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27 giugno 2012

Non potrà essere una "parentesi"

E, nel pressoché silenzio totale collettivo (sai, meglio parlare delle ferie dei deputati, o al massimo dell'ennesima dichiarazione della Fornero), oggi alla Camera è stata finita di approvare la cd. "riforma del lavoro", e con essa la sostanziale abrogazione dell'art. 18. In quattro mesi, quello che non era riuscito a fare in 20 anni la destra berlusconiana. ce ne ricorderemo, non si potrà fare passare questo, e tanti altri provvedimenti presentati dal governo Monti, approvati supinamente da tutto il Parlamento, come una "parentesi" dettata dallo stato di necessità, dopodiché tutto come prima. Le responsabilità del Partito Democratico, e purtroppo disgraziatamente di larga parte della CGIL, sono gravissime, e ne dovranno rendere conto.

9 febbraio 2012

"Meno della m...a"

Ok, Bracconi e commentatori a ruota c'hanno ragione, che in effetti sentire un deputato del PDL che adesso parla di dignità del Parlamento cancellata dai voti di fiducia, dopo i 3 anni e mezzo di governo berlusconiano, è abbastanza ridicolo. Ma ci sta poco da stare allegri. Il Governo Monti sta dimostrando, fin dalla sua nascita, un palese disprezzo, a stento mascherato da sufficienza, nei confronti del Parlamento, dei partiti e della politica in genere (e ampliando ulteriormente il campo, stesso atteggiamento lo si vede nelle relazioni sociali, nel preteso "dialogo con le parti sociali"), e sta andando avanti a forza di voti di fiducia, decreti legge privi spesso di qualsivoglia requisito di straordinaria necessità e urgenza. Nella sostanza, niente di già visto, ma stavolta accompagnato appunto dalla palese convinzione che il Parlamento, i partiti, i sindacati, sono qualcosa di assolutamente accessorio, formalità da sbrigare in fretta, mettendoli di fronte al fatto compiuto. 
"Il governo ci tratta meno della merda", ha detto tal Bianconi. Sarà pure ridicolo che sia uno come lui a dirlo, ma è oggettivamente vero. E non c'è niente di positivo in tutto: sarà pur vero che la classe politica attuale è penosa, e magari forse se lo meriterebbe anche, ma non è che se non è Berlusconi a farlo allora va tutto bene, o ce se ne può disinteressare. 
Ma nessuno, o quasi, pare averci qualcosa da ridire, complice il discredito generale della politica: avanti col prossimo decreto, ed intanto tutti soddisfatti a sbrodolarci con la copertina del Times con Monti.

16 novembre 2011

Questione democratrica (e miglioristi malnati)

Tra non molto avremo questa lista di ministri, la fiducia, e forse capiremo di che morte morire.
Intanto altre due note.
Uno, alla faccia di chi per anni ha chiacchierato di un Napolitano presidente fantoccio, dipingendolo come un vecchio incapace e addormentato. Ha gestito la crisi politica con un'autorità che pochi altri presidenti della Repubblica avrebbero avuto, decidendo, se non anche imponendo, i tempi e la sua soluzione (e nel merito della soluzione, migliorista malnato!).
Due, è un dato di fatto oggettivo che alla fine le dimissioni del governo Berlusconi non sono state dovute all'azione dell'opposizione, fuori e dentro il Parlamento, o soprattutto alle profonde spaccature all'interno della ex maggioranza del 2008. Il "quid" scatenante di cui si è ripetutamente parlato è stata la pressione insostenibile della sfiducia nei mercati e delle istituzioni economiche europee, che prima hanno forzato le dimissioni, quindi di fatto imposto l'incarico a Monti, uomo certo più di fiducia, con le elezioni rimandate alla data naturale del 2013. C'è una lesione della sovranità nazionale in tutto ciò? Sì. Il caso italiano è del resto solo uno degli esempi, neanche due settimane fa c'è stata la vicenda di Papandreou, dimessosi dopo aver dovuto ritirare dietro alle pressioni esterne il referendum promosso sulla politica economica. E desta molte preoccupazioni per il futuro. Ok, il governo Berlusconi era un morto che camminava e fa' poco testo, ma bisogna riconoscere come un ipotetico futuro governo di sinistra in Italia, che andasse a promuovere una politica economica di un certo tipo, probabilmente sgradita a livelli superiori, potrebbe essere senza problemi forzato anch'esso alle dimissioni, stretto a tenaglia tra le pressioni degli organismi economici sovranazionali e una possibile crisi delle borse, dello spread, di un mercato tutt'altro che razionale. C'è insomma una vera questione democratica, di portata europea. La politica, la democrazia rappresentativa, non può essere legata mani e piedi da organismi economici privi di legittimità, da agenzie di rating opache, dall'irrazionalità del mercato. Questione democratica da affrontare con decisione e congiuntamente a livello internazionale, che deve diventare una delle parole d'ordine delle sinistre europee, ma che al momento nessuno, ad alti livelli pare porsi come un problema (del resto, siamo i figli di vent'anni di dogma del mercato, dell'unità europea costruita sui feticci liberisti del pareggio di bilancio, della politica discussa tra i capi di governo nei vertici internazionali, e delle politiche economiche imposte dai tecnici del FMI o della BCE).

