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28 febbraio 2013

Elezioni 2013: analisi globale del voto

Il pessimo esito generale del voto, purtroppo, non è stato particolarmente sorprendente e inaspettato. Coi numeri che giravano, e il sistema elettorale vigente, si sapeva che sarebbe stato estremamente difficile per il centrosinistra (e a maggior ragione per un altro partito) avere una maggioranza al Senato.
Altrettanto, certo non stupisce il 25% di Grillo e del M5S: senza stare a entrare qui sul perché e le cause, era assolutamente nell'aria, è riuscito a massimizzare i voti raggiungibili al momento, e nelle ultime settimane di campagna elettorale è riuscito ampiamente a concentrare su di sé l'attenzione generale. Era l'unico attorno al quale si respirava tangibilmente entusiasmo, e ciò gli ha permesso di fare il botto, conquistando la larga parte degli incerti e delusi.
Inaspettata invece, senza dubbio, la forte tenuta del centrodestra. Un po' che anch'io l'ho sottovalutato, un po' di riflesso per il mediocre risultato del centrosinistra. Perché, siamo chiari, in termini assoluti il centrodestra e Berlusconi, in specie la diretta emanazione del PDL, hanno avuto un risultato disastroso, ma che accanto al risultato del centrosinistra, che è riuscito a sopravanzarlo solo di qualche decina di migliaia di voti, fa assolutamente figura. Di sicuro pare avere pagato la scelta di presentarsi al voto con una pletora di liste minori, a partire da Fratelli d'Italia, che ha permesso a Berlusconi di recuperare, punticino su punticino, un bel po' di elettori che probabilmente, a lui direttamente e al PDL, non l'avrebbero rivotato.
Il dato di queste elezioni che stupisce di più è però il bassissimo risultato elettorale del Partito Democratico. Cinque punti percentuali, 1 milione e  mezzo di elettori almeno, rispetto a quanto ci si aspettasse. Tanto da permettere di replicare l'incubo del 2006, rendendo realmente contendibile al PDL, di pochissimi voti, la Camera dei Deputati, dove chiunque di sarebbe aspettato che non ci sarebbe stata storia. Perché? Senza stare a scomodare il passato prossimo (che un suo peso comunque immancabilmente ce l'ha), la spesso opaca prestazione del PD nella sua opposizione al Governo Berlusconi, nonché la scelta del pieno sostegno al Governo Monti, il PD ha pagato in pieno l'assoluta pochezza (o l'incapacità nel farla) della sua campagna elettorale. Non è riuscito in alcun modo a imporre l'agenda del dibattito pubblico, a far veicolare le proprie proposte, né, tantomeno, quelle fantomatiche della coalizione; sui mezzi di informazione, gli unici messaggi che riusciva a trasmettere erano, al netto delle battute idiote sui giaguari, o appelli in nome dell'antiberlusconismo, o il traccheggiare autolesionista dell'accordo con Monti sì/accordo con Monti no. E infine. Dopo le primarie, dalle quali aveva tratto indubbia forze e popolarità, il PD si è ampiamente adagiato sugli allori, dando assurdamente per sicura la vittoria. E Bersani una brava persona, buon segretario di partito, e persona seria e competente. Ma probabilmente non adatta al ruolo al quale si era candidato (e mi sa che lui stesso, qualche anno fa, fosse dell'avviso).
Come SEL siamo andati male oggettivamente, un 3,1% significa non contare nulla, o quasi, nella società italiana. Di errori ne abbiamo fatti molti nell'ultimo anno, e il risultato elettorale ne è il frutto; quantomeno, possiamo dire che comunque la nostra parte in campagna elettorale comunque l'abbiamo fatta, e schiacciati com'eravamo in un'alleanza con un PD che sotto molti aspetti ci ha penalizzato, purtroppo difficilmente si poteva fare di meglio.
Ci sarebbe da aprire il capitolo della fortissima crisi generale della sinistra italiana nel suo complesso, le cui idealità rischiano ormai di ritrovarsi del tutto aliene nell'Italia di oggi, ma per oggi lasciamo stare.
Infine, tra chi è andato male, ed era prevedibile, e m'ha francamente dato anche soddisfazione per questo.
Anzitutto Monti, e l'UDC di Casini e lu poro Fini. Che sia la volta buona che si capisca quanto vale, realmente, l'area centrista.
Infine Rivoluzione Civile. Spiace dirlo, ma il risultato irrisorio è il giusto premio per un soggetto politico improbabile e raccogliticcio, e per il tenore della loro vergognosa campagna elettorale, fatta esclusivamente, spesso con meschinerie e falsità, contro SEL e PD.

