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28 novembre 2011

Lo "scandalo" De Gregorio-Polverini-Bonino

Due parole sullo "scandalo" odierno nato dopo le dichiarazioni della De Gregorio, che ha affermato come nella primavera del 2010, prima delle Regionali, un esponente di primissimo piano del PD le abbia confessato che volutamente il PD non stava facendo adeguatamente campagna elettorale per Emma Bonino per farla perdere, perché la Polverini, vincendo le elezioni, avrebbe rafforzato Fini, provocando la sua uscita dalla maggioranza e conseguentemente la caduta di Berlusconi.
In primo luogo, la De Gregorio, e soprattutto come ha riferito la storia, paiono un po' poco credibili.
In secondo luogo, se veramente delle menti del PD hanno elaborato un piano così machiavellico, tanto di cappello, che il tempo gli avrebbe dato ragione (che senza la crisi di governo dell'anno scorso provocata dallo strappo di Fini molto ma molto probabilmente Berlusconi era ancora lì stabilmente al governo), e a questo punto toccherebbe ringraziarli, loro e la Polverini.
In terzo luogo, Concita De Gregorio, Emma Bonino, Renata Polverini. Femmine. Bah!

7 novembre 2011

Rivoluzione d'Ottobre, e la fine del regime italiano

7 Novembre 1917-2011: viva la Rivoluzione d'Ottobre!

Se domani, come abbastanza probabile, andrà a cadere il governo, è abbastanza sconfortante che i "Lenin" della situazione saranno Casini, la BCE, transfughi dell'ultima ora, vecchi e nuovi riciclati e reazionari.
Andiamo per ordine, cercando di analizzare brevemente la situazione. Come evidente, Berlusconi e il governo sono ormai agli sgoccioli. E' l'esito ineluttabile della crisi politica apertasi ormai da un anno, con l'uscita di Fini e di FLI, ma sinora quasi occultata, grazie ai vari Responsabili e a un'Italia fondamentalmente assopita. Un mese e mezzo fa si commentava come vivessimo in una situazione di stallo, in attesa di qualcosa che rompesse l'equilibrio. Il "quid", a ripensare agli ultimi avvenimenti, è arrivato con la bocciatura della legge di bilancio, l'ennesimo voto parlamentare sempre più striminzito e lo sfiorato colpaccio del mancato numero legale: di lì, a stretto giro, l'ennesima ondata di speculazione sull'Italia, l'Europa che ha messo alle strette l'Italia, lo strappo palese con Tremonti, la mancata promulgazione del "decreto sviluppo". E quindi, nel volgere di una settimana, il palesarsi del malcontento anche tra storici esponenti forzisti, estremisti berlusconiani come la Bertolini, Stracquadanio, e quindi l'inizio delle defezioni, sempre più numerose, dal PDL verso le sponde centriste, per arrivare infine agli appelli dei vertici stessi di Lega Nord e PDL affinché Berlusconi si dimetta. Stiamo con tutta probabilità alla vigilia di un momento di rilievo storico.
In Italia ci piace spesso richiamare momenti drammatici della storia nazionale, in modo spesso del tutto improbabile. Ma quello che stiamo vivendo in questi giorni, per quanto possa essere scontato, veramente richiama alla mente la fine di altri regimi, il suo repentino disfarsi, le velleità del resistere fino alla fine trascinando tutti con sé, gli intrighi, i fedelissimi che si trasformano in voltagabbana dell'ultima ora, lo squallore e la meschinità di questo epilogo. Se c'è un qualcosa per cui assolutamente il berlusconismo sta palesando una sua natura profonda di regime, è proprio adesso, nella sua fine. Nel fatto per cui  le dimissioni di un presidente del consiglio, e le successive elezioni, diventino un momento palingenetico. L'attaccamento insensato e irresponsabile alla carica, contro tutto e  tutti.
Dimissioni, il prima possibile, speriamo domani. Quindi voltare pagina. Con molte incertezze. Siamo in una situazione economica gravissima, a un passo dal baratro. L'unica strada che ci viene prospettata è quella, drammatica e inaccettabile, propostaci dalle istituzioni neoliberiste europee e internazionali, che rischiano di portarci sempre più a fondo, devastando lo stato sociale, con costi umani insostenibili, senza che si riesca a uscire dalla morsa della speculazione e della crisi. Non vi sono soggetti con la forza di sostenere, da subito, una via, un modello e delle idee differenti (se ve ne sono). La cosa più probabile è un esecutivo di transizione, con il compito precipuo di dare atto alle richieste suicide che ci arrivano da mesi. E sarà un governo con la volontà politica e la forza di poterlo fare. Il futuro appare buio. La sinistra plurale italiana ha perciò la necessità storica di darsi una ragione d'essere.

A domani. Come regalino, se siete arrivati a leggere fin qui, il wallpaper hd (beh!) in 16:9 della vecchia targa della sezione del PCI di Terni "7 Novembre", una delle primissime istituite nel dopoguerra, in via Eugenio Chiesa.

