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24 aprile 2008

Fedele alla Linea che non c'è

Martedì, nel corso del direttivo del circolo di Monteluce-Sant'Erminio del Pd, ho formalizzato la decisione di sospendermi da ogni funzione direttiva. Decisione oggettivamente inevitabile, per eccessivo contrasto con l'attuale linea politica del Partito Democratico, dicesi anche con la linea politica di Walter Veltroni. Di cui non si condivide l'impostazione presidenzialista data al partito, l'idea portante di negazione del conflitto (e quindi del cambiamento) e scelte strategiche quali la rottura dell'alleanza larga del centrosinistra.
In più ci si metta di base la mia contrarietà all'idea stessa del Partito Democratico, e ci si rende conto che la scelta era oggettivamente inevitabile.
Ma estremamente sofferta per la difficoltà di rompere, almeno in parte, una serie di rapporti consolidati in questi due anni di militanza.
Qual è la mia di Linea? La necessità di un grande partito di sinistra in Italia, di massa, popolare, non ideologico. Attualmente queste condizioni non si vedono.
Riprendendo l'analisi della settimana scorsa, e vedendo l'evoluzione della situazione, il Partito Democratico, che pure avrebbe i mezzi e probabilmente anche gli uomini per fare quanto sopra, continua imperterrito per la sua strada, anzi, aggiungendoci governi ombra e proposte di intesa con l'Udc. In Rifondazione, nella quale qualche segnale positivo s'era visto in questi mesi, è riprevalsa una linea di conservazione dello stato attuale, ossia una scelta di "vocazione minoritaria". Il Pdci che crede di poter tornare a parlare e a rappresentare le "masse"  (da 2%...) semplicemente con l'esposizione di falce e martello e un lessico anni '50. Sinistra Democratica e Verdi non pervenuti.
Fedele alla Linea anche quando non c'è.

13 aprile 2008

A sette ore dall'inizio del voto

Giunti ormai all'ora triste dell'apertura dei seggi elettorali per le elezioni politiche 2008, considerazioni sulla campagna elettorale conclusasi venerdì sera a mezzanotte.
E' stata atipica rispetto alle altre vissute fino ad ora. Rispetto al 2001 e al 2006, molto più breve. Causa elezioni anticipate, si è svolta in due mesi scarsi, mentre le altre volte di fatto era partita ancora in autunno. Estremamente polarizzata poi su Partito Democratico e Popolo della Libertà, con gli altri soggetti politici oggettivamente penalizzati ed emarginati, con una tendenza (perniciosa) all'instaurazione di un bipartitismo coatto.
E' stata una campagna anomala però soprattutto per i temi trattati, anzi, non trattati. Gli unici argomenti di dibattito sono stati prima il discorso sulla "utilità" del voto, quindi l'Alitalia, oggetto di indebite speculazioni elettoralistiche, infine la presunta incapacità dell'elettore medio italiano di capire che tocca mettere la croce su un solo simbolo... Solo negli ultimi 10 giorni si è alzato un po' il clima, con qualche sparata nel complesso trascurabile. I partiti maggiori stavolta neanche si sono presi la briga di riportare promesse, più o meno fasulle, sui manifesti elettorali.
Veltroni è oggettivamente riuscito a condurre una buona campagna, ha ottenuto visibilità, è riuscito a dettare l'"agenda". Ma impostandola in fondo tutta sull'adesione ideologica al progetto del Partito Democratico, più che su programmi più o meno caratterizzanti.
La campagna di Berlusconi è stata incredibilmente sottotono, o per la sicurezza data dai sondaggi, o per una stanchezza dell'uomo.
Personalmente, l'ho trovata una campagna triste.
E fastidiosa per l'uso massiccio dei banner su internet da parte dei vari schieramenti.
Prospettive: dalle parti del Pd di ottimismo se ne è visto tanto, reale, e a tutti i livelli. E' anche vero che qualunque sia l'esito finale alla Camera, quasi ogni risultato sarà comunque spendibile positivamente se considerate le condizioni di inizio febbraio. Oggettivamente una vittoria alla Camera pare molto improbabile, mentre al Senato il risultato è facilmente in bilico. Quali potrebbero essere gli sviluppi con una doppia maggioranza parlamentare, è impossibile dirlo. Ed è meglio forse neanche pensarci.
Per la Sinistra Arcobaleno la situazione pare difficile. L'argomento-ricatto del voto utile solo al Pd contro Berlusconi è forte, e molte sono le incertezze per una formazione costruita in due settimane per la necessità elettorale di evitare l'estinzione parlamentare di una serie di distinte tradizioni. E c'è il rischio di ulteriori emorragie a sinistra, verso i settari frazionisti (fatemi usare questa terminologia per una volta!) delle ex minoranze di Rifondazione Comunista.
A destra, c'è l'incognita dei voti di Alleanza Nazionale. La concorrenza de La Destra è forte, nei confronti della classe dirigente finiana praticamente scomparsa nel corso delle elezioni.
Grossi spazi per l'Udc non credo ci siano, l'elettorato centrista puro ormai è ridotto a poca cosa, il grosso s'è polarizzato ormai da anni (a destra...)
Lasciamo stare per pietà il Partito Socialista...