28 novembre 2012

Memorie corte

Tra i più grossi vizi che abbiamo, come elettori italiani, è la memoria molto molto corta.
Ora, per esempio, capisco che Renzi, oltre a sollevare la canea per permettere anche a nuovi potenziali elettori di partecipare al secondo turno (che poi perché un potenziale elettore delle primarie, ben sapendo quali fossero le regole, non abbia voluto registrarsi e votare al primo turno, mentre lo voglia fare solo al ballottaggio, è abbastanza un mistero, se le sue motivazioni sono limpide), voglia cercare di intercettare un po' di elettorato di sinistra che ha votato Vendola, però è abbastanza poco credibile mentre, dichiarando la volontà di non allearsi con Casini, pare volersi presentare come l'alfiere di una coalizione più spostata a sinistra rispetto a Bersani. Porca miseria, non sono passate neanche tre settimane da quando nell'intervista ad Avvenire dichiarava testualmente "a me non interessano le alleanze né con Vendola, né con Casini. [...] Sì, il Pd di Renzi può correre e vincere da solo.", cui sono seguite altre amenità del peggior repertorio veltroniano su lui che porterebbe il PD da solo al 40%. Per carità, non condivido per niente la strategia di Bersani dell'accordo con l'UDC, e lo reputo un punto critico e dirimente di un'alleanza tra SEL e PD, però quanto meno tocca dare atto che il problema del con chi presentarsi alle elezioni e cercare di fare una maggioranza parlamentare se lo pone, contrariamente a quanto ha finora dichiarato Renzi (e uno che si candida a volere essere l'aspirante premier, senza neanche dire chiaramente quale idea di alleanza propone per le elezioni, un po' preoccupante lo è).
Peggio ancora, quando adesso Renzi vuole spacciarsi per l'antimontiano, quello che non lo vuole nel governo. Premesso che, in realtà, anche su questo le differenze con Bersani sono molto sfumate, lui che ha sempre dichiarato il totale appoggio all'agenda Monti? Che il 9 novembre, anche qui meno di tre settimane fa, espressamente non escudeva ministri montiani nel suo ipotetico governo, e a inizio di settembre pare (mai smentito) addirittura ragionasse di lasciare, in caso di vittoria, il posto allo stesso Monti?
Tanto per togliersi un sassolino. E' facile parlare di abolizione del finanziamento pubblico, quando solo in una città come Terni hai i soldi per due gazebo, per affittare un immobile commerciale di due vetrine in centro come sede del comitato elettorale, per pagare addette al volantinaggio e dare un'indennità ai rappresentanti di lista. Altro che tetto dei 200mila €.