13 novembre 2011

Vacatio (finché si può)

E' andata insomma, come tutti sappiamo.
In attesa dell'incerto futuro, cerchiamo di goderci le ultime ore di questa giornata, in cui ci troviamo ancora senza governo.
Finché si può.

9 novembre 2011

Il punto sulla crisi (io devo bere un po' di questo amaro calice io devo berne molto fino a toccare il fondo)

Proviamo a fare il punto della situazione.
Ieri dopo il voto alla Camera s'è probabilmente consumato il passo decisivo, l'inedito annuncio delle dimissioni. Qualcuno lo legge come un capolavoro tattico, capace di permettere a Berlusconi di rimanere ancora a lungo al comando, o di risorgere per l'ennesima volta. Francamente mi pare estremamente improbabile. Si è andati troppo in là, e soprattutto bisogna tenere presente come la causa principale scatenante la crisi non è tanto nei giochi politici, ma nella pressione dei mercati, dell'economia e dell'Europa. Il crollo in corso della Borsa di Milano e l'impennarsi di 'sto spread maledetto, seguito al dilatarsi del periodo prima delle dimissioni, oltre ad affossarci ulteriormente verso un punto dal quale sarà difficilissimo ed estremamente doloroso ripartire, non può rimanere privo di conseguenze. Salvo eventi al momento non prevedibili, o un disprezzo e una noncuranza della situazione italiana a un livello francamente non ipotizzabile. Insomma, Berlusconi non potrà bello bello approvare come e quando gli pare la legge di stabilità, cercando frattanto di riconquistarsi una decina di parlamentari. Ci sono fattori esterni che non è in grado di influenzare.
A questo punto, le prospettive sono però incerte, e preoccupanti. Napolitano ieri non aveva certo intenzione di costringerlo alle dimissioni, sciogliere le Camere e indire le elezioni, anche se probabilmente era nella posizione politica di poterlo fare. L'idea sua, condivisa da larghissimi settori dell'opposizione, specie nel PD, e l'UDC in toto, è che sia nell'interesse nazionale rimandare le elezioni alla loro data naturale, nel 2013, con un governo tecnico il prima possibile che metta mano e dia risposte alle indicazioni provenienti dall'Europa. Senza stare a ripeterlo troppo, io non lo condivido. Elezioni in tempi rapidi, con un modello economico alternativo da proporre. Indispensabile.


Restiamo in attesa.
Io devo bere un po' di questo amaro calice
Io devo berne molto fino a toccare il fondo...

