20 marzo 2009

"Correre da soli": retrospettiva

Recentemente Romano Prodi ha dichiarato come l'annuncio orvietano (Orvieto e Pd, assieme, stai sicuro portano merda) di Veltroni del voler "correre da soli" del Partito Democratico sia stato tra gli eventi innescanti la crisi del governo.
Condivido in pieno, ed effettivamente è difficile negare che una scelta strategica del genere, nel contesto politico di una maggioranza composita che si reggeva con pochissimi voti di scarto sia stata dirompente. Con che credibilità pretendi di governare con un determinato progetto politico, quello dell'Unione, e dall'altro lato dichiarare questo stesso progetto politico fallimentare e fallito (e con esso quindi più di dieci anni di storia politica del centrosinistra italiano)? E tale scelta di Veltroni è stata anche il fattore determinante che l'anno scorso mi convinse definitivamente ad abbandonare il Partito Democratico, progetto peraltro fin dall'inizio mai condiviso. Che magari con un altro segretario, e altre scelte, le cose forse sarebbero andate diversamente.

Il "correre da soli" di Veltroni è stato forse l'errore più grave della segreteria di Veltroni (condiviso peraltro dalla larga maggioranza del partito, che in piena euforia walteriana non faceva che lodarne la saggezza e lungimiranza).
Ha anzitutto accelerato drasticamente la fine del Governo Prodi: ok, era pressoché impossibile che riuscisse ad arrivare a fine legislatura, ma le condizioni per non avere elezioni anticipate così anticipate c'erano. E di fretta di riavere questo Governo Berlusconi proprio non ce n'era.
Dal punto di vista politico, ha compromesso probabilmente il cammino unitario del centrosinistra italiano, unica via di una reale possibilità di avanzamento progressista, senza troppo compromettenti sfiancature verso il centro.
Infine, abbinata con tutta la velleitaria campagna sul voto utile, la fine dell'Unione ha dirottato non pochi voti degli altri partiti di sinistra, erodendoli al punto di non far loro raggiungere una rappresentanza parlamentare: per contro, ha artificiosamente pompato i voti dell'Italia dei Valori, il partito più populista e destroide del centrosinistra, con cui unica eccezione era stata stretta una incoerente e insensata alleanza. Col risultato di una sinistra umiliata, avviata verso scelte congressuali quasi suicide, e uno sleale Di Pietro reso protagonista della politica italiana. Coi risultati sotto gli occhi di tutti.

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