7 novembre 2011

Rivoluzione d'Ottobre, e la fine del regime italiano

7 Novembre 1917-2011: viva la Rivoluzione d'Ottobre!

Se domani, come abbastanza probabile, andrà a cadere il governo, è abbastanza sconfortante che i "Lenin" della situazione saranno Casini, la BCE, transfughi dell'ultima ora, vecchi e nuovi riciclati e reazionari.
Andiamo per ordine, cercando di analizzare brevemente la situazione. Come evidente, Berlusconi e il governo sono ormai agli sgoccioli. E' l'esito ineluttabile della crisi politica apertasi ormai da un anno, con l'uscita di Fini e di FLI, ma sinora quasi occultata, grazie ai vari Responsabili e a un'Italia fondamentalmente assopita. Un mese e mezzo fa si commentava come vivessimo in una situazione di stallo, in attesa di qualcosa che rompesse l'equilibrio. Il "quid", a ripensare agli ultimi avvenimenti, è arrivato con la bocciatura della legge di bilancio, l'ennesimo voto parlamentare sempre più striminzito e lo sfiorato colpaccio del mancato numero legale: di lì, a stretto giro, l'ennesima ondata di speculazione sull'Italia, l'Europa che ha messo alle strette l'Italia, lo strappo palese con Tremonti, la mancata promulgazione del "decreto sviluppo". E quindi, nel volgere di una settimana, il palesarsi del malcontento anche tra storici esponenti forzisti, estremisti berlusconiani come la Bertolini, Stracquadanio, e quindi l'inizio delle defezioni, sempre più numerose, dal PDL verso le sponde centriste, per arrivare infine agli appelli dei vertici stessi di Lega Nord e PDL affinché Berlusconi si dimetta. Stiamo con tutta probabilità alla vigilia di un momento di rilievo storico.
In Italia ci piace spesso richiamare momenti drammatici della storia nazionale, in modo spesso del tutto improbabile. Ma quello che stiamo vivendo in questi giorni, per quanto possa essere scontato, veramente richiama alla mente la fine di altri regimi, il suo repentino disfarsi, le velleità del resistere fino alla fine trascinando tutti con sé, gli intrighi, i fedelissimi che si trasformano in voltagabbana dell'ultima ora, lo squallore e la meschinità di questo epilogo. Se c'è un qualcosa per cui assolutamente il berlusconismo sta palesando una sua natura profonda di regime, è proprio adesso, nella sua fine. Nel fatto per cui  le dimissioni di un presidente del consiglio, e le successive elezioni, diventino un momento palingenetico. L'attaccamento insensato e irresponsabile alla carica, contro tutto e  tutti.
Dimissioni, il prima possibile, speriamo domani. Quindi voltare pagina. Con molte incertezze. Siamo in una situazione economica gravissima, a un passo dal baratro. L'unica strada che ci viene prospettata è quella, drammatica e inaccettabile, propostaci dalle istituzioni neoliberiste europee e internazionali, che rischiano di portarci sempre più a fondo, devastando lo stato sociale, con costi umani insostenibili, senza che si riesca a uscire dalla morsa della speculazione e della crisi. Non vi sono soggetti con la forza di sostenere, da subito, una via, un modello e delle idee differenti (se ve ne sono). La cosa più probabile è un esecutivo di transizione, con il compito precipuo di dare atto alle richieste suicide che ci arrivano da mesi. E sarà un governo con la volontà politica e la forza di poterlo fare. Il futuro appare buio. La sinistra plurale italiana ha perciò la necessità storica di darsi una ragione d'essere.

A domani. Come regalino, se siete arrivati a leggere fin qui, il wallpaper hd (beh!) in 16:9 della vecchia targa della sezione del PCI di Terni "7 Novembre", una delle primissime istituite nel dopoguerra, in via Eugenio Chiesa.

