9 settembre 2008

Fiori

Il fatto che abbia caricato un album con foto di fiori di montagna appenninici, al di là dell'ovvio e diffuso interesse che chiunque di noi nutre per la flora del Gran Sasso, è un pericoloso segnale di deriva intimistica.
In pratica, un altro esempio della crisi della sinistra italiana.
Una "Stanza del figlio" in chiave nicoliana.

8 settembre 2008

8 settembre

Apprezziamole in maniera particolare le performances di Alemanno e La Russa, che tocca mettercisi d'impegno per dichiarare, in veste ufficiale nel corso delle commemorazioni ufficiali a Porta San Paolo a Roma per i 65 anni dagli scontri contro le truppe tedesche dopo l'armistizio, come il Fascismo non sia da condannare in toto ma solo per gli esiti antidemocratici, oppure dal non poter astenersi dal commemorare la Repubblica di Salò e chi scelse di schierarsi con l'occupante nazista contro altri italiani.

7 settembre 2008

Il quadrivio della poesia

Se Marziale era un grande, Catullo era un soggettone.
Innamorato perso di quel noto puttanone di Clodia, da lui cantata col nome di Lesbia, quando finalmente si accorge anche lui che su' regazza era una zoccola che s'era passata mezza Roma (ci piace pensare che tra gli altri ci fosse lo stesso Cicerone, acerrimo nemico politico del fratello di Lesbia, Clodio, di cui difese anche gli assassini... ma lasciamo stare) pensa bene di scrivere questo carme, il n. 58.

Caeli, Lesbia nostra, Lesbia illa,
illa Lesbia, quam Catullus unam
plus quam se atque suòs amavit omnes,
nunc in quadriviis et angiportis
glubit magnanimos Remi nepotes.

"Celio, la nostra Lesbia, quella Lesbia, sì proprio quella Lesbia, l'unica che Catullo ha amato più di sé stesso e dei suoi, adesso nei quadrivii e nei vicoli scappella i magnanimi nipoti di Remo."

Di tutto ciò, quello che non capisco è perché Catullo (dopo essersela cercata), abbia deciso di utilizzare la poesia per rendere noto al mondo nei millenni a venire il fatto che era cornuto.

[interessante la storiella del verbo glubere, che in origine indica l'atto dello spellare il chicco di grano dalla pula]

We're from the country and we like it that way!

Nell'attesa di capire se la sbandata country sia un passo necessario dopo il folk e il southern rock oppure un pericoloso segno di decadimento, ditemi però se questa canzone (e ancor di più il video, da vedere) non mette allegria.

I'm from the country

Way back up in the country, back in the hills

Down in the hollows where the folks are real

Livin’ with the crazzies and the old wildcats

Sawed off shotguns and coonskin caps

That’s where I’m from and I’m proud to say

I’m from the country and I like it that way




Everybody knows everybody, everybody calls you friend


You don’t need an invitation, kick off your shoes come on in


Yeah, we know how to work and we know how to play


We’re from the country and we like it that way




All day long we work in the fields

Then bring it on home to a home cooked meal

We love ya like Sunday, treat ya like Saturday night

And when the bed gets full we can sleep in the hay (hey)

We’re from the country and we like it that way




Everybody knows everybody, everybody calls you friend


You don’t need an invitation, kick off your shoes come on in


Yeah, we know how to work and we know how to play


We’re from the country and we like it that way





Everybody knows everybody, everybody calls you friend


You don’t need an invitation, kick off your shoes come on in


Yeah, we know how to work and we know how to play


We’re from the country


We’re from the country


We’re from the country and we like it that way



Tracy Byrd

6 settembre 2008

Nicola ai tempi delle feste de l'Unità

Una storia in realtà cominciata relativamente tardi. Di quand'ero bambino ho i vaghi ricordi delle grandi feste dell'Italia Settentrionale, Modena, Bologna, di ritorno dalle vacanze estive.
Per poi saltare direttamente al 2002, quando finalmente la festa comunale de l'Unità di Terni venne riportata dopo parecchi anni in centro, alla Passeggiata.
Da allora divenne un appuntamento fisso dell'inizio di settembre. Ogni anno entravo per la prima volta dall'ingresso del lato Nord, passando sotto le bandiere rosse dei Democratici di  Sinistra, pieno di orgoglio, le note dell'Internazionale di sottofondo nella mente, con la consapevolezza di far parte di una Storia che, per dirla con Togliatti, veniva da lontano. E il senso di appartenenza, un luogo in cui sentirsi a casa.
Ricordo in specie il 2005, anno in cui Terni ebbe anche l'onore di ospitare la Festa Nazionale del Lavoro, nonché anno in cui si festeggiavano 60 anni di democrazia e 60 anni di feste de l'Unità.
Una festa organizzata da un partito, senza essere festa di partito, bensì un qualcosa offerto per l'incontro e la partecipazione del popolo nel senso più ampio. Senza grosse pretese, ma alla quale tra gli altri hanno partecipato negli ultimi anni Bennato, Pierò Pelù, Vecchioni, Max Gazzè, la Tresca, e tra gli eventi politici particolarmente rilevante il comizio del segretario Piero Fassino del 2002, Guglielmo Epifani, Massimo D'Alema in diverse occasioni. Poi i baracchini, i ristori, lo stand palestinese, il pub "La Tana dei Draghi" dei Runners, con birra cara, ma migliore rotazione musicale della festa, la pizzeria "A Sinistra", lo stand delle pizzole, con un bicchiere di bianco a 50 centesimi.
Fino ad arrivare allo scorso anno, il 2007 portatore di enormi trasformazioni per la sinistra italiana. Un finale col botto per Nicola alle feste de l'Unità, prima con la festa della sezione a Sant'Erminio, dal 10 al 13 maggio, e poi al pub della Sinistra Giovanile alla festa perugina di Pian di Massiano, dal primo al 6 di settembre. Bei giorni di lavoro, bevute e nuove conoscenze.
Il lunedì del 17 settembre presi l'Unità, da conservare: il giorno prima a Bologna il segretario dei Democratici di Sinistra Piero Fassino aveva tenuto l'ultimo comizio di chiusura della Festa Nazionale de l'Unità.
Il resto è storia di questi giorni: lo scioglimento del Partito, la nascita del Pd, la sconfitta elettorale, Veltroni, la scelta di cambiare il nome stesso delle feste.
E col nome, in parte è cambiata anche la sostanza.
E quando la sera vado in giro per la Passeggiata, c'è l'amarezza di aver visto troppo presto la fine delle feste de l'Unità.

5 settembre 2008

Sul perché l'uomo non può mangiare l'erba

Se qualcuno c'avesse dei dubbi, l'altro giorno nell'insalata ho trovato un filo d'erba, di quelli classici, piatti, che magari tagliano pure.

E ne ho lasciato metà, che manco riuscivo a masticarlo.

La prova definitiva più di 36 ore dopo. In sede di gabinetto. Dove, tra le altre cose, era ben impastato il sopracitato filo d'erba, senza che si fosse minimamente alterato.

Da qui l'evidenza scientifica (Nicola induttivista) per cui non solo l'erba è difficile da masticare, ma è anche assolutamente indigeribile.



[oltre che dall'induttivismo, il post è probabilmente caratterizzato da una particolare schifosità. ma questo è il prezzo da pagare per il progresso della Scienza]

Checks and balances

Per bilanciare un pranzo a base di pane, ricotta salata (grazie Mari) e olive, che fa tanto profondo Sud, s'è già messa in programma per il dopopranzo dampyriano una bottiglia di dunkel da Bamberga, Baviera (Kaiserdom Alt Bamberg Dunkel, per amor di precisione).


Mica si è a caso un abitante del Centro Italia.

4 settembre 2008

Caucasica bis

Tornando sulla crisi georgiana, mi fa un po' specie ritrovarmi di fatto vicino al filorussismo berlusconiamo, però non posso certo provare simpatia e sostenere un nazionalista come Mikheil Saakašvili, discutibile e discusso, e la politica aggressiva e provocatoria della Georgia, come invece hanno fatto Stati Uniti e al traino Nato e Unione Europea.

Pars costruens

Per una volta, una nota costruttiva e positiva sulla dirigenza del Partito Democratico?

Alla Festa di Terni, il Pd locale ha finalmente avuto il buon senso di inserire come ospiti gli Altoforno (sabato 6 settembre alle 21.30 alla Passeggiata).

[ma ci ritornerò sul tema feste, ah se ci ritorno...]

3 settembre 2008

Tutti al cinematografo; ep. 13

Dopo l'angolo della poesia e dopo diversi mesi, torna questa importante rubrica, mai abbastanza apprezzata.
Nell'ultimo episodio, s'era analizzato quel capolavoro del cinema americano contemporaneo di "Snakes on a plane", riuscendo a trovarne le più autentiche radici marxiane, che ne fanno una gemma della cinematografia politica e di denuncia sociale.
Siamo andati a ritroso di qualche anno, fino a ritrovare il film che forse è il capostispite di questa Nouvelle Vague sinistroide americana: "Evolution".
In questo appassionante film di fantascienza, un meteorite con primitive forme di vita aliene precipita nella ridente Page, Arizona settentrionale. In seguito al calore successivo all'impatto, nel giro di pochi giorni pochi organismi unicellulari alieni ripercorrono miliardi di anni di evoluzione, con gravi rischi per la sopravvivenza stessa del genere umano. Mentre lo sconsiderato intervento delle autorità militari sta per far precipitare la situazione, l'intervento di un brillante team di coraggiosi scienziati salva la baracca, trovando l'arma che eliminerà le forme di vita aliene dalla Terra nel massiccio utilizzo di shampoo antiforfora al selenio.
E' palese in tutto il film la denuncia dell'immane impatto che lo "sviluppo" capitalista sta avendo sul fragile ecosistema terrestre. Così come l'atto d'accusa contro il militarismo ottuso che permea la società americana (- E come pensate di distruggerli? - Col napalm. Tanto, tanto napalm.), e della diffusione e del facile reperimento delle armi da fuoco (i protagonisti al centro commerciale, che si impadroniscono come ridere di fucili a pompa da caccia al dinosauro). Altro che Michael Moore.
A trovare qualche difetto, il regista Ivan Reitman (produttore di Animal House e regista di Ghostbusters, mica noccioline) pecca forse di un eccessivo positivismo che fa tanto socialismo di fine '800, alla Zola insomma, con tutta la fiducia nelle sorti progressive della scienza. E si nota la sua formazione americana, nel laburismo che permea il finale: da interpretare nella -ingenua!- fiducia delle capacità di auto-rigenerazione e di miglioramento insite nel sistema capitalistico, nel Mercato che trova in sé (lo shampoo, prodotto simbolo della società dei consumi) le forze per uno sviluppo giusto ed equo per tutti. Insomma, manca la maturità politica di alcuni film successivi, ma rimane una pietra miliare della cinematografia impegnata di inizio millennio (mentre Moretti in Italia girava La stanza del figlio).

2 settembre 2008

L'angolo della poesia

Qui ci signori ci si dà alla poesia latina.
E' da un po' che girava per la testa un epigramma di Marziale, per la precisione il 79esimo dell'ottavo libro. Il soggetto è quella sciacquetta di Fabulla, o anche Flabella, come me ne ricordavo il nome.

Omnes aut vetulas habes amicas
Aut turpes vetulisque foediores.
Has ducis comites trahisque tecum
Per convivia, porticus, theatra.
Sic formosa, Fabulla, sic puella es.


"L'amiche tue so' tutte vecchie, oppure budellacci peggio delle vecchie. E so' queste che te porti dietro con te come compagne ai banchetti, per i portici, a teatro. Per questo, Flabella, si' bella (e giovane, nella traduzione originale ndr)."

1 settembre 2008

Terni avanguardista - bis

Già lo si affermava l'anno scorso.
E se qualcuno non se ne fosse ancora convinto, a Terni siamo così all'avanguardia (de che??) che sostituimo li negozi di frutta com un iStore. E scì, un negozio specializzato della Apple (e si apprezzi come hanno mantenuto però il target ortofrutticolo)...
E comunque, anche se uno non è in grado di apprezzare tali raffinatezze, resta che il fatto che tra tanto birrocchiume comunque a Terni di picchia in giro ce n'è sempre stata e continua a essere in abbondanza e di qualità. Tiè.

31 agosto 2008

Prima di campionato

Al termine della prima giornata di campionato della Prima Divisione Girone B della Lega Pro (???), la Ternana ha vinto per 2 a 1 sulla Real Marcianise.
E secondo il Televideo Rai, sarebbe addirittura prima in classifica. Wow.
Sperando che possa essere di buon auspicio, salviamo un po' quest'immagine...

Forza Fere!


[ah un altra cosa. capisco che la divisione della serie C della Lega Calcio sia stata determinata da quattrini. o meglio dalla loro assenza. ma non mi pare che ciò giustifichi l'assoluto ignorare delle categorie minori da parte dei mezzi di informazione, gazzetta.it in primis]

Eritema

Di sicuro sarà anche il periodo di forte sintonia con etica ed estetica redneck. Però essere redneck pure di fatto riuscendo per l'ennesima volta a scottarsi il collo (al Gran Sasso e perdipiù a fine agosto) mi sa un po' eccessivo.

28 agosto 2008

Obamismo

Va da sé che qui si appoggia senza esitazioni Barack Obama come futuro presidente degli Stati Uniti, che non c'ho proprio voglia di ripassare una notte come questa. E lo si preferiva fin dalle Primarie, che grande fan del marito, ma Hillary Clinton fosse solo per un discorso di ricambio familiare non convinceva.
Un unico dubbio: il fatto che Obama sia così popolare qui tra noi Europei forse potrebbe essere un segno che non sarà il candidato scelto per gli Americani....
Famo tutti gli scongiuri per favore.

Non è per cattiveria

Ma come si può avere stima e fiducia della classe imprenditoriale industriale italiana, che dopo anni di silenzio, esce fuori al completo solo per spartirsi le spoglie di ciò che rimarrà dell'Alitalia dopo il "piano di risanamento" in via di approvazione in questi giorni?
Ci sono tutti, i Benetton, i Colaninno (di pretese idee progressiste...), Marcegaglia (attuale presidente di Confindustria), Tronchetti Provera e la Pirelli, Riva, Intesa-Sanpaolo (Agnelli alla lontana), Ligresti, Caltagirone tra gli altri.
Tutti pronti, dopo aver scaricato per l'ennesima volta le passività e i costi allo Stato, a spartirsi senza rischi e per poco i resti di un'Alitalia con 7mila dipendenti in meno, una flotta e rotte estremamente ridotte, senza più alcun hub. E dopo averci fatto l'utile, magari rivendere il tutto in Germania fra un paio d'anni.

E così sulle spalle dei lavoratori e dello Stato si scaricherà il peso di anni di politiche sbagliate, di ignavia imprenditoriale, e soprattutto la disgraziata e strumentale lotta fatta da Berlusconi contro l'accordo con Air France.

Al compagno Pietro Farini

[Che sarebbe uno dei primi dirigenti socialisti e comunisti umbri.
Questo è il testo della lapide, a lui dedicata, posta nell'atrio del vecchio palazzo comunale e attuale biblioteca comunale di Terni.
Un piccolo capolavoro del sovietismo anni '50, e la speranza di un mondo migliore a portata di mano.]


PIETRO FARINI

EBBE


DALLA NATIA ROMAGNA


L'AUDACIA E LA FORZA DEL COMBATTENTE STRENUO


L'AMORE PER LA LIBERTA' E LA GIUSTIZIA


LA CERTEZZA DI REDENZIONE DI TUTTI GLI SFRUTTATI


PERSEGUITATO


COSTRETTO ALL'ESILIO DAI NEMICI DELLA CLASSE OPERAIA


SOFFRI' PER IL FORZATO DISTACCO DAI LAVORATORI TERNANI


CHE TANTO AMAVA



I LIBERI POPOLI DELL'U.R.S.S.