Il sottoscritto... come va, va male. Certo, può andare male o può andare peggio, e naturalmente mi auguro che se è che vinca Veltroni. Fatto sta che però mi ritrovo a neanche otto ore dall'inizio delle votazioni ancora indeciso, e con una serie di buone ragioni per non votare né Partito Democratico né Sinistra Arcobaleno. Però qualcosa toccherà scegliere.

Buon voto a tutti.

13 febbraio 2008

Alleanze...

Cominciata ormai la campagna elettorale, non ci si può evitare un commento sulle scelte intraprese da Veltroni, e il Pd dietro di lui.
Tocca rendere merito a Veltroni, che sconta una posizione di partenza di indubbio svantaggio, di essere riuscito a partire all'offensiva, dettando lui le regole, i tempi e i temi anche al centrodestra. Ma la scelta di rifiutare un'alleanza organica con la Sinistra Arcobaleno la reputo un fatto molto grave. Indubbiamente ciò è funzionale all'obiettivo primo di Veltroni, ossia di creare un soggetto politico realmente nuovo, che superi i vecchi schemi della politica italiana. E ciò sta significando anche superare quella che è, o era, l'identità di sinistra. Il Partito Democratico non è un partito di sinistra. Ma neanche di centro. E' semplicemente qualcos'altro. A molti ciò piace. Per me invece significa distruggere l'idea che una forza politica di sinistra, autonoma e maggioritaria, possa ambire a governare l'Italia.
Dopodiché si potrebbe aggiungere che a fare anche un discorso meramente elettorale il voler correre da soli è una scelta piuttosto egoista, funzionale per avere un risultato (blandamente) migliore, ma suicida per le ipotetiche speranze di vittoria.
L'idea dell'Unità del centrosinistra, e in specie della Sinistra, ha accompagnato tutta la mia formazione, e forse è la cosa più simile a un'ideologia che abbia. E in questi giorni la stiamo seppellendo, fratturando l'unità d'azione delle forze progressiste italiane.
Anche tutta la gestione delle trattative per le altre alleanze, specie con i Socialisti, sono state improntate da grande arroganza, con la condizione prima di sciogliere le formazioni. E il Pd si ritrova al momento con il solo Di Pietro alleato, ossia l'unico di cui avrei fatto volentieri a meno.
Compagni, la situazione è piuttosto pesante. Di fatto, ancora mi trattengono solo i rapporti personali di stima e amicizia creatisi in quest'anno all'interno della sezione. E anche su questo lato, uno strappo s'è consumato ieri sera, alla prima riunione del direttivo della nuova sezione, quando da solo mi sono espresso pubblicamente e ho votato contro il candidato unico alla segreteria, per assoluta contrarietà all'imposizione di un candidato unico venuta dal comunale, che hanno voluto spartire le segreterie delle unità di base territoriali per quote, prima ancora che per i nomi.