Visualizzazione post con etichetta udc. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta udc. Mostra tutti i post

28 febbraio 2013

Elezioni 2013: analisi globale del voto

Il pessimo esito generale del voto, purtroppo, non è stato particolarmente sorprendente e inaspettato. Coi numeri che giravano, e il sistema elettorale vigente, si sapeva che sarebbe stato estremamente difficile per il centrosinistra (e a maggior ragione per un altro partito) avere una maggioranza al Senato.
Altrettanto, certo non stupisce il 25% di Grillo e del M5S: senza stare a entrare qui sul perché e le cause, era assolutamente nell'aria, è riuscito a massimizzare i voti raggiungibili al momento, e nelle ultime settimane di campagna elettorale è riuscito ampiamente a concentrare su di sé l'attenzione generale. Era l'unico attorno al quale si respirava tangibilmente entusiasmo, e ciò gli ha permesso di fare il botto, conquistando la larga parte degli incerti e delusi.
Inaspettata invece, senza dubbio, la forte tenuta del centrodestra. Un po' che anch'io l'ho sottovalutato, un po' di riflesso per il mediocre risultato del centrosinistra. Perché, siamo chiari, in termini assoluti il centrodestra e Berlusconi, in specie la diretta emanazione del PDL, hanno avuto un risultato disastroso, ma che accanto al risultato del centrosinistra, che è riuscito a sopravanzarlo solo di qualche decina di migliaia di voti, fa assolutamente figura. Di sicuro pare avere pagato la scelta di presentarsi al voto con una pletora di liste minori, a partire da Fratelli d'Italia, che ha permesso a Berlusconi di recuperare, punticino su punticino, un bel po' di elettori che probabilmente, a lui direttamente e al PDL, non l'avrebbero rivotato.
Il dato di queste elezioni che stupisce di più è però il bassissimo risultato elettorale del Partito Democratico. Cinque punti percentuali, 1 milione e  mezzo di elettori almeno, rispetto a quanto ci si aspettasse. Tanto da permettere di replicare l'incubo del 2006, rendendo realmente contendibile al PDL, di pochissimi voti, la Camera dei Deputati, dove chiunque di sarebbe aspettato che non ci sarebbe stata storia. Perché? Senza stare a scomodare il passato prossimo (che un suo peso comunque immancabilmente ce l'ha), la spesso opaca prestazione del PD nella sua opposizione al Governo Berlusconi, nonché la scelta del pieno sostegno al Governo Monti, il PD ha pagato in pieno l'assoluta pochezza (o l'incapacità nel farla) della sua campagna elettorale. Non è riuscito in alcun modo a imporre l'agenda del dibattito pubblico, a far veicolare le proprie proposte, né, tantomeno, quelle fantomatiche della coalizione; sui mezzi di informazione, gli unici messaggi che riusciva a trasmettere erano, al netto delle battute idiote sui giaguari, o appelli in nome dell'antiberlusconismo, o il traccheggiare autolesionista dell'accordo con Monti sì/accordo con Monti no. E infine. Dopo le primarie, dalle quali aveva tratto indubbia forze e popolarità, il PD si è ampiamente adagiato sugli allori, dando assurdamente per sicura la vittoria. E Bersani una brava persona, buon segretario di partito, e persona seria e competente. Ma probabilmente non adatta al ruolo al quale si era candidato (e mi sa che lui stesso, qualche anno fa, fosse dell'avviso).
Come SEL siamo andati male oggettivamente, un 3,1% significa non contare nulla, o quasi, nella società italiana. Di errori ne abbiamo fatti molti nell'ultimo anno, e il risultato elettorale ne è il frutto; quantomeno, possiamo dire che comunque la nostra parte in campagna elettorale comunque l'abbiamo fatta, e schiacciati com'eravamo in un'alleanza con un PD che sotto molti aspetti ci ha penalizzato, purtroppo difficilmente si poteva fare di meglio.
Ci sarebbe da aprire il capitolo della fortissima crisi generale della sinistra italiana nel suo complesso, le cui idealità rischiano ormai di ritrovarsi del tutto aliene nell'Italia di oggi, ma per oggi lasciamo stare.
Infine, tra chi è andato male, ed era prevedibile, e m'ha francamente dato anche soddisfazione per questo.
Anzitutto Monti, e l'UDC di Casini e lu poro Fini. Che sia la volta buona che si capisca quanto vale, realmente, l'area centrista.
Infine Rivoluzione Civile. Spiace dirlo, ma il risultato irrisorio è il giusto premio per un soggetto politico improbabile e raccogliticcio, e per il tenore della loro vergognosa campagna elettorale, fatta esclusivamente, spesso con meschinerie e falsità, contro SEL e PD.