CHE LO ACCOLSERO ESULE


SEPPERO LENIRE LE SUE SOFFERENZE


CIRCONDANDOLO DI IMMENSO AFFETTO


E DI


AMOREVOLI CURE


QUIVI


SERENAMENTE SI SPENSE


SALUTANDO PER L'ULTIMA VOLTA


IL SOCIALISMO VITTORIOSO


I LAVORATORI DI TERNI


CHE LO EBBERO COMPAGNO E CAPO AMATISSIMO


CHE LO ELESSERO LORO RAPPRESENTANTE


AL PARLAMENTO E AI CONSIGLI COMUNALE E PROVINCIALE


POSERO


A RICORDO PERENNE DI UNA VITA SPESA INTERAMENTE


PER IL TRIONFO DELLE COMUNI ASPIRAZIONI



RUSSI DI ROMAGNA 1861 - MOSCA 1939

26 agosto 2008

Per Concita De Gregorio

Alla guida de l'Unità, giornale fondato ad Antonio Gramsci, è ieri arrivata Concita De Gregorio.
Sebbene il cambio di direzione non sia stato del tutto chiaro e comprensibile, si ha molta fiducia in lei, alla guida del più importante giornale della sinistra italiana, in un momento appunto in cui di sinistra c'è ben poco nel Paese.
Se c'è un augurio che si può fare, è che l'Unità possa continuare a essere e accentui il ruolo di punto di confronto e di elaborazione di tutto il pensiero progressista italiano.

Detto ciò, riporto un paragrafo che ho apprezzato particolarmente del primo editoriale del nuovo direttore.

"Non è irrimediabile, però. È venuto il momento di restituire ciò che ci è stato dato. Prima di tutto la mia generazione, che è stata l’ultima di un tempo che aveva un futuro e la prima di quello che non ne ha più.
Torniamo a casa, torniamo a scuola, torniamo in battaglia: coltivare i pomodori dietro casa non è una buona idea, metterci la musica in cuffia è un esilio in patria. Lamentarsi che “tanto, ormai” è un inganno e un rifugio, una resa che pagheranno i bambini di dieci anni, regalargli per Natale la
playstation non è l’alternativa a una speranza.
“Istruitevi perché abbiamo bisogno di tutta la vostra intelligenza”, diceva l’uomo che ha fondato questo giornale. Leggete, pensate, imparate, capite e la vita sarà vostra. Nelle vostre mani il destino. 

Sarete voi la giustizia. Ricominciamo da qui. Prendiamo in mano il testimone dei padri e portiamolo, navigando nella complessità di questo tempo, nelle mani dei figli. Nulla avrà senso se non potremo dirci di averci provato."

Saremo noi la Giustizia.

In morte di Antonio Gava

La morte di un potente e discusso vecchio notabile democristiano francamente non è una cosa che mi tange più tanto.
Degno di nota casomai è il celebrante delle esequie fiunebri, nientepopodimeno della nostra gloria locale, il vescovo di Terni Vincenzo Paglia (che, a spezzargli una lancia, negli ultimi anni tra una telefonata a Cuba, la comunità di Sant'Egidio, Andreotti Prodi commissioni vaticane interviste e prefazioni, sta trovando anche abbastanza spesso il tempo per cresimare).

Caucasica

Buonasera a tutti voi.

Non me la sento di entrare precisamente nel merito della guerra in corso tra la Russia e la Georgia, che ancora non ho avuto modo di riguardarmi bene la faccenda dall'inizio.
Giusto un'osservazione: il voler pretendere, da parte dei paesi occidentali, Usa in testa, che la Russia non riconosca l'indipendenza dei territori secessionisti di Abkhazia e Ossezia, in nome del diritto internazionale e del principio di integrità territoriale, è piuttosto bizzarro, essendo quegli stessi Stati che per primi a febbraio hanno contribuito a superare tale principio avallando la secessione del Kosovo dalla Serbia.
Con quale faccia si può pretendere che i territori secessionisti della Georgia, e tanti altri nel mondo, non seguano la strada che siamo stati noi i primi a indicare?
L'Occidente è stato e rimane zitto per la guerra russa in Cecenia; ha avallato la violazione del diritto internazionale in Kosovo; è ipocrita che adesso sconfessi i suoi comportamenti solo se si tratta della Georgia, il più importante stato filoamericano nella zona.