7 novembre 2011

Rivoluzione d'Ottobre, e la fine del regime italiano

7 Novembre 1917-2011: viva la Rivoluzione d'Ottobre!

Se domani, come abbastanza probabile, andrà a cadere il governo, è abbastanza sconfortante che i "Lenin" della situazione saranno Casini, la BCE, transfughi dell'ultima ora, vecchi e nuovi riciclati e reazionari.
Andiamo per ordine, cercando di analizzare brevemente la situazione. Come evidente, Berlusconi e il governo sono ormai agli sgoccioli. E' l'esito ineluttabile della crisi politica apertasi ormai da un anno, con l'uscita di Fini e di FLI, ma sinora quasi occultata, grazie ai vari Responsabili e a un'Italia fondamentalmente assopita. Un mese e mezzo fa si commentava come vivessimo in una situazione di stallo, in attesa di qualcosa che rompesse l'equilibrio. Il "quid", a ripensare agli ultimi avvenimenti, è arrivato con la bocciatura della legge di bilancio, l'ennesimo voto parlamentare sempre più striminzito e lo sfiorato colpaccio del mancato numero legale: di lì, a stretto giro, l'ennesima ondata di speculazione sull'Italia, l'Europa che ha messo alle strette l'Italia, lo strappo palese con Tremonti, la mancata promulgazione del "decreto sviluppo". E quindi, nel volgere di una settimana, il palesarsi del malcontento anche tra storici esponenti forzisti, estremisti berlusconiani come la Bertolini, Stracquadanio, e quindi l'inizio delle defezioni, sempre più numerose, dal PDL verso le sponde centriste, per arrivare infine agli appelli dei vertici stessi di Lega Nord e PDL affinché Berlusconi si dimetta. Stiamo con tutta probabilità alla vigilia di un momento di rilievo storico.
In Italia ci piace spesso richiamare momenti drammatici della storia nazionale, in modo spesso del tutto improbabile. Ma quello che stiamo vivendo in questi giorni, per quanto possa essere scontato, veramente richiama alla mente la fine di altri regimi, il suo repentino disfarsi, le velleità del resistere fino alla fine trascinando tutti con sé, gli intrighi, i fedelissimi che si trasformano in voltagabbana dell'ultima ora, lo squallore e la meschinità di questo epilogo. Se c'è un qualcosa per cui assolutamente il berlusconismo sta palesando una sua natura profonda di regime, è proprio adesso, nella sua fine. Nel fatto per cui  le dimissioni di un presidente del consiglio, e le successive elezioni, diventino un momento palingenetico. L'attaccamento insensato e irresponsabile alla carica, contro tutto e  tutti.
Dimissioni, il prima possibile, speriamo domani. Quindi voltare pagina. Con molte incertezze. Siamo in una situazione economica gravissima, a un passo dal baratro. L'unica strada che ci viene prospettata è quella, drammatica e inaccettabile, propostaci dalle istituzioni neoliberiste europee e internazionali, che rischiano di portarci sempre più a fondo, devastando lo stato sociale, con costi umani insostenibili, senza che si riesca a uscire dalla morsa della speculazione e della crisi. Non vi sono soggetti con la forza di sostenere, da subito, una via, un modello e delle idee differenti (se ve ne sono). La cosa più probabile è un esecutivo di transizione, con il compito precipuo di dare atto alle richieste suicide che ci arrivano da mesi. E sarà un governo con la volontà politica e la forza di poterlo fare. Il futuro appare buio. La sinistra plurale italiana ha perciò la necessità storica di darsi una ragione d'essere.

A domani. Come regalino, se siete arrivati a leggere fin qui, il wallpaper hd (beh!) in 16:9 della vecchia targa della sezione del PCI di Terni "7 Novembre", una delle primissime istituite nel dopoguerra, in via Eugenio Chiesa.

13 ottobre 2011

Avanti un altro giorno e una nuova fiducia alla Camera

Sempre lì ritorniamo, Berlusconi e con sé il centrodestra stanno scivolando ogni giorno più in basso, ultima la clamorosa sconfitta di martedì sul bilancio. "Maggioranza" allo sbando, divisa al suo interno, senza un briciolo di progetti per il futuro, salvo che tirare avanti. Sempre più impellente diventa allora la necessità delle dimissioni, e delle elezioni immediate, per il bene del Paese e per cercare di potere dare una svolta politica.
Domani voto di fiducia alla Camera; ma, ad onta di tutto ciò, Berlusconi riuscirà a riottenerla, magari anche con un buon margine, e via di nuovo, a tirare avanti qualche altra settimana fino al prossimo ostacolo.
E continuiamo a rimanere appiccati, in attesa di non si sa che cosa che possa finalmente sbloccare la situazione. E sempre, con le opposizioni che ci mettono del loro nel fare di tutto per evitare di riuscire a costruire un'alternativa che sia realistica: specie il PD nuovamente spaccato, lungo linee interne sempre più incomprensibili, con larghissima parte del partito che punta a un governo di transizione che arrivi al 2013, puntando esclusivamente sull'alleanza coi centristi e i finiani. Tanto che pare una posizione clamorosa la decisione delle opposizioni parlamentari di non presentarsi in Aula durante le quattro chiacchiere di Berlusconi.
Avanti un altro giorno. Vediamo che succederà in piazza sabato 15 ottobre, se almeno da lì riuscirà a venire una spinta propulsiva.

22 settembre 2011

Diritti inviolabili...

E vabbe', Milanese s'è salvato, e di ancora un po' si è allungata l'agonia del governo - e di noi con esso. Peccato, perché forse poteva essere quel "quid" in più che sbloccava la situazione.
Comunque, una delle cose più irritanti del dibattito odierno era sentire straparlare tanti del sacrosanto diritto inviolabile alla libertà personale, che sì, però, è buono per Milanese e per i suoi pari; quando invece l'altro giorno Lampedusa era in fiamme, perché i tunisini giunti all'esasperazione s'erano ribellati di stare da settimane ammassati in condizioni di sovraffollamento, senza alcuna sicurezza du quello che sarebbe stato il loro destino, e soprattutto privati della loro di libertà personale, ce ne fosse uno che se ne è ricordato.