26 dicembre 2012

Nota politica di fine anno: Monti, primarie dei candidati e Ingroia (nonché Alfonso Gianni)

Un po' incalzato da questi giorni di festa prima della partenza, cerchiamo di fare un po' il punto sulla situazione in modo alquanto sommario, rimandando ancora una volta un'analisi più approfondita su SEL.

Monti in campo? Ancora parrebbe non avere preso una decisione definitiva, ma di partenza francamente non mi aspettavo l'annuncio da parte di Monti della disponibilità a guidare una coalizione per le elezioni: mi pareva molto più facile e probabile che restasse alla finestra, pronto ad assumere l'incarico nell'ipotesi non certo improbabile di stallo in Parlamento alla testa di una rinnovata coalizione di larghe intese, o in "subordine" la presidenza della Repubblica, a svolgere un ruolo di tutore. Se accetta di guidare una coalizione centrista alle elezioni, al di là del non particolare buon gusto di fare campagna elettorale contro forze politiche che l'hanno appoggiato in questi mesi anche contro i propri interessi politici, il rischio appare evidente, che è improbabile sia la vittoria elettorale, sia la possibilità del Quirinale, vestiti i panni di parte; si potrebbe spiegare, a pensare male, solo forse con un disegno, con la complicità di molti democratici, per fare le scarpe a SEL e all'ala sinistra del PD, al fine di permettere a UDC e compagnia di raggiungere un risultato elettorale tale da poterli sostituire con un mezzo ribaltone dopo il voto, nel caso sollevino troppe "difficoltà". Comunque, globalmente in sé non è una cattiva notizia un impegno diretto di Monti, aiuta indubbiamente a fare chiarezza, e dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) costringere il PD e Bersani a prendere posizione su molte cose, piuttosto dirimenti.
Primarie per i candidati di SEL e PD L'idea è certamente buona in linea di principio, nella pratica lascia invece non pochi dubbi. Organizzativi, che è una cosa immancabilmente, dati i tempi ristrettissimi, abborracciata e frettolosa. Dopodiché, specie per un partito piccolo e con poca visibilità come SEL, c'è da dubitare sull'utilità e sul riscontro popolare di una consultazione aperte cui, al di là delle date, in pochi parteciperanno, che si ha sì la possibilità di scegliere i propri candidati, ma tra persone oggettivamente (al di là delle qualità) sconosciute ai più. In fin dei conti, primarie del genere rappresentano un fallimento del funzionamento di un partito, che non è più in grado, attraverso i propri iscritti e gli organismi dirigenti in successione, di riuscire a interpretare e rappresentare al proprio interno, attraverso una scelta condivisa dei propri candidati, le proprie idee e gli interessi dei gruppi sociali di riferimento.
Ingroia Aspettando di vedere come il Quarto Polo (più verosimilmente quinto) voglia provare a orientarsi, tra la miriade di aspettative prospettive e interessi differenti dei vari soggetti promotori (nell'improbabilità di fare in due mesi ciò che la sinistra italiana aspetta da anni), beh, l'ennesimo magistrato politicante ce lo si poteva risparmiare.

Auguri a tutti.

PS Mentre si  scriveva, si è appreso dell'addio di Alfonso Gianni a SEL. La cosa amareggia non poco, specie dovendo riconoscere, pur non condividendo assolutamente la strada politica oggi intrapresa, la giustezza e la criticità di gran parte dei motivi di dissenso che in questi mesi lo hanno portato a maturare questa scelta.

