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9 novembre 2012

Modifiche al premio di maggioranza e leggi truffa

Mah, visto che è diventato l'argomento del giorno mo' che ci si è espresso pure Grillo dicendo che è  un colpo di stato fatto contro di lui e il M5S, il PD pure dal canto suo ha condiviso, e c'è parecchia gente in giro che ci crederebbe pure, minima considerazione sulla proposta passata in commissione coi voti del centrodestra di legare il premio di maggioranza della Camera al raggiungimento da parte della coalizione vincitrice del 42,5% dei voti.
Per carità, sotto elezioni non è certo carino e leale modificare la legge elettorale a maggioranza col palese prevedibile effetto di andare a penalizzare la coalizione di centrosinistra, nonché, se passasse, si ufficializzerebbe che alle prossime elezioni nessuna delle coalizioni che si dovrebbe andare a presentare sarebbe in grado di formare una maggioranza parlamentare, ma in sé è una proposta nel merito tutto meno che sbagliata. Adesso perché fa gola al centrosinistra, ma il premio di maggioranza, così come attualmente congegnato, realmente è non democratico e non rappresentativo della volontà popolare, specie in un contesto politico come quello attuale: non è democratico un sistema in cui una lista o una coalizione di maggioranza relativa, ma di minoranza effettiva (magari un 35% dell'elettorato, pari a un 25% del corpo elettorale), avrebbe oltre metà dei deputati della Camera. Questa attuale sarebbe la legge truffa, non quella che uscirebbe dalla ipotetica modifica (per tacere poi del premio del 12% al primo partito che il PD vorrebbe autodarsi...).

12 gennaio 2012

La bozza del Decreto Liberalizzazioni: ma dove stiamo andando?

Le notizie del giorno sono chiaramente la bocciatura dei referendum sulla legge elettorale e la Camera che ha respinto la richiesta di arresto per Cosentino.
Sui referendum, e vabbe' daje, tange relativamente, francamente è alquanto improbabile pensare di cambiare la legge elettorale attraverso un referendum, i casi dell'anno scorso sono stati eccezionali, ed erano tirati da temi di ben altro seguito popolare e condivisione. Adesso punto a capo, e torniamo al nodo fondamentale, che anche all'interno dei maggiori partiti stessi non c'è condivisione su un modello elettorale, tantomeno quindi di una maggioranza in Parlamento. Se poi magari si partisse dal cercare di capire quale sarà il sistema politico italiano tra un anno, quando ormai verosimilmente si dovrà votare, e da lì cercare di capire che legge elettorale fare, potrebbe essere un approccio abbastanza costruttivo al problema.
Cosentino poche parole, brutta pagina, per il PDL, ma soprattutto per la Lega Nord e Bossi.
Nel complesso però, due notizie abbastanza prevedibili, e di rilevanza relativa.

Parliamo allora invece della bozza, diventata pubblica, del decreto legge "Liberalizzazioni" steso dal Governo Monti. Questo è il link su Repubblica.it, vale la pena dargli una letta, non è molto corposo.
Qualche notaio e farmacia in più, interventi molto poco condivisibili sulle tariffe professionali, distributori. Una grossa porcata sull'articolo 18, sospeso per le aziende che nascono dalla fusione di imprese sotto i 16 dipendenti, se nel complesso rimangono sotto i 50. Privatizzazione dei servizi pubblici locali. 
Magari tanti queste misure le condividono in toto.
Ma questa sarebbe la "Fase 2"? Queste sarebbero le misure che permetterebbero di rilanciare l'economia, l'occupazione, i consumi?
Al momento, ciò che si è visto prima con le "retate" mediatiche a Cortina, quindi con tutta la storia delle liberalizzazioni, è propaganda o poco più. A prescindere da una valutazione sulla loro efficacia, positività o negatività, sono misure che essenzialmente mirano al, e creano, consenso. Necessarie dopo le mazzate della "Fase 1".
E' politica, ci sta. Poi, stiamo in fedele esecuzione delle direttive europee. Ma allora, deve far riflettere, e fa impensierire, che dall'Europa, in questi anni, non è arrivato e non arriva nient'altro. Rigore e risanamento finanziario da un lato, liberalizzazioni dall'altro. Questo è preciso quello che stiamo facendo, la linea guida di Monti e del suo governo.
Ma pensiamo davvero che ne riusciamo a scappare fuori dalla crisi in questo modo?