14 luglio 2011

La necessità di un'alternativa economica reale a quella della manovra di Tremonti

Nel silenzio generale (solo ieri si è avuta notizia di un comunicato della CGIL sul tema) già la settimana scorsa nella manovra finanziaria straordinaria sono stati disposti sensibili aumenti generalizzati del contributo unificato, nonché l'eliminazione della sua esenzione per le cause di lavoro e per i procedimenti di separazione e divorzio (più una serie di penali e trabocchetti per la redazione degli atti), ossia è stata innalzata o del tutto introdotta la tassa da versare per potere esercitare il diritto, previsto dall'art. 24 della Costituzione, secondo cui "Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi". L'ingiustezza di tale provvedimento è palese, come se si dovesse pagare per sporgere una denuncia, e, con la mediazione civile obbligatoria, nel giro di pochi mesi si è reso sensibilmente più oneroso il diritto del cittadino di agire in giudizio.
Questo è un esempio, tra i tanti, di come si sta muovendo il Governo, nell'elaborare la manovra. Oppure i ticket, l'aumento delle accise sui carburanti.
Adesso tutta la retorica dell'unità nazionale, bisogna essere responsabili, siamo a rischio speculazione etc etc.
Ma come si fa a dare fiducia a Tremonti e a questo governo? Come si può pensare di superare la crisi con l'ennesima manovra recessiva, fatta di tagli e tassazione indiretta, che pagheranno i ceti medio-bassi? Mica si dice, ok, non ci sono soldi, alziamo, con onestà, le aliquote IRPEF in modo progressivo, tipo 0%-0,5%-1%-1,5%-2%, no, a parola le tasse non le alzano, e poi rincarano tutto in maniera indiscriminata (e si chiacchiera di assurde riforme fiscali). 
Una manovra di destra classica, liberista, che non porta da nessuna parte. E da vigilare attentamente, che è stata data carta bianca, e rischiano di metterci dentro di tutto e di più, come le pseudo riforme degli ordini professionali, a unico vantaggio di Confindustria, banche e assicurazioni, o la riforma delle commissioni tributarie, messe in mano a non si sa chi.
Con l'alibi della responsabilità, ci si sta scavando la fossa. Non si può essere complici. Bisogna smettere di rincorrere questi modelli economici, e proporre un modello economico radicalmente alternativo a quello di questi anni.

14 giugno 2011

Il voto referendario

Il risultato dei referendum di ieri è stato storico. E se a Berlusconi e compagnia rimanesse un briciolo di decenza e dignità, si sarebbero dovuti immediatamente dimettere.
E' stato un voto in cui si sono mescolati molti fattori, l'onda lunga delle elezioni amministrative, l'"effetto Fukushima", la stanchezza, il rigetto di larga parte del Paese nei confronti di Berlusconi e del Governo. In Italia ha votato il 57% dell'elettorato, di esso il 95% ha scelto di abrogare quattro provvedimenti approvati dall'attuale maggioranza parlamentare. Ossia, il 54% effettivo dell'elettorato, la maggioranza assoluta degli italiani, ha votato per l'abrogazione. Questo è un dato politicamente di estremo rilievo, si ricordi che in genere chi "vince" un'elezione è in realtà solo una maggioranza relativa, ma minoranza effettiva della popolazione (per capirci, centrodestra e centrosinistra, che possiamo accreditare approssimativamente a un 40% ciascuno attualmente, rappresentano, tenuto conto dell'astensionismo, non più che un elettore su tre): al referendum invece ha votato per l'abrogazione delle leggi non la maggiore delle minoranze, ma una maggioranza reale, assoluta. E' evidente che questo voto non potrà non avere pesanti ripercussioni politiche sulla "maggioranza" di centrodestra, contro cui di fatto ha votato una larga parte del proprio stesso elettorato. Per questo non si può ridurre il referendum a un semplice voto d'opinione, ma si è trattato di un voto storico, a seguito del quale, e alla luce anche delle clamorose sconfitte delle amministrative, il governo non dovrebbe prendere altra strada che quella delle dimissioni e delle elezioni anticipate. E' palese l'assoluta carenza di legittimazione popolare del centrodestra e di Berlusconi.
Onore a tutti i movimenti e le associazioni che fin dall'inizio, quando pareva una battaglia persa in partenza, hanno creduto e lottato per i referendum. Nota di merito va riconosciuta all'Italia dei Valori, che grazie al referendum sul legittimo impedimento, su cui personalmente non avrei puntato nulla, è riuscita a dare un particolare peso politico alla consultazione, altrimenti molto tecnica. Nota di merito anche a Bersani: gli è stato rinfacciato come la linea, sua e di buona parte della dirigenza democratica, su nucleare e acqua pubblica non fosse quella che poi hanno sostenuto al referendum, e che è stato alquanto disinvolto nel cambiare idea. Vero, ma bene ha fatto, è stato politicamente accorto a cambiare posizione (così come a Milano, e poi a Napoli), capendo quale fosse l'aria che tirava, in Italia e nella base, appoggiando apertamente il sì, e con lui - quasi - tutto il partito, contribuendo infine in modo determinante a questi straordinari risultati.

