del motivo economico. 
Gente come Scalfarotto, che sta lì a fare il vicepresidente del Partito Democratico: ma si rende conto che sta parlando? La domanda è di partenza retorica, è piuttosto noto per esprimere i suoi dubbi politici sul web, anziché negli organismi dirigenti, ma sull'art. 18 si batte, quando esalta il fatto che, rivoluzionario, il Governo estende a tutti la tutela dal licenziamento discriminatorio. Com'è che recita l'art. 3 della legge 108 del 1990, sulla disciplina dei licenziamenti individuali? "1. Il licenziamento determinato da ragioni discriminatorie ai sensi dell'articolo 4 della legge 15 luglio 1966, n. 604 e dell'articolo 15 della legge 20 maggio 1970, n. 300, come modificato dall'articolo 13 della legge 9 dicembre 1977, n. 903, è nullo indipendentemente dalla motivazione addotta e comporta, quale che sia il numero dei dipendenti occupati dal datore di lavoro, le conseguenze previste dall'articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300, come modificato dalla presente legge. Tali disposizioni si applicano anche ai dirigenti. "
Ah, poi quando ci si appella ai principi costituzionali, "la sovranità del Parlamento". Sovranità del Parlamento. Che notoriamente si esprime infatti proprio con i decreti legge, o i voti di fiducia. Il Governo vuole approvare queste misure, e in specie sull'art. 18 non farà passi indietro o modifiche. Questo è, inutile girarci intorno. E per farlo, il provvedimento arriverà in Parlamento bloccato, appunto o per decreto legge (incostituzionale), o verrà approvato con voto di fiducia, senza permettere emendamenti sul punto.
Quindi. L'abolizione dell'art. 18 è un punto dirimente, una battaglia che non si può perdere. Bisogna porre un freno a un governo reazionario, di destra e dannoso. La Fornero. Scellerati. Nel Parlamento sovrano, il PD se volesse è in grado di bloccarlo. Hic Rhodus, hic salta.

20 marzo 2012

Il PD al varco

E' un po' curioso che qualcuno oggi sembri cascare delle nuvole per il dissenso manifestato da settori del PD nei confronti degli approcci "eurosocialisti" di Bersani, sostenendo invece che, tipo alle elezioni francesi, il PD dovrebbe sostenere il centrista Bayrou. Appunto 5 anni fa, mentre stavamo facendo i congressi dei DS che portarono alla splendida situazione che viviamo, Rutelli e gran parte della Margherita appunto con Bayrou dicevano e facevano esattamente la stessa cosa. I problemi sono sempre stati lì, e non si è potuto e voluto, né oggettivamente è possibile, risolverli.
Comunque, al di là delle "foto", che alla fine sono discorsi piuttosto oziosi, checché ne pensino anche gente della levatura di Reichlin, le prove bisogna farle sulle cose concrete. E se con ogni probabilità il Governo porterà la "riforma" del mercato del lavoro all'esame del Parlamento, senza l'accordo delle parti sociali, il PD lo si aspetta al varco, per vedere cosa faranno con una legge che di fatto svuota completamente di significato e di valore norme fondamentali come l'art. 18. Che stavolta non è come a dicembre sulle pensioni, non ci sono scuse (pretesti) dell'emergenza finanziaria, per cui toccava accettare contro la minaccia del baratro. Qui si vedrà che strada vorrà scegliere il PD, e trarne le conseguenze.

21 febbraio 2012

Veltroni sull'art. 18... dieci anni

In molti già hanno scritto sulla disgraziata intervista di Veltroni a Repubblica, non sarebbe necessario aggiungere granché, le posizioni espresse si commentano da sole.
"Santuari del no che hanno paralizzato l'Italia per decenni". A parte che lo dice per perifrasi, non ha neanche il coraggio di dirlo esplicitamente che riterrebbe l'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, la norma che prevede il reintegro, nelle aziende sopra i 15 dipendenti, del lavoratore licenziato senza giusta, una norma ingiusta che da 40 anni starebbe bloccando e facendo danni all'Italia. E costui proverrebbe dal PCI, è stato segretario del PDS, in tantissimi si sono entusiasmati per lui nel 2008.
Neanche dieci fa, nella primavera del 2002, la CGIL di Cofferati guidava una grandissima mobilitazione, vittoriosa, contro ipotesi di modifica dell'art. 18 molto più blande di quelle che circolano oggi, sulle quali probabilmente il governo interverrà con l'ennesimo decreto. Una mobilitazione, quella del 2002, che segnò l'inizio di una grande riscossa contro il berlusconismo, vittorioso nel 2001, sino al culmine raggiunto con le Regionali del 2005. Anni in cui però, col senno del poi, abbiamo perso a sinistra una grande occasione, visto che nel contempo cominciavano a germinare molti dei problemi con cui ci scontriamo oggi. Dieci anni dopo, ci ritroviamo con un Veltroni che sposa tesi che a stento i falchi di Confindustria, e daje e daje, un martellamento quotidiano dei media su questi temi, e questa è la cosa più preoccupante, che stanno lavorando con successo a creare opinione, snaturando ulteriormente quello che è rimasto, o diventato, la sinistra italiana.

31 gennaio 2012

Un limite alla propaganda sull'art. 18 no?

Va bene che la grande stampa, Repubblica in testa, ha deciso di appoggiare pienamente il Governo Monti.
Ma c'è un limite anche alla propaganda.
Come si può vendere la prospettata abolizione dell'art. 18 con titoli come "Nuovi assunti senza articolo 18 ma in cambio addio al precariato"?
Addio al precariato. Perché, la possibilità di essere licenziati dall'oggi al domani senza preavviso e senza neanche vera necessità economica dell'azienda che sarebbe?
E per i licenziamenti discriminatori, che si dice che tanto rimarrebbero "vietati", che ci sarebbe, obbligo di reintegro, o semplice indennizzo economico?
E' un'enorme fregatura, un regalo alle aziende, che potranno avere mani libere e soprattutto evitarsi il contenzioso giudiziario, senza alcuna ricaduta positiva sull'occupazione e sull'economia.
E invece ogni giorno tocca sorbirsi 'ste cazzate. E daje e daje, creano il senso comune.