Scrivo adesso alcune note politiche che in realtà avrei dovuto scrivere due settimane, ma che per il sovrapporsi degli eventi ma anche e soprattutto per pigrizia si erano tralasciati.
La riforma della legge elettorale delle Europee. Quale cavolo è la necessità di una riforma? La legge attuale, proporzionale pura, garantisce perfettamente la necessità di rappresentatività che è la funzione propria delle elezioni per il Parlamento Europeo: unico organo con legittimazione democratica nell'Unione, non ha veri compiti legislativi, ed è quindi assolutamente pretestuosa la scusa della governabilità che viene addotta come scusa per introdurre lo sbarramento al 4%. Siamo chiari, la non frammentazione può essere un valore, e di una soglia di sbarramento del 4% si può anche parlare. Ma non con l'attuale sistema politico. La maggioranza non può pretendere di cambiare il sistema politico imponendolo con una legge elettorale. Non sono briciole i partiti sotto il 4%. Cinque anni fa per essi votò il 20% dell'elettorato. Nelle attuali condizioni della politica italiana, milioni di elettori vengono privati potenzialmente e probabilmente del diritto di eleggere ed essere rappresentati. Questo è assolutamente antidemocratico. Quello che più fa rabbia poi è stato l'atteggiamento del Partito Democratico. Cosa sperano di ricavarne ammazzando sul nascere ogni progetto alternativo di ricostruzione della Sinistra? Per una manciata di voti sperano di replicare il giochetto del voto utile? Qual è il senso nel guastare definitivamente i rapporti con tutta la parte politica della quale comunque ha bisogno per poter governare a livello locale, e di cui avrà bisogno per poter ambire a tornare al governo nazionale?
C'è stato poi il decreto sicurezza. Legalizzazione delle ronde di partito, possibilità dei medici di denunciare i pazienti irregolari che vengono a farsi curare, aumento della tassa per il permesso di soggiorno. E poi tutte queste anime belle a ergersi a difensori della vita sul caso Englaro. Si diceva una volta socialismo o barbarie. Qui di certo non siamo al socialismo.
Unica nota positiva, la candidatura di Bersani alla segreteria del Partito Democratico. Finalmente qualcuno che ha il coraggio di mettere le cose in campo, che riconosce l'errore nei Ds di schierarsi compatti al completo nel 2007 dietro Veltroni, con liste piuttosto in contrasto tra loro (errore anche mio di appoggiarlo, un progetto come "A sinistra per Veltroni"; ragione aveva il compagno Brunori a sostenere che era una contraddizione in termini), legato veramente alla tradizione della sinistra italiana, e non a una personalizzazione a base di americanismo e buoni sentimenti, con una reale idea e concezione di quella che deve essere la struttura e il funzionamento di un partito.
Saltando a quest'oggi, l'assoluto disastro delle elezioni regionali in Sardegna. Un monito, per chi se ne stesse scordando, che l'Italia è diventata un paese profondamente di destra, e che di lavoro e lotta ce ne sarà da fare moltissima nel futuro.
La riforma della legge elettorale delle Europee. Quale cavolo è la necessità di una riforma? La legge attuale, proporzionale pura, garantisce perfettamente la necessità di rappresentatività che è la funzione propria delle elezioni per il Parlamento Europeo: unico organo con legittimazione democratica nell'Unione, non ha veri compiti legislativi, ed è quindi assolutamente pretestuosa la scusa della governabilità che viene addotta come scusa per introdurre lo sbarramento al 4%. Siamo chiari, la non frammentazione può essere un valore, e di una soglia di sbarramento del 4% si può anche parlare. Ma non con l'attuale sistema politico. La maggioranza non può pretendere di cambiare il sistema politico imponendolo con una legge elettorale. Non sono briciole i partiti sotto il 4%. Cinque anni fa per essi votò il 20% dell'elettorato. Nelle attuali condizioni della politica italiana, milioni di elettori vengono privati potenzialmente e probabilmente del diritto di eleggere ed essere rappresentati. Questo è assolutamente antidemocratico. Quello che più fa rabbia poi è stato l'atteggiamento del Partito Democratico. Cosa sperano di ricavarne ammazzando sul nascere ogni progetto alternativo di ricostruzione della Sinistra? Per una manciata di voti sperano di replicare il giochetto del voto utile? Qual è il senso nel guastare definitivamente i rapporti con tutta la parte politica della quale comunque ha bisogno per poter governare a livello locale, e di cui avrà bisogno per poter ambire a tornare al governo nazionale?
C'è stato poi il decreto sicurezza. Legalizzazione delle ronde di partito, possibilità dei medici di denunciare i pazienti irregolari che vengono a farsi curare, aumento della tassa per il permesso di soggiorno. E poi tutte queste anime belle a ergersi a difensori della vita sul caso Englaro. Si diceva una volta socialismo o barbarie. Qui di certo non siamo al socialismo.
Unica nota positiva, la candidatura di Bersani alla segreteria del Partito Democratico. Finalmente qualcuno che ha il coraggio di mettere le cose in campo, che riconosce l'errore nei Ds di schierarsi compatti al completo nel 2007 dietro Veltroni, con liste piuttosto in contrasto tra loro (errore anche mio di appoggiarlo, un progetto come "A sinistra per Veltroni"; ragione aveva il compagno Brunori a sostenere che era una contraddizione in termini), legato veramente alla tradizione della sinistra italiana, e non a una personalizzazione a base di americanismo e buoni sentimenti, con una reale idea e concezione di quella che deve essere la struttura e il funzionamento di un partito.
Saltando a quest'oggi, l'assoluto disastro delle elezioni regionali in Sardegna. Un monito, per chi se ne stesse scordando, che l'Italia è diventata un paese profondamente di destra, e che di lavoro e lotta ce ne sarà da fare moltissima nel futuro.
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