21 aprile 2011

Parlamentaristi

Eccalla, non si è fatto a tempo a scrivere dell'escalation costante delle dichiarazioni e dei propositi eversivi di Berlusconi e maggioranza, che si alza su tale Ceroni, che propone la modifica del primo articolo della Costituzione, quando dichiara che la sovranità appartiene al popolo che la esercita nei limiti e nelle forme previste dalla Costituzione stessa, con una statuizione iperparlamentarista, "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla centralità del Parlamento quale titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale".
Ok premesso che si tratta di una gran stronzata, comunque pericolosa per l'ennesimo precedente che si introduce, tocca dire che comunque sono alquanto curiosi, nella loro concezione delle istituzioni rappresentative. In sé, una dichiarazione sulla superiorità del potere legislativo, unico organo dotato di legittimazione popolare, può anche essere abbastanza condivisibile, diciamo che è un assunto di matrice storico/politica apertamente giacobina: solo, che è abbastanza grottesco che ripetute affermazioni della supremazia del Parlamento vengano fatte da qualche tempo a questa parte da gente che al contempo apertamente afferma il fastidio per i vincoli imposti dal procedimento legislativo, impone continui voti di fiducia, leggi delega, decreti, svuota di ogni dignità le Camere, ridotte a un'aperta compravendita di deputati.
Usiamo le stesse parole di Ceroni: "Visto che al momento non è possibile fare una riforma in senso presidenziale come vorrebbe Berlusconi, per ora ribadiamo la centralità del Parlamento troppo spesso mortificata, quando fa una legge, o dal presidente della Repubblica che non la firma o dalla Corte Costituzionale che la abroga. Occorre ristabilire la gerarchia tra i poteri dello Stato. Se c'è un conflitto, bisogna specificare quale potere è superiore". Visto che non possiamo dare tutti i poteri al "capo del governo", allora diciamo che il Parlamento, poiché braccio armato del premier e della sua volontà, è l'organo supremo...

19 aprile 2011

Eversione

Il tanto vituperato articolo di Asor Rosa sulla necessità di un preteso "golpe democratico", nella piena condivisibilità dell'analisi, pecca casomai sulla vaghezza di ciò che si propone, che ha lasciato così spazio a tanto baccano da parte di commentatori di destra, "terzi" e anche non pochi "democratici", incentrati perlopiù sulla natura eversiva che avrebbe, in pratica, uno scioglimento delle Camere.
Bah.
Notizia di poco fa che Lassini, il candidato del PDL di Milano che aveva commissionato i manifesti sui magistrati brigatisti avrebbe ritirato la candidatura. Napolitano ieri diceva siamo vicini alla degenerazione.
Ahò, non siamo "vicini", la degenerazione c'è stata, e ormai da parecchio. Il Parlamento, tenuto in vita da un manipolo di deputati apertamente comprati, che esiste solo per votare scudi giudiziari di ogni sorta, disposto a sostenere le peggio stronzate, tipo la "ministerialità" dei reati commessi per far rilasciare Ruby. Un Berlusconi che nel giro di una settimana ha collezionato accuse di brigatismo alla magistratura, di esistenza di patti segreti con Fini, di una scuola pubblica cui bisogna levare i ragazzi perché sarebbe una sorta di lavaggio del cervello della sinistra comunista e via dicendo, e che rivendica mani libere e supremazia su ogni altro potere. Il finale del Caimano pareva fantascienza, è la realtà di ogni giorno. Eversione si chiama questa. Giorno dopo giorno, ci si è abituati a sempre peggio, ma tocca darglielo il nome alle cose. Eversione è. Non Asor Rosa che lo denuncia. E che, soprattutto, mette in guardia, affinché non si arrivi al "troppo tardi". Questo è il problema, non che sia un porco, o un delinquente corrotto.
Persa l'occasione delle elezioni anticipate, in primo luogo per l'incapacità delle opposizioni di trovare una minima piattaforma comune da contrapporre, non bisogna lasciarsi perdere la benché minima occasione. Intanto, lo sciopero generale(tto) del 6 maggio, quindi le amministrative, Milano in primis, in cui tutte le energie sono da dedicarci, credendoci.

11 aprile 2011

Signora!!! Primo giorno senza Berlusconi!!!

