Visualizzazione post con etichetta un'alternativa?. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta un'alternativa?. Mostra tutti i post

25 marzo 2013

Rabbia nel vedere Cipro

La rabbia nel vedere Cipro, che la durissima lezione sulla pelle del popolo greco ancora non ci è bastata.
E noi qui appresso alle scemenze, appiccati agli umori di Grillo. 
Che poi, se anche fossimo nelle condizioni di potere rimanere a parlare così, solo di tattiche e scenari politici, sarebbe anche il caso di ricordarsi del centrodestra di Berlusconi. Ricordarsi che solo per mezzo punto percentuale non è stato lui ad avere la maggioranza alla Camera; e che l'unico soggetto che può trarre veramente vantaggio da questa situazione, in quanto, tenendosi così ai margini della contesa/trattativa tra il PD bersaniano e Grillo, anzitutto non si sta logorando, quindi, che, nel non improbabile caso in cui rappresenti l'unica sponda per potere creare un governo, si sta coltivando una posizione di forza assolutamente impensabile in tutti questi mesi, in cui pareva lo si potesse considerare archiviato per sempre.

6 marzo 2013

Gli otto punti di Bersani

Gli otto punti proposti da Bersani stamane come programma di un governo di scopo, sui quali ricercare in Parlamento i voti del M5S, sono perlopiù largamente condivisibili, ed erano l'unica cosa da fare (a partire ad esempio dal primo, che si ripropone la rinegoziazione del patto di stabilità a livello europeo; poi, a vedere un attimo, ci si ricorda che sul punto il PD in campagna elettorale diceva praticamente il contrario...). Ed è anche un peccato che il tentativo cadrà probabilmente nel vuoto, e probabilmente nulla di tutto ciò sarà realizzabile.
Ecco, se magari fossero stati proposti in campagna elettorale, come assi portanti del programma della coalizione di centrosinistra...

16 dicembre 2012

Che fare per il PD di fronte a Monti

Al netto di Berlusconi e altre scemenze varie, il netto segno politico della settimana è la pressione a tutti i livelli, interni, esterni, dei media, al fine di riproporre, anche dopo le elezioni, Monti e le sue politiche come unica scelta praticabile, per l'Italia e per i mercati.
Chi ha tutto da perderci, in questo quadro, è l'alleanza di centrosinistra PD-SEL che si sta prefigurando, e Bersani e il PD in particolare, che fanno oggettivamente la parte del leone. Che allo stato attuale, c'è l'incertezza del Senato, al solito, ma parrebbe improbabile che ci siano altri soggetti in grado di competere per la vittoria elettorale: l'unica appunto che può letteralmente soffiarla via è la variante Monti, sia lui di persona, o con il forzare la mano in un'ottica di grande coalizione.
A questo punto, è quando si richiederebbe da parte di Bersani uno scatto di personalità, se ne è capace. Dirlo a chiare lettere che un'altra politica è possibile (e indispensabile), che non c'è solo la strada del austerity cieca di Monti e delle istituzioni europee; competere contro queste idee, anche apertamente se necessario, che questa, sul piano dei contenuti, è la vera sfida, non certo quella con le giravolte berlusconiane (più concretamente casomai c'è il problema Grillo, ma è su un altro ordine di contenuti); dirlo, se si vuole, che s'è sostenuto per senso di responsabilità Monti in questi mesi, ma che adesso è il momento di farsi da parte, che si ha un'altra idea del "che fare".
Insomma, a stringere su, è il momento per il PD bersaniano di presentarsi agli elettori, con una proposta politica chiara, decisa, alternativa a quella che finora ha soltanto aggravato la crisi sotto molti aspetti. Se lo si ha, è il momento di avere coraggio e prendersi le proprie responsabilità di governo, dopo averle declinate l'anno scorso, non richiedendo elezioni nella primavera appena trascorsa. Purtroppo per contro, le mosse di Bersani di questa settimana sembrano essere tutte al contrario, col riproporre l'alleanza al centro, e il continuo proclamarsi "più montiani di Monti".