28 novembre 2012

Memorie corte

Tra i più grossi vizi che abbiamo, come elettori italiani, è la memoria molto molto corta.
Ora, per esempio, capisco che Renzi, oltre a sollevare la canea per permettere anche a nuovi potenziali elettori di partecipare al secondo turno (che poi perché un potenziale elettore delle primarie, ben sapendo quali fossero le regole, non abbia voluto registrarsi e votare al primo turno, mentre lo voglia fare solo al ballottaggio, è abbastanza un mistero, se le sue motivazioni sono limpide), voglia cercare di intercettare un po' di elettorato di sinistra che ha votato Vendola, però è abbastanza poco credibile mentre, dichiarando la volontà di non allearsi con Casini, pare volersi presentare come l'alfiere di una coalizione più spostata a sinistra rispetto a Bersani. Porca miseria, non sono passate neanche tre settimane da quando nell'intervista ad Avvenire dichiarava testualmente "a me non interessano le alleanze né con Vendola, né con Casini. [...] Sì, il Pd di Renzi può correre e vincere da solo.", cui sono seguite altre amenità del peggior repertorio veltroniano su lui che porterebbe il PD da solo al 40%. Per carità, non condivido per niente la strategia di Bersani dell'accordo con l'UDC, e lo reputo un punto critico e dirimente di un'alleanza tra SEL e PD, però quanto meno tocca dare atto che il problema del con chi presentarsi alle elezioni e cercare di fare una maggioranza parlamentare se lo pone, contrariamente a quanto ha finora dichiarato Renzi (e uno che si candida a volere essere l'aspirante premier, senza neanche dire chiaramente quale idea di alleanza propone per le elezioni, un po' preoccupante lo è).
Peggio ancora, quando adesso Renzi vuole spacciarsi per l'antimontiano, quello che non lo vuole nel governo. Premesso che, in realtà, anche su questo le differenze con Bersani sono molto sfumate, lui che ha sempre dichiarato il totale appoggio all'agenda Monti? Che il 9 novembre, anche qui meno di tre settimane fa, espressamente non escudeva ministri montiani nel suo ipotetico governo, e a inizio di settembre pare (mai smentito) addirittura ragionasse di lasciare, in caso di vittoria, il posto allo stesso Monti?
Tanto per togliersi un sassolino. E' facile parlare di abolizione del finanziamento pubblico, quando solo in una città come Terni hai i soldi per due gazebo, per affittare un immobile commerciale di due vetrine in centro come sede del comitato elettorale, per pagare addette al volantinaggio e dare un'indennità ai rappresentanti di lista. Altro che tetto dei 200mila €.

9 novembre 2011

Il partito del governo tecnico sine die

Annotazioni in progress con riguardo all'ampio partito del governo tecnico, e del voto solo nel 2013.
Per non pochi, specie nel PD, è una questione essenzialmente strumentale, con diverse sfumature di buona o malafede, semplicemente per prendere tempo, che non sono pronti a fare le ormai improrogabili scelte strategiche per il futuro, quale alleanza e con che linea politica e programmi presentarsi. Leggesi anche: serve ancora tempo per finalizzare l'alleanza esclusiva con UDC e moderati sparsi, o a costruire la leadership di Renzi.
Poi ci sono i fans del "tecnico", con la storia della personalità onesta capace e superpartes etc etc. Se pensiamo che basti questo a risolvere ogni nostro problema, smettiamo direttamente di fare politica, a che servono più elezioni e altre perdite di tempo, troviamo un buon amministratore di condominio, e chiusa lì.
Infine, sul "con questa gravissima crisi serve immediata stabilità, un governo forte, e non ci si può permettere le incertezze di una campagna elettorale". Per carità, non è tutto sbagliato. Ma se tutto questo avveniva tra un anno, o comunque la legislatura terminava di diritto nella primavera 2012, che facevamo? Sospendevamo la Costituzione, e prorogavamo questo Parlamento a data da destinarsi? Ancora non siamo una democrazia in grado di gestirsi nelle forme ordinarie? Sarebbe quasi curioso sapere cosa si sarebbe proposto se fossimo stati facciamo conto in stato di guerra. Non ricordo che gli USA ad esempio abbiano mai sospeso le campagne elettorali nel corso della Seconda Guerra Mondiale. O alcuna altra democrazia in momenti di crisi economica globale, come nel 1929. A maggior ragione nei momenti critici serve chiarezza, e serve che vengano fatte scelte politiche chiare.

8 novembre 2011

Auspici democristiani

Stamattina in centro per Roma si è incrociato Lorenzo Cesa, segretario dell'UDC. 
Dovevo rendermi conto che iniziare la giornata con un democristiano avrebbe portato sfiga, trarre gli auspici, e capire con certezza fin da stamattina che finiva che Berlusconi non si dimetteva, ma che la strascica e ce la fa pagare fino in fondo.