30 settembre 2011

Egemonia?

Un esempio random per capire che c'è qualcosa che non va.
In questi giorni, sui giornali d'area di centrosinistra/sinistra prima titoli e paginate sulla CEI, che aveva espresso un giudizio critico su Berlusconi, quindi su Confindustria e oggi i giovani industriali. Il nostro pensiero collettivo, "narrazione" in senso lato, ce lo facciamo dire da altri, che di volta in volta sembrano diventare le guide. Anno scorso era Fini. Frattanto, sempre Travaglio.
Sembriamo tutti diventati incapaci di proporre una analisi politica nostra, di sinistra. O meglio, magari qualcuno la fa pure, ma la si ignora. Tipo ieri, un'intervista a Stefano Fassina, personaggio piuttosto in gamba, responsabile economico del Partito Democratico, non l'ultimo arrivato, che se parla una sua legittimazione ce la dovrebbe avere. In essa, ha detto svariate cose molto condivisibili, sull'Europa che continua a proporre (Trichet) politiche economiche neo-liberiste che già si sono rivelate fallimentari, a insisterci in nome del pareggio di bilancio ci trascinano in un disastro sociale. Analisi interessante, con buona dose di autocritica. (altra questione, che c'entri col PD, ok). Oh, qualcuno che avesse reagito. Niente. Repubblica non ha riportato una reazione che fosse una, e oggi in prima pagina le proposte confindustriali, e tutti a dire che belle e buone.

20 luglio 2011

A dieci anni dal G8... che è stato, che è rimasto del "Un altro mondo è possibile"

Dieci anni dal 20 luglio del 2001, la giornata culmine delle violenze di Genova, con la morte di Carlo Giuliani, l'irruzione alla Diaz, Bolzaneto.
Il G8 di Genova rappresenta una delle vergogne più grandi della storia recente italiana. Una gestione dell'ordine pubblico volutamente criminale, seguita da violenze indiscriminate, torture, sospensioni dei diritti fondamentali, attuate dallo Stato, dalla Polizia, dai Carabinieri.
I fatti agghiaccianti avvenuti nella caserma di Bolzaneto sono una ferita che rimane ancora aperta, assieme alla rabbia di sapere che di fatto nessuno ha mai pagato o pagherà per quello che è avvenuto, Fini, Scajola, vertici delle "forze dell'ordine". 
Oggi rimane l'amarezza del constatare la rapidità della rimozione e della mistificazione di ciò che è avvenuto, e la consapevolezza che allora venne spenta, ancora sul nascere, la possibilità di un'alternativa, di quello che allora chiamavamo "movimento no-global", ma che era qualcosa di più, di più ampio, era la speranza che "Un altro mondo è possibile".

25 febbraio 2011

L'eterno vizio di Fini

La travagliata vicenda di Futuro e Libertà, con le sue continue defezioni e giravolte di linea politica, rivela per l'ennesima volta il vizio capitale di Fini, la mancanza di coraggio e decisione (di coglioni a essere precisi) nei momenti cruciali. Tira il sasso, poi mezzo ritira la mano, e se ne tira un altro è giusto perché c'è stato messo in mezzo e non può tirarsi più indietro.
Tipo: oggettivamente, per quale ragione si ostina a rimanere alla Presidenza della Camera? Si dimettesse, e in un colpo solo smetterebbe di prestare il fianco a tutte le critiche di non terzietà e sulla questione Tulliani, e soprattutto potrebbe dedicarsi in maniera seria a un partito che, se non si va al voto presto, rischia di squagliarsi in pochi mesi, stretto tra la difficoltà della prospettiva politica, e il piccolo interesse di tanti personaggi mediocri, che pur nel momento del suo massimo discredito e incertezza del futuro, scelgono di tornarsene nel campo berlusconiano.
Invece no, rimane a fare il presidente della Camera, delegando a Bocchino e compagnia, e non decidendosi a fare politica come si deve...
Su Gianfra', un po' de spirito per cortesia...

14 dicembre 2010

Analisi della sfiducia mancata

Giornata di merda.
1 perché ci speravo fortemente nel potersi liberare di Berlusconi già da oggi
2 perché, dopo aver avuto un Parlamento fermo da mesi, e proprio chiuso nelle ultime settimane, oggi la sfiducia è stata respinta solo grazie al voto di un eterogeneo gruppetto di trasformisti di ogni sorta: fa veramente rabbia sapere le sorti della politica italiana in mano a gentaglia del genere
3 ci mancavano solo scontri di piazza pesanti come da anni non se ne vedevano a una manifestazione politica
Fini ne esce male. Berlusconi ha ottenuto certo una vittoria di Pirro, ma Fini con la sfiducia fallita s'è bruciato per bene.
L'Italia dei Valori, il partito dell'"unica opposizione", bella figura di merda. Con due suoi ex deputati che passano a Berlusconi giusto una settimana prima del voto.
Il PD... mah! Calearo e altri l'ha già persi da un po', e anche qui complimentoni a chi fece le liste nel 2008, ma almeno al voto oggi c'erano tutti e 206. Quello che indubbiamente è mancata è stata l'iniziativa politica, che da mesi è solo al traino di Fini e Casini.
Però insomma.
314 voti contro 311. 314 è sotto la maggioranza assoluta, e non è che qualche voto raccogliticcio possa cambiare la realtà che a Berlusconi manca da mesi la forza politica e numerica per proseguire la sua esperienza di governo. La crisi rimane tutta e inalterata. Capace pure che se l'alternativa fosse stata nuova maggioranza di centrodestra almeno fino al 2012, meglio proseguire così. Che come giustamente da parecchio ripete la Lega Nord, o si allarga la maggioranza, o si torna al voto. E dato che non si vedono soggetti disponibili a sostenere organicamente Lega e Pdl, meglio che tutti, alla svelta, ci si prepari per le elezioni.
Come diceva il buon vecchio Hurin,
"Aurë entuluva! Auta i lómë!", il giorno risorgerà, e la notte sta per finire. Magari non sarà oggi, e un governo di transizione che riformi la legge elettorale non ce l'avremo. Ma al giorno non manca più molto.

9 dicembre 2010

Mos maiorum

La chiusura del Parlamento fino al redde rationem del voto di sfiducia la si capisce pure nell'ottica del restiamo a bocce ferme, ma effettivamente è piuttosto sintomatica del disprezzo con cui la maggioranza vede le istituzioni parlamentari.
Bene ha fatto il deputato democratico Sandro Gozi ha sollecitare un'iniziativa più decisa di denuncia sull'argomento da parte del suo partito, e proponendo una sorta di "Aventino" alla rovescia.
Un'unica precisazione: il Partito Comunista d'Italia nel '24, dopo l'assassinio Matteotti, non aderì all'Aventino, preferendo cercare di incalzare il Fascismo in Parlamento: probabile che c'avevano anche ragione, visto che Mussolini alla fine riuscì a superare il momento di difficoltà, e se ne uscì col discorso del "Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere".
Comunque insomma, se lo fecero anche i bisnonni, direi a maggior ragione mo'.

Per il resto, il punto sulla crisi... Certo che tra Fini e Casini che giocano solo per allargare l'alleanza di centrodestra, e nessuno che sia disponibile a quella che sarebbe la soluzione di buon senso, nuovo governo di scopo, legge elettorale, e via al voto in primavera 2011... insomma, ci sono buone ragioni per temere di rimanere fregati ancora una volta. E vabbe', una cosa alla volta, anzitutto vediamo di portare a casa la sfiducia.

19 novembre 2010

In mezzo alla palude

Note sui giorni in mezzo alla palude, come è stato ben definito 'sto limbo in attesa della resa dei conti (?) del 13 dicembre.
La Carfagna pare essere sul punto di dimettersi, stanca dell'ostilità di diversi colleghi di governo e maggioranza, e per il difficile barcamenarsi tra Berlusconi e Bocchino, suo primo mentore politico. Mah. Un ministro di meno, e so' contento. Basta che non andiamo a santificare pure lei.
Sui già santificati. Fini ieri emette un comunicato che è nuovamente quasi una mezza marcia indietro. Era uno dei primissimi post di questo blog, nel gennaio 2007, ma rimane validissimo. Di base, il coraggio politico gli difetta abbastanza. Se siamo arrivati a questo punto di quasi completa rottura, è solo perché ce l'hanno tirato quasi a forza, e per l'incapacità di Berlusconi di concepire e gestire il dissenso.
Opposizione. Ben vengano qualunque tipo di trappola parlamentare, e cercare di riuscire a imporre un po' il dibattito. Però, vabbe' che non è aria, ma quanto ci starebbe bene un vero grande sciopero generale politico, e manifestazioni di massa fino alle dimissioni del Governo...

6 agosto 2010

Analisi, possibilità e latinetti... a settembre si balla!

Preso dagli otia, il vir bonus Nicola rischia di trascurare i negotia.
Sia mai!
A parte i latinetti, prima della partenza verso altri orizzonti un paio di parole sull'attuale situazione sono da spendere.

