8 aprile 2011

L'immigrazione disumanizzata

Forse neanche la tragedia di oltre 200 morti in mare in un unico incidente, che si sommano a tanti altri naufragi di migranti che rimangono ignorati o sottaciuti, è riuscita a smuovere un po' gli animi.
Non è un discorso di buonismo, ma è una realtà che -ed è una delle colpe più grave di anni e anni di gestione disastrosa, se non criminale, dell'immigrazione in Italia- ormai siamo arrivati al livello di negare l'umanità di un migrante. Ormai, sono entrati nel meccanismo mentale collettivo concetti come quello per cui un uomo che è entrato in Italia senza permessi commette già per questo un crimine, e nessuno riflette sul fatto è un diritto inalienabile di ciascuno di noi di potersi spostare, andare a vivere dove preferiamo e come vogliamo. E riteniamo normale che un migrante clandestino possa essere trattenuto a tempo indeterminato in un qualche "centro di identificazione ed espulsione", tendopoli o chicchessia: ahò, stiamo arbitrariamente privando della libertà personale migliaia di persone, ce ne rendiamo conto? Reputiamo normale, giusto, privare un uomo di uno dei suoi diritti primari. E questa è la conseguenza, possono anche creparne 200, ma in fondo ce ne importa poco, "cazzi loro, potevano restarsene a casa". Disumanizzati.

Nota pratica: il ministro Maroni sarà anche una delle facce migliori della Lega, ma sulla crisi degli sbarchi ha dimostrato una totale incompetenza (sperando che fosse in buonafede), ennesimo ministro per cui le dimissioni sarebbero l'unica strada. Adesso poi, ci si lamenta, giustamente, del comportamento tenuto dalla Francia, che sta chiudendo le frontiere, contribuendo ad acuire la tensione. Beh, a parte che il fatto che Sarkozy fosse un infamone ce li sapeva già da parecchio, lui come tanti altri leader di destra in Europa, ma altro non sta facendo che attuare quelle stesse identiche politiche che vorremmo e cerchiamo di applicare anche in Italia... ma se sono sulla nostra pelle, ci si lamenta... ah, e complimenti vivissimi alla nostra politica estera, prove su prove su come siamo i grandi amici di tutti, e come ce l'abbiamo noi un peso politico, a stento USA e Cina...

7 aprile 2011

Il botto a Terni (famolo in fretta)

Oggi perquisizioni anche in Comune, e nuovi interrogatori a Porcacchia, per 20 anni alla guida di Confcommercio a Terni. Tutti naturalmente col fiato sospeso, che è immancabile che tanta, tantissima gente sarà coinvolta, e beh, ce lo si sa che la vita pubblica di Terni non è che sia proprio specchiata.
Insomma, daje, se tocca fa' il botto, famolo in fretta.

6 aprile 2011

In memoria delle stragi di Leonessa del 2-5-7 aprile 1944

In questi stessi giorni, a inizio di aprile del 1944, tutto il territorio libero controllato dalla Brigata Garibaldina Antonio Gramsci venne investito da una grande offensiva antipartigiana tedesca, forte di diverse migliaia di uomini. Oltre a infliggere un duro colpo ai partigiani della Gramsci, che riuscirono a sganciarsi solo dopo aspri combattimenti, costati decine di caduti e il quasi sbandamento della formazione, le rappresaglie nazifasciste infierirono sulla popolazione inerme, con centinaia di morti e interi paesi dati alle fiamme, come Poggio Bustone.
A Leonessa la violenza nazifascista fu particolarmente feroce, con 51 civili trucidati tra il 2 e il 7 di aprile 1944. Per commemorare l'eccidio, e cercare di rendere un po' più nota una delle tante stragi tedesche avvenute in Italia durante l'occupazione, rimaste prive di responsabili, e quasi rimosse dalla memoria collettiva, ieri si è creata una pagina su Wikipedia sull'argomento.