19 settembre 2011

Pace, progresso e prosperità

Qualcuno giorno fa si stava un po' guasti. 
A leggere la home de l'Unità, con Bersani che annunciava il "Nuovo Ulivo" dava quasi l'impressione che per un bug stessero ripubblicando, tanto erano uguali le parole, notizie di un anno fa. La situazione economica e politica, non serve ripeterselo, è disastrosa, ma l'Italia pare ferma, così, appiccata, bloccata in attesa di non si sa che cosa. Regge con lo sputo la maggioranza parlamentare, anche se tutti sanno, si vedano le dichiarazioni di Pisanu, della Polverini, che basta un qualcosa, una qualche alternativa, e sarebbero in tanti dispostissimi a fare una nuova maggioranza e poi tornare alle urne. 
La situazione è bloccata in questa maniera da un anno praticamente. E non sono poche allora le responsabilità delle opposizioni, PD e Bersani in primis, che dopo aver lanciato, più di un anno fa ormai, il "Nuovo Ulivo", non hanno riempito di una qualche sostanza la proposta, provando a cercare un'ipotesi di accordo con le sinistre, e al contempo pensando di poterla far convivere con l'UDC, ricercata e blandita a oltranza, pur essendo chiaro che Casini, come si suol dire, si limitava a farla annusare. E per carità, non è che gli altri siano stati molto migliori, l'IDV il solito ricercare ondivago il proprio esclusivo tornaconto, PRC e PDCI nel loro splendido isolamento nazionale (e a caccia di poltrone nel locale), SEL e Vendola che ancora non si decidono a imboccare una loro strada chiara... Quello che è emerso netto in questo anno è stata la palese inadeguatezza delle forze e dei leader di opposizione di fronte a una situazione da risolversi ormai col ritorno più rapido possibile a nuove elezioni e all'accantonamento di Berlusconi.
E' inoltre ampiamente cresciuto un diffusissimo e generalizzato sentimento di discredito nei confronti della politica in genere, che accoppiato alle pesantissime manovre economiche e alla mancanza di uno sfogo politico e sindacale che non sia episodico, può veramente portare nel giro di pochissimo tempo a situazioni di forte tensione.
Insomma, fino a qualche giorno fa si stava parecchio guasti, e non a torto.
Ma tutto ciò appartiene ormai al passato. Un passato spazzato via dalle ultime inimmaginabili rivelazioni dalle intercettazioni, da cui fiera, immacolata e prosperosa emerge la figura della compagna Manuela Arcuri, che ben potrà rappresentare quel "quid" in più che blocca la politica italiana, e portare la sinistra e il popolo italiano a una splendida affermazione e a un futuro di pace, progresso e prosperità.

23 aprile 2010

Analisi della Direzione Nazionale del Pdl

La resa dei conti tra Fini e Berlusconi, scoppiata in modo così virulento dopo le Regionali, e concretizzatasi oggi alla Direzione nazionale del Pdl, un po' lascia sconcertati, per tempi, modi, e radicalità dello scontro. Cose mai viste neanche nella peggiore conflittualità interna al centrosinistra.
Le ragioni di Fini sono pienamente condivisibili. E' chiaro il disagio a permanere in un partito disegnato a immagine di Berlusconi, per il suo utilizzo personale. E sono esatte le valutazioni sulla Lega Nord eccessivamente preponderante nella coalizione.
Però sono problemi che sono insiti si può dire proprio ontologicamente nel Pdl, fin dalla sua nascita. Non era ipotizzabile che, sciogliendo Forza Italia, Berlusconi fosse intenzionato a creare un partito "normale", con i suoi spazi di discussione e democrazia interna.
Valutazione. Fini non ha né le forze (è innegabile che le sue posizioni siano di minoranza, su ogni aspetto, nell'elettorato di destra) né il coraggio politico di andare fino in fondo, e uscire dal Pdl. Restando nel centrodestra, ma fuori dal Pdl. In molte altre occasioni ha avuto la possibilità di fare il grande passo, ma alla fine è sempre tornato nell'ovile. Si veda la nascita stessa del Pdl, all'epoca del "predellino", nel dicembre 2007. La tensione con Berlusconi anche allora era altissima, si era alla crisi della Casa delle Libertà, e Fini salutò con disprezzo l'idea di Berlusconi di un partito unico del centrodestra sotto le sue insegne. Poi, tempo un mese, e la crisi di governo del centrosinistra, ed eccolo tornare con la coda fra le gambe, e aderire al Pdl sciogliendo Alleanza Nazionale.
Ma Fini può essere costretto a tale passo. Berlusconi non ha la capacità di gestire queste forme di dissenso. Che potrebbero rientrare senza problemi nella normale dialettica interna a un partito. Ma a lui manca del tutto la tolleranza e la capacità di mediazione. Nuovamente, è indicativo il 2008, col caso di Casini: fosse stato per lui, sarebbe rimasto senza problemi nella coalizione di centrodestra. Ma Berlusconi si impuntò, pretendendo -come appunto aveva appena fatto Fini, e con la significativa eccezione della Lega Nord- la lista unica del Pdl e lo scioglimento dell'Udc. Così che Casini si ritrovò costretto ad andarsene, e a correre da solo.
Ecco, tale situazione potrebbe oggi ripresentarsi con Fini e i suoi fedelissimi.