L'altro giorno con la quasi sfiducia a Caliendo si è certificata la crisi totale della maggioranza di governo.
Verosimilmente, si aspetta l'autunno, e abbastanza presto la crisi verrà aperta.
Che fare?
E' indispensabile scongiurare la possibilità di crisi immediata, con elezioni anticipatissime, in autunno. Sarebbe il disastro, l'opposizione versa in uno stato ancora di confusione tale che ci si ritroverebbe una nuova maggioranza Pdl/Lega Nord, solo che senza i finiani, nonostante il totale fallimento di quest'ennesima esperienza berlusconiana.
Governo tecnico, di transizione, quello che ci pare. Ma che dia uno stacco di qualche mese di qui alla primavera, faccia magari una nuova legge elettorale meno incasinata. E che permetta alle opposizioni di organizzarsi, e che lascerebbe bollire un po' Berlusconi. Ripeto, elezioni subito, con le televisioni militarizzate, e dovendo improvvisare tutto, sarebbero il suicidio finale del centro centrosinistra sinistra.
Detto questo, gli scenari. Sull'astensione a Caliendo si è profilato un fronte unico centristi sparsi/finiani. Possibile, probabile. La butto lì: legge elettorale a collegi uninominali maggioritari, e tre poli: Berlusconi/Lega, finiani/Udc/Rutelli e ulteriori spezzoni di Partito Democratico, rimanente PD/Sinistra Ecologia Libertà e boh, spezzoni sparsi. E si balla.
In quanto sopra non compare l'Italia dei Valori. E' una variabile. Di Pietro di per suo è culturalmente di centrodestra, moderato. E' solo per la fesseria fatta da Veltroni, che gli ha aperto praterie a sinistra, che vi si è buttato. Ma se SEL e Vendola saranno capaci di fare concorrenza seria a sinistra, e se avesse la possibilità di un'alternativa non berlusconiana, Di Pietro lo vedo probabile a tornare sui suoi passi, e assai disponibile a buttarsi con Fini. Le sue radici sono quelle.
L'altra grande variabile, Vendola. L'"astro nascente" del centrosinistra. Personalmente, da elettore di SEL, convince poco. Troppo personalista, inutilmente retorico. "Potere alla poesia" finché rimane una canzone dei Folkabbestia è un conto, politicamente un altro. E me lo ricordo, che un anno fa con tutti i casini della sua giunta lo si dava per politicamente finito. Poi, il pasticciaccio brutto con Emiliano, Boccia, i franceschiniani pronti a vendicarsi su D'Alema e Bersani, e tocca dare atto dell'abilità con cui ha ribaltato la frittata, con le primarie "Vendola contro tutti". Ma, oggettivamente, senza la desistenza dell'UDC, frutto delle trattative che c'erano state, ce la scordavamo la sua vittoria in Puglia, le Fabbriche e mo' la sua candidatura. Però. Fatto sta che probabilmente è la personalità con più chance, e toccherà giocarsele bene. Quantomeno, una coalizione verrà ricostruita.
Il PD in mezzo, nel fango. Che non riesca a esprimere, a livello nazionale come spesso locale, una personalità in grado di rappresentare tutto il centrosinistra, è grave. Senza voce in tv. Con Bersani che fa, come da sua formazione, il segretario di partito. Mentre, grazie all'ennesima genialata del fu Veltroni, oggi non serve un segretario di partito, ma un leader del centrosinistra. Bellu casino. Con tanti democratici pronti ad appoggiare Vendola, che è antitetico allo spirito, al progetto del PD. Vedremo un po'.

Amici, compagni, passanti, buone vacanze.

30 luglio 2010

Grande è la confusione sotto il cielo

E alla fine, la rottura tra Fini e Berlusconi finalmente è arrivata, dopo mesi e mesi di tensioni.
E' stato stilato un documento praticamente equivalente a un'espulsione, e i finiani si sono costituiti gruppo autonomo alle Camere.
E adesso...
Grande è la confusione sotto il cielo.
La crisi che ha travolto il Pdl è politica, grave e profonda. A un livello di conflitto che neanche nei giorni peggiori del centrosinistra. E rappresenta il completo fallimento del progetto del centrodestra italiano, ridotto (se mai se ne poteva dubitare) a una mera combinazione tra interessi personali di Berlusconi e la spalla territoriale della Lega Nord.
Le prospettive che si aprono sono incertissime. In casi come questi, essendo entrata in crisi la maggioranza, sarebbe d'obbligo aprire la crisi di governo, e vedere se esso gode ancora della fiducia delle Camere. Se ciò succederà, è tutto da vedere. Non si sa fino a che punto si spingeranno i finiani, né quanto durerà ancora questo governo. Certo, al 2013 pare improbabile ormai che ci riesca ad arrivare.

Considerazioni sparse:
  • peso dover ancora una volta dover arrivare ad avere stima di Fini; questo è solo un altro segno della gravità della situazione
  • in tutto ciò il centrosinistra che riesce a fare? nulla. siamo nell'angolo, la polemica è tutta interna alla destra, non si riesce minimamente a entrare nel dibattito, a imporre la discussione
  • ancora una volta, la rottura è arrivata per l'incapacità personale di Berlusconi di riuscire a tollerare, concepire e gestire il dissenso; con un minimo di elasticità in più, e veramentesarebbe in grado di rimanere saldo al suo posto vita natural durante
  • tutta 'sta cagnara, e alla fine praticamente neanche ci si è accorti dell'approvazione della manovra finanziaria. nel 2006 Prodi venne crocifisso per mesi per la Finanziaria; questa, di impatto sociale ben più pesante, sono riusciti alla fine a farla passare sotto silenzio, come se non ci fosse...

