21 settembre 2010

Per una moderna città europea: falò!

Là'ppe Piazza della Repubblica pare che stanno a montare una sorta di torre fatta di bancali.
Dovrebbe essere un qualcosa di una qualche iniziativa organizzata dai Giovani Architetti (... mah!).
Ci piace pensare che, in realtà, si voglia fare un enorme falò in piazza, con buona pace dell'architettura.
Come diceva lu slogan di qualche elezione passata, "Per una moderna città europea", imprescindibilmente legata al concetto di falò come centro di socializzazione e fulcro della vita cittadina.

[terzo post di fila dedicato a Terni... "Veniamo da lontano e andiamo lontano", un blog di slogan e presenza sul territorio]

20 settembre 2010

Viva l'Italia unita

XX Settembre.
Rispettivamente, 150 e 140 anni dalla Liberazione prima di Terni e poi Roma dal dominio pontificio.
E viva l'Italia unita.

19 settembre 2010

Lungonera 2010 - Il fiume in festa

Per una volta, un evento diciamo culturale che a Terni è riuscito ed è stato partecipato.
"Lungonera 2010 - Il fiume in festa".
E so' contento, che sempre pensato che a Terni dobbiamo riapproppiarci del Nera, del nostro bel fiume, ridotto invece a un semplice qualcosa da attraversare in macchina.
Per dirne tre:
1 - l'isolotto all'ex Hawaii, risistemato, che posti migliori per una birretta non ce ne sono
2 - il lungofiume da Ponte Allende in giù, e la zona di campagna oltre la Polymer
3 - il fiume tra la città e la Cascata, a cercare i punti di accesso, tra la vegetazione e le formazioni rocciose.

E concludiamo con gli elegiaci versi degli Altoforno...

"Nasco umbro de cippo e sono Celto di ciò
lungo la via non intoppo, non sono grande però
I've got the Tevere in me, tu devi credere in me,
perchè c'è il Tevere in me, parcheggio il Tevere in me

Passa nel perugