L'esito del voto amministrativo a livello nazionale è in chiaroscuro.
L'astensionismo altissimo è un dato estremamente preoccupante, ma certo non inaspettato, frutto inevitabile del clima antipolitico degli ultimi anni e delle miserie seguite alla formazione del governo di larghe intese (come faccia Letta a dichiarare, come sta facendo in questi momenti, di esito del voto che rafforza il governo...).
Centrodestra a livello locale in totale sbando; come preannunciato dal voto in Friuli, anche il M5S paga dazio, dopo le scarsissime prove di sé date in Parlamento in questi primi mesi. Da notare, nei due comuni vinti dai grillini, il ripetersi del modello Parma: nei casi in cui il candidato di centrosinistra va al ballottaggio col M5S, la partita si fa estremamente difficile, in quanto sui grillini al secondo turno si riversa, in funzione antisinistra, una buona parte del voto di destra.
Il centrosinistra, nonostante il calo netto dei voti assoluti, riesce a tenere botta, grazie in larga parte ai pessimi risultati degli avversari. Ed è così che, pur con meno voti totali di quanti presi cinque anni fa da un improbabile (e sconfitto) Rutelli, 664490 contro i 676472 del 2008, a Roma, come in tutta Italia, va in scena una vittoria indubbiamente storica nella sua portata.
E alla fine, di chiacchiere ne possiamo fare tante, ma alla fine sono i risultati a contare, e quelli ci sono stati. E possiamo guardare avanti.