5 ottobre 2010

Novità dal Tribunale di Terni

Aggiornamenti sul Tribunale di Terni. Ricordiamo che è tornato tre settimane fa nella sede storica di Corso del Popolo dopo i lavori durati cinque anni (non quattro, come riportano in genere i giornali), e aver speso 7 milioni di euro per rifare gli impianti, gli infissi e gli ascensori, più altrettanto di affitto per la sede temporanea in Via Bramante.
Bene, oggi al primo giorno di pioggia intensa, in molti punti gli splendenti infissi nuovi di alluminio lasciavano infiltrare abbondante acqua.
Bellu cazzo de lavoro è appropriato.

4 ottobre 2010

Da cosa nasce cosa. Imladris marchigiana

Come dicevasi un annetto fa, Apecchio è la prova che anche le Marche possono dare qualcosa di buono.
O forse potrebbe essere appunto l'eccezione alla regola.
Ma no daje ad esempio anche Mario Riccardi è marchigiano.
Comunque. Sebbene sperso nelle tenebrose foreste del confine umbro-marchigiano, basta arrivare alle frazioni di Taverna e Osteria Nuova, pochi km dopo il valico di Bocca Serriola, per capire che aria tira.
Che fa anche tanto ultima casa accogliente, Imladris, solo che venendo dall'altro lato delle Montagne Nebbiose, se proprio vogliamo.

2 ottobre 2010

"Campem d'vin cum el lepr d'paura" - Apecchio 2010

Amici e compagni!
Piacerebbe molto prendere parte alle varie manifestazioni che costellano questi weekend, ma incombono anche i tipici eventi ottobrini.
Nella specie, tutti ad Apecchio bardasci!

1 ottobre 2010

L'antichi Greci

Il qui presente blog fin dagli esordi ha nutrito velleità culturali. Oggi ci si riallaccia a questa tradizione parlando di Storia.
L'antichi Greci. Per un fanciullo che ha risentito dell'ancora classicheggiante clima culturale italiano, la Grecia antica e i suoi abitanti è facile eserciti del fascino. Gli opliti, le triremi, 490 a.C. Maratona Milziade, 480 a.C. Termopili Salamina Temistocle, vasi a figure nere vasi a figure rosse. Ganzo! Non parlamo poi della guerra di Troia o di Ulisse. Poi hanno inventato la democrazia dicono, tutti sinceri democratici a una certa età.
Passa qualche anno. Gli entusiasmi del fanciullo cominciano a svaporare un po'. E cambia l'immagine che uno si fa: l'antichi Greci, da una certa età, si impara che erano una massa di invertiti e mezzi pedofili. Peso fioli! Però ecco perché tutte 'ste statue di gente nuda, 'sti gonnellini che pare portassero sempre anche d'inverno, 'sti capelli lunghi e boccoluti della prima età classica. E gli Ateniesi... altro che democratici, una massa di imperialisti (invertiti).
Infine, all'entusiamo del fanciullo e all'iconoclastia del giovane, sopraggiunge la ponderazione e la gravitas della maturità (oh yes). Si comprende quindi che, come ogni cosa della vita (quanta saggezza!), anche l'antichi Greci sono da considerare a tutto tondo, nella loro complessità storica e sociale, nel mito e nella vita quotidiana (eggià!). E si rende possibile un'analisi più approfondita. Tipo. Il simposio, o festino. Anzitutto si scopre la simpatica figura del Simposiarca, ossia colui che decideva le proporzioni con le quali tagliare il vino: ok, non si capisce perché dovevano annacquarlo, però dicono era tanto forte, e un bravo simposiarca poteva anche scegliere di non tagliarlo affatto. E a ciò direttamente consegue un'analisi del cratere, il vaso dove veniva servito il vino. Si veda Wikipedia per foto. 'Ca miseria, una festa questi li facevano con vasi di vino da almeno 20 litri! Ce la sapevano l'antichi Greci.

30 settembre 2010

Zdanovista a Terni

Zdanovista. Specie in tempo di Es.Terni, Think Town Terni e altre amenità.