10 dicembre 2012

A sovranità limitata

A maggior ragione dopo la giornata odierna, ribadisco quanto detto giovedì: ad oggi, stiamo capo a piedi come l'anno scorso, a quanto pare in Italia non siamo in grado di permetterci non una crisi di governo, ma neanche il naturale e ordinato andare a elezioni. 
Non si prospetta infatti una crisi al buio, mesi di incertezza politica, la legislatura (peraltro, di fatto, già piuttosto inerte da diversi mesi) sta semplicemente avviandosi verso la naturale conclusione, e l'averla anticipata di un mese e mezzo serve proprio a scongiurare i rischi di cui sopra.
Non c'è nessuna motivazione reale che possa giustificare il casino odierno sui mercati, non certo l'improbabile ridiscesa in campo berlusconiana, del tutto irrealistica. Per contro, con questi allarmismi, sui media, si sta solo lavorando per presentare e proporre Monti  come unica alternativa a sé stesso. Siamo, di fatto, a sovranità limitata.

6 dicembre 2012

Crisi di governo, spread e democrazia

Vediamo un po' che succede in Parlamento, parrebbe impossibile che il PDL è arrivato al livello di essere capace ad aprire una crisi di governo su una frase di Passera, o sul voto a febbraio, ma tanto è.
Quello che realmente preoccupa, è che la notizia ha portato a un immediato picco di innalzamento dello spread, cui viene dato ampio risalto.
A un anno di distanza, siamo sempre lì, in Italia non siamo in grado di avere una politica che possa essere autonoma, e rimaniamo sotto il controllo/ricatto dello spread e dei mercati.
E' un problema di democrazia enorme, di assoluta emergenza. Se no, del tutto inutile continuare a giocare con elezioni e parlamenti.

25 novembre 2012

Un voto per Vendola alle primarie

Nonostante i non pochi dubbi su quella che potrà esserne la reale efficacia (non si sa quale sarà il sistema elettorale col quale si voterà, quali saranno veramente le coalizioni, se sarà possibile evitare un governo di grande coalizione, che possa portare avanti un programma di governo non eterodiretto) e sulla bontà della scelta strategica di fondo di parteciparvi e legarsi in questo modo al PD, già che ormai si fanno, queste sono un'occasione che vale assolutamente la pena di sfruttare queste primarie.
Partecipare, e votare Vendola, per provare a portare avanti una politica che sia di reale -e indispensabile- alternativa a quella portata avanti negli ultimi anni da Monti, da Berlusconi, e spesso anche dallo stesso centrosinistra (e che di fatto, senza vere sostanziali differenze, riproporrebbero Bersani e Renzi). Una politica apertamente di sinistra, che proponga una revisione profonda delle politiche economiche, del rapporto e della funzione dell'UE, che faccia scelte di parte senza ipocrite equidistanze (che finiscono sempre per fare il gioco dei più forti), che scelga un'opzione pacifista netta in politica estera.
Partecipare alle primarie, e votare Vendola. Parafrasando Il Tale, non abbiamo da perdere che le nostre catene...

13 novembre 2012

Sostegno allo sciopero generale della CGIL del 14 novembre 2012

Pieno sostegno allo sciopero generale indetto per domani dalla CGIL (pur non capendone appieno la tempistica e le motivazioni, il manifestare contro l'austerity, dopo la sostanziale acquiescenza ed inerzia purtroppo manifestata dal sindacato nell'ultimo anno, mentre il governo Monti indisturbato faceva macelleria sociale, abolendo l'articolo 18, aumentando la tassazione indiretta, tagliando i servizi e le pensioni).


Comunque, grazie anche alla segretaria Camusso, per avere scelto di partecipare alla manifestazione di Terni.

