E, per motivi differenti, i 35 anni dalla morte di Aldo Moro, e del militante comunista, ammazzato dalla mafia, Peppino Impastato.
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9 maggio 2013
26 marzo 2013
Togliatti a Perugia (omaggio)
Per restare in tema togliattiano, un omaggio, con una foto di un comizio di Togliatti in Piazza IV Novembre a Perugia, finalmente trovata su internet tra gli archivi de l'Unità (una ben nota copia in formato gigante della foto si trova nei locali della federazione PCI/PDS/DS/PD di Piazza della Repubblica, Perugia). Verosimile data 10 Aprile 1963.
120 anni dalla nascita di Togliatti
Nasceva 120 anni fa il compagno Ercoli, Palmiro Togliatti.
Personaggio da decenni ormai dimenticato, ridotto anche a sinistra a ridicola macchietta di stalinismo.
Dimenticandoci invece della levatura del personaggio. Con tutte le inevitabili contraddizioni di un comunista della sua generazione, esponente di primissimo piano del movimento comunista mondiale negli anni di fuoco, e, da segretario del PCI, artefice della storia e dell'anomalia della sinistra italiana.
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7 novembre 2012
Viva la Rivoluzione d'Ottobre! - 95°
7 Novembre 1917 - 2012.
95 anni dopo, viva la Rivoluzione d'Ottobre, la speranza che essa ha rappresentato per centinaia di milioni di persone, rappresentando la prova che nessun ordine sociale e sistema economico è immutabile o di natura (e questo, oggi più che mai, è da tenere sempre a mente), e che esiste la concreta possibilità del cambiamento e di un altro sistema.
Viva la Rivoluzione d'Ottobre, e viva il Socialismo.
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27 aprile 2012
Il compagno Antonio Gramsci, un pensiero a 75 anni dalla morte
A 75 anni dalla morte, il 27 aprile 1937, si vorrebbe scrivere un pensiero per Antonio Gramsci.
Chi è?
Il compagno Antonio Gramsci.
La conoscenza della sua figura è a spezzoni, frammentaria, per suggestioni. Mito fondativo del Comunismo Italiano. La sua statura di intellettuale, di livello internazionale, di cui francamente quasi nulla conosco. L'incontro tra il mondo contadino e il mondo delle fabbriche. Il suo ruolo negli anni di fuoco del movimento comunista internazionale, tra la morte di Lenin e l'avvento dello stalinismo. Il rapporto particolare con Togliatti. Il carcere, il "Per vent'anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare". Il suo nome legato alle formazioni partigiane, come la Brigata Garibaldina "Antonio Gramsci".
In mancanza di altro, posso solo limitarmi a rendergli omaggio.
25 febbraio 2012
29 novembre 2011
Addio compagno Magri
Brutto scoprire stamattina che il compagno Lucio Magri ha deciso di lasciarci.
Comunista, intellettuale, dirigente del PCI, componente del gruppo del "Manifesto". Me lo ricordo due anni fa, a Perugia, alla presentazione del "Sarto di Ulm" (libro di cui si era parlato recentemente, da consigliare a chiunque, per ricordare da dove siamo nati, e dove saremmo potuti arrivare), col suo lungo e istruttivo intervento, e il trasparire dell'amarezza che lo ha portato alla sua ultima scelta
18 ottobre 2011
Ucronìa
«Embe’, noi avevamo la liberazione nazionale dal fascismo e poi doppo co’ la speranza di arrivare al socialismo che ancora non ce semo arrivati. E allora co’ la lotta partigiana quasi ce se doveva arrivare. Dopo finita la lotta partigiana – Terni è stata liberata undici mesi prima delle altre province d’Italia – il povero compagno Togliatti fece l’intervento; convocò tutti i comandanti partigiani e tutti i dirigenti del partito provinciali e regionali di tutta l’Italia. Fece un intervento, disse che c’erano l’elezioni. “Voi ciavete l’ascendente, Omega” – il mio nome de battaglia del partito. Me l’aveva dato Gramsci. Invece quello de partigiano era Pasquale – “v’ho invitati per questo, voi ve dovete da’ da fa’ perché dovemo vince l’elezioni”. Hanno parlato cinque sei e se trovavano d’accordo. Io ho alzato la mano: “Compagno Togliatti, io non mi trovo d’accordo”. “Perché Omega?” “Non mi trovo d’accordo perché Lenin disse: quando passa il tordo bisogna tiràje. Se non si tira quand’e passa, non si sa quando si può più tirare. Oggi passa il tordo; tutti i capi fascisti sono scappati via, non solo da Terni” – tutti quell’antri: “Anche da le parte nostre”, dissero – “ed allora questo è il momento. Noi, le armi, senza che ce spiegamo, - glie dissi – stanno dove stanno”. L’avevamo nascoste, eh. “E’ il momento, gli damo giù e facciamo il socialismo”.