29 settembre 2010

Il paradigmatico pomeriggio da birra

Questi pomeriggi in cui sarebbe alquanto più proficuo farsi una birretta a spasso, che sembrano fatti apposta!

Dimissioni

Mentre si scrive è in corso il discorso del presidente del Consiglio, sul quale poi chiederà la fiducia delle Camere. Discorso paraculo, in cui tra le tante cazzate ritira fuori l'abbassamento delle tasse, spiega come dalle elezioni 2008 sia venuto fuori non un casino politico generale e generalizzato, bensì un "bipolarismo maturo" (!!!), le solite storie sulla giustizia, un po' di lisciamento del pelo democristiano con il quoziente familiare, come sono bravi a gestire la crisi, addirittura promette la fine della Salerno-Reggio Calabria.
La fiducia passerà, e la risoluzione del nodo della crisi politica in corso viene semplicemente rimandato.
Una cosa. Non si hanno particolari interessi a fare la difesa di ufficio di Fini, anzi. Così tutta la vicenda della casa di Montecarlo la si è sempre trascurata. Ma capiamoci, si tratta solo di un immobile di Alleanza Nazionale che forse è stato rivenduto a prezzo di favore a un parente acquisito?? Se tocca inventarseli gli scandali. Ogni giorno, anche purtroppo andando a coinvolgere spesso il centrosinistra, è un continuo sentire di indagini e inchieste per corruzione (settimana scorsa assessori regionali abruzzesi sulla ricostruzione), e la vox populi di ogni città sussurra, specie nella gestione degli appalti, di scandali di ogni sorta.
In Parlamento stesso, apertamente, si è fatta compravendita di deputati.
Non basta più una conferenza stampa, un manifesto.
In ogni piazza, a manifestare, e a chiedere le dimissioni.

28 settembre 2010

10 anni dalla Seconda Intifada - Viva la Palestina libera

Dieci anni fa, a seguito della provocatoria passeggiata di Ariel Sharon sulla spianata della moschea di Al-Aqsa, aveva inizio la Seconda Intifada.
Un bilancio di ciò che è successo in questi anni viene da farlo, e non è bello. 5000 morti palestinesi e un migliaio israeliani. La reclusione di Arafat, il declino di Fatah, la guerra civile con Hamas a Gaza. Il "muro" israeliano, che spezza e frammenta i territori che dovrebbero andare a costituire il fantomatico stato palestinese. La costruzione delle colonie, sempre sui territori palestinesi, che è continuata imperterrita. La perdita di credibilità del Labour israeliano. Indirettamente, ma neanche troppo, l'aggressione contro il Libano e l'invasione di Gaza.
La speranza di un accordo, col riconoscimento di uno stato palestinese in Cisgiordania, libero e autonomo, e in subordine un qualche compromesso per Gerusalemme e i profughi, appare oggettivamente lontanissimo, che chi le concessioni le può e deve fare se ne guarda bene.
Vabbe'.
Ora e sempre, viva l'Intifada e viva la Palestina libera.

24 settembre 2010

Vat control

I Vat (Radio Vaticana, per la precisione) tengono sotto controllo il qui presente blog cattolico progressista!

[tra l'andre cose; se la logica non inganna, dovrebbero aver letto questo post... sculati, una perla!]

La presa del Reichstag

Bardasci... poco da fa'.
Stiamo a parla' di gioch
etti per computer, ok, ma il finale di Call of Duty World at War, con te che issi la bandiera sovietica sul Reichstag, con le note dell'inno sotto, è seriamente emozionante.

Partiya Lenina sila narodnaya,
Nas k torzhestvu Kommunizma vedyot!

22 settembre 2010

Terni, una città in cui non ci si annoia mai! (slogan e presenza n. 4)

In una mattinata, una forte esplosione - senza vittime - all'Acciaieria con tanto di nube; una vipera che girava liberamente per le vie dietro Piazza Tacito; un cadavere alla diga della Polymer...
Sempre della serie slogan e presenza sul territorio, Terni, una città in cui non ci si annoia mai!