17 febbraio 2010

Binetti! (?!?)

Parrebbe che Paola Binetti, appena lasciato -finalmente- il Partito Democratico per l'Udc, abbia ricevuto la proposta di correre come candidata alle Regionali per conto appunto dell'Udc in Umbria.
Ganzu, fa abbastanza ride come cosa.
Quello che convince un po' poco è che non si capiscono bene le motivazioni che la spingerebbero a bruciarsi subito in una sfida senza speranze come sarebbe qua in Umbria, ed è possibile che sia solo una mossa al rialzo nelle lunghe trattative che l'Udc sta conducendo qua da noi per vendersi al migliore offerente tra centrosinistra e centrodestra.
Se invece veramente sarà così, tutto di guadagnato, che non c'è certo in Umbria tanto elettorato clericale che sottrarrebbe al centrosinistra.

12 gennaio 2010

Acidità democratiche

Ci si stava ricordando poc'anzi di tutte le lamentele di certi democratici su come Veltroni fosse stato logorato dai suoi compagni di partito fin da subito, di come comunque fossero andate le primarie il giorno dopo tutti come un sol uomo dietro al vincitore, anche se fosse stato Bersani etc.
E si confrontava tutto ciò con la continua guerra di posizione, che come nel caso Agostini-Lorenzetti qua in Umbria (o l'ostilità alla Bonino in Lazio) potrà portare a gravissime conseguenze, che l'area franceschiniana sta continuando a condurre nonostante che il congresso/primarie, tenutosi su toni caldissimi essenzialmente per causa loro, sia finito in modo estremamente chiaro ormai tre mesi fa.

[sempre per rimanere in casa democratica, alcuni della minoranza commentano con una certa soddisfazione la dichiarata ricerca dell'alleanza con l'Udc, perché sarebbe la riprova dell'errore della sinistra, interna o esterna al Pd, che ha scelto Bersani, e che così impariamo (prima persona perché anch'io ci rientrerei). Da commentare solo come l'alleanza con l'Udc sia purtroppo una scelta di realismo, il necessario sbocco della politica velleitaria del "correre da soli", se non di base della nascita del Pd stesso, che se si passa dal ricercare un'alternativa di sinistra al ricercare un'alternativa di centrosinistra, inevitabilmente sposti a destra l'asse politico; e almeno Bersani l'aveva dichiarato chiaramente in campagna elettorale, senza le reticenze e le posizioni variegate che c'erano dietro Franceschini a tal proposito]

Scusate l'acidità, ma ogni tanto tocca farla scappare fuori.

30 ottobre 2009

"Oddio! Rutelli ci lascia?!" "No sciocchina... va ad aspettarcinell'UDC."

L'altro giorno si ironizzava un po' sull'uscita di Rutelli dal Pd.
Ci sarebbe in realtà poco da essere contenti.
Come scriveva Bobo ieri su l'Unità, "Oddio! Rutelli ci lascia?!" "No sciocchina... va ad aspettarci nell'UDC.".
La situazione è pesa. Una delle poche cose emerse chiaramente dal congresso del Pd, Bersani come Franceschini, è la volontà di ricercare alleanze il più possibile diffuse e organiche col centro, con l'Udc. Che potrà così trattare da posizioni di forza le allenze con chi, tra centrosinistra e centrodestra, di volta in volta offrirà la posta maggiore.
Ricordiamoci anche, che non guasta, che l'Udc è stato per anni partito pienamente organico alla Casa delle Libertà, un partito di centrodestra che solo per la fissa presa anno scorso a Berlusconi di presentarsi con una lista unica alle Politiche oggi è all'opposizione.
Come possa conciliarsi per un progetto di alternativa di centrosinistra, è un po' un mistero.
Bell'affare la "vocazione maggioritaria" e l'archiviazione dell'Unione.