Lui mise la proposta mia e la proposta sua all’approvazione; la sua ebbe quattro voti più della mia. E passò la sua. Dopo m’hanno dato ragione, però. C’era Terracini e Longo, quando parlavo io – io stavo a parla’ qui, così, no? e loro stava a sede’ lì, là davanti, tre metri, quattro metri. Quand’io parlavo loro s’alzarono in piedi e fecero: erano d’accordo. E invece Togliatti non fu d’accordo, però lo ricordo se l’ha avuto, perché ha messe le votazioni, de settantasei io n’ho pigliati settantadue».
Alfredo Filipponi, antifascista e dirigente comunista, animatore e propulsore della Brigata Garibaldina "Antonio Gramsci", intervistato nel 1973, ormai gravemente malato, da Alessandro Portelli. Tratto da "Biografia di una città - Storia e racconto: Terni 1830-1985".
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6 agosto 2011
Libri per l'estate
Interrompendo brevemente la vergognosa pigrizia agostana del blogger, che preferisce campare di manfricoli e trattori aviglianesi, laghi pilateschi, mari e monti sparsi.
Libri per l'estate.
"La storia rovesciata", di Covino, Bitti e Venanzi. Si parte dal presupposto, sacrosanto, che a Terni c'è da anni un movimento culturale volto a "riscrivere" faziosamente la storia locale, che negli ultimissimi anni si è concentrato sul tentativo di delegittimare la storia della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci, facendo passare una vulgata che la dipinge in pratica come una banda di assassini e criminali. Il libro in questione nasce appunto per rispondere a queste tesi, ribattendo punto per punto e ricostruendo il contesto generale in cui operarono i partigiani umbri. Interessante, specie su temi come la grande rappresaglia dell'aprile 1944, e molto ben documentato. Rimane però forse un po' troppo specialistico, preponderante l'aspetto meramente polemico, di risposta ai libri di Marcellini e a svariati articoli di giornale, e alla fine si è persa un'occasione per rispondere alla maggiore necessità storiografica sul tema, un testo che racconti in maniera accurata, completa e soprattutto fruibile la storia misconosciuta della Gramsci, che esca dalla triade memorialistica/studio accademico/libro sensazional-rovescista.
"La ragazza del secolo scorso", di Rossana Rossanda, del filone memorialistico degli ingraiani. Interessante, fa il paio con "Volevo la luna"di Ingrao, non al livello de "Il sarto di Ulm" di Magri. Una citazione: "I quali ci applaudirono con fervore. Niente appassiona di più una assemblea comunista che ascoltare una opposizione che ne esprimeva i sentimenti senza coinvolgerla ed era destinata a perdere, di modo che l'unità del gruppo dirigente era salva.". Genetico, si veda, 40 anni dopo, lo svolgimento dell'ultimo congresso DS, e le reazioni che nei congressi di sezione c'erano sulle tesi della seconda e terza mozione.
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27 luglio 2011
La contraddizione della bandiera rossa in Valnerina
Si scopre che la bandiera rossa della Penna dei Cocchi, in Valnerina, viene issata, quasi ogni anno, da militanti del circolo del Partito Democratico "Berlinguer" di Torre Orsina e Collestatte.