Lasciassero perde Repubblica.it...

Lu web può far male a un partito.
In specie il videoforum di Repubblica, affollato giorno per giorno da dirigenti democratici, che giorno per giorno si presentano e parlano a ruota libera, mentre gli converrebbe assai discutere nelle sedi appropriate. Vabbe', contenti loro.
E stamattina poi sempre su Repubblica, all'indomani delle dimissioni dell'amministratore delegato di Unicredit Profumo, si aizza il dibattito su Profumo come potenziale leader del centrosinistra.
Bah bah bah.

21 settembre 2010

Per una moderna città europea: falò!

Là'ppe Piazza della Repubblica pare che stanno a montare una sorta di torre fatta di bancali.
Dovrebbe essere un qualcosa di una qualche iniziativa organizzata dai Giovani Architetti (... mah!).
Ci piace pensare che, in realtà, si voglia fare un enorme falò in piazza, con buona pace dell'architettura.
Come diceva lu slogan di qualche elezione passata, "Per una moderna città europea", imprescindibilmente legata al concetto di falò come centro di socializzazione e fulcro della vita cittadina.

[terzo post di fila dedicato a Terni... "Veniamo da lontano e andiamo lontano", un blog di slogan e presenza sul territorio]

20 settembre 2010

Viva l'Italia unita

XX Settembre.
Rispettivamente, 150 e 140 anni dalla Liberazione prima di Terni e poi Roma dal dominio pontificio.
E viva l'Italia unita.

19 settembre 2010

Lungonera 2010 - Il fiume in festa

Per una volta, un evento diciamo culturale che a Terni è riuscito ed è stato partecipato.
"Lungonera 2010 - Il fiume in festa".
E so' contento, che sempre pensato che a Terni dobbiamo riapproppiarci del Nera, del nostro bel fiume, ridotto invece a un semplice qualcosa da attraversare in macchina.
Per dirne tre:
1 - l'isolotto all'ex Hawaii, risistemato, che posti migliori per una birretta non ce ne sono
2 - il lungofiume da Ponte Allende in giù, e la zona di campagna oltre la Polymer
3 - il fiume tra la città e la Cascata, a cercare i punti di accesso, tra la vegetazione e le formazioni rocciose.

E concludiamo con gli elegiaci versi degli Altoforno...

"Nasco umbro de cippo e sono Celto di ciò
lungo la via non intoppo, non sono grande però
I've got the Tevere in me, tu devi credere in me,
perchè c'è il Tevere in me, parcheggio il Tevere in me

Passa nel perugino
bagna Rocky Marsciano
etrusco è il suo cammino, scì, non te fidà
Lui è calmo ed io so' gnerto
corro con flusso certo
che ganzo 'stu concerto

Me zompa sopre il Velino e fino a Orte sto all'erta
ce l'ho col fiume cugino perchè c'ha un alveo de merda!"


Eh già.

15 settembre 2010

Marcia su Roma e dintorni, e un po' di aritmetica

Emilio Lussu, dirigente socialista e azionista, noto ai più per il libro di memorie della Prima Guerra Mondiale "Un anno sull'Altipiano", ha scritto un altro libro molto molto interessante. Trattasi di "Marcia su Roma e dintorni". Per esperienza diretta, racconta assai bene la genesi del Fascismo, la violenza come sua pratica quotidiana, fino alla sua affermazione e all'omicidio Matteotti.
In un episodio poco noto, racconta delle trattative in corso, al fine di evitare la presa del potere da parte di Mussolini, per affidare la guida del governo a Gabriele D'Annunzio.