L’eccidio di Leonessa fu una strage nazifascista avvenuta tra il 2 aprile 1944 e il 7 aprile 1944 a Leonessa e nelle frazioni circostanti, nel corso del quale vennero trucidati 51 civili.

La Resistenza a Leonessa
Il territorio di Leonessa, in provincia di Rieti, fu largamente interessato da un forte Resistenza fin dall’ottobre del 1943. Le bande partigiane della zona f
acevano riferimento alla Brigata Garibaldina Antonio Gramsci, che a partire dalla fine di dicembre 1943, a seguito della liberazione di Norcia e Cascia, riuscì a dare vita a una delle prime zone libere d’Italia, nel territorio immediatamente a nord di Leonessa.
Il movimento antifascista leonessano aveva i suoi punti di riferimento in Roberto Pietrostefani, Giuseppe Zelli, Ugo Tavani, e soprattutto nel giovane parroco Don Concezio Chiaretti: quest’ultimo, a capo del CLN locale, e referent
e della Brigata Gramsci, si sforzò in tutti i modi di preservare la popolazione locale durante l’occupazione tedesca, specialmente in occasione di momenti di tensione come quelli seguiti alla fucilazione, il 26 febbraio 1944, del commissario prefettizio fascista Francesco Pietramanico. Grazie agli sforzi del parroco, si riuscì a evitare la rappresaglia nazifascista, e addirittura a ottenere la nomina di Ugo Tavani, fiancheggiatore della Resistenza, come nuovo commissario prefettizio. Sempre grazie all’impegno di Don Chiaretti, che convinse i militi del presidio della Guardia Nazionale Repubblicana a lasciare il paese, Leonessa venne occupata pacificamente dalla Brigata Garibaldina Antonio Gramsci il 16 marzo 1944, accolta dalla popolazione festante. Con la liberazione di Leonessa, la zona libera sotto il controllo dei partigiani raggiunse la sua massima estensione, arrivando a comprendere tutta la vasta zona compresa tra la Valnerina, Norcia e la rotabile Piediluco-Leonessa-Posta.
Don Concezio Chiaretti, parroco di Leonessa, in divisa di cappellano militare degli Alpini Il giorno 1 aprile 1944 diverse migliaia di uomini della Wermacht e delle SS, coadiuvati da reparti fascisti, diedero inizio a una vasta operazione militare antipartigiana, con l’intento di eliminare la minaccia che la Brigata Gramsci e altre formazioni minori rappresentavano per le linee di rifornimento con il fronte abruzzese e laziale. La zona libera controllata dai partigiani cessò di esistere, e i battaglioni della Gramsci riuscirono a sganciarsi dal nemico solo dopo aspri combattimenti protrattisi per circa una settimana, e che misero a forte repentaglio l’organizzazione e la tenuta
della Brigata, costringendola ad abbandonare tutti i centri abitati più importanti (Norcia, Cascia, Monteleone di Spoleto, Leonessa).

Le stragi di Leonessa
Leonessa venne immediatamente occupata dai nazifascisti, che provvidero a incarcerare subito un centinaio di persone, tra veri e presunti antifascisti. L’eccidio ebbe inizio il 2 aprile 1944, con la fucilazione di sei persone nella frazione di Villa Carmine. Dopo alcuni giorni di tregua, la notte del 5 aprile, nella frazione di Cumulata, 13 abitanti vennero trucidati dalle truppe tedesche guidate da Rosina Cesaretti, una giovane locale, amante di un ufficiale tedesco, emigrata a Roma, e tornata in paese a seguito dello sfollamento: dando sfogo anche a odi e rancori personali, essa personalmente guidò i tedeschi nella scelta delle vittime,
tra cui un suo stesso fratello e una zia. Il 6 aprile i tedeschi concessero un altro giorno di tregua, nel corso del quale permisero a Don Concezio Chiaretti di celebrare una messa per i caduti di Cumulata: ma l’indomani, 7 aprile 1944, venerdì santo, mentre pareva che le truppe tedesche stessero per ritirarsi, a conclusione delle operazioni militari, giunse un automezzo con a bordo 15 militi delle SS per un nuovo rastrellamento. 24 persone vennero prelevate, portate presso il paese e fucilate a sangue freddo: tra di esse, anche il commissario prefettizio Tavani, e il parroco Don Concezio Chiaretti, morto perdonando i suoi assassini. Nel corso del rastrellamento, altri 8 cittadini di Leonessa vennero uccisi dalle truppe tedesche nelle frazioni di Villa Gizzi e Ponte Riovalle: alla fine, l’eccidio di Leonessa arrivò a contare 51 morti fucilati dalle truppe tedesche.
Al termine della Seconda Guerra Mondiale, nessuno dei re
sponsabili delle stragi di Leonessa è stato punito per i suoi crimini. A Leonessa, la piazza principale del paese è stata intitolata ai martiri del 1944, e un sacrario ne ricorda la morte. Don Concezio Chiaretti venne promosso al grado di capitano cappellano per merito di guerra alla memoria.
Don Concezio Chiaretti, parroco di Leonessa e martire della Resistenza, in divisa di cappellano degli Alpini