11 aprile 2006, ore 6.15, Piccione, frazione di Perugia "Signora!!! Primo giorno senza Berlusconi!!!".
Già.
Elezioni politiche del 9/10 aprile 2006. Ce lo ricordiamo tutti, dopo 5 anni di governo berlusconiano, e una serie di vittorie del centrosinistra a tutte le elezioni, l'Unione guidata da Prodi è data per favorita. E i primi exit-poll sembrano confermarlo. La lunga notte elettorale, alla federazione DS di Piazza della Repubblica, un'angoscia interminabile, ad aggiornare ogni minuto i computer, che vedevano il vantaggio assottigliarsi sempre di più. Alle
3 di notte, a scrutinio ancora non concluso, compare Piero Fassino, il compagno segretario, aria tiratissima, a rivendicare la vittoria. Alla Camera alla fine si vince, ma di poche migliaia di voti. Il Senato pare che stiamo un seggio sotto, ma 'sti cavoli, qualcosa si inventerà, ce l'abbiamo fatta. Il brindisi, tensione, si canta l'Internazionale.
Tornato a casa, complice uno storico bottiglione di Nero d'Avola, si decide che tocca fare qualcosa: e via nella notte, a piedi, in direzione di Gubbio, bandiera rossa dei DS spiegata. La gente che strombazza allegra, il camionista pachistano che dalla salita di Piccione dà un passaggio fino a Gubbio; nel paese semideserto al mattino presto, la colazione condivisa con un gruppo di muratori, che voleva sapere le notizie.
Quindi, sotto la pioggia, il rientro, con un compagno gentile che offre un passaggio, e ti informa che è stato arrestato Provenzano. E daje. "Vuoi vedere che l'Italia cambia davvero", come recitava lo slogan di Rifondazione. E nei primi mesi ci si è creduto veramente.
Poi, sappiamo come è andata. Il centrosinistra unito ha perso la sua grande occasione storica, schiacciato dai personalismi dei vari Mastella e Di Pietro, da qualche radicalismo di troppo, dai numeri impietosi al Senato, dai DS e la Margherita che hanno scelto di mettersi a cazzeggiare, inventandosi il Partito Democratico.
Elezioni anticipate nel 2008, sconfitta disastrosa dalla quale ancora nessuno è riuscito a riprendersi, nonostante un governo vergognoso sotto qualsiasi profilo.
Che occasione che abbiamo buttato via "in quel giorno a primavera" di cinque anni fa, e quante cose abbiamo perso in questi anni.


Già, parecchiu!

18mila voti
Ore 6.15, a Piccione


La sede DS di Gubbio

15 marzo 2011

No, Giovanardi no! Pateticità.

Oddio no! Anche lu poro Giovanardi dice che vuole lasciare il Governo, perché non hanno fatto altro che tagliare i fondi per il sostegno alle politiche familiari.
Eh. So' sempre i migliori che se ne vanno. O meglio che minacciano di farlo.
La Prestigiacomo, la Carfagna, Bondi, mo' Giovanardi.
Anche se oggettivamente la pateticità di Bondi "Ho fallito, spero che i miei successori riescano dove io ho fallito", e dopo aver cercato anche la comprensione del PD ai tempi della mozione di sfiducia, in nome dell'antica militanza comunista, non ha eguali.

22 febbraio 2011

Tripoli bel suol d'amor - La Riconquista

Ma è chiaro, l'atteggiamento "prudente" e oscillante del Governo sulla Libia non è l'jndice di una politica estera fallimentare e vergognosa, ma una cortina di fumo, un diversivo per celare la spettacolare riconquista della Libia che il Nostro Amato Leader sta pianificando per dare una scossa alla bolsa vita politica nostrana.
Con l'occasione della campagna d'Africa, ci sarà anche modo di intervenire in Egitto, a sostegno di Zahi Hawass presidente.



Sai dove s’annida più florido il suol?
Sai dove sorride più magico il sol?
Sul mar che ci lega con l’Africa d’or,
la stella d’Italia ci addita un tesor.
Ci addita un tesor!

Tripoli, bel suol d’amore,
ti giunga dolce questa mia canzon!
Sventoli il tricolore
sulle tue torri al rombo del cannon!
Naviga, o corazzata:
benigno è il vento e dolce la stagion.
Tripoli, terra incantata,
sarai italiana al rombo del cannon!

A te, marinaro, sia l’onda sentier.
Sia guida Fortuna per te, bersaglier.
Và e spera, soldato, vittoria è colà,
hai teco l’Italia che gridati:”Và!”

Tripoli, bel suol d’amore,
ti giunga dolce questa mia canzon!
Sventoli il tricolore
sulle tue torri al rombo del cannon!
Naviga, o corazzata:
benigno è il vento e dolce la stagion.
Tripoli, terra incantata,
sarai italiana al rombo del cannon!

Al vento africano che Tripoli assal
già squillan le trombe,
la marcia real.
A Tripoli i turchi non regnano più:
già il nostro vessillo issato è lassù…

Tripoli, bel suol d’amore,
ti giunga dolce questa mia canzon!
Sventoli il tricolore
sulle tue torri al rombo del cannon!
Naviga, o corazzata:
benigno è il vento e dolce la stagion.
Tripoli, terra incantata,
sarai italiana al rombo del cannon!

