...fiere e impetuose erano le sue parole, ridondanti di collera e orgoglio...
"Bella sarà la meta, per dura e lunga che sia la strada! Dite addio alla schiavitù! Ma dite addio anche agli agi! Dite addio alla debolezza! Dite addio ai vostri tesori! Altri ne produrremo. Procedete leggeri: ma portate con voi le vostre spade! Perché andremo più lungi di Oromë, sopporterremo più di Tulkas: non faremo ritorno dall'inseguimento. Alla caccia di Morgoth fino ai confini della Terra! Avremo guerra e odio senza fine. Ma quando avremo conquistato e riguadagnato i Silmaril, allora noi, e soltanto noi, saremo i signori della Luce immacolata, padroni della felicità e della bellezza di Arda! Nessun'altra razza ci soppianterà!"
Quindi Fëanor pronunciò un terribile giuramento. I suoi sette figli balzarono pronti al suo fianco, e insieme fecero identica promessa, e rosse come sangue balenarono le loro spade sguainate al lume delle torce. [...]
Fëanor però rise e parlò, non già all'araldo, bensì ai Noldor, con queste parole: " Così, dunque! Quindi, questo valente popolo dovrebbe mandare in esilio null'altri che l'erede del loro Re con i suoi soli figli, ed esso tornare alla sua schiavitù? Se qualcuno vuol venire con me, io gli dico: vi si preannuncia dolore? Ma in Aman l'abbiamo conosciuto. In Aman, dalla beatitudine siamo passati al dolore. Vogliamo dunque tentare l'altra strada: di giungere dal dolore alla gioia; o alla libertà quanto meno." Quindi, rivolto all'araldo, gridò: "Dì questo, a Manwë Súlimo, Re Supremo di Arda: se Fëanor non può abbattere Morgoth, per lo meno non esita nell'assalirlo, e non se ne sta in preda ad oziose recriminazioni. E può essere che Eru abbia messo in me fuoco maggiore di quanto tu creda. Tanto danno farò quanto meno all'Avversario dei Valar, che persino i possenti che stanno nell'Anello della Sorte resteranno a bocca aperta nell'udirlo. Proprio così, e alla fine essi mi seguiranno. Addio!". In quel momento la voce di Fëanor risuonò così vasta e potente, che persino l'araldo dei Valar si inchinò di fronte a lui come chi sia pienamente soddisfatto della risposta avuta, e se ne andò; e i Noldor ne furono soggiogati. [...]
Fëanor corazzò però il proprio cuore e disse: "Abbiamo fatto un giuramento, e non è poco. Quel giuramento noi lo manterremo. Ci si minacciano molti mali, non da ultimo il tradimento; una cosa però, non ci vien detta: che soffriremo per codardia, per via di codardi o per paura di codardi. Pertanto io dico che proseguiremo, e questo parere soggiungo: le imprese che compiremo saranno materia di canto fino agli ultimi giorni di Arda". [...] ... e rideva forte agitando la spada, rallegrandosi al pensiero di aver sfidato la collera dei Valar e i perigli del cammino, e che era vicina l'ora della sua vendetta. Nulla sapeva di Angband né delle formidabili difese che Morgoth vi aveva in gran fretta apparecchiate; ma, anche se le avesse conosciute, non lo avrebbero distolto, essendo egli forsennato, consumato com'era dalla fiamma della propria ira. [...] E sarebbe perito, non fossero proprio in quella giunti al soccorso con altre forze i suoi figli; e i Balrog lo lasciarono, e rientrarono in Angband. [...] ... Fëanor ordinò loro di fare alto, ché le sue ferite erano mortali ed egli sapeva essere giunta la sua ora. [...] Quindi spirò, ma non ebbe né tomba né sepolcro perché così focoso era il suo spirito che, come se ne staccò, il corpo cadde in cenere e fu spazzato via come fumo; e il suo sembiante non è più riapparso in Arda, né il suo spirito ha lasciato le aule di Mandos. Così finì il più possente dei Noldor, dalle cui gesta vennero sia la loro massima nomea, sia le loro più triste sventure.
John Ronald Ruel Tolkien, Il Silmarillion
A Fëanor Curufinwë, figlio di Finwë Re dei Noldor!