4 ottobre 2011

Analisi sulla proposta abrogativa referendaria del "Porcellum", a raccolta firme conclusa

Non ho firmato per il referendum per l'abrogazione dell'attuale legge elettorale, per il ritorno al Mattarellum.
1 nel merito, il Mattarellum non la reputavo una cattiva legge elettorale, anzi (poi certo, meglio dell'attuale non ci vuole troppo...): 75% a collegi uninominali maggioritari e 25% proporzionale garantiva una discreta governabilità, rappresentatività e legame col territorio. Ma non è certo la migliore delle leggi possibili, anzi. Era semplicemente una legge piuttosto adeguata alla situazione politica a cavallo tra anni '90 e Duemila, con un bipolarismo più o meno indotto, poiché il collegio maggioritario uninominale favoriva naturalmente la concentrazione e le alleanze. Ed appunto, erano gli anni dell'Ulivo e della Casa delle Libertà. Nell'attuale contesto politico, molto mutato negli ultimi anni, non so se questo sistema elettorale sia il più adeguato per garantire rappresentatività, anzi, probabilmente è vero il contrario. Ma di queste preoccupazioni in Italia poco ce ne curiamo, ci divertiamo a discettare di modelli, pretendendo magari che il sistema politico si adegui al sistema elettorale. Che non è proprio il modo migliore per affrontare la questione.
2 la criticità dell'attuale legge elettorale maggiormente rilevata è la questione delle liste bloccate, per cui di fatto, compilando le liste elettorali, già si sa in partenza chi verrà eletto o meno. Sacrosanto. Il collegio uninominale invece inserisce un elemento di alea (a seconda del collegio), e più o meno un maggiore rapporto col collegio elettorale (su base più o meno cittadina, anziché regionale). Ciò detto, non è che in automatico aumenti la democraticità della faccenda, la prassi era sì il poter scegliere tra due/tre candidati, ma questi erano di fatto scelti, così come le attuali liste di "nominati", sempre dagli stessi accordi tra segreterie di partito. Se non si rivoluziona nettamente il sistema alla base, non è che si rivoluziona la democraticità del sistema.
3 altra argomentazione avanzata spesso dai referendari, e ripresa da molti, è la natura di pungolo che il referendum dovrebbe avere sul Parlamento per sollecitare una riforma delle legge elettorale. Questa è la più debole. Già è stata detta qualche anno fa, sul primo referendum celebrato sul tema, che proponeva una modifica del "Porcellum" per cui si sarebbe assegnato il premio di maggioranza non alla coalizione, bensì al primo partito. Se il referendum fosse passato, sarebbe stato un obbrobrio di legge, di una antidemocraticità assoluta. Però firmammo in tanti, io compreso, appunto con la speranza che ciò spingesse il Parlamento a legiferare. Eh parecchiu. Il Parlamento se ne fregò, e andò come doveva andare (e per fortuna), mancato raggiungimento quorum. Stante anche l'incertezza e la fragilità delle sorti della legislatura, è francamente improbabile che il Parlamento sia in grado di elaborare e trovare l'accordo su una legge elettorale prima delle elezioni. Bisogna perciò tenere ben presente, in caso non si vada a elezioni anticipate nella primavera del 2012, la possibilità di successo del referendum, e ritorno al voto nel 2013 col "Mattarellum", valutando quindi le conseguenze.
4 da ultimo, adeguatezza dello strumento referendario. C'è stato molto entusiasmo dopo la vittoria dei referendum del 12 e 13 giugno, col raggiungimento del quorum dopo moltissimi anni. Sarebbero però da frenare un po' gli entusiasmi, tale risultato si è ottenuto in condizioni politiche particolari, non facilmente replicabili, nonostante il diffuso malcontento verso l'attuale legge elettorale. C'è possibilità di successo, ma è opportuno andarci un po' coi piedi di piombo, valutando con attenzione tutti gli aspetti. Che il referendum, in sé, non è la bacchetta magica, la risoluzione di ogni problema politico.

Morale della favola. Se si arriverà a votarlo, probabilmente parteciperò votando sì ai quesiti referendari, che il Mattarellum mi pare comunque migliore della legge elettorale vigenti. Non ho voluto comunque appoggiarlo, non firmando per la presentazione dei quesiti, per tutte le perplessità sopra espresse. Ho espresso solo adesso queste valutazioni, a raccolta firme conclusa, poiché comunque il mio partito di riferimento, Sinistra Ecologia Libertà, pur con decisione non eccessivamente partecipata e condivisa all'interno del partito, ha dichiarato di appoggiare la raccolta firme.