5 aprile 2011

Emozionanti profumi pasqueggianti (yeah)

Ci vorrebbe la penna di un Van De Sfroos, o degli Altoforno, o se proprio è anche di un Proust, per descrivere l'emozione e la poeticità della pizza dolce di Pasqua.
 

4 aprile 2011

Paletti: via i perugini dalla milizia regionale!

Il problema più grande della proposta delle milizie regionali proposte dalla Lega Nord, pur con tutto il fascino del "to the arms, to the arms" e dei minutemen, e del fatto che l'Umbria c'avrebbe un peso specifico maggiore di regioni ben più popolose, è che i perugini nella milizia non ce li vogliamo. Milizie provinciali allora, e poi lo vediamo chi c'ha l'industria pesante e la Fabbrica d'Armi!

3 aprile 2011

Compagni stiamo all'erta, Largo Villa Glori

Poco presente sul blog, che si è di ronda a Largo Villa Glori: sono arrivati due dei suoi più perfidi nemici, gli antivivisezionisti della LAV, e la giostra dei bambini, seconda a malvagità solo allo stand che ai tempi vi piazzava Forza Italia sotto elezioni (ma che almeno c'erano le hostess picchie).

30 marzo 2011

Che tempi, ahò, che tempi! Cibo ribelle e feste ingegneria

Che tempi, ahò! Che tempi!
Rondini in cielo, fiori e prati verdi, e si sta chiusi in ufficio.
Un'amnistia di fatto, diniego di giustizia per centinaia di migliaia di procedimenti, spacciata per processo breve, e a rischio di approvazione in tempi rapidissimi.
Il cibo che si ribella, come testimoniato in questa foto agghiacciante della zebra che calcia un leone.



[foto in mezzo al post, che certi orrori bisogna fissarseli bene in mente a scopo catartico]

La Lega Nord, assolutamente tra i principali responsabili del casino a Lampedusa, con una legge sull'immigrazione che da dieci anni porta il nome di Bossi, e Maroni al Ministero degli Interni, che ci speculano sopra.

Per fortuna, in mezzo a tanto male, c'è ancora qualche bella notizia, che dà la forza di tirare avanti, tipo l'annuncio della Festa di Ingegneria 2011, in programma presso la Facoltà di Ingegneria di Perugia la sera del 9 giugno, o, il trovare un volume, seppur isolato, della storia del PCI di Spriano, sugli anni dal 1926 al 1928, sullo scaffale del libero scambio della BCT.

29 marzo 2011

In difesa di Benedetto XVI

Dice il saggio: se vengono in mente cazzate a raffica, preservale.
Ma che tocca fa'.
Manifesta malvagità a parte, oh, va alle Fosse Ardeatine, soprattutto fa vincere le Fere (rocambolesco 3 a 2 col Viareggio, dopo la benedizione del giorno prima in udienza).... tocca di' che le quotazioni papali sono in forte ascesa!
Dice che in cambio, per scrupolo, vuole daje un'attizzatina a lu poro Bruno Giordano. Che sai mai.