23 aprile 2010

Analisi della Direzione Nazionale del Pdl

La resa dei conti tra Fini e Berlusconi, scoppiata in modo così virulento dopo le Regionali, e concretizzatasi oggi alla Direzione nazionale del Pdl, un po' lascia sconcertati, per tempi, modi, e radicalità dello scontro. Cose mai viste neanche nella peggiore conflittualità interna al centrosinistra.
Le ragioni di Fini sono pienamente condivisibili. E' chiaro il disagio a permanere in un partito disegnato a immagine di Berlusconi, per il suo utilizzo personale. E sono esatte le valutazioni sulla Lega Nord eccessivamente preponderante nella coalizione.
Però sono problemi che sono insiti si può dire proprio ontologicamente nel Pdl, fin dalla sua nascita. Non era ipotizzabile che, sciogliendo Forza Italia, Berlusconi fosse intenzionato a creare un partito "normale", con i suoi spazi di discussione e democrazia interna.
Valutazione. Fini non ha né le forze (è innegabile che le sue posizioni siano di minoranza, su ogni aspetto, nell'elettorato di destra) né il coraggio politico di andare fino in fondo, e uscire dal Pdl. Restando nel centrodestra, ma fuori dal Pdl. In molte altre occasioni ha avuto la possibilità di fare il grande passo, ma alla fine è sempre tornato nell'ovile. Si veda la nascita stessa del Pdl, all'epoca del "predellino", nel dicembre 2007. La tensione con Berlusconi anche allora era altissima, si era alla crisi della Casa delle Libertà, e Fini salutò con disprezzo l'idea di Berlusconi di un partito unico del centrodestra sotto le sue insegne. Poi, tempo un mese, e la crisi di governo del centrosinistra, ed eccolo tornare con la coda fra le gambe, e aderire al Pdl sciogliendo Alleanza Nazionale.
Ma Fini può essere costretto a tale passo. Berlusconi non ha la capacità di gestire queste forme di dissenso. Che potrebbero rientrare senza problemi nella normale dialettica interna a un partito. Ma a lui manca del tutto la tolleranza e la capacità di mediazione. Nuovamente, è indicativo il 2008, col caso di Casini: fosse stato per lui, sarebbe rimasto senza problemi nella coalizione di centrodestra. Ma Berlusconi si impuntò, pretendendo -come appunto aveva appena fatto Fini, e con la significativa eccezione della Lega Nord- la lista unica del Pdl e lo scioglimento dell'Udc. Così che Casini si ritrovò costretto ad andarsene, e a correre da solo.
Ecco, tale situazione potrebbe oggi ripresentarsi con Fini e i suoi fedelissimi.

28 maggio 2009

Finale di Champions 2009 (cerimoniali)

No scusate ma quale sarebbe il senso di Gianfranco Fini Presidente della Camera dei Deputati alle spalle di Platini alla premiazione della Champions League?

13 settembre 2008

Coraggio

Non ho mai avuto né simpatia né particolare stima di Gianfranco Fini, come uomo e come politico.
Ma oggi tocca rendergli finalmente merito, per il coraggio con cui alla festa di Azioni Giovani, la giovanile di Alleanza Nazionale (e diciamocelo senza ipocrisie, spesso e volentieri una massa di mezzi fascisti), ha finalmente preso le distanze dal Fascismo e dall'esperienza della Repubblica Sociale Italiana, affermando come anche la destra italiana debba riconoscersi nei valori democratici dell'Antifascismo e della Costituzione. E affermando poi chiaramente che non è possibile equiparare moralmente e storicamente la Resistenza e i fascisti di Salò, che una parte era quella giusta e l'altra quella sbagliata.
Come importanza e valore, la dichiarazione di oggi è ben più importante di quella del 2003 in Israele, che la definizione "male assoluto" ha scarso senso, è più retorica che storica, non è un giudizio politico.
Adesso, vediamo come la prende il partito.