21 giugno 2009

Aggiornamento referendario in progress

Effettivamente, essendo tre i quesiti referendari, sono tre differenti quorum. Si può quindi ritirare solo la scheda del terzo quesito (l'abrogazione della possibilità di candidarsi in più circoscrizioni) e astenersi ai primi due.
Qui s'è fatto così.

19 giugno 2009

Astensione al referendum

Me ne cieco a dirlo, ma al referendum sostengo l'astensione.
Se passasse il sì ai primi due quesiti, modificando la legge così da assegnare il premio di maggioranza non alla coalizione, ma al partito con maggior numero di voti, si produrrebbe un sistema antidemocratico, con una pericolosa ulteriore spinta verso un bipartitismo che non corrisponde alla politica italiana. Un netto peggioramento della legge attuale, che diventerebbe appunto così inaccettabile -dicono molti sostenitori del referendum- da imporre una revisione totale della legge. Insomma, un sì al referendum come arma di pressione sul Parlamento. Ma questo come già detto un'altra volta è un azzardo. E' tutta da vedere poi la capacità e la volontà del Parlamento di riformare tale legge. Il ragionamento era il medesimo che era alla base della stessa raccolta firme, da molti, me compreso, vista due anni fa come semplice mezzo di pressione, senza ragionevolmente pensare di arrivare al referendum. E invece l'anno scorso si tornò a votare senza modificare la legge. Se sventuratamente passasse il sì, e per qualche ragione si tornasse al voto senza che ci sia stata effettivamente la riforma, allora sì che ci sarebbe da ridire.
Altra possibilità, civicamente più dignitosa, sarebbe andare a votare, e votare no (tranne per il condivisibile ma marginale terzo quesito). Ok, ma a 'sto punto se non si vuole assumere il rischio del voto "sì", non c'è ragione di stare a rischiare, visto che poi la scarsa informazione su questo referendum rende del tutto incerto l'esito.
Rimane allora l'astensione. E' brutto, ma è il metodo più sicuro per sterilizzare un referendum che non si sarebbe mai dovuto celebrare.

[Avevo rimandato l'analisi del voto locale; di positivo c'è stata la riconferma al primo turno del centrosinistra ai livelli provinciali, e la vittoria di Boccali a Perugia -meritatissima, e auguri che può essere un ottimo sindaco. Adesso c'è da aspettare il ballottaggio a Terni, ma anche Spoleto, Orvieto e altre città. Sicuramente però rimane il mediocre risultato in generale del centrosinistra, e il preoccupante buon risultato della Lega Nord. Per troppo tempo ci si è cullati nel mito della "regione rossa"... beh tocca lavorarci molto]

N.B. per tutti coloro che si recano ai seggi per i ballottaggi, per non essere contati nel calcolo del quorum del referendum si deve dichiararlo al seggio, rifiutando di ritirare la scheda; una scheda nulla o bianca sarebbe comunque conteggiata come scheda votata

10 giugno 2009

Ulteriori fregature

Tra le varie fregature di quella fregatura che è stato il quorum alle Europee, c'è da segnalare la discrasia tra il principio di territorialità, che di base ispira la legge, e quello del voto calcolato a livello nazionale. Ossia, non ha senso dividere l'Italia in cinque circoscrizioni, e poi andare a valutare il dato nazionale del voto per vedere se una lista ha passato o meno il 4%. Logica avrebbe voluto che andando a introdurre il quorum, fosse stato da calcolare sulla base dei voti di ogni circoscrizione. Così è stato doppiamente una fregatura, sia di partenza, sia perché per fare un esempio nella circoscrizione Sud Sinistra e Libertà ha oltre il 6%, ma comunque non ha potuto eleggere nessun candidato.
E rega', dati finali, 4254199 persone, il 14,8% dei votanti, con 'sta roba alla fine hanno votato a vuoto, per liste sotto il 4%...

6 maggio 2009

Giochi d'azzardo...