10 ottobre 2012

Inizia la lotta alle Acciaierie di Terni

Come temuto, l'Outokompu ha configurato per le Acciaierie il destino peggiore, con la volontà di procedere alla vendita degli impianti spezzettando tra loro reparti e linee produttive. Il tutto non per motivazioni economiche più o meno fondate, per volontà di massimizzare il profitto, bensì a causa di richiami da parte della commissione europea per la concorrenza. 
Detto per inciso, il caso delle Acciaierie di Terni è paradigmatico di ciò che non dovrebbe essere l'Unione Europea, e di quello che è oggi il liberismo, con l'assoluta incuranza dell'interesse dei lavoratori e delle comunità.
La vicenda è di una gravità assoluta per le Acciaierie, ed esiziale per l'intera Terni. Finalmente pare che se ne cominci a prendere coscienza, domani mattina primo sciopero e manifestazione da Viale Brin alla Prefettura.
Assoluto sostegno agli operai e alla lotta che sta iniziando, a cui servirà il supporto dell'intera cittadinanza.

23 luglio 2012

Lunedì nero...

Punto a capo, spread come a novembre 2011, ennesimo crollo della Borsa. In un contesto generale complessivamente solo peggiorato, sensibilmente. Il tutto, ampiamente annunciato. Tutto ciò che c'è stato raccontato, tutte le misure intraprese dal Governo (e dall'UE e compagnia), ecco a cosa hanno portato, al punto di partenza (per usare un eufemismo). E si prepara un agosto di fuoco, annunciato da tutte le parti. Avevamo bisogno di questa prova, per capire che non si può cercare di uscire dalla crisi economica, e di assicurare la stabilità finanziaria, in questo particolare momento storico, solo con i tagli ripetuti e indiscriminati alla spesa pubblica e l'aumento della tassazione indiretta, con l'irraggiungibile obiettivo del pareggio di bilancio? Che insomma, con queste politiche neoliberiste, ideologiche e cieche, non si va da nessuna parte?
Frattanto, dopo che in tutti questi mesi hanno ripetuto che non si poteva andare a elezioni anticipate, che c'era bisogno di stabilità, e che il governo tecnico fino al 2013 era l'unica strada percorribile e obbligata (e che comunque eravamo ormai sulla via del migliore dei mondi possibili), adesso qualcuno, anche udite udite Eugenio Scalfari,  comincia a ventilare l'opportunità del voto. Vabbe'.

16 luglio 2012

Pori cillitti...

Pori cillitti, Monti e compagnia, stanno facendo tanto, e quegli ingrati delle agenzie di rating non capiscono i loro sforzi e declassano il rating italiano.
Vabbe'. Ci siamo accorti che, da qualche settimana, i mezzi di informazione dopo qualche incertezza nei mesi scorsi sono tornati ad un pieno acritico supporto a Monti. Però cavolo, è così difficile rendersi conto che tutte le misure degli ultimi mesi - attacchi pesanti allo stato sociale, aumento indiscriminato della pressione fiscale - non stanno migliorando di niente la grave situazione economica italiana ed europea, che non se ne scappa solo col taglio della spesa pubblica, che anzi, in questi modi e in queste condizioni, è solo controproducente, e ogni giorno più suicida? Con l'"austerità" non si va da nessuna parte (o meglio, si può finire "in Grecia"). E il neoliberismo imperante in Europa, al quale siamo scrupolosamente ligi in Italia, sta facendo solo gravi danni, senza avere una idea per rimediare.

19 giugno 2012

Il voto greco

Delusione certamente per l'esito finale delle elezioni in Grecia, per la vittoria di Nea Demokratia -paradossale, viste le pesantissime responsabilità del disastro attuale-, che consente ad una certa Unione Europea di proseguire, con molti altri paese, Italia in prima fila, sulla strada suicida che sta scientificamente perseguendo.
E rabbia per certi "condizionamenti esterni", e l'atteggiamento di larga parte dei media, anche "progressisti", che hanno contribuito a propagandare certe scelte come ineluttabili, inevitabili.
Ma c'è anche speranza, che il risultato di Syriza e delle sinistre è eccezionale, e dimostra, specie in questa specifica fase storica, che esiste ed è realizzabile l'obiettivo di una sinistra radicale realmente di alternativa, non solo a parole, o negoziando sui principi. Si può e si deve fare anche in Italia: chi vuol capire, a sinistra, capisca.

4 giugno 2012

Fassina (che chiacchiera)...