28 marzo 2011

La soluzione della crisi sbarchi a Lampedusa

Non per dire, ma una soluzione rapida ed efficace dell'emergenza immigrati a Lampedusa qua ce la si avrebbe: cessione immediata dell'isola alla Tunisia!
Suvvia! Ci fanno scomodo 'ste isole più vicine all'Africa che alla Sicilia? Tocca spendere probabilmente più soldi in assistenza (e senza neanche riuscire a farla) di quelli che si incamerano in tasse? C'abbiamo paura che Gheddafi ce le bombardi? E allora daje! Ci inventiamo una nuova fattispecie di diritto internazionale, rinunciamo alla sovranità su Lampedusa, Linosa, e se ci gira anche Pantelleria, le passiamo alla Tunisia, o a Malta per essere europeristi a tutti i costi, e via, ogni problema è risolto!

27 marzo 2011

Tris ternano 3 - Malvagità sprizzante, ternano udienzante

Grande affluenza di pubblico all'udienza "personale" della città di Terni dal Papa, brigata dal vescovo Paglia.
8000 persone (operai a essere precisi per il TG1), evidentemente intimoriti dalla malvagità che sprizzava dal manifesto dell'evento.

Tris ternano 2 - Il museo della Fabbrica d'Armi

Intervallo serio.
Che sbrocco la raccolta museale della Fabbrica d'Armi!
In pratica, un compendio esaustivo di tutte le armi da fuoco degli ultimi 140 anni.
Assolutamente, da farci uno sforzo, per rendere pubblica la raccolta (non solo nelle giornate FAI), organizzarla un po' meglio.

Tris ternano 1 - Alla facciaccia tua Giappone!

Sei giorni per riparare un'autostrada?
Beh, a Terni per mettere un tombino in via Mancini appena cinque!
 

25 marzo 2011

Il plurale di bardascia

Il plurale di bardascia è bardascie (sulla scorta di scia, scie) o è bardasce e fa una qualche eccezione localistica?
So' dubbi linguistici seri!

24 marzo 2011

Margaret Woodward. O degli orrori della guerra. O anche il sonno della ragione genera mostri.

L'operazione militare in Libia sta a prende una brutta piega."Maj. Gen." Margaret H. Woodward, una donna, è a capo delle forze aeree americane.
Fosse picchia!
Ripetiamo: una donna!
La comunità internazionale ha il dovere morale di intervenire.
[così come coi gatti, che dice in Italia ogni anno ammazzano 26.533.000 uccelli l'anno! terrore!]

23 marzo 2011

Il Giropizza di Baggiurro coi redneck

Il buon Baggiurro, amata pizzeria ternana degli anni '90, non solo ha recentemente riaperto, a Casali di Papigno (salendo da Campomicciolo, poco dopo il cimitero, sulla sinistra, prima del bivio per Papigno), ma il martedì sera tra l'altro fa il Giropizza, in cui per 8 € ci si può abbuffare di tutta la pizza che si vuole, con anche una birrettina inclusa.
E soprattutto c'è una clientela decisamente redneck.