23 aprile 2010

Analisi della Direzione Nazionale del Pdl

La resa dei conti tra Fini e Berlusconi, scoppiata in modo così virulento dopo le Regionali, e concretizzatasi oggi alla Direzione nazionale del Pdl, un po' lascia sconcertati, per tempi, modi, e radicalità dello scontro. Cose mai viste neanche nella peggiore conflittualità interna al centrosinistra.
Le ragioni di Fini sono pienamente condivisibili. E' chiaro il disagio a permanere in un partito disegnato a immagine di Berlusconi, per il suo utilizzo personale. E sono esatte le valutazioni sulla Lega Nord eccessivamente preponderante nella coalizione.
Però sono problemi che sono insiti si può dire proprio ontologicamente nel Pdl, fin dalla sua nascita. Non era ipotizzabile che, sciogliendo Forza Italia, Berlusconi fosse intenzionato a creare un partito "normale", con i suoi spazi di discussione e democrazia interna.
Valutazione. Fini non ha né le forze (è innegabile che le sue posizioni siano di minoranza, su ogni aspetto, nell'elettorato di destra) né il coraggio politico di andare fino in fondo, e uscire dal Pdl. Restando nel centrodestra, ma fuori dal Pdl. In molte altre occasioni ha avuto la possibilità di fare il grande passo, ma alla fine è sempre tornato nell'ovile. Si veda la nascita stessa del Pdl, all'epoca del "predellino", nel dicembre 2007. La tensione con Berlusconi anche allora era altissima, si era alla crisi della Casa delle Libertà, e Fini salutò con disprezzo l'idea di Berlusconi di un partito unico del centrodestra sotto le sue insegne. Poi, tempo un mese, e la crisi di governo del centrosinistra, ed eccolo tornare con la coda fra le gambe, e aderire al Pdl sciogliendo Alleanza Nazionale.
Ma Fini può essere costretto a tale passo. Berlusconi non ha la capacità di gestire queste forme di dissenso. Che potrebbero rientrare senza problemi nella normale dialettica interna a un partito. Ma a lui manca del tutto la tolleranza e la capacità di mediazione. Nuovamente, è indicativo il 2008, col caso di Casini: fosse stato per lui, sarebbe rimasto senza problemi nella coalizione di centrodestra. Ma Berlusconi si impuntò, pretendendo -come appunto aveva appena fatto Fini, e con la significativa eccezione della Lega Nord- la lista unica del Pdl e lo scioglimento dell'Udc. Così che Casini si ritrovò costretto ad andarsene, e a correre da solo.
Ecco, tale situazione potrebbe oggi ripresentarsi con Fini e i suoi fedelissimi.

1 giugno 2009

"La campagna elettorale ha travalicato i limiti del buongusto"

Stamattina è arrivata qua a casa una chiamata elettorale dell'Udc con la voce di Casini preregistrata, mentre Bossi sta spadroneggiando sul banner del Messenger.
Ok che la campagna elettorale per le Europee (sebbene nessuno se ne sia accorto) è agli sgoccioli, ma ce ne stiamo abbondantemente a passare!

  

21 febbraio 2008

Pierferdi Che Casini

Absente computere (sì signori a grande richiesta proprio lui un ablativo assoluto!), causa non si sa bene che, e  trovandosi a Terni senza bravi coinquilini o pubbliche biblioteche da sfruttare a tal fine, si coglie l'occasione per un paio di riflessioni a scoppio ritardato. O meglio sono già scoppiate, il ritardo è altrove.

La gestione dell'alleanza con l'Udc - se la gestione delle alleanze fatta da Veltroni è scandalosa (riassumendo, frattura dell'unità dei progressisti a sinistra, ricatti ai Socialisti, alleanza col secondo peggiore -Di Pietro, secondo dopo Mastella e prima di Diliberto tra i worst of della fu Unione- e partita ancora aperta, ma con tutti i vizi di cui sopra, per i Radicali, la partita di Berlusconi ha dei tratti semplicemente insensati. Scioltosi Fini (il coerente, la persona perbene e dalla schiena diritta) in un listone unico con Forza Italia, con essenzialmente l'intento di sbancare al massimo ove possibile i premi di maggioranza regionali al Senato, non si  capito perché abbia tirato così tanto la corda con l'Udc, rifiutando una semplice allenza. Va bene voler massimizzare i profitti, ma l'essere arrivati all'indurre Casini a (ri)rompere l'alleanza col resto del centrodestra non pare una gran mossa. Poi vabbe', alla fine la prova del nove ci sarà ai voti di fiducia e alla trattative post-voto, e nel caso di vittoria delle destre non potrebbero non esserci enormi problemi a ritornare per l'ennesima volta sui propri passi. Vedremo.