C'è qualche voce che parla, in questi giorni, di un eventuale disponibilità di Berlusconi a votare il ritorno alla vecchia legge elettorale, scambiandolo con un voto dell'opposizione al "Lodo Alfano costituzionalizzato", affinché ci sia un'approvazione col quorum sufficiente a evitare il referendum costituzionale confermativo.
Fantapolitica per il momento. Ma se fosse. La dico pesa: sarebbe da accettare. Sarebbe uno scandalo, una vergogna. Ma meglio comunque che andare avanti in questo modo. Sono convinto che Berlusconi ce ne abbia non pochi di motivi per essere in galera. Ma personalmente venga condannato e vada in carcere, a me non importa. A me importa che finalmente sciacqui da li cojoni. Che non è possibile che da dieci anni a questa parte al centro del dibattito pubblico, della politica italiana, ci siano i processi di Berlusconi, che non si parla che dei mezzi scandalosi che cercano di architettare per salvarlo da una condanna. L'ultimo è il processo breve per dirne uno. A 'sto punto, e basta, siamo al livello che è meglio sacrificare la giustizia e la legalità pur di salvare l'Italia. Sai mai, magari una volta che è finalmente al sicuro capace pure faccia un passo indietro. Bisogna voltare pagina con Berlusconi.

La legge elettorale. Quella attualmente vigente assegna la maggioranza della Camera dei Deputati alla coalizione col maggior numero di voti, con la maggioranza relativa. Con un quadro politico bipolare, ha funzionato un po' così. In un quadro politico potenzialmente tripolare, come potrebbe prospettarsi in caso di elezioni anticipate in primavera, la maggioranza parlamentare alla Camera rischierebbe di andare a una lista con molto meno del 40 % dei voti. Berlusconi e Lega, per essere precisi.
Tocca farla un po' di aritmetica. Ci si rifà ai dati del sondaggio pubblicato lunedì su Repubblica. Pdl + Lega vengono dati al 40 % e rotti, un ipotetico terzo polo Udc/Fli/Api al 13 % circa, a un'ipotetica coalizione di centrosinistra il resto.
Che stiamo nella merda è abbastanza palese, comunque vada.
Tocca essere realisti quindi. Smettere di perseguire i piccoli interessi di bottega, che non è proprio il momento. Ad esempio, capisco che Vendola c'abbia legittimissime ambizioni personali e politiche, che in buona parte condivido anche, però non è il momento di attaccare a priori il progetto di Nuovo Ulivo e chiedere le primarie come prima cosa: primarie di coalizione per che cosa? Per una coalizione che non esiste ancora e per elezioni che sono nell'aria, ma non certo convocate? Stesso discorso per Chiamparino ('sta storia del Chiampa con Vendola fa anche abbastanza ride, il sindaco di Torino è indubbiamente fra i più "destri" tra i democratici, lo si veda sulla Fiat ad esempio); per Veltroni, Fioroni e compagnia, manco a sprecare parole.
Lo si diceva appena tornati, un paio di settimane fa, che il Nuovo Ulivo è un buon segnale dopo tanto tempo. Asor Rosa sul Manifesto l'ha definita la prima vera iniziativa politica del Pd dopo molto tempo. Vero. E' una proposta ancora vaga, da riempire di contenuti concreti: ma non da cercare di ammazzare in culla. Ripeto, al di là delle dichiarazioni di principio, tocca fare i conti con la realtà, e la realtà è che andare a votare in queste condizioni sarebbe un'assoluta catastrofe.

14 settembre 2010

Di strani proiettili e politiche dell'accoglienza

La Marina libica, cui graziosamente forniamo motovedette, apre il fuoco su un peschereccio italiano che ritenevano transitasse nelle loro acque territoriale. Il peschereccio è raggiunto da numerosi colpi, ma fortunatamente tutti illesi.
Il valente Frattini, ministro degli Esteri che una volta pareva quasi una persona seria, difende l'interesse nazionale, neanche prova a chiedere scuse formali alla Libia (del resto, è il ministro che all'epoca dell'arresto buffonata degli operatori di Emergency in Afghanistan in primavera, era stato pronto a schierarsi con chi li accusava di complicità coi talebani), e spiega che i libici hanno sparato in aria. Sì, quei particolari proiettili come quelli sparati a Genova al G8, che vengono stranamente sparati in aria, ma poi ricadono e colpiscono la gente a terra.
Anche Maroni getta acqua sul fuoco, spiega che è stato solo un incidente e che la Libia s'è scusata (scuse del comandante della Guardia Costiera libica, pezzo grosso, mica brustolini!). E ci spiega come sia potuto avvenire: "Io immagino che abbiano scambiato il peschereccio per una nave che trasportava clandestini". Claro. Ebè, le barche con immigrati a bordo non le si prende a mitragliate?