Come spesso accade, a parole Fassina, che sostiene come il governo Monti sia al capolinea, senza un reale supporto parlamentare, e che sarebbe opportuno quindi votare in autunno, c'ha ragione da vendere.
E tante altre sue prese di posizione sono state pienamente condivisibili, ohibò questa sinistra del PD, attacchi al neoliberismo, critiche ai tecnici, no alla lettera della BCE e al fiscal compact etc etc etc.
Solo che poi li hai più visti i vari Fassina, Orfini, in Parlamento? Al momento del voto? Sulle pensioni, sul fiscal compact, sulle manovre recessive e antipopolari, adesso sull'abolizione dell'art. 18. Ci si è resi conto, ormai, che chiacchierano chiacchierano, ma stringi su... niente, se non anche figure di merda, come la mancata partecipazione alla manifestazione della FIOM per l'intervento dal palco di un militante No-Tav democratico.
Buono e giusto quanto detto oggi, sarebbe opportuno tornare al voto quanto prima. In tanti, nel PD, in realtà avrebbero spergiurato a dicembre che si sarebbe votato già ad aprile. Ma cosa ha fatto finora il PD, che ha fatto concretamente Fassina, per prepararsi al voto? Immobilità, lasciando a bagnomaria i futuribili alleati, credendo che si possa fare finta che quella attuale sia una parentesi, dopodiché tutto come prima. Non potrà essere così, tutti dovranno prendersi le responsabilità delle proprie scelte in questi mesi.

7 maggio 2012

Elezioni 2012... Francia, Grecia, e impropri desiderata bersaniani

Grande soddisfazione per il risultato delle elezioni francesi, storiche. Non sarà per niente facile, e pericoloso creare nuovi miti, dai quali si rimane invariabilmente delusi, ma questa è oggettivamente la maggiore occasione che abbiamo, data la chiarezza con cui è stata espressa dai socialisti francesi, per svoltare decisamente rotta rispetto alle politiche espresse dal blocco FMI/Merkel/Monti/BCE/OCSE e compagnia, che già tanti e tali danni hanno già fatto (Grecia), e stanno facendo (Italia, Spagna, Portogallo).
E non si può non parlare ancora, data la concomitanza con le elezioni anche là, della Grecia. Poco da essere contenti del lusinghiero risultato delle sinistre elleniche. Ne emerge un quadro politico disastrato e ingovernabile, senza nessuna chiarezza per il futuro, e la possibilità di elezioni nuovamente tra un mese. Il neoliberismo europeo (chiamiamolo così, per sintesi) dopo avere distrutto l'economia greca, ne ha distrutto anche la democrazia, la politica, la possibilità di esprimere appieno la propria sovranità. Come finirà, desta molte preoccupazioni.
[Infine. Sinceramente, è molto ardito per Bersani cercare di mettere il cappello sulle elezioni francesi, o cercare di fare improbabili paragoni tra l'elezione di Hollande con il PD ("ha unito sinistra e centro"). Capisco che, probabilmente con sincerità, i desiderata siano quelli di "riprodurre" il quadro politico francese in Italia, e di avere il PSF e Hollande come modelli di riferimento, ma non si possono confondere il "come si vorrebbe essere", con ciò che si è (o soprattutto, si fa), ossia un partito con fortissimi condizionamenti moderati, che appoggia incondizionatamente il governo Monti e le sue politiche, radicalmente diverse e opposte su temi fondamentali da quelle sui cui i socialisti francesi - e il resto della sinistra francese - hanno fondato la loro vittoriosa campagna elettorale.]

24 aprile 2012

Il primo turno delle presidenziali francesi 2012...

