Due esempi al volo su uno dei maggiori limiti delle politiche "culturali/turistiche" ternani, l'assoluta incapacità di pubblicizzare e valorizzare adeguatamente iniziative ed eventi di un certo interesse che già esistono, senza doversene stare a inventare di nuovi.
La Fiera del Cassero. La maggiore fiera cittadina, caratterizzata da una costante incertezza sulla data (genericamente a novembre), la durata (un giorno, due giorni, a seconda di come gira), la collocazione (dimenticata ormai incomprensibilmente la Passeggiata), e la pressoché totale mancanza di informazione sulle modalità del suo svolgimento. Ok, è una classica fiera, di per sé nulla di particolare, però un suo interesse ce l'ha. E se prendiamo Perugia, la Fiera dei Morti invece, che salvo le dimensioni non è nulla di differente, è praticamente il terzo evento cittadino, 10 giorni di durata, decine di migliaia di visite, manifesti 6x3. Insomma, se la sanno vendere e valorizzare.
Il festival cinematografico Popoli e Religioni. Per quanto uno possa essere eventualmente prevenuto per un'iniziativa strettamente legata alla Diocesi, ci sono oggettivamente belle cose, film, eventi e incontri interessanti. Un'iniziativa anch'essa valida e da valorizzare. Invece sta lì da anni a languire, basso profilo, sempre con un ristrettissimo giro di persone a seguirlo.
Iniziative interessanti, di potenziale ampio riscontro, senza l'assoluta autoreferenzialità dei vari esTerni e Festarch Lab sui quali si insiste con pomposità e ostinazione. Ma torniamo sempre all'annoso tasto dolente della promozione turistica ternana, la capacità di sapersele vendere le cose che si hanno.
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