Cosa più che ottima, ti apre il cuore vedere sventolare il Primo Maggio la bandiera rossa sulla Valnerina Ternana.
Solo che. Lascia alquanto sconcertati che a farlo siano militanti democratici, che l'hanno rivendicato anche sul volantino della festa de l'Unità da loro organizzata settimana scorsa, riportando ampi stralci di un articolo in cui si parla della bandiera, e concludendolo con "La valle della cultura operaia, dove è riapparsa l'ultima bandiera rossa, si ferma, com'è noto, all'altezza del varco stretto di Ferentillo. Dopo c'è un'altra Valnerina, quella dei coltivatori diretti e del moderatismo cattolico. Il Pd doveva ricucire questa frattura simbolica e subito dopo andare oltre, camminare verso sentieri nuovi e verdi, com'è in questa stagione la valle del fiume.". Premesso che, mo', Valnerina ternana operaia e oltre Ferentillo piccoli coltivatori diretti moderati e partito che deve andare oltre è un'impostazione e un'analisi alquanto anni '50 (nei dintorni del partito nuovo di Togliatti), questo è uno dei tanti sintomi della contraddizione, già latente nel PDS/DS, esplosa con il Partito Democratico. "Vino buono in botte cattiva". Un'enorme quantità di militanti ed elettori, una vera massa, che è transitata senza verbo proferire in vent'anni dal Partito Comunista al Partito Democratico. Lasciando di fondo invariate le proprie idee, in totale contraddizione con quello che è diventato il "Partito" e la sua linea. Che pare non si rendano - o non vogliano rendersi - conto che il PD non è un andare oltre le divisioni, prima riportate, delle masse popolari degli anni '50, ma un andare oltre, e rinnegare ampiamente, quella che è l'identità e la storia della sinistra italiana. Che la bandiera rossa è una cosa, il PD un'altra.
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17 giugno 2011
Baffoni e lacoste bordeaux
Quanto avrebbe dato gusto essere un comunista nato tra gli anni '40 e '50.
Forse mi sarei fatto un po' di '68, avrei militato nel PCI berlingueriano, avrei avuto abbastanza responsabilità per la Svolta della Bolognina, molte colpe e molte responsabilità per la nascita del Partito Democratico (e senza neanche crederci veramente), e oggi potrei andarmene in giro bel bello con una polo lacoste colore bordeaux e un bel paio di baffoni (e magari sarei alla guida di qualche ente pubblico locale).
Forse mi sarei fatto un po' di '68, avrei militato nel PCI berlingueriano, avrei avuto abbastanza responsabilità per la Svolta della Bolognina, molte colpe e molte responsabilità per la nascita del Partito Democratico (e senza neanche crederci veramente), e oggi potrei andarmene in giro bel bello con una polo lacoste colore bordeaux e un bel paio di baffoni (e magari sarei alla guida di qualche ente pubblico locale).
21 gennaio 2011
Il Partito Comunista Italiano, 90 anni
Novant'anni fa la frazione comunista del PSI si riuniva al Teatro San Marco di Livorno, e fondava il Partito Comunista d'Italia, poi PCI. E rossa ancora è la nostra bandiera, come diceva un manifesto di vent'anni fa, nei giorni in cui si consumava probabilmente uno dei più grandi errori storici della sinistra italiana, quello di sciogliere il più grande partito comunista democratico del mondo, di cominciare a eliminare tante cose, anzitutto la volontà e la speranza di cambiare il mondo e renderlo veramente più giusto. Arrivando a oggi, e neanche vale la pena di spendere parole sulle macerie che in cui ci muoviamo. Pensiamo invece a ciò che è stato il PCI in Italia e per l'Italia, al sacrificio di tanti compagni negli anni bui della clandestinità, schiacciato tra il fascismo e lo stalinismo, al contributo fondamentale dato alla Guerra di Liberazione, e poi nel dopoguerra, alla costruzione della democrazia, e a dare voce, dignità e speranza a milioni e milioni di lavoratori.
