15 dicembre 2010

Gli scontri di Roma

Purtroppo è oggettivamente riduttivo definire gli scontri di ieri come frutto di qualche "black block" o di fantomatici provocatori infilitrati. Da quello che pare emergere a darsi alla violenza è stata anche una fetta non indifferente di coloro, studenti e non, che al mattino manifestavano, ed è stata ed è orgogliosamente rivendicata in molti comunicati sul web (si vedano ad esempio quelli dell'"Onda Perugia").
"Estremismo malattia infantile del Comunismo" diceva il saggio di Lenin. E' giocare pericolosamente a fare gli estremisti, quello che è successo ieri a Roma, di gente col mito della rivolta e dello scontro, anche se fini a sé stessi, e con la convinzione che lo Stato abbia paura di loro. Beate illusioni. Ieri non saranno stati pochi, nei palazzi del potere, coloro che si sono sfregati le mani soddisfatti, perché hanno finalmente avuto il pretesto di criminalizzare l'intero movimento, di giocare con la strategia della tensione. E l'unico rimpianto che c'avranno avuto è solo che gli scontri non siano iniziati un paio d'ore prima, così da poter mandare in onda, come si paventava lunedì, la sceneggiata del "istituzioni sotto assedio difendere la democrazia votare la fiducia".

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