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5 aprile 2011

Emozionanti profumi pasqueggianti (yeah)

Ci vorrebbe la penna di un Van De Sfroos, o degli Altoforno, o se proprio è anche di un Proust, per descrivere l'emozione e la poeticità della pizza dolce di Pasqua.
 

6 novembre 2009

Foliage

Foglie cadete piano
non fate rumore
gli alberi si preparano
al sonno dell'inverno.

'Sta roba è stata la prima poesia che ho imparato a memoria, probabilmente correva l'autunno 1991.

19 novembre 2008

(l'ennesimo) Angolo della poesia

[che con tutta 'sta poetaggine quasi me ne cieco del blog mio]

Le ultime due strofe di una poesia di Brecht, "A coloro che verranno".

Eppure lo sappiamo:
anche l'odio contro la bassezza
stravolge il viso.
anche l'ira per l'ingiustizia
fa roca la voce. Oh, noi
che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,
noi non si potè essere gentili.

Ma voi, quando sarà venuta l'ora
che all'uomo un aiuto sia l'uomo,
pensate a noi
con indulgenza.

9 ottobre 2008

Momento poetico

Una birra all'Arci, in un tiepido pomeriggio di ottobre, con qualche compagno, qualche anziano che parla di caccia e qualche giovinastro perugino (entrambe le due ultime categorie a bestemmiare ogni tre parole, per rendere meglio il clima agreste). Ah, e 'sta wireless a 50 m.

7 settembre 2008

Il quadrivio della poesia

Se Marziale era un grande, Catullo era un soggettone.
Innamorato perso di quel noto puttanone di Clodia, da lui cantata col nome di Lesbia, quando finalmente si accorge anche lui che su' regazza era una zoccola che s'era passata mezza Roma (ci piace pensare che tra gli altri ci fosse lo stesso Cicerone, acerrimo nemico politico del fratello di Lesbia, Clodio, di cui difese anche gli assassini... ma lasciamo stare) pensa bene di scrivere questo carme, il n. 58.

Caeli, Lesbia nostra, Lesbia illa,
illa Lesbia, quam Catullus unam
plus quam se atque suòs amavit omnes,
nunc in quadriviis et angiportis
glubit magnanimos Remi nepotes.

"Celio, la nostra Lesbia, quella Lesbia, sì proprio quella Lesbia, l'unica che Catullo ha amato più di sé stesso e dei suoi, adesso nei quadrivii e nei vicoli scappella i magnanimi nipoti di Remo."

Di tutto ciò, quello che non capisco è perché Catullo (dopo essersela cercata), abbia deciso di utilizzare la poesia per rendere noto al mondo nei millenni a venire il fatto che era cornuto.

[interessante la storiella del verbo glubere, che in origine indica l'atto dello spellare il chicco di grano dalla pula]

2 settembre 2008

L'angolo della poesia

Qui ci signori ci si dà alla poesia latina.
E' da un po' che girava per la testa un epigramma di Marziale, per la precisione il 79esimo dell'ottavo libro. Il soggetto è quella sciacquetta di Fabulla, o anche Flabella, come me ne ricordavo il nome.

Omnes aut vetulas habes amicas
Aut turpes vetulisque foediores.
Has ducis comites trahisque tecum
Per convivia, porticus, theatra.
Sic formosa, Fabulla, sic puella es.


"L'amiche tue so' tutte vecchie, oppure budellacci peggio delle vecchie. E so' queste che te porti dietro con te come compagne ai banchetti, per i portici, a teatro. Per questo, Flabella, si' bella (e giovane, nella traduzione originale ndr)."