13 settembre 2010

I Ponti

"Di tutto ciò che l'uomo, spinto dal suo istinto vitale, costruisce ed erige, nulla è più bello e più prezioso per me dei ponti. I ponti sono più importanti delle case, più sacri perché più utili dei templi.
Appartengono a tutti e sono uguali per tutti, sempre costruiti sensatamente nel punto in cui si incrocia la maggior parte delle necessità umane, più duraturi di tutte le altre costruzioni, mai asserviti al segreto o al malvagio.
I grandi ponti di pietra, grigi ed erosi dal vento e dalle piogge, spesso sgretolati nei loro angoli acuminati, testimoni delle epoche passate, in cui si viveva, si pensava e si costruiva in modo differente: nelle loro giunture e nelle loro invisibili fessure cresce l'erba sottile e gli uccelli fanno il nido.
I sottili ponti di ferro, tesi come filo da una sponda all'altra, che vibrano ed echeggiano con ogni treno che li percorre, come se aspettassero ancora la loro forma e perfezione finale. La bellezza delle loro linee si svelerà del tutto solo agli occhi dei nostri nipoti.
I ponti di legno all'entrata delle cittadine bosniache le cui travi traballano e risuonano sotto gli zoccoli dei cavalli, come le lamine di uno xilofono. E infine, quei minuscoli ponti sulle montagne, spesso solo un unico grande tronco ovale, massimo due, inchiodati uno accanto all'altro, gettati sopra qualche ruscello montano che senza di loro sarebbe invalicabile.
Due volte all'anno il torrente impetuoso ingrossandosi li trascina via e i contadini, con l'ostinazione cieca delle formiche, tagliano e segano e ne rimettono nuovi. Per questo, vicino ai ruscelli di montagna, nelle anse fra le pietre dilavate, spesso si vedono questi "ponti" precedenti: stanno lì abbandonati a marcire insieme all'altra legna arrivata per caso. Ma questi tronchi di alberi lavorati, condannati a bruciare o a marcire, si differenziano comunque dal resto e ricordano sempre l'obiettivo per il quale sono serviti.
Diventano tutti uno solo e tutti degni della nostra attenzione, perché indicano il posto in cui l'uomo ha incontrato l'ostacolo e non si è arrestato, lo ha superato e scavalcato come meglio ha potuto, secondo le sue concezioni, il suo gusto e le condizioni circostanti.
Quando penso ai ponti, mi vengono in mente non quelli che ho traversato più spesso, ma quelli su cui mi sono soffermato più a lungo, che hanno attirato la mia attenzione e fatto spiccare il volo alla mia fantasia.
I ponti di Sarajevo, prima di tutto. Sul fiume Miljacka, il cui letto è una sorta di sua spina dorsale, rappresentano vertebre di pietra. Li vedo e li posso contare uno a uno. Conosco le loro arcate, ricordo i loro parapetti. Fra di loro ce n'è anche uno che porta il nome fatale di un ragazzo, un ponte minuscolo ma eterno che sembra ritiratosi in se stesso, una piccola e accogliente fortezza che non conosce né resa né tradimento.
Poi i ponti visti nei viaggi, di notte, dai finestrini dei treni, sottili e bianchi come fantasmi. I ponti di pietra in Spagna, ricoperti dall'edera e come impensieriti della propria immagine riflessa nell'acqua scura. I ponti di legno in Svizzera, ricoperti da un tetto che li difende dalle abbondanti nevicate, assomigliano a lunghi silos e sono ornati all'interno da immagini di santi o di avvenimenti miracolosi come fossero cappelle. I ponti fantastici della Turchia, poggiati lì per caso, custoditi e protetti dal destino. I ponti di Roma, dell'Italia meridionale, fatti di pietra candida, da cui il tempo ha preso tutto quello che ha potuto e accanto ai quali da cent'anni ne vengono costruiti di nuovi, ma che restano come sentinelle ossificate.