21 marzo 2011

Sull'intervento militare in Libia

Insomma. Mercoledì pareva che nell'ignavia globale la rivolta libica stesse per essere schiacciata senza pietà, e oggi ci si ritrova sulla sottile linea della guerra C'è qualcosa da scrivere.
L'intervento occidentale è probabilmente arrivato troppo tardi. Era da muoversi tre settimane fa, quando si era in una situazione di stallo, con la rivolta che aveva da poco raggiunto il suo apice, e il regime di Gheddafi era ancora in grosse difficoltà, non avendo potuto organizzare la reazione militare che l'avrebbe rapidamente portato, come è avvenuto, sull'orlo della vittoria.
Allo stato a cui si era arrivati a metà della settimana scorsa, con l'esercito del regime giunto quasi alla riconquista di Bengasi, l'intervento militare autorizzato dall'Onu difficilmente poteva assumere forme differenti da quelle "pesanti" viste in questi giorni.
Cercare di fare una valutazione di quello che sta succedendo è estremamente difficile. Si parta dai presupposti. Il progressismo e l'antimperialismo del regime libico sono storielle propagandistiche, è un regime dittatoriale pesante, che va avanti da troppi anni, e altamente instabile, con un Gheddafi alla guida pericoloso per la Libia e per il mondo, con il quale colpevolmente abbiamo stretto rapporti eccessivi, molto al di là di quelli che la realpolitik avrebbe indicato.
C'è una rivolta, nata per caso, una protesta di piazza nata sull'onda di Tunisia ed Egitto, repressa nel sangue per una volta di troppo, e che nel giro di giorni si è sparsa per mezza Libia grazie soprattutto alla defezione di alcuni reparti dell'esercito; fallita però la spallata, l'impreparazione e l'improvvisazione della rivolta è emersa chiaramente.
Una scelta di campo per una delle parti mi pare che si possa e si debba fare, anche e soprattutto perché, nonostante tutti i limiti e le mancanze della ribellione libica, una sua fine rappresenterebbe un brutto arresto del movimento che sta attraversando il mondo arabo nella sua interezza, attualmente anche in Bahrein e Yemen, e che rappresenta uno dei più interessanti, e anche migliori, movimenti globali degli ultimi 20 anni. Da incoraggiare e sostenere fino in fondo.
Arriviamo al punto cruciale: anche con un intervento militare? In linea di principio, se del caso anche sì. Ma è una questione sottile, di sfumature. Deve essere il più limitato possibile, senza alcuna occupazione di terra, o attacchi contro altri civili. Se no, l'intervento assume tutta un'altra dimensione, e porterà inevitabilmente solo ad ulteriori tragedie e tensioni. Calandoci nel caso in questione, ancora è difficile poter dare un giudizio. Se l'intervento militare si limita strettamente a colpire le infrastrutture militari dell'esercito gheddafiano, e come a ora parrebbe -il condizionale è d'obbligo-, personalmente non mi trova allora contrario. Tutto sta se riuscirà o meno a rimanere entro questi limiti, e se ciò avverrà allora lo si potrà considerare raggiunto l'obiettivo di proteggere e sostenere il movimento di rivolta popolare libico, e sperare di riuscire a costringere Gheddafi a mollare. E qui ci sono i cazzi: in primo luogo lo spirito molto "bombarolo" e guerriero che pare ispiri molti, francesi in primo luogo, che sembrano partiti in quarta coi Mirage senza tante preoccupazioni, e poi soprattutto Gheddafi stesso, che dà l'impressione di essere molto ben disposto a non mollare con la repressione, e quindi a trascinare lui e la Libia dritti in una guerra da cui nessuno ne uscirebbe bene.
