18 ottobre 2011

Ucronìa

«Embe’, noi avevamo la liberazione nazionale dal fascismo e poi doppo co’ la speranza di arrivare al socialismo che ancora non ce semo arrivati. E allora co’ la lotta partigiana quasi ce se doveva arrivare. Dopo finita la lotta partigiana – Terni è stata liberata undici mesi prima delle altre province d’Italia – il povero compagno Togliatti fece l’intervento; convocò tutti i comandanti partigiani e tutti i dirigenti del partito provinciali e regionali di tutta l’Italia. Fece un intervento, disse che c’erano l’elezioni. “Voi ciavete l’ascendente, Omega” – il mio nome de battaglia del partito. Me l’aveva dato Gramsci. Invece quello de partigiano era Pasquale – “v’ho invitati per questo, voi ve dovete da’ da fa’ perché dovemo vince l’elezioni”. Hanno parlato cinque sei e se trovavano d’accordo. Io ho alzato la mano: “Compagno Togliatti, io non mi trovo d’accordo”. “Perché Omega?” “Non mi trovo d’accordo perché Lenin disse: quando passa il tordo bisogna tiràje. Se non si tira quand’e passa, non si sa quando si può più tirare. Oggi passa il tordo; tutti i capi fascisti sono scappati via, non solo da Terni” – tutti quell’antri: “Anche da le parte nostre”, dissero – “ed allora questo è il momento. Noi, le armi, senza che ce spiegamo, - glie dissi – stanno dove stanno”. L’avevamo nascoste, eh. “E’ il momento, gli damo giù e facciamo il socialismo”.
Lui mise la proposta mia e la proposta sua all’approvazione; la sua ebbe quattro voti più della mia. E passò la sua. Dopo m’hanno dato ragione, però. C’era Terracini e Longo, quando parlavo io – io stavo a parla’ qui, così, no? e loro stava a sede’ lì, là davanti, tre metri, quattro metri. Quand’io parlavo loro s’alzarono in piedi e fecero: erano d’accordo. E invece Togliatti non fu d’accordo, però lo ricordo se l’ha avuto, perché ha messe le votazioni, de settantasei io n’ho pigliati settantadue».
 


Alfredo Filipponi, antifascista e dirigente comunista, animatore e propulsore della Brigata Garibaldina "Antonio Gramsci", intervistato nel 1973, ormai gravemente malato, da Alessandro Portelli. Tratto da "Biografia di una città - Storia e racconto: Terni 1830-1985".

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