9 dicembre 2010
Mos maiorum
La chiusura del Parlamento fino al redde rationem del voto di sfiducia la si capisce pure nell'ottica del restiamo a bocce ferme, ma effettivamente è piuttosto sintomatica del disprezzo con cui la maggioranza vede le istituzioni parlamentari.
Bene ha fatto il deputato democratico Sandro Gozi ha sollecitare un'iniziativa più decisa di denuncia sull'argomento da parte del suo partito, e proponendo una sorta di "Aventino" alla rovescia.
Un'unica precisazione: il Partito Comunista d'Italia nel '24, dopo l'assassinio Matteotti, non aderì all'Aventino, preferendo cercare di incalzare il Fascismo in Parlamento: probabile che c'avevano anche ragione, visto che Mussolini alla fine riuscì a superare il momento di difficoltà, e se ne uscì col discorso del "Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere".
Comunque insomma, se lo fecero anche i bisnonni, direi a maggior ragione mo'.
Per il resto, il punto sulla crisi... Certo che tra Fini e Casini che giocano solo per allargare l'alleanza di centrodestra, e nessuno che sia disponibile a quella che sarebbe la soluzione di buon senso, nuovo governo di scopo, legge elettorale, e via al voto in primavera 2011... insomma, ci sono buone ragioni per temere di rimanere fregati ancora una volta. E vabbe', una cosa alla volta, anzitutto vediamo di portare a casa la sfiducia.
Bene ha fatto il deputato democratico Sandro Gozi ha sollecitare un'iniziativa più decisa di denuncia sull'argomento da parte del suo partito, e proponendo una sorta di "Aventino" alla rovescia.
Un'unica precisazione: il Partito Comunista d'Italia nel '24, dopo l'assassinio Matteotti, non aderì all'Aventino, preferendo cercare di incalzare il Fascismo in Parlamento: probabile che c'avevano anche ragione, visto che Mussolini alla fine riuscì a superare il momento di difficoltà, e se ne uscì col discorso del "Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere".
Comunque insomma, se lo fecero anche i bisnonni, direi a maggior ragione mo'.
Per il resto, il punto sulla crisi... Certo che tra Fini e Casini che giocano solo per allargare l'alleanza di centrodestra, e nessuno che sia disponibile a quella che sarebbe la soluzione di buon senso, nuovo governo di scopo, legge elettorale, e via al voto in primavera 2011... insomma, ci sono buone ragioni per temere di rimanere fregati ancora una volta. E vabbe', una cosa alla volta, anzitutto vediamo di portare a casa la sfiducia.
11 novembre 2010
Era un comunista, stirpe di signori nel Novecento.
Era un comunista, stirpe di signori nel Novecento. La terra gli sarà lieve.
10 novembre 2010
Al compagno Aldo Natoli
L'altra sera, lunedì, è morto il compagno Aldo Natoli.
Classe 1913, militante comunista clandestino fin dagli anni '30, condannato a tre anni di carcere da Tribunale Speciale nel 1939, fece parte del gruppo romano, insieme a Ingrao, Pintor, Alicata e altri. Fu a capo della redazione clandestina de l'Unità, e successivamente gli vennero affidati importanti ruoli dirigenziali nel Partito, a livello locale e nazionale.
Nel 1969, fu radiato, insieme agli altri componenti che formarono poi il gruppo del Manifesto.
Insomma, uno dei grandi padri della sinistra italiana che ci ha lasciato.
Classe 1913, militante comunista clandestino fin dagli anni '30, condannato a tre anni di carcere da Tribunale Speciale nel 1939, fece parte del gruppo romano, insieme a Ingrao, Pintor, Alicata e altri. Fu a capo della redazione clandestina de l'Unità, e successivamente gli vennero affidati importanti ruoli dirigenziali nel Partito, a livello locale e nazionale.