16 aprile 2008

Analisi e autocritica

I dati
Il Partito Democratico è andato molto sotto le attese. Attese che per qualcuno arrivavano persino alla vittoria, e per molti erano di una sconfitta onorevole alla Camera, e il "sabotaggio" del Senato con almeno un quasi pareggio. Invece col 33,2% dei voti vuol dire che si è rimasti piantati al 2006, facendo il pieno come al solito solo nelle regioni rosse in cui si può contare su quella che era la presenza organizzativa diffusa dei Democratici di Sinistra; tutti i sacrifici e i bocconi amari ingoiati invece per cercare voti nell'elettorato moderato (Calearo per fare un nome a caso) sono stati invece piuttosto inutili, o comunque hanno determinato avanzamenti minimi vanificati da uscite verso Italia dei Valori o peggio a destra.
Sinistra Arcobaleno. Veramente un disastro incredibile. Specie nelle regioni come l'Umbria, dove sono arrivati a perdere il 75% dei voti. Sicuramente in parte è una perdita virtuale, però questa virtualità porta a escludere dalla rappresentanza politica forze che avrebbero qualcosa da dire. Dove sono andati i voti? In parte astensionismo, in parte a ingrassare lievemente il Partito Democratico o, per gli irriducibili antiveltroniani, l'Italia dei Valori. Molti sono stati gli errori della dirigenza della SA, a partire dalla candidatura stessa di Bertinotti, non certo il leader più adeguato per questa campagna. Si è pagato poi il non essere riusciti a presentare un vero progetto politico, come per contro tocca rendere atto a Veltroni, ma solo un cartello elettorale a scopo di sopravvivenza. E l'aver impostato la campagna in maniera troppo conflittuale anziché competitiva, specie verso il Pd. Questi i fattori che hanno impedito di guadagnare nuovi voti. E anzi a perderne, specie combinati con il miraggio del voto "utile", alimentato (ad arte o con convinzione, questo è da vedere) dal Partito Democratico, per cui larga parte dell'elettorato della SA ha scelto di votare comunque l'alleanza Pd-Idv nella speranza malriposta di riuscire a competere per il raggiungimento del premio di maggioranza ed evitarsi, se tanto toccava stare all'opposizione, a doverla fare a un gioverno Berlusconi.
[per chi ha un po' di tempo da perdere, vada a vedere un po' di dati sul tracollo dei partiti della SA in Umbria, che c'è roba ai limiti dell'incredibile]
Italia dei Valori. Nel centrosinistra, l'unico partito con un vero risultato positivo, alimentato da una quota di voti antiveltroniani provenienti dalla Sinistra, e soprattutto dal clima "antipolitico" dell'ultimo anno, che hanno fatto guadagnare un credito politico assolutamente immeritato per un partito personale vagamente conservatore senza una vera progettualità politica, che in un paese normale (ossia senza Berlusconi) starebbe senza dubbio saldamente a destra.
Udc. Oggettivamente ha retto bene una situazione sicuramente difficile, riuscendo a resistere alle sirene del voto utile grazie forse anche a una quota di elettorato ex Margherita. Certo eh, se toccava superare lo sbarramento regionale al Senato solo per fare eleggere Cuffaro, potevamo anche tutti risparmiarcelo.
Maggioranza. Tutto nelle aspettative nel complesso, tranne il raddoppio della Lega Nord. Non so e non voglio indagare sulle ragioni di un tale successo, in proporzione anche in regioni come l'Umbria. Però so solo che è veramente preoccupante.
Ho evitato i Socialisti per pietas.

Prospettive
Per la Sinistra italiana sono nere. E' il punto peggiore raggiunto nella storia repubblicana. Si tratta di ricostruire da capo una cultura di sinistra in Italia, ricercare l'egemonia, tornare a rappresentare i ceti popolari, ricostruire soggetti politici di massa. Se vogliono farlo i partiti della Sinistra Arcobaleno, devono cambiare radicalmente, che sono tutto tranne che di massa, e troppo spesso scadono nel massimalismo senza dare rappresentanza degli interessi di cui si ritengono portatori. Il Partito Democratico allo stesso modo è a un bivio, e deve ridiscutere molte delle scelte fatte fin ora dal gruppo dirigente veltroniano, a meno che non voglia essere un partito tendenzialmente moderato sostenuto dal voto dell'elettorato post comunista.

Insomma il lavoro da fare è tanto e di portata storica, le premesse scarseggiano e i leader anche.
Parafrasando Mao, tutto va bene.

21 febbraio 2008

Pierferdi Che Casini

Absente computere (sì signori a grande richiesta proprio lui un ablativo assoluto!), causa non si sa bene che, e  trovandosi a Terni senza bravi coinquilini o pubbliche biblioteche da sfruttare a tal fine, si coglie l'occasione per un paio di riflessioni a scoppio ritardato. O meglio sono già scoppiate, il ritardo è altrove.

La gestione dell'alleanza con l'Udc - se la gestione delle alleanze fatta da Veltroni è scandalosa (riassumendo, frattura dell'unità dei progressisti a sinistra, ricatti ai Socialisti, alleanza col secondo peggiore -Di Pietro, secondo dopo Mastella e prima di Diliberto tra i worst of della fu Unione- e partita ancora aperta, ma con tutti i vizi di cui sopra, per i Radicali, la partita di Berlusconi ha dei tratti semplicemente insensati. Scioltosi Fini (il coerente, la persona perbene e dalla schiena diritta) in un listone unico con Forza Italia, con essenzialmente l'intento di sbancare al massimo ove possibile i premi di maggioranza regionali al Senato, non si  capito perché abbia tirato così tanto la corda con l'Udc, rifiutando una semplice allenza. Va bene voler massimizzare i profitti, ma l'essere arrivati all'indurre Casini a (ri)rompere l'alleanza col resto del centrodestra non pare una gran mossa. Poi vabbe', alla fine la prova del nove ci sarà ai voti di fiducia e alla trattative post-voto, e nel caso di vittoria delle destre non potrebbero non esserci enormi problemi a ritornare per l'ennesima volta sui propri passi. Vedremo.