Al momento, facendo i dovuti scongiuri del caso, logica e immancabile soddisfazione per l'incoraggiante risultato dei socialisti e di Hollande al primo turno delle elezioni presidenziali francesi.
Che poi beh, rispetto al 2002, ballottaggio Chirac/Le Pen, e al 2007 con Ségolène Royal, tutto farebbe brodo, siamo diventati di bocca buona.
Ma soprattutto, il voto francese dà speranza, perché, quantomeno a parole, Hollande e il PSF danno l'impressione finalmente di averci le idee piuttosto chiare, specie sulla necessità impellente di agire e di cambiare radicalmente politiche a livello europeo prima di tutto. Che se no non se ne scappa dalla crisi, e settimana dopo settimana proseguiamo ad attuare politiche suicide, recessive e regressive, come quelle che tanto alacremente stanno propinando in Italia.
Ed è importante che sia il PSF a rendersene conto, che oggettivamente i partiti del PSE devono fare profonda autocritica, che alla fine sono stati (siamo stati, mi ci metto anch'io, come militante dei Democratici di Sinistra) complici e succubi della deformazione in senso iperliberista dell'Unione Europea.
Ci sarebbe da commentare anche come è curioso il PD bersaniano, pochi giorni dopo aver fatto passare senza verbo proferire il pareggio di bilancio in Costituzione, che sembra quasi volere rivendicare il risultato di Hollande - convinto sostenitore invece di politiche all'antitesi di quelle del governo Monti, con posizioni che di fatto sono quasi fin troppo radicali anche rispetto all'azione di un partito come SEL, ma vabbe', alla fine è sempre la solita contraddizione ontologica.

17 aprile 2012

La Costituzione violentata, il pareggio di bilancio è legge: VERGOGNA!

La Costituzione Italiana è stata violentata, con l'introduzione del pareggio di bilancio, rendendo norma costituzionale un principio ideologico, iperliberista e dannoso, che blinda ogni politica economica sovrana.
Nel disinteresse e nella disinformazione generale, e a maggioranza qualificata, ben oltre i 2/3, così da rendere impossibile il ricorso al referendum confermativo. Vergogna a tutti i partiti che ne sono responsabili, in primo luogo il Partito Democratico, che ha votato compattamente a favore.
E che fine hanno fatto tutti i movimenti, i "Salviamo la Costituzione", Libertà e Giustizia, i girotondini, le campagne dei post-it? Il "radicalismo azionista", se così possiamo definirlo, antiberlusconiano, che ha plasmato largamente e in profondità l'identità della sinistra e del centrosinistra in questi anni, mostra oggi tutti i suoi limiti e vizi.

23 marzo 2012

Che fare? Что делать? dall'art. 18 un punto di partenza

Come in tanti anni ricordato, dieci anni fa, il 23 Marzo 2002, era il giorno della storica manifestazione della CGIL in difesa dell'art. 18. Il culmine di una grandissima mobilitazione, vittoriosa, che ebbe il merito, oltre di bloccare i tentativi di modifica dell'art. 18 proposti all'epoca dal governo Berlusconi, di rappresentare, dopo le elezioni del 2001 e il G8 di Genova, un punto di ripartenza, di riscossa per la sinistra e le opposizioni dell'epoca (che portò ad una ripetuta serie di successi, al termine dei quali, con le elezioni del 2006, si ebbe veramente una grande possibilità di svolta per l'Italia - ma sappiamo com'è andata a finire). Quello che, per inciso, è mancato dopo la sconfitta elettorale del 2008.


L'attacco reazionario portato avanti dal governo Monti, oggi, è più pericoloso, per molti aspetti, di quello che poteva portare avanti Berlusconi. Per ragioni semplici: hanno i voti in Parlamento, il consenso dei mezzi di informazione, l'appoggio di molti poteri forti, e soprattutto la ferma convinzione e la piena volontà politica delle misure che vogliono mettere in atto. Nel caso specifico dell'art. 18, le modifiche proposte all'epoca da Berlusconi, sperimentazione di sospensione per le nuove assunzioni per determinate categorie, erano ben poca cosa all'abolizione de facto che vogliono approvare oggi.
Che fare? Что делать?, come diceva il compagno Lenin.
Tocca cercare anche di essere positivi. Non possiamo continuare sempre a stare sulla difensiva, a giocare in perdita. La "riforma" non deve passare, questo è il primo punto, irrinunciabile, chiaro. Ma la mobilitazione che si deve costruire, soprattutto, dovrà essere, come dieci anni fa, oggi con ancora maggiore urgenza, e soprattutto sarà l'occasione, per creare un punto di partenza, dal quale ricostruire un movimento di opposizione, con l'obiettivo di costruire un'idea, una politica, radicalmente differente.