14 dicembre 2010

Analisi della sfiducia mancata

Giornata di merda.
1 perché ci speravo fortemente nel potersi liberare di Berlusconi già da oggi
2 perché, dopo aver avuto un Parlamento fermo da mesi, e proprio chiuso nelle ultime settimane, oggi la sfiducia è stata respinta solo grazie al voto di un eterogeneo gruppetto di trasformisti di ogni sorta: fa veramente rabbia sapere le sorti della politica italiana in mano a gentaglia del genere
3 ci mancavano solo scontri di piazza pesanti come da anni non se ne vedevano a una manifestazione politica
Fini ne esce male. Berlusconi ha ottenuto certo una vittoria di Pirro, ma Fini con la sfiducia fallita s'è bruciato per bene.
L'Italia dei Valori, il partito dell'"unica opposizione", bella figura di merda. Con due suoi ex deputati che passano a Berlusconi giusto una settimana prima del voto.
Il PD... mah! Calearo e altri l'ha già persi da un po', e anche qui complimentoni a chi fece le liste nel 2008, ma almeno al voto oggi c'erano tutti e 206. Quello che indubbiamente è mancata è stata l'iniziativa politica, che da mesi è solo al traino di Fini e Casini.
Però insomma.
314 voti contro 311. 314 è sotto la maggioranza assoluta, e non è che qualche voto raccogliticcio possa cambiare la realtà che a Berlusconi manca da mesi la forza politica e numerica per proseguire la sua esperienza di governo. La crisi rimane tutta e inalterata. Capace pure che se l'alternativa fosse stata nuova maggioranza di centrodestra almeno fino al 2012, meglio proseguire così. Che come giustamente da parecchio ripete la Lega Nord, o si allarga la maggioranza, o si torna al voto. E dato che non si vedono soggetti disponibili a sostenere organicamente Lega e Pdl, meglio che tutti, alla svelta, ci si prepari per le elezioni.
Come diceva il buon vecchio Hurin,
"Aurë entuluva! Auta i lómë!", il giorno risorgerà, e la notte sta per finire. Magari non sarà oggi, e un governo di transizione che riformi la legge elettorale non ce l'avremo. Ma al giorno non manca più molto.

19 novembre 2010

In mezzo alla palude

Note sui giorni in mezzo alla palude, come è stato ben definito 'sto limbo in attesa della resa dei conti (?) del 13 dicembre.
La Carfagna pare essere sul punto di dimettersi, stanca dell'ostilità di diversi colleghi di governo e maggioranza, e per il difficile barcamenarsi tra Berlusconi e Bocchino, suo primo mentore politico. Mah. Un ministro di meno, e so' contento. Basta che non andiamo a santificare pure lei.
Sui già santificati. Fini ieri emette un comunicato che è nuovamente quasi una mezza marcia indietro. Era uno dei primissimi post di questo blog, nel gennaio 2007, ma rimane validissimo. Di base, il coraggio politico gli difetta abbastanza. Se siamo arrivati a questo punto di quasi completa rottura, è solo perché ce l'hanno tirato quasi a forza, e per l'incapacità di Berlusconi di concepire e gestire il dissenso.
Opposizione. Ben vengano qualunque tipo di trappola parlamentare, e cercare di riuscire a imporre un po' il dibattito. Però, vabbe' che non è aria, ma quanto ci starebbe bene un vero grande sciopero generale politico, e manifestazioni di massa fino alle dimissioni del Governo...

6 ottobre 2010

Bossi, Alemanno e la baliata

Ma si può che una querelle, ok abbastanza stupida, ma che stava per portare dritti allo scioglimento anticipato delle Camere, ossia Bossi e SPQR, finisca con pubbliche mangiate in piazza di polenta e rigatoni con la pagliata??
Comunque, per farlo pesare un po', domenica sera la pagliata (o meglio baliata, che mamma fortunatamente siamo a Terni, non a Roma, picchia, non fica!) l'ho mangiata anch'io, ma arrosto, non in umido. Ed è due passi avanti.