Fidel Castro - prende un po' male l'idea del suo ritiro. Forse si è solo sentimentali e Cuba non è niente di più che dittatura, ma quantomeno piace pensare che dietro ci sia di più, un'Idea che nonostante una serie di vizi e una situazione esterna pesantissima sia riuscita in qualche maniera a rappresentare una possibilità alternativa con dei risultati. E Fidel rappresenta in buona parte tutto ciò. Gracias Comandante! Venceremos!


[il titolo del post è ripreso da uno sketch del 2002 di Neri Marcorè e Serena Dandini a "Mmh!", su Rai2]

4 febbraio 2008

Veniamo da lontano, e andremo (?) lontano...

Franco Marini nonostante l'appoggio di una Camera e delle forze sociali tutte ha dovuto rinunciare all'incarico di formare un governo per varare una nuova legge elettorale, lo scioglimento delle Camere è imminente e le elezioni dovrebbero andare a inizio di aprile.
Di ciò toccherà chiedere conto a Silvio Berlusconi e dei due smidollati Fini e Casini, che si sono scientemente assunti la responsabilità di non aspettare i due mesi che avrebbero permesso di avere una nuova legge elettorale che quantomeno avrebbe sottratto le coalizioni ai ricatti e ai capricci di partiti che neanche sono partiti, ma meri gruppi di potere.
Toccherà chiedere conto di questo, e purtroppo probabilmente di tante altre cose. E andrebbe bene forse se si avrà la possibilità di presentarlo questo conto.
L'unica cosa positiva di una campagna elettorale fisicamente difficile e del voto a inizio aprile è che si combina bene con gli esami...
E bisogna continuare ad aspettare, sperando che si chiariscano in tempi brevi idee identità e alleanze, e sperare con tutto il cuore che non alligni la malaugurata idea di Costituenti che vadano a riscrivere la Costituzione.


29 gennaio 2008

Die elektoralenlegen reload

Si è costretti a tornare sulle precedenti posizioni con riguardo a un tema già trattato altre volte, quello della legge elettorale proporzionale. Sempre avversata per convinzioni di stampo bipolare e maggioritario, per il timore che una legge proporzionale potesse riaprire la strada a ipotesi di tipo centriste e al superamento dell'ottica dei due schieramenti contrapposti. Ora che la fine dell'Unione pare cosa assai probabile, e di fronte al problema delle elezioni anticipate, bisogna fare marcia indietro.
L'esigenza immediata di tutti è poter andare a elezioni in maniera serena, con una nuova legge elettorale che riesca a escludere presenze distruttive di partitini-gruppi di potere come quelli che hanno affossato questa legislatura. Dato che alternative percorribili non ci sono, almeno nel breve termine, una proporzionale con uno sbarramento al  5% è l'unica proposta su cui in tempi rapidi tutti i partiti medio-grandi di entrambi gli schieramenti possono trovare un accordo.
Il pallino però disgraziatamente pare essere nelle mani di Berlusconi, tornato a essere da un giorno all'altro il padrone incontrastato della rinata Casa delle Libertà. E fargli un discorso di richiamo alla responsabilità e al bene comune pare essere cosa del tutto inutile. Anzi, tocca sorbirsi i vari capetti di Forza Italia che blaterano di responsabilità del centrosinistra che non ha fatto la legge, quando le ripetute (ed eccessive) offerte di dialogo per settimane venivano nel giro della stessa giornata accettate, respinte, e infine rilanciate con posizioni e proposte di volta in volta nuove.
Per fare un governo istituzionale bisogna trovarli questi voti in Parlamento, nel peggiore dei casi anche solo dell'Udc che quantomeno mostra di aver capito la gravità della situazione e della necessità di agire di conseguenza. però si capisce la difficoltà politica di Casini di prendersi la responsabilità di porre il partito in rotta di collisione con Forza Italia. L'unica cosa positiva è che per una volta la posizione è la medesima dei cd. poteri forti, con Cei e Confindustria che spingono anch'esse per la riforma elettorale prima del voto.
Plauso particolare per l'incredibile coerenza di Alleanza Nazionale, dove il sempre sorprendente Gianfranco "Skinner" Fini è riuscito a passare nel giro di un mese dagli insulti agli abbracci con Berlusconi, e può al contempo sostenere la causa del referendum contro il Porcellum e definire la necessità di una legge elettorale che la modifichi "un'inutile perdita di tempo".