16 gennaio 2012

Il downgrade. A quando una svolta in Europa?

L'ennesima crisi degli ultimi giorni, l'aumento dello spread sempre attorno a quota 500, il downgrade da parte delle attività di rating. 
Avoja a parlare di "attacco all'Europa" al quale bisogna reagire. Vero. Ma parole già dette tante volte in questi mesi. A ciò che è seguito? Miope e testardo -e suicida- perseguimento esasperato di politiche recessive di abbattimento dei debiti pubblici, a costi sociali insostenibili, e un vertice europeo dal quale è venuta solo la proposta di modifiche dei trattati, con l'introduzione dell'obbligo di pareggio costituzionale e sanzioni automatiche nel caso di sforamento.
Ecco, magari questa è l'(ennesima) occasione per rendersi conto che così non si va da nessuna parte, che possiamo pure se vogliamo eliminare lo stato sociale e la spesa pubblica, ma tutto ciò non risolve per nulla il problema alla radice, ossia che stiamo impoverendo l'Italia e l'Europa per nulla, che continuiamo a essere, e a livello europeo nessuno pare voglia farsene carico, assolutamente in balia dei capricci, spesso anche irrazionali, della speculazione finanziaria, dei mercati azionari, delle agenzie di rating.

12 gennaio 2012

La bozza del Decreto Liberalizzazioni: ma dove stiamo andando?

Le notizie del giorno sono chiaramente la bocciatura dei referendum sulla legge elettorale e la Camera che ha respinto la richiesta di arresto per Cosentino.
Sui referendum, e vabbe' daje, tange relativamente, francamente è alquanto improbabile pensare di cambiare la legge elettorale attraverso un referendum, i casi dell'anno scorso sono stati eccezionali, ed erano tirati da temi di ben altro seguito popolare e condivisione. Adesso punto a capo, e torniamo al nodo fondamentale, che anche all'interno dei maggiori partiti stessi non c'è condivisione su un modello elettorale, tantomeno quindi di una maggioranza in Parlamento. Se poi magari si partisse dal cercare di capire quale sarà il sistema politico italiano tra un anno, quando ormai verosimilmente si dovrà votare, e da lì cercare di capire che legge elettorale fare, potrebbe essere un approccio abbastanza costruttivo al problema.
Cosentino poche parole, brutta pagina, per il PDL, ma soprattutto per la Lega Nord e Bossi.
Nel complesso però, due notizie abbastanza prevedibili, e di rilevanza relativa.

Parliamo allora invece della bozza, diventata pubblica, del decreto legge "Liberalizzazioni" steso dal Governo Monti. Questo è il link su Repubblica.it, vale la pena dargli una letta, non è molto corposo.
Qualche notaio e farmacia in più, interventi molto poco condivisibili sulle tariffe professionali, distributori. Una grossa porcata sull'articolo 18, sospeso per le aziende che nascono dalla fusione di imprese sotto i 16 dipendenti, se nel complesso rimangono sotto i 50. Privatizzazione dei servizi pubblici locali. 
Magari tanti queste misure le condividono in toto.
Ma questa sarebbe la "Fase 2"? Queste sarebbero le misure che permetterebbero di rilanciare l'economia, l'occupazione, i consumi?
Al momento, ciò che si è visto prima con le "retate" mediatiche a Cortina, quindi con tutta la storia delle liberalizzazioni, è propaganda o poco più. A prescindere da una valutazione sulla loro efficacia, positività o negatività, sono misure che essenzialmente mirano al, e creano, consenso. Necessarie dopo le mazzate della "Fase 1".
E' politica, ci sta. Poi, stiamo in fedele esecuzione delle direttive europee. Ma allora, deve far riflettere, e fa impensierire, che dall'Europa, in questi anni, non è arrivato e non arriva nient'altro. Rigore e risanamento finanziario da un lato, liberalizzazioni dall'altro. Questo è preciso quello che stiamo facendo, la linea guida di Monti e del suo governo.
Ma pensiamo davvero che ne riusciamo a scappare fuori dalla crisi in questo modo?