Così, ovunque nel mondo, in qualsiasi posto, il mio pensiero vada e si arresti, trova fedeli e operosi ponti, come eterno e mai soddisfatto desiderio dell'uomo di collegare, pacificare e unire insieme tutto ciò che appare davanti al nostro spirito, ai nostri occhi, ai nostri piedi, perché non ci siano divisioni, contrasti, distacchi... Così anche nei sogni e nel libero gioco della fantasia, ascoltando la musica più bella e più amara che abbia mai sentito, mi appare all'improvviso davanti il ponte di pietra tagliato a metà, mentre le parti spezzate dell'arco interrotto dolorosamente si protendono l'una verso l'altra e con un ultimo sforzo fanno vedere l'unica linea possibile dell'arcata scomparsa. E la fedeltà e l'estrema ostinazione della bellezza, che permette accanto a sé un'unica possibilità: la non esistenza.
E infine, tutto ciò che questa nostra vita esprime - pensieri, sforzi, sguardi, sorrisi, parole, sospiri - tutto tende verso l'altra sponda, come verso una meta, e solo con questa acquista il suo vero senso.
Tutto ci porta a superare qualcosa, a oltrepassare: il disordine, la morte o l'assurdo. Poiché, tutto è passaggio, è un ponte le cui estremità si perdono nell'infinito e al cui confronto tutti i ponti dì questa terra sono solo giocattoli da bambini, pallidi simboli. Mentre la nostra speranza è su quell'altra sponda."
Così scrive lo scrittore jugoslavo Ivo Andrić, l'autore de "Il Ponte sulla Drina".
Scrittore jugoslavo, non bosniaco, serbo, croato. Jugoslavo. Appunto, perché i ponti servono a "collegare, pacificare e unire insieme tutto ciò che appare davanti al nostro spirito, ai nostri occhi, ai nostri piedi, perché non ci siano divisioni, contrasti, distacchi".
"Il Ponte sulla Drina" parla appunto di questo. Situato in Bosnia, vicino al confine con la Serbia, e fatto costruire nel pieno dell'epoca ottomana, per secoli ha unito e ha visto scontrarsi i popoli jugoslavi, e attorno a sé se ne legge tutta la loro storia. Danneggiato durante entrambe le guerre mondiali, e infine restaurato.
Il nome stesso parla di unione. "Ćuprija", simile al turco "Köprü", anziché il più tradizionale serbo/croato "Most".
E infine, teatro dei massacri di Višegrad, durante l'ultima guerra, con centinaia di bosniaci, come i personaggi del libro 200, 400 anni prima, trucidati sul ponte stesso.
O-hej!

Dies illo, Rabbit's Town

Dies illo, Rabbit's Town.
Una figlia che non ha mai visto Piazza Tacito al padre sedentario, in Piazza IV Novembre: "Bella eh questa fontana! E' la più grande che ho mai visto!".
Bah!

Da rispolverare il vecchio striscione dei Freak del derby del 2004...

11 settembre 2010

Aste e bandiere

Il blog dentro la notizia, mentre che notizia!
In corso a Piazza Tacito, qui a Terni (Tacito, Nerva, qualche imperatore sconosciuto, tutti ternani o mezzi ternani, ricordatelo popolo!) una simpatica rassegna di sbandieratori da tutta Italia. Belino, belino fioli!
Anche dei viterbesi magna-nocchie.
Dolenti note qui. Perché non paghi dell'esibizione cuscì cuscì rimediata a Leonessa a giugno, ce insistono a far sbandierare solo ragazze. Con esiti improbabili.
Dando la parola a un ipotetico calvese, "eh, queste un andru tipu de asta dovrebbero manovra'!".
Mere ipotesi linguistiche, sia chiaro.