9 giugno 2009

Europee 2009: Analisi

Che andavano male lo si sapeva, quindi nessuna particolare sorpresa. Anzi per certi versi sono andate discretamente. Vediamo.
Popolo delle Libertà - Il 35,3% è un brutto risultato. Non in termini assoluti, ma in confronto alle aspettative, alla retorica del "il Paese è con me", anche a confronto con le politiche di un anno fa, il dato è oggettivamente basso. Astensione, travasato alla Lega, come ci pare, ma il risultato è quello.
Partito Democratico - Discorso in parte rovesciato. Il 26,1% è un pessimo risultato sicuramente, ma della serie "poteva anche andare peggio" tocca dare merito a Franceschini di essere riuscito a salvare la baracca. Poi vabbe', viene da chiedersi se veramente c'era tutto 'sto bisogno di "una grande forza riformista di stampo europeo" (???), ma ormai è troppo tardi per tornare indietro. Si pensi invece come fare a recuperare i voti finiti all'Italia dei Valori.
Sinistra e Libertà - Mah mah. Così come la "Lista Anticapitalista" con tre decimali in più, risultato discreto, il 3,1%. Nelle aspettative. In Parlamento non ci vai, ma hai una buona base di partenza per continuare il progetto politico. Specie se in alcune zone (il Sud) dimostri un buon radicamento. Per tutti invece, tocca cercare di capire come fare qualcosa al Nord...
Udc - Più che stabile.
Lega Nord e Italia dei Valori - I vincitori di queste elezioni. E per entrambi, seppur per cose differenti, un risultato molto preoccupante. Per la Lega perché si dimostra in sintonia con fasce sempre più ampie di popolazione, dando sfogo spesso a molte delle pulsioni peggiori. Per l'Idv, perché si fa sempre più concreto il rischio che diventi l'alfiere di quello che era il popolo di sinistra. Puntando a ulteriori aumenti di consenso. Bardasci, tra Pd e Idv cento volte meglio Pd. Con tutti i limiti che ha, non è un partito populista e personalistico. Per usare paroloni, la crescita dell'Idv è la cifra della crisi della cultura politica di sinistra, che preferisce indignarsi per il conflitto di interessi piuttosto che per politiche sociali inesistenti.

Andando a guardare un quadro più locale, è pesante, molto pesante il crollo del Pd qui in Umbria, quasi ovunque sorpassato dal Pdl. Certi sistemi politici e culturali, che fanno di noi una "regione rossa" non durano in eterno. Dopodiché, particolarmente preoccupante il 3,59% a livello regionale della Lega Nord. Con punte del 10% in certi territori. Rega', in Umbria c'è più gente che ha votato per la Lega che per Sinistra e Libertà (3,55%). Questo è grave, è segno che la Lega ha smesso i panni di un movimento solamente localistico, ed è in grado di rappresentare le istanze, fondamentalmente egoistiche e xenofobe, di fasce della popolazione che magari fino a oggi se ne sarebbe ciecata di votarla.

Per le Amministrative, che pure ci riguardano da vicino, aspettiamo domani.

1 giugno 2009

"La campagna elettorale ha travalicato i limiti del buongusto"

Stamattina è arrivata qua a casa una chiamata elettorale dell'Udc con la voce di Casini preregistrata, mentre Bossi sta spadroneggiando sul banner del Messenger.
Ok che la campagna elettorale per le Europee (sebbene nessuno se ne sia accorto) è agli sgoccioli, ma ce ne stiamo abbondantemente a passare!