Ancora è presto per poter dare una valutazione di quello che è l'intervento militare in Libia. Da ciò che si capisce, parrebbe che per ora sia stato limitato strettamente alle infrastrutture militari di Gheddafi, e se così rimane, bene. C'è però un oggettivo problema di informazione, poiché non si può non fare la tara sulle dichiarazioni ufficiali, mentre l'altro fronte è completamente inaffidabile, fonte solo di propaganda, come quando tra venerdì e sabato, di fronte all'avanzata di terra e i ripetuti e pesanti scontri tra Bengasi e Misurata, il governo libico continuava imperterrito a dire che non vi era nessun combattimento in corso , e che stavano rispettando il cessate il fuoco in ottemperanza alla risoluzione dell'Onu (per questo sconcertano non poco alcune componenti del fronte "pacifista", pronti a bersi e prendere per verità ogni dichiarazione del regime di Gheddafi).
L'Italia. Dall'inizio della crisi, a oggi, la nostra politica estera è stato un susseguirsi di fallimenti e imbarazzi. Dopo anni di genuflessioni e baciamani, all'inizio della rivolta il sostegno a Gheddafi, quindi la sua denuncia; due settimane, situazione di stallo, e Frattini a insistere su necessità di fantomatici cessate il fuoco; si decide per la soluzione militare, e via, elmetto in testa, piena partecipazione, e qualcuno che straparla secondo cui dovremmo essere noi a capo della missione. Risultato: si canta e si porta la croce, e a quanto pare senza manco contare niente, viste le polemiche odierne di Frattini sulla necessità di un comando Nato. Al di là della presenza o meno dei vari "trattati di amicizia", suvvia, visti i poco onorevoli precedenti delle nostre relazioni con Gheddafi, tutto 'sto volontarismo è alquanto fuori luogo, si poteva conservare la decenza, magari limitarsi a fornire delle basi, ma il resto stop, non c'era alcuna necessità di mettersi in prima linea con aerei e tutto l'ambaradan. E invece no, la solita piccola politica del "è necessario partecipare per poterci sedere al tavolo dei vincitori" che sempre ci ispira, dalla Crimea nel 1856 all'aggressione alla Francia nel 1940.
L'opposizione alla guerra e le sinistre. Un po' di calma, prima di ricominciare con l'opposizione dura e pura a qualsiasi forma di intervento. C'è bisogno di vedere concretamente come si evolverà la situazione, che ancora è presto per dare giudizi definitivi, sia in un senso che nell'altro. Basta però con l'antiamericanismo a prescindere, che porta anche qualcuno ad appoggiare Gheddafi o chi per lui, e un po' di onestà intellettuale in più: al punto in cui si era arrivati, purtroppo non c'erano altre vie da seguire, figuriamoci se Gheddafi per davvero proclamava il cessate il fuoco, o se si potevano mandare realmente osservatori o forze di interposizione. Due settimane prima, forse, anzi probabilmente sì, settimana scorsa no. Altra cosa: certo che USA, GB, Francia intervengono in Libia, e magari no in altri paesi, per tutelare i propri interessi, economici e politici. Gli interessi ce l'hanno tutti (così come ce l'ha dall'altra parte la Germania, coi suoi contratti in Libia, ed è per questo che si spiega la sua titubanza). Ma non è che perché intervengono a sostegno anche dei loro -legittimi- interessi nazionali, si deve dimenticare l'importanza della rivolta in Libia e della necessità di un suo sostegno. Da ultimo: non facciamo diventare il principio di non ingerenza e di autodeterminazione dei popoli dei feticci. Ricordiamocelo che stiamo parlando di dittature. Si va ad affermare così che qualunque regime abbia il diritto di reprimere nel sangue ogni movimento democratico e di liberazione. Da sinistra dovremmo ragionare in ottica internazionalista, e saper valutare caso per caso. Se no, con lo stesso principio non toccherebbe dire nulla su Israele che opprime la popolazione palestinese, sulle repressioni militari che ancora oggi attanagliano parte dell'America Latina, sulla Cina e la Russia che non si curano di schiacciare ogni forma di opposizione (e infatti, Cina e Russia sono i capifila degli oppositori all'intervento in Libia). Per non parlare del sostegno attivo, anche armato, che nel corso del '900 è stato dato in tante parti del mondo, dalla Spagna ai movimenti rivoluzionari americani.

