10 giugno 2008

Sicurezza

Si voleva con un po' di ritardo fare un attimo il punto sulle varie vicende, proposte e annunci che si susseguono sul settore sicurezza.

Il reato di immigrazione clandestina sta passando nel complesso quasi sotto silenzio, se si considera l'orrore dal punto di vista umanitario, giuridico e pratico che rappresenta. Nel sentire comune, nei discorsi che si sentono fare in giro e ripresi e rinforzati in televisione, si dà per scontato che un poveraccio che si ritrova costretto a lasciare la propria terra per cercare un lavoro all'estero, e che assai spesso per un sistema di quote assolutamente inadeguato per i bisogni anche semplicemente produttivi dell'Italia si ritrova impossibilitato a entrare legalmente in Italia, diventa automaticamente un criminale, e assai pochi si scandalizzano se, come si propone, ciò basti a giustificare la privazione del bene della libertà che il reato proposto comporterebbe. Manca del tutto la percezione della funzione indispensabile che le centinaia, se non milioni, di immigrati regolari e non svolgono, manca qualcuno che si decida a dire apertamente che per l'attuale sistema di concessione dei visti e soprattutto di quote annuali previste è del tutto inadeguato per le necessità interne e le pressioni migratorie esterne, ed è creatore solo di nuova irregolarità. Senza contare l'ingolfamento giudiziario e la saturazione del sistema carcerario che ciò potrebbe comportare.

Sul tema del reato di clandestinità, dopo che le critiche vere e pesanti sono di fatto venute solo dall'estero, Berlusconi si è esibito nel solito gioco della smentita e smentita della smentita; vediamo come finirà in Parlamento, ma rimane invece, dato quasi per scontato, l'aggravante della condizione oggettiva di clandestinità, che viola i fondamentali principi del diritto penale di uguaglianza e responsabilità.

In nome formalmente del diritto alla riservatezza, si vuole adesso proibire la possibilità di intercettazioni nelle indagini penali, creando il doppio binario all'italiana per cui si considererebbero gravi come al solito i soli reati di terrorismo, mafia, e se va bene pedofilia corruzione e concussione. Vabbe', mi sembrava che i beni giuridicamente garantiti della tutela della vita, della libertà etc potrebbero essere degni di tutela anche se non minacciati da una banda di terroristi pedofili collusi con la mafia, anche qua ci si sbaglierà, almeno potrò ridurre il programma di ripasso per il prossimo esame.

E fra tutto ciò, nessuno sta facendo caso preso com'è dalla caccia al rom che nella gioventù italiana è sempre più diffusa una cultura della violenza con ben precisi connotati politici. Se un ragazzo viene pestato a morte per essersi rifiutato di dare una sigaretta, se si devastano e si distruggono le abitazioni e ogni bene di intere famiglie di nomadi, se nelle università si organizzano spedizioni punitive contro avversari politici, non è un problema, non ci sono motivazioni politiche, è al massimo bullismo, branco, noia. Manca del tutto la condanna sociale, culturale e politica di questa diffusione capillare di una cultura politica basata sulle peggiori tradizioni della destra italiana, sulla violenza gratuita di stampo squadrista.

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