Fidel Castro - prende un po' male l'idea del suo ritiro. Forse si è solo sentimentali e Cuba non è niente di più che dittatura, ma quantomeno piace pensare che dietro ci sia di più, un'Idea che nonostante una serie di vizi e una situazione esterna pesantissima sia riuscita in qualche maniera a rappresentare una possibilità alternativa con dei risultati. E Fidel rappresenta in buona parte tutto ciò. Gracias Comandante! Venceremos!


[il titolo del post è ripreso da uno sketch del 2002 di Neri Marcorè e Serena Dandini a "Mmh!", su Rai2]

4 febbraio 2008

Veniamo da lontano, e andremo (?) lontano...

Franco Marini nonostante l'appoggio di una Camera e delle forze sociali tutte ha dovuto rinunciare all'incarico di formare un governo per varare una nuova legge elettorale, lo scioglimento delle Camere è imminente e le elezioni dovrebbero andare a inizio di aprile.
Di ciò toccherà chiedere conto a Silvio Berlusconi e dei due smidollati Fini e Casini, che si sono scientemente assunti la responsabilità di non aspettare i due mesi che avrebbero permesso di avere una nuova legge elettorale che quantomeno avrebbe sottratto le coalizioni ai ricatti e ai capricci di partiti che neanche sono partiti, ma meri gruppi di potere.
Toccherà chiedere conto di questo, e purtroppo probabilmente di tante altre cose. E andrebbe bene forse se si avrà la possibilità di presentarlo questo conto.
L'unica cosa positiva di una campagna elettorale fisicamente difficile e del voto a inizio aprile è che si combina bene con gli esami...
E bisogna continuare ad aspettare, sperando che si chiariscano in tempi brevi idee identità e alleanze, e sperare con tutto il cuore che non alligni la malaugurata idea di Costituenti che vadano a riscrivere la Costituzione.


31 gennaio 2008

Rosa rosae rosae

Si è arrivati al punto che tocca essere felici che nasca una nuova formazione di centro. La "Rosa bianca" di Tabacci e Baccini appunto, transfughi dell'Udc, su cui si giocano la maggior parte delle possibilità di Franco Marini di ottenere la fiducia al Senato. Sperando che riescano a dimostrare un po' più di spina dorsale dell'ormai loro ex presidente, il bel Casini.

29 gennaio 2008

Die elektoralenlegen reload

Si è costretti a tornare sulle precedenti posizioni con riguardo a un tema già trattato altre volte, quello della legge elettorale proporzionale. Sempre avversata per convinzioni di stampo bipolare e maggioritario, per il timore che una legge proporzionale potesse riaprire la strada a ipotesi di tipo centriste e al superamento dell'ottica dei due schieramenti contrapposti. Ora che la fine dell'Unione pare cosa assai probabile, e di fronte al problema delle elezioni anticipate, bisogna fare marcia indietro.
L'esigenza immediata di tutti è poter andare a elezioni in maniera serena, con una nuova legge elettorale che riesca a escludere presenze distruttive di partitini-gruppi di potere come quelli che hanno affossato questa legislatura. Dato che alternative percorribili non ci sono, almeno nel breve termine, una proporzionale con uno sbarramento al  5% è l'unica proposta su cui in tempi rapidi tutti i partiti medio-grandi di entrambi gli schieramenti possono trovare un accordo.
Il pallino però disgraziatamente pare essere nelle mani di Berlusconi, tornato a essere da un giorno all'altro il padrone incontrastato della rinata Casa delle Libertà. E fargli un discorso di richiamo alla responsabilità e al bene comune pare essere cosa del tutto inutile. Anzi, tocca sorbirsi i vari capetti di Forza Italia che blaterano di responsabilità del centrosinistra che non ha fatto la legge, quando le ripetute (ed eccessive) offerte di dialogo per settimane venivano nel giro della stessa giornata accettate, respinte, e infine rilanciate con posizioni e proposte di volta in volta nuove.
Per fare un governo istituzionale bisogna trovarli questi voti in Parlamento, nel peggiore dei casi anche solo dell'Udc che quantomeno mostra di aver capito la gravità della situazione e della necessità di agire di conseguenza. però si capisce la difficoltà politica di Casini di prendersi la responsabilità di porre il partito in rotta di collisione con Forza Italia. L'unica cosa positiva è che per una volta la posizione è la medesima dei cd. poteri forti, con Cei e Confindustria che spingono anch'esse per la riforma elettorale prima del voto.
Plauso particolare per l'incredibile coerenza di Alleanza Nazionale, dove il sempre sorprendente Gianfranco "Skinner" Fini è riuscito a passare nel giro di un mese dagli insulti agli abbracci con Berlusconi, e può al contempo sostenere la causa del referendum contro il Porcellum e definire la necessità di una legge elettorale che la modifichi "un'inutile perdita di tempo".