  

24 maggio 2009

Alternative

C'era una discussione secondo cui il Governo avrebbe i mesi contati, causa la disaffezione dell'elettorato cattolico. Mah. La valutazione pare improbabile (estremamente improbabile purtroppo), e già ci sarebbe molto da ridire sull'idea stessa di poter definire un "elettorato cattolico" come corpo sociale distinguibile.
Comunque.
Bella la storiella sull'affossamento prima ancora che nascesse di un Coordinamento straordinario delle Opposizioni. Il novello Fronte Popolare, che avrebbe la sua ragione di essere effettivamente a seguito delle ennesime derive plebiscitarie del Premier, che ripete come le Camere siano un inutile orpello e teorizzando l'appello al Popolo per un disegno di riforma (deriva plebiscitaria nel vero senso del termine) era stato teorizzato l'altro giorno da Vendola, di Sinistra&Libertà. Franceschini rilancia, limitandolo alle forze parlamentari, Pd Udc e Idv, persistendo quindi con l'idea suicida di marginalizzazione delle Sinistre. Di Pietro risponde che non è interessato (a che pro mischiarsi in un'iniziativa in cui non possa risaltare come unico protagonista?), l'Udc a questo punto chiaramente declina, che non vede la convenienza di diventare subito unico interlocutore del Pd. Bah!
Questo è il punto. Se anche veramente Berlusconi andasse in crisi, non c'è al momento nessun progetto alternativo che possa ambire a soppiantarlo.

1 marzo 2009

Doppia morale?

"I problemi di coscienza interessano tanto
quanto la piena perfezione di un risultato..."


Premetto che -la cosa probabilmente non è troppo intelligente, ma tanto è- per principio non prendo da bere dalle Destre. Possono pure regalare litri di vino, ma mi sono sempre detto che non l'avrei accettati. Ohi la lotta politica si fa anche così! (???)
Ordunque, ieri in Largo Villa Glori ci si imbatte nella festa di lancio della candidatura di Melasecche al Comune. Musica, e lo stand aperitivi. L'idea iniziale è di tirar dritto, ma la tentazione nasce vedendo che c'hanno la coca cola. Venendo da una lunga notte di festeggiamenti, e con lo stomaco ancora in subbuglio, rifletto che non ci starebbe affatto male (essendo cari giovani la coca cola un efficace anti-emetico). E poi i miei principi riguardano il non prendere alcolici dal nemico, non altro. M'avvicino al bancone, c'è anche il prosecco, ci penso un momento, e -scandalo!- prendo un bicchiere di prosecco.
Appena ingollato, naturalmente subito inizia la crisi di coscienza. Ho tradito i miei principi! Però è anche vero che altro principio sacrosanto del sottoscritto è che, se posso scegliere tra del vino e della coca cola, neanche la prendo in considerazione la possibilità di scelta. Beh! Nonché Melasecche è dell'Udc. L'Udc sì è nemico, ma nell'attuale contesto politico è di sicuro un nemico meno nemicoso.
Insomma: posso giustificare la violazione di un principio con un altro principio ugualmente importante, e con una considerazione di ordine politico?
O c'ho pure, oltre a una forza di volontà debole, anche una doppia morale?

24 luglio 2008

Allianz

Certo che il sentir parlare Bettini, la pancia grigia dietro Veltroni, di possibilità di alleanze larghe (anzi, sconfinate) del Partito Democratico, dall'Udc a Rifondazione Comunista, lascia perplessi ma dà un certo gusto. Dopo che per mesi e mesi, dopo aver proclamato il fallimento dell'Unione, Veltroni non ha fatto altro che ripetere la pretesa autosufficienza "maggioritaria" del Pd. E salvo fare subito eccezioni, si è visto con quali brillanti risultati, con l'Italia dei Valori.
Ohi, l'idea dell'alleanza e dell'unità qui la si condivide pienamente, da bravo frontista togliattiano e con una coscienza politica formatasi a inizio decennio. Anche se dell'Udc se ne può e deve fare benissimo a meno. Non è che solo il fatto che in Parlamento siano all'opposizione li abbia cambiati.
Però insomma, le elezioni politiche difficilmente saranno prima di cinque anni, e quindi caro Pd, calma, la stronzata ormai è stata fatta, e mo' buoni, non servono inutili accelerazioni.

Oh ecco un'altra cosetta che invece sarebbe da fare: in cosa consista il "dialogo" col centrodestra lo si è visto ormai. Si eviti quindi di fare da sponda a ogni fantasia su una "legislatura costituente", che già di voglia e di numeri per farlo dall'altra parte ne ne hanno fin troppa. Non mettiamoci quindi ad assecondarli, e si parta con una campagna contraria preventiva, che si una Costituzione riscritta dalle destre italiane e di una Repubblica federalista e semipresidenziale non se ne sente assolutamente la necessità.