Nel 1969, fu radiato, insieme agli altri componenti che formarono poi il gruppo del Manifesto.
Insomma, uno dei grandi padri della sinistra italiana che ci ha lasciato.
7 novembre 2010
Viva la Rivoluzione d'Ottobre
7 Novembre, 93° anniversario della Rivoluzione d'Ottobre.
E' stata la Rivoluzione, la prova che il Comunismo non è solo una teoria, lo stimolo per centinaia di milioni di persone a lottare per il riscatto, personale e dei propri compagni, a impegnarsi a costruire qualcosa di migliore. Ancora oggi (anzi, a maggior ragione oggi) ha senso ricordarlo.
Viva la Rivoluzione d'Ottobre.
E' stata la Rivoluzione, la prova che il Comunismo non è solo una teoria, lo stimolo per centinaia di milioni di persone a lottare per il riscatto, personale e dei propri compagni, a impegnarsi a costruire qualcosa di migliore. Ancora oggi (anzi, a maggior ragione oggi) ha senso ricordarlo.
Viva la Rivoluzione d'Ottobre.
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8 febbraio 2010
Al compagno Lello Rossi
E' morto ieri il compagno Raffaele "Lello" Rossi.
Storico esponente della sinistra umbra, allievo di Capitini, impegnato nella Resistenza, giovane dirigente di spicco della Federazione Giovanile e poi del Partito Comunista Italiano in umbro, ripetutamente parlamentare, e intellettuale finissimo.
Personalmente, me lo ricordo come iscritto alla sezione DS "Scaramucci", sempre presente insieme alla moglie Aimera a ogni iniziativa organizzata, alle feste de l'Unità, ai dibattiti e ai confronti, e il suo intervento al congresso comunale di Perugia nel 2007, quando dal tavolo di presidenza lo chiamai a intervenire chiamandolo "compagno Lello Rossi".
Storico esponente della sinistra umbra, allievo di Capitini, impegnato nella Resistenza, giovane dirigente di spicco della Federazione Giovanile e poi del Partito Comunista Italiano in umbro, ripetutamente parlamentare, e intellettuale finissimo.
Personalmente, me lo ricordo come iscritto alla sezione DS "Scaramucci", sempre presente insieme alla moglie Aimera a ogni iniziativa organizzata, alle feste de l'Unità, ai dibattiti e ai confronti, e il suo intervento al congresso comunale di Perugia nel 2007, quando dal tavolo di presidenza lo chiamai a intervenire chiamandolo "compagno Lello Rossi".
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17 gennaio 2010
Viva Sant'Antonio! Aneddotica balorda
Viva Sant'Antonio!
Patrono delle bestie e, come si diceva, di tutti coloro che mezze bestie sono. Riferimenti casuali a quando ancora governavamo noi. Per pochi giorni ancora, ma si governava.
Aneddotica su Sant'Antonio.
Un 17 Gennaio degli anni '30, un gruppo di militanti del Partito Comunista clandestino di Terni tennero una riunione con dei compagni venuti da Roma in un'osteria sulla strada per Narni, fingendosi pellegrini. Occuparono una saletta per discutere, e per stornare i sospetti ogni tanto qualcuno di loro gridava "Viva Sant'Antonio!".
Patrono delle bestie e, come si diceva, di tutti coloro che mezze bestie sono. Riferimenti casuali a quando ancora governavamo noi. Per pochi giorni ancora, ma si governava.
Aneddotica su Sant'Antonio.
Un 17 Gennaio degli anni '30, un gruppo di militanti del Partito Comunista clandestino di Terni tennero una riunione con dei compagni venuti da Roma in un'osteria sulla strada per Narni, fingendosi pellegrini. Occuparono una saletta per discutere, e per stornare i sospetti ogni tanto qualcuno di loro gridava "Viva Sant'Antonio!".