3 ottobre 2007

Considerazioni generali

Vista l'allegria con cui è iniziata la giornata, facciamo qualche considerazione sulla situazione politica di questi tempi.
Se avesse ragione il vecchio Mao, andrebbe tutto bene. Però parrebbe che il vecchio Mao troppa ragione non ce l'abbia avuta.
Nell'area massimalista (non radicale prego, che Rc e Pdci certi aggettivi manco se li meritano) pare che siano venute meno tutte le motivazioni a collaborare all'interno dell'Unione. Continuano a
ventilare minacce sul protocollo del welfare con scarso esercizio di onestà intellettuale. L'area del futuro Pd continua a farsi le sue belle masturbazioni intellettuali sul nulla. L'area centrista dell'Unione vuole svoltare giustamente al centro, lasciando le ali. Qui tale ragionamento si sa lascia il tempo che trova.
Di base, è venuto del tutto a mancare lo spirito, la voglia del governare assieme. Nessuno più ragiona con prospettive più lunghe della prossima primavera, quando difendere l'operato passato presente e futuro, oltre che essere da difendere nel merito, diventa una necessità per le sorti politiche del centrosinistra tutto, oltre che quelle nazionali.
A destra la capacità progettuale è in realtà ancora più breve (del tutto nulla a essere sinceri). Tutte le speranze di un anno fa su uno sbandamento della Casa delle Libertà purtroppo sono tutte miseramente  fallite. O meglio, sbandati lo sono, ma paghiamo la scarsa statura di pretesi statisti quali Fini e Casini, che sono riusciti nell'impervia impresa di riuscire a rimettere saldamente in sella Berlusconi.
Ci si aggiunga che, chissà perché, c'è una certa insoddisfazione nel paese, cavalcata da personaggi di ogni genere dalle proposte splendide et progressive.
Andiamo a farci la pasta 'va.

27 gennaio 2007

Diritto di successione (Gianfranco Fini come Seymour Skinner?)

Berlusconi ieri ha dichiarato, riguardo a chi verrà dopo di lui, che Fini sarebbe degno di essere suo successore [ndr: che culo!]. Sappiamo che la dichiarazione ha poi sollevato un buon numero di polemiche etc.
Mo' mettiamoci a fa' un po' di dietrologia: "ma cosa avrà voluto dire???"
Ipotesi 1: l'ha detto perché non gliene frega niente in realtà di chi continuerà la sua opera politica, che tanto per diversi anni ancora conta di restare lì dov'è; però in questa maniera conta di castrare definitivamente le velleità di indipendenza di Gianfranco Fini. Riguardo il quale però qui si è sempre dubitato molto del fatto che i coglioni ce li abbia mai avuti. Appunto Gianfranco Fini mi fa tanto direttore Skinner.
Ipotesi 2: sapendo che logica vorrebbe che Fini sia papabile, foss'anche per questioni anagrafiche, alla sua successione, Berlusconi novello Urano gli brucia con molti anni d'anticipo la candidatura, non sopportando l'idea stessa che ci sarà qualcheduno dopo di lui.

Il pensiero sorge d'un tratto: e Pierferdi, che a dicembre minacciava sfracelli? A gennaio l'avrò sentito nominare un paio di volte a dir tanto. Boh...