Da più parti -vabbe', pur sempre solo tra i partiti rappresentati al Parlamento- si moltiplicano le prese di posizione a votare Sì ai disgraziati referendum sulla legge elettorale.
Per lo più, con la motivazione che dal referendum verrebbe fuori una legge così pessima da essere necessariamente costretti a modificarla poi dalla base, la legge elettorale attualmente in vigore.
Insomma, si gioca d'azzardo. Ma un po' più di cautela sarebbe necessaria. Perché se veramente si modificasse la legge così da attribuire il premio di maggioranza al partito di maggioranza relativa, non si vede quale sarebbe l'interesse del Pdl (presumibilmente per parecchi anni a venire primo partito per ragioni strutturali) a modificare una legge che gli consentirebbe di poter vincere le prossime elezioni con assai poca fatica. E uno. E due, se anche ci fosse seriamente una generica volontà di rimettere mano alla legge elettorale, a farlo poi ce ne passa. Il referendum stesso venne concepito da molti -me compreso- fin dall'inizio, dalla raccolta firme, come mezzo di pressione sul Parlamento, credendo che sarebbe bastata la semplice raccolta delle firme per avviare una riforma della legge senza arrivare al referendum. La raccolta firme c'è stata due anni fa, e adesso ci ritroviamo con la legge immodificata e il referendum fissato per il 21 giugno.
Insomma, sarebbe da rifletterci un attimo di più prima di schierarsi per il "sì affinché no".

17 aprile 2009

Paio di note su Santoro e Refendum

Un paio di cose.

Anzitutto su Santoro. Che sicuramente è un giornalista assai discutibile e opinabile. Che faccia un "uso personale della tv pubblica"? Beh, spesso anche sì. Ma d'altronde non è certo l'unico (e almeno non pretende di volersi spaccia), se ciò può essere considerata una giustificazione. Ma tutta 'sta storia montata sulle vignette di Vauro (pretesto, e debolissimo pretesto) è indecente, e le misure repressive di censura adottate assolutamente inaccettabili.

Sul mancato accorpamento del referendum alle Europee invece. Ok, logica e anche convenienza economica avrebbero voluto che si evitassero ripetute sessioni elettorali a inizio estate, che la scelta dilatoria dei tempi adottata è chiaramente nella speranza di mancato raggiungimento del quorum -ragionamento non certo pienamente democratico-; però insomma, non c'è troppo da stracciarsi le vesti, che un eventuale esito positivo dei referendum non è che sia così auspicabile. Due anni fa alla fine anch'io firmai, ma con la volontà di usarlo come mezzo di pressione sulle Camere per riformare la legge elettorale, non certo per avere il premio di maggioranza (concettualmente anch'esso non esattamente democratico) attribuito al partito col maggior numero di voti, anziché a una coalizione (a maggior ragione quanto poco prima espresso). Che poi con l'attuale quadro politico di tutto si ha bisogno meno che un incentivazione data dalla legge elettorale al bipartitismo. C'è tutta 'sta necessità che i referendum raggiungano il quorum e passino? No. Quindi pace, e se è che a 'sto punto rimandiamo tutto all'anno prossimo che fretta non ce n'è.

Il titolo parla di un paio di note. Aggiugiamone una terza. Ieri il Di Pietro ha presentato le candidate dell'Idv alle Europee. Specificando bene come siano state selezionate in base ai curricula (sfoggiamo 'sto latino...) inviati in seguito a inserzioni inserite sui giornali, e come la grande maggioranza di loro non abbia un'esperienza politica alle spalle. Beh che dire, il non avere esperienza politica è chiaramente un elemento di merito per un candidato al Parlamento Europeo (che tanto in effetti di riciclati con alle spalle fin troppa di esperienza le liste dell'Idv non scarseggiano di certo); si conosce poi qualche metodo migliore della popolarissima inserzione per selezionale una classe dirigente?