4 dicembre 2009
Sulla forma partito, 1987
Quella che avanza è l'idea del moderno "partito leggero" non nel senso del partito dei pochi (questa semmai sarebbe una conseguenza non voluta). Ma nel senso di: un partito in cui iscritti e militanti perdono peso effettivo rispetto all'elettorato e alle associazioni federate; che utilizza le competenze così come le offre il mercato intellettuale; che aggrega forze su issues e programmi specifici; che, in sostanza, si propone di ascoltare, di interpretare la società (una sua parte), più che trasformarla, strumento più che soggetto, soprattutto rappresentanza istituzionale e collettore elettorale. [...]
La "forma partito" come oggi si presenta nelle moderne democrazie occidentali è tendenzialmente proprio quella che si propone come "innovazione" vacua e apparente. E questo ci aiuta meglio a comprenderla. Perché guardando ai fatti si vede facilmente che un tale "partito leggero" -anche quando è di sinistra- non è leggero affatto e che il suo modo di "ascoltare la società" è di tipo assai particolare. E' un "partito leggero" che sopperisce alla fragilità dei suoi legami di massa e alla precarietà del suo tessuto culturale con una forte accentuazione del ruolo personale del "leader"; che è gestito da apparati di potere non meno stabili e separati di quelli antichi (parlamentari quasi inamovibili, tecnici dell'informazione e dell'amministrazione, amministratori locali, manager delle cooperative, burocrazie sindacali) cioè pezzi dell'establishment; che deve costruire il consenso prevalentemente con l'uso dei media (o meglio cercandone il non disinteressato sostegno) e mediando corporazioni varie, buone e cattive. La conseguenza diretta è la passivizzazione politica delle classi subalterne al suo esterno (l'assenteismo nel voto) e al suo interno (come può, chi non sa, diventare dirigente?). La conseguenza indiretta è un tipo di consenso elettorale che non regge, e non può reggere a prove di governo aspre, dunque una necessaria autoriduzione dei programmi, un "ascolto della società" che seleziona e rispetta i rapporti di forza esistenti. Il "riformismo di basso profilo" diventa non una scelta, ma una necessità. Non stiamo descrivendo solo i partiti conservatori e centristi (che poi in Italia assumono specificamente il carattere del partito-Stato) ma anche la moderna tendenza degli stessi partiti "progressisti", dal Partito democratico americano, a quelli socialisti francese o spagnolo. In parte è anche la tendenza già in atto nel Pci. [...]
Si consideri che è stato scritto 22 anni fa, "Una nuova identità comunista", un documento precongressuale per il XVIII congresso del Pci.
La "forma partito" come oggi si presenta nelle moderne democrazie occidentali è tendenzialmente proprio quella che si propone come "innovazione" vacua e apparente. E questo ci aiuta meglio a comprenderla. Perché guardando ai fatti si vede facilmente che un tale "partito leggero" -anche quando è di sinistra- non è leggero affatto e che il suo modo di "ascoltare la società" è di tipo assai particolare. E' un "partito leggero" che sopperisce alla fragilità dei suoi legami di massa e alla precarietà del suo tessuto culturale con una forte accentuazione del ruolo personale del "leader"; che è gestito da apparati di potere non meno stabili e separati di quelli antichi (parlamentari quasi inamovibili, tecnici dell'informazione e dell'amministrazione, amministratori locali, manager delle cooperative, burocrazie sindacali) cioè pezzi dell'establishment; che deve costruire il consenso prevalentemente con l'uso dei media (o meglio cercandone il non disinteressato sostegno) e mediando corporazioni varie, buone e cattive. La conseguenza diretta è la passivizzazione politica delle classi subalterne al suo esterno (l'assenteismo nel voto) e al suo interno (come può, chi non sa, diventare dirigente?). La conseguenza indiretta è un tipo di consenso elettorale che non regge, e non può reggere a prove di governo aspre, dunque una necessaria autoriduzione dei programmi, un "ascolto della società" che seleziona e rispetta i rapporti di forza esistenti. Il "riformismo di basso profilo" diventa non una scelta, ma una necessità. Non stiamo descrivendo solo i partiti conservatori e centristi (che poi in Italia assumono specificamente il carattere del partito-Stato) ma anche la moderna tendenza degli stessi partiti "progressisti", dal Partito democratico americano, a quelli socialisti francese o spagnolo. In parte è anche la tendenza già in atto nel Pci. [...]