Beato chi è pieno di certezze.

Ragionare senza preconcetti, cercare di valutare nella sua interezza ciò che sta succedendo, e sperare che non finisca in un enorme casino per tutti, sia esso una guerra su larga scala in Libia, sia una vittoria della dittatura e della reazione.

18 marzo 2011

Il 17 marzo 2061, 200 anni dell'Unità, qualcosa da raccontare

Onorate le nostre radici celtiche, affrattellatici di italianità quanto mai, tenuto anche personalmente il discorso per i 150 anni dell'Unità al veglione St. Patrick's Eve - Viva l'Italia 2011, beh, nel 2061, settantacinquenne, qualcosa da raccontare ai nostri nipoti ce l'avremo.
Oppure meglio ancora, il comitato organizzatore dei festeggiamenti per i 200 anni d'Italia, sempre che ci arriviamo, lo faremo noi, andru che Ciampi e compagnia!
Balli e musiche in tutte le piazze, tavolate e birra e vino!

Viva l'Italia, e viva San Patrizio!

16 marzo 2011

La vergogna occidentale sulla Libia

Il comportamento che abbiamo tenuto, come Occidente in generale, verso la Libia insorta è stato assolutamente vergognoso.
Con l'improvvisa nascita della rivolta, tre settimane fa, gli insorti avevano possibilità di una vittoria immediata, con l'insurrezione a catena in moltissime città, gli scontri fino a dentro Tripoli, e le defezioni dell'esercito. Fallita però la spallata, era immancabile che con lo stabilizzarsi della situazione la capacità organizzativa e la netta superiorità militare di Gheddafi sarebbe avrebbe rapidamente ribaltato la situazione, preparandosi a schiacciare in poco tempo, come sta per avvenire, l'insurrezione.
Il mondo occidentale prima ha puntato tutto e soffiato anch'esso sul fuoco della rivolta, ma quando, nel momento di stallo tra le forze in campo, sarebbe stato il momento di muoversi concretamente per aiutarla, impedendo la controffensiva governativa o mettendo gli insorti di mantenere le posizioni contro un esercito organizzato, grandi parole, scomuniche del regime da parte di chi fino a ieri si intratteneva servilmente sotto le tende di Gheddadfi, addirittura minacce di interventi diretti, come sono venuti dalla Francia, ma alla prova dei fatti nessuno ha deciso di muoversi, le decisioni su un'eventuale no fly zone o risoluzioni dell'Onu sono state rimandate a data da destinarsi, e adesso a breve ci ritroveremo ancora più nella merda, con la Libia intera in preda alla repressione, e le nostre politiche estere ancora più sputtanate.
Intanto, rimuoviamo la notizia, che la tragedia in Giappone è arrivata giusto in tempo per permettirci di distrarci.

15 marzo 2011

No, Giovanardi no! Pateticità.

Oddio no! Anche lu poro Giovanardi dice che vuole lasciare il Governo, perché non hanno fatto altro che tagliare i fondi per il sostegno alle politiche familiari.
Eh. So' sempre i migliori che se ne vanno. O meglio che minacciano di farlo.
La Prestigiacomo, la Carfagna, Bondi, mo' Giovanardi.
Anche se oggettivamente la pateticità di Bondi "Ho fallito, spero che i miei successori riescano dove io ho fallito", e dopo aver cercato anche la comprensione del PD ai tempi della mozione di sfiducia, in nome dell'antica militanza comunista, non ha eguali.

14 marzo 2011

Atomica

Sul nucleare non è che si abbia mai avuta un'opinione aprioristicamente ostile, che i discorsi sulla maggiore autosufficienza energetica e sul fatto che comunque tutto intorno all'Italia le centrali siano molte sono argomenti a favore seri, e tocca riconoscere che alle volte la discussione è stata portata avanti e la si conduce ancora oggi in modo abbastanza irrazionale. E anche sul casino che sta succedendo in Giappone, tocca dire che un terremoto di tale potenza e soprattutto il maremoto che ne è seguito sono eventi assolutamente eccezionali, e assai raramente replicabili, e visto ciò che è avvenuto per ora è andata anche bene a Fukushima.
Però insomma, per quanto uno possa mentalmente aperto e ben disposto, che l'opzione nucleare comporti sempre dei seri rischi e dei problemi correlati ineliminabili è innegabile, così come che in Italia comporterebbe tutto particolari difficoltà.
Pensarci a fondo, prima di imbarcarsi allegramente sulla barca atomica, alla luce anche di ciò che sta succedendo, è doverosissimo, e fanno un po' specie persone come il "ministro dell'Ambiente" Prestigiacomo, secondo cui queste obiezioni sarebbero una "macabra speculazione messa in atto in Italia dagli anti-nuclearisti".