29 gennaio 2008

Die elektoralenlegen reload

Si è costretti a tornare sulle precedenti posizioni con riguardo a un tema già trattato altre volte, quello della legge elettorale proporzionale. Sempre avversata per convinzioni di stampo bipolare e maggioritario, per il timore che una legge proporzionale potesse riaprire la strada a ipotesi di tipo centriste e al superamento dell'ottica dei due schieramenti contrapposti. Ora che la fine dell'Unione pare cosa assai probabile, e di fronte al problema delle elezioni anticipate, bisogna fare marcia indietro.
L'esigenza immediata di tutti è poter andare a elezioni in maniera serena, con una nuova legge elettorale che riesca a escludere presenze distruttive di partitini-gruppi di potere come quelli che hanno affossato questa legislatura. Dato che alternative percorribili non ci sono, almeno nel breve termine, una proporzionale con uno sbarramento al  5% è l'unica proposta su cui in tempi rapidi tutti i partiti medio-grandi di entrambi gli schieramenti possono trovare un accordo.
Il pallino però disgraziatamente pare essere nelle mani di Berlusconi, tornato a essere da un giorno all'altro il padrone incontrastato della rinata Casa delle Libertà. E fargli un discorso di richiamo alla responsabilità e al bene comune pare essere cosa del tutto inutile. Anzi, tocca sorbirsi i vari capetti di Forza Italia che blaterano di responsabilità del centrosinistra che non ha fatto la legge, quando le ripetute (ed eccessive) offerte di dialogo per settimane venivano nel giro della stessa giornata accettate, respinte, e infine rilanciate con posizioni e proposte di volta in volta nuove.
Per fare un governo istituzionale bisogna trovarli questi voti in Parlamento, nel peggiore dei casi anche solo dell'Udc che quantomeno mostra di aver capito la gravità della situazione e della necessità di agire di conseguenza. però si capisce la difficoltà politica di Casini di prendersi la responsabilità di porre il partito in rotta di collisione con Forza Italia. L'unica cosa positiva è che per una volta la posizione è la medesima dei cd. poteri forti, con Cei e Confindustria che spingono anch'esse per la riforma elettorale prima del voto.
Plauso particolare per l'incredibile coerenza di Alleanza Nazionale, dove il sempre sorprendente Gianfranco "Skinner" Fini è riuscito a passare nel giro di un mese dagli insulti agli abbracci con Berlusconi, e può al contempo sostenere la causa del referendum contro il Porcellum e definire la necessità di una legge elettorale che la modifichi "un'inutile perdita di tempo".

23 novembre 2007

Priorità

Sarebbero (guarda un po' che novità) le "riforme". "Il 2008 l'anno delle riforme" promette Prodi (ben consapevole d'altronde che il primo dei suoi -e dei nostri- problemi è che riesca a durare).
Essenzialmente il discorso si circostanzia nella riforma elettorale, approvata la quale si possono affrontare le elezioni con qualche patema organizzativo in meno.
Solo che sfugge il problema fondamentale: avoja a parlare di buona politica, anzitutto tocca farla, creare il consenso ricominciando a parlare e ad affrontare i problemi dei ceti popolari, la crisi dei redditi, le politiche del lavoro e della casa.
Si potrebbe sintetizzare in agire di sinistra. Però capiamo che certe parole non è corretto usarle, e ci si adegua.
Parecchiu.

23 ottobre 2007

Tornando sulla legge elettorale

Che comunque si torna sempre lì. Si è avuta la presa di posizione di Rutelli a favore del modello tedesco (ma dai...), e l'invito a far presto. E tocca dire che di fatto Alleanza Nazionale è ormai l'unico partito che al momento continua coerentemente la battaglia contro un sistema elettorale che spianerebbe la strada al superamento dell'attuale sistema bipolare e le sue alleanze. Mentre troppi compagni ormai come al solito si adeguano, e mentre i "compagni" di Rc e Pdci in piena schizofrenia sostengono anch'essi modelli proporzionali (per poi inalberarsi agli slittamenti al centro della coalizione).
Se poi tocca aspettare la posizione del Partito Democratico, ammesso che se ne trovi qualcuna, non pare che Veltroni abbia un'eccessiva voglia di rivelarcela.

26 luglio 2007

Die ElektoralenLegen (ja!)

Gira e rigira, ariscappa fuori che l'unico sistema elettorale su cui si raggiungerebbe un accordo sarebbe quello tedesco, in sintesi un modello proporzionale con soglia di sbarramento. Perché? Perché garantirebbe la stabilità, si risponde.
Premesso che al solito si confonde il sistema politico con quello elettorale, che in Italia il problema della frammentazione politica è innanzitutto strutturale, ci si dimentica (o si fa finta di
dimenticare) che nella stessa Germania è bastato che uscisse fuori Die Linke e che nessuno degli altri due blocchi avesse la maggioranza per far saltare il giochino e costringere alla GrosseKoalition. Nonché qualche scetticismo sulla capacità del Parlamento italiano di autolimitarsi con un serio livello di sbarramento è d'obbligo.
L'unico vero effetto di un ritorno al proporzionale è la forte possibilità di superamento del bipolarismo attuale, e della sua sostituzione con un'ottica delle mani libere che si risolverebbe solo
in un ritorno a un'egemonia centrista, di cui si paventava qui. E l'idea è accarezzata ormai da troppe parti, a  poco più di un anno dalle elezioni.
Non si capisce allora il gioco specie di Rifondazione Comunista, sempre pronto insieme al resto della sinistra radicale a ergersi a vestale ferita a ogni rischio di deriva centrista, e in prima linea al contempo nel sostenere il modello tedesco.
O si è in malafede, o si è coglioni. E la prima opzione a dirla tutta non esclude la seconda.