25 gennaio 2008

Il giorno dopo

Che si può dire in una mattinata come questa? Tocca dire che manca la rabbia, c'è rassegnazione per quello che è successo, il tradimento era comunque ormai annunciato. Ma rimane una profonda amarezza.
Amarezza anzitutto per tutto ciò che non si potrà fare, e rimpianto per ciò che colpevolmente non s'è fatto subito. Sul da farsi innanzitutto le politiche attive di sostegno del potere d'acquisto e dei redditi dei ceti popolari. La ricerca dell'equità sociale che sarebbe dovuta essere la priorità della legislatura. E la normazione rimasta nel limbo dei diritti civili e dei temi etici. Rimpianto per non avere immediatamente provveduto a regolamentare i temi del conflitto d'interessi e di rottura degli interessi monopolistici dell'Italia.
Amarezza poi, e soprattutto, per quella che probabilmente rappresenta la fine del progetto del centrosinistra inteso come Unione, l'alleanza larga della parte progressista del popolo italiano. La ricerca di quell'Unità che pareva potesse rappresentare una svolta culturale e morale per l'Italia. Tutti hanno contribuito ad affossarla: la sinistra cd. radicale con una serie di velleità e di antagonismi a prescindere, i Ds e la Margherita con la costituzione di un nuovo partito che ha spesso solo aumentato la conflittualità con le ali e giocato, quantomeno in apparenza, un dualismo di interessi dannoso per quelli del governo, e soprattutto una pattuglia di squallidi trasformisti centristi, peggiore espressione del potere per il potere, che ha materialmente affossato il Governo in Senato.
Ciò che poi è più scandaloso di questa crisi è che, oltre ad andare completamente contro gli interessi generali, è che non è nata da un problema politico. Se si fosse aperta sulla politica estera, o su quella economica della finanziaria, già era più accettabile. Non condivisibile ma comprensibile. Questo è stato puro e semplice tradimento.
L'avvenire. La speranza è che si riesca a rimandare le elezioni quantomeno fino a giugno. Ci si accordi per una proporzionale con sbarramento al 5%, i numeri volendo ci sono, non è certo la migliore legge possibile ma è l'unica strada percorribile e utile al momento. Il voto in aprile con questa stessa legge sarebbe ancor più disastroso come esito elettorale per il centrosinistra, e riproporrebbe ancora gli stessi problemi di ricatti e ingovernabilità, riportando sempre la stessa gente in Parlamento.
Comunque è buia a prescindere, l'Unione è probabilmente sgretolata e senza possibilità realistiche di vittoria, che andrebbe a un centrodestra comunque privo del tutto di un progetto che non siano i soldi di Berlusconi, in preda a contraddizioni spaventose. Poi vabbe', la caratura di gente come Fini che per due mesi non ha fatto altro che insultarsi reciprocamente con Berlusconi, e adesso è di nuovo là a tirare l'acqua al pozzo la conosciamo.
Onore al coraggio e all'impegno di Prodi, che ha voluto andare fino in fondo.
E ignominia imperitura per Turigliatto, Mastella, Barbato, De Gregorio, Dini, Fisichella, Scalera.

18 novembre 2007

E a li cunti vennero li pianti?

Dopo il fallimento politico della strategia oltranzista degli ultimi mesi di Berlusconi e Forza Italia, che volenti o nolenti si sono trascinati dietro tutti gli alleati, pare che quest'ultimi si siano stufati, e vogliano presentare il conto al Capo (con tanto di echi fassiniani "o si cambia o si muore", da parte di Fini, sebbene che con Gasparri e simili avoja a cambiare...).
Sarà la volta buona? Non sarebbe male, purtroppo la caratura politica dei soggetti in questione non dia troppe speranze, che già troppe volte l'abbiamo fare la voce del leone, e comportarsi come pecore.
[ah il buon vecchio Fini/Skinner dei primi giorni di questo blog...]

9 novembre 2007

Rom, Romania, Sicurezza; note sparse

1 estremamente squallide le polemiche politiche condotte anzitutto da Gianfranco Fini, che approfittare di un tale omicidio per bassa propaganda è nel peggior stile della destra italiana.
2 nell'omicidio Reggiani, è del tutto fuori luogo anche solo immaginare responsabilità politiche, né tantomeno collettive. Uno stupro con omicidio è un terribile atto di criminalità di un singolo, purtroppo assai diffuso. Che può commettere chiunque. E che non corrisponde assolutamente alle tipologie di "reati di allarmi sociale" che possono tipicamente essere ricondotti a certe categorie sociali, come nel caso di scippi e furti per i nomadi. La Reggiani è stata violentata a morte  Nicolae Romulus Mailat così come poteva farlo il suo vicino di casa.
3 le reazioni in Italia: certi fenomeni razzisti sono tutt'altro che striscianti, e spesso con una certa approvazione sociale. Si vedano le coperture delle violenze a danni di rumeni in questi giorni. E anche certe risposte, come il decreto espulsioni del governo, alle volte possono offrirgli delle sponde. Da commentare poi l'idea, sempre finiana, che sia da espellere qualsiasi straniero che si trovi in Italia senza un lavoro?
4 simpatico infine come chi tuoni contro la Romania e i campi nomadi abusivi siano spesso e volentieri coloro che invocano l'apertura delle nostre frontiere a paesi più simili all'Italia dal punto di vista culturale e religioso, come appunto la Romania, contrapponendola all'immigrazione di cultura musulmana, e incuranti dello svilimento dell'idea politica dell'Europa unita, e che per quanto riguarda i campi nomadi nelle città sono in prima linea per evitare che ne vengano costruiti e adibiti di idonei, come è successo a Terni.