29 settembre 2010

Dimissioni

Mentre si scrive è in corso il discorso del presidente del Consiglio, sul quale poi chiederà la fiducia delle Camere. Discorso paraculo, in cui tra le tante cazzate ritira fuori l'abbassamento delle tasse, spiega come dalle elezioni 2008 sia venuto fuori non un casino politico generale e generalizzato, bensì un "bipolarismo maturo" (!!!), le solite storie sulla giustizia, un po' di lisciamento del pelo democristiano con il quoziente familiare, come sono bravi a gestire la crisi, addirittura promette la fine della Salerno-Reggio Calabria.
La fiducia passerà, e la risoluzione del nodo della crisi politica in corso viene semplicemente rimandato.
Una cosa. Non si hanno particolari interessi a fare la difesa di ufficio di Fini, anzi. Così tutta la vicenda della casa di Montecarlo la si è sempre trascurata. Ma capiamoci, si tratta solo di un immobile di Alleanza Nazionale che forse è stato rivenduto a prezzo di favore a un parente acquisito?? Se tocca inventarseli gli scandali. Ogni giorno, anche purtroppo andando a coinvolgere spesso il centrosinistra, è un continuo sentire di indagini e inchieste per corruzione (settimana scorsa assessori regionali abruzzesi sulla ricostruzione), e la vox populi di ogni città sussurra, specie nella gestione degli appalti, di scandali di ogni sorta.
In Parlamento stesso, apertamente, si è fatta compravendita di deputati.
Non basta più una conferenza stampa, un manifesto.
In ogni piazza, a manifestare, e a chiedere le dimissioni.

6 agosto 2010

Analisi, possibilità e latinetti... a settembre si balla!

Preso dagli otia, il vir bonus Nicola rischia di trascurare i negotia.
Sia mai!
A parte i latinetti, prima della partenza verso altri orizzonti un paio di parole sull'attuale situazione sono da spendere.

L'altro giorno con la quasi sfiducia a Caliendo si è certificata la crisi totale della maggioranza di governo.
Verosimilmente, si aspetta l'autunno, e abbastanza presto la crisi verrà aperta.
Che fare?
E' indispensabile scongiurare la possibilità di crisi immediata, con elezioni anticipatissime, in autunno. Sarebbe il disastro, l'opposizione versa in uno stato ancora di confusione tale che ci si ritroverebbe una nuova maggioranza Pdl/Lega Nord, solo che senza i finiani, nonostante il totale fallimento di quest'ennesima esperienza berlusconiana.
Governo tecnico, di transizione, quello che ci pare. Ma che dia uno stacco di qualche mese di qui alla primavera, faccia magari una nuova legge elettorale meno incasinata. E che permetta alle opposizioni di organizzarsi, e che lascerebbe bollire un po' Berlusconi. Ripeto, elezioni subito, con le televisioni militarizzate, e dovendo improvvisare tutto, sarebbero il suicidio finale del centro centrosinistra sinistra.
Detto questo, gli scenari. Sull'astensione a Caliendo si è profilato un fronte unico centristi sparsi/finiani. Possibile, probabile. La butto lì: legge elettorale a collegi uninominali maggioritari, e tre poli: Berlusconi/Lega, finiani/Udc/Rutelli e ulteriori spezzoni di Partito Democratico, rimanente PD/Sinistra Ecologia Libertà e boh, spezzoni sparsi. E si balla.
In quanto sopra non compare l'Italia dei Valori. E' una variabile. Di Pietro di per suo è culturalmente di centrodestra, moderato. E' solo per la fesseria fatta da Veltroni, che gli ha aperto praterie a sinistra, che vi si è buttato. Ma se SEL e Vendola saranno capaci di fare concorrenza seria a sinistra, e se avesse la possibilità di un'alternativa non berlusconiana, Di Pietro lo vedo probabile a tornare sui suoi passi, e assai disponibile a buttarsi con Fini. Le sue radici sono quelle.
L'altra grande variabile, Vendola. L'"astro nascente" del centrosinistra. Personalmente, da elettore di SEL, convince poco. Troppo personalista, inutilmente retorico. "Potere alla poesia" finché rimane una canzone dei Folkabbestia è un conto, politicamente un altro. E me lo ricordo, che un anno fa con tutti i casini della sua giunta lo si dava per politicamente finito. Poi, il pasticciaccio brutto con Emiliano, Boccia, i franceschiniani pronti a vendicarsi su D'Alema e Bersani, e tocca dare atto dell'abilità con cui ha ribaltato la frittata, con le primarie "Vendola contro tutti". Ma, oggettivamente, senza la desistenza dell'UDC, frutto delle trattative che c'erano state, ce la scordavamo la sua vittoria in Puglia, le Fabbriche e mo' la sua candidatura. Però. Fatto sta che probabilmente è la personalità con più chance, e toccherà giocarsele bene. Quantomeno, una coalizione verrà ricostruita.
Il PD in mezzo, nel fango. Che non riesca a esprimere, a livello nazionale come spesso locale, una personalità in grado di rappresentare tutto il centrosinistra, è grave. Senza voce in tv. Con Bersani che fa, come da sua formazione, il segretario di partito. Mentre, grazie all'ennesima genialata del fu Veltroni, oggi non serve un segretario di partito, ma un leader del centrosinistra. Bellu casino. Con tanti democratici pronti ad appoggiare Vendola, che è antitetico allo spirito, al progetto del PD. Vedremo un po'.

Amici, compagni, passanti, buone vacanze.