21 dicembre 2011

Matematica spicciola

Come la Gelmini a inizio mandato, anche la Fornero si è resa conto che magari gli stipendi in Italia sono un po' bassi, e sarebbe (badando bene a utilizzare il condizionale) da alzare. Ehhh.
Matematica spicciola.
Da una trentina d'anni uno dei pilastri della politica economica/salariale italiana è la moderazione salariale. E' un dato di fatto, pacifico, il principio per cui, nella migliore delle ipotesi, lo stipendio aumenta, col passare del tempo e il rinnovo dei contratti, solo tenendo come indice di riferimento (neanche automaticamente, che non c'è la "scala mobile") il tasso di inflazione. In altre parole, negli ultimi trent'anni in generale il lavoro dipendente ha perlopiù mantenuto invariato il proprio potere d'acquisto, la propria ricchezza. Qualcuno un po' (poco) è salito, qualcuno s'è anche impoverito (qualcuno in più, perché al netto dell'inflazione, sono nate o aumentate diverse ulteriori voci di spesa).
In questi ultimi trent'anni, però, la ricchezza globale prodotta dal paese, dalle imprese, dai servizi, è altrettanto pacificamente cresciuta. L'economia italiana del 2011 non è certo quella del 1981. Certo, singolarmente parlando, chi più, chi meno, e tanti sono andati a gambe all'aria, ma le aziende, le imprese, nel loro complesso, hanno prodotto fatturato, hanno creato profitto. 
Di questo profitto, di questo differenziale di ricchezza prodotta, il lavoro dipendente non ha goduto i frutti, essendo le retribuzioni rimaste invariate. Non vi è stata alcuna redistribuzione dei redditi, ma anzi, una loro significativa divaricazione, ampiamente certificata.
Capitolo ulteriore, come è stato utilizzato questo plusvalore? In parte, come almeno auspicabile, reinvestiti in attività produttive, creazione di nuove attività, ammodernamento. Ma la classe imprenditoriale italiana, nel suo complesso, è quello che è. E la ricchezza prodotta in questi ultimi decenni, anziché ripartirsi in maniera equa, o utilizzata per rilanciare e rendere competitivi i settori produttivi, è stata investita in speculazione, contribuendo largamente a gonfiare oltremodo l'economia "dei mercati", i cui frutti sono sotto gli occhi di tutti.

24 novembre 2011

Il caso Fassina

L'ultima grana in casa democratica, la richiesta ufficiale di dimissioni avanzata dall'area "liberal" del PD nei confronti del responsabile economico del partito, Stefano Fassina, pone alla luce un problema reale, derivante da contraddizioni oggettive che prima o poi dovevano necessariamente emergere.
Fassina, e l'area a lui vicina, esprimono quantomeno in campo economico posizioni e sensibilità di stampo apertamente socialdemocratico, generalmente alquanto condivisibili, basate in primo luogo sul riconoscimento del grave errore commesso dalla sinistra italiana in questi ultimi 20 anni, nel corso dei quali ha cessato di esprimere un pensiero autonomo, appiattendosi su posizioni e dogmi di ispirazione -generalizzando- neoliberiste: posizioni che hanno portato alla situazione odierna, e politiche che sarebbe suicida continuare a perseguire. Indicativo è stato, recentemente, l'intervento su l'Unità nel quale contestava decisamente nel merito la lettera contenente le misure "proposte" dalla BCE all'Italia. 
In veste di responsabile del settore Economia e Lavoro del PD, in teoria le posizioni di Fassina dovrebbero essere rappresentative delle posizioni in materia economica del Partito Democratico. Ora, tralasciando la questione del quanto tali posizioni siano condivise all'interno dei democratici, come può tutto ciò essere compatibile con la linea del PD di appoggio incondizionato al Governo Monti, che invece è nato proprio per essere interprete ed esecutore di quelle linee e di quelle direttive provenienti dalla BCE così attaccate -giustamente- da Fassina? Le richieste dei "liberal" piddini, come detto, evidenziano una delle tante e dirimenti contraddizioni del PD, e rendono ineludibile la necessità del partito e della sua base di fare scelte chiare, definitive sul cosa pensano e vogliono essere.