Si consideri che è stato scritto 22 anni fa, "Una nuova identità comunista", un documento precongressuale per il XVIII congresso del Pci.
13 novembre 2009
La svolta della Bolognina. Un'analisi, 20 anni dopo
A conclusione della serie degli anniversari pesi, 20 anni fa, il 12 Novembre 1989, il segretario del PCI Achille Occhetto annunciava nel corso di una riunione presso la sezione Bolognina a Bologna la decisione di cambiare il nome del Partito. Iniziava, con la cosiddetta "Svolta della Bolognina", il processo che ha portato allo scioglimento del Partito Comunista Italiano, alla nascita del Partito Democratico della Sinistra, e la scissione del Partito della Rifondazione Comunista.
A 20 anni di distanza, si può vedere ormai la questione in un'ottica abbastanza storica. La Svolta maturò due giorni dopo il crollo del Muro di Berlino, in mesi frenetici in cui si ridisegnarono tutti gli assetti e gli equilibri mondiali, in seguito al rapido declinare del "socialismo reale". Ci si proponeva, la prima di una serie di volte, di andare oltre, oltre l'identità comunista, non ritenendo più certe chiavi di lettura adeguate al contemporaneo.
La risposta della mozione che uscì fondando Rifondazione, era e rimane sbagliata, essendo nata su letture della realtà assolutamente irrealistiche.
Però una soluzione intermedia era da ricercare. Il dubbio che all'epoca si commise uno sbaglio di proporzioni storiche è forte. Specie vedendo a posteriori il fallimento del progetto PDS-DS, fino ad arrivare alla triste realtà attuale del Partito Democratico. Se non si fosse sciolto il PCI sarebbe andata ancora peggio di com'è andata in questi anni, ci saremmo ridotti a un relitto residuale della politica? Mah. Si è rinunciato, di fondo, all'idea di critica del presente, e alla speranza e volontà di fare un mondo nuovo e migliore. E la scelta di 20 anni fa, più tante altre sbagliate nel corso degli anni, di liquidare il comunismo italiano, ha significato la dispersione del grande, unico, patrimonio politico e culturale che ha rappresentato l'esperienza del Partito Comunista Italiano.
Un po' di repertorio iconografico pidiessino e memorabilia.
A 20 anni di distanza, si può vedere ormai la questione in un'ottica abbastanza storica. La Svolta maturò due giorni dopo il crollo del Muro di Berlino, in mesi frenetici in cui si ridisegnarono tutti gli assetti e gli equilibri mondiali, in seguito al rapido declinare del "socialismo reale". Ci si proponeva, la prima di una serie di volte, di andare oltre, oltre l'identità comunista, non ritenendo più certe chiavi di lettura adeguate al contemporaneo.
La risposta della mozione che uscì fondando Rifondazione, era e rimane sbagliata, essendo nata su letture della realtà assolutamente irrealistiche.
Però una soluzione intermedia era da ricercare. Il dubbio che all'epoca si commise uno sbaglio di proporzioni storiche è forte. Specie vedendo a posteriori il fallimento del progetto PDS-DS, fino ad arrivare alla triste realtà attuale del Partito Democratico. Se non si fosse sciolto il PCI sarebbe andata ancora peggio di com'è andata in questi anni, ci saremmo ridotti a un relitto residuale della politica? Mah. Si è rinunciato, di fondo, all'idea di critica del presente, e alla speranza e volontà di fare un mondo nuovo e migliore. E la scelta di 20 anni fa, più tante altre sbagliate nel corso degli anni, di liquidare il comunismo italiano, ha significato la dispersione del grande, unico, patrimonio politico e culturale che ha rappresentato l'esperienza del Partito Comunista Italiano.
Un po' di repertorio iconografico pidiessino e memorabilia.
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