Da più parti -vabbe', pur sempre solo tra i partiti rappresentati al Parlamento- si moltiplicano le prese di posizione a votare Sì ai disgraziati referendum sulla legge elettorale.
Per lo più, con la motivazione che dal referendum verrebbe fuori una legge così pessima da essere necessariamente costretti a modificarla poi dalla base, la legge elettorale attualmente in vigore.
Insomma, si gioca d'azzardo. Ma un po' più di cautela sarebbe necessaria. Perché se veramente si modificasse la legge così da attribuire il premio di maggioranza al partito di maggioranza relativa, non si vede quale sarebbe l'interesse del Pdl (presumibilmente per parecchi anni a venire primo partito per ragioni strutturali) a modificare una legge che gli consentirebbe di poter vincere le prossime elezioni con assai poca fatica. E uno. E due, se anche ci fosse seriamente una generica volontà di rimettere mano alla legge elettorale, a farlo poi ce ne passa. Il referendum stesso venne concepito da molti -me compreso- fin dall'inizio, dalla raccolta firme, come mezzo di pressione sul Parlamento, credendo che sarebbe bastata la semplice raccolta delle firme per avviare una riforma della legge senza arrivare al referendum. La raccolta firme c'è stata due anni fa, e adesso ci ritroviamo con la legge immodificata e il referendum fissato per il 21 giugno.
Insomma, sarebbe da rifletterci un attimo di più prima di schierarsi per il "sì affinché no".
Per lo più, con la motivazione che dal referendum verrebbe fuori una legge così pessima da essere necessariamente costretti a modificarla poi dalla base, la legge elettorale attualmente in vigore.
Insomma, si gioca d'azzardo. Ma un po' più di cautela sarebbe necessaria. Perché se veramente si modificasse la legge così da attribuire il premio di maggioranza al partito di maggioranza relativa, non si vede quale sarebbe l'interesse del Pdl (presumibilmente per parecchi anni a venire primo partito per ragioni strutturali) a modificare una legge che gli consentirebbe di poter vincere le prossime elezioni con assai poca fatica. E uno. E due, se anche ci fosse seriamente una generica volontà di rimettere mano alla legge elettorale, a farlo poi ce ne passa. Il referendum stesso venne concepito da molti -me compreso- fin dall'inizio, dalla raccolta firme, come mezzo di pressione sul Parlamento, credendo che sarebbe bastata la semplice raccolta delle firme per avviare una riforma della legge senza arrivare al referendum. La raccolta firme c'è stata due anni fa, e adesso ci ritroviamo con la legge immodificata e il referendum fissato per il 21 giugno.
Insomma, sarebbe da rifletterci un attimo di più prima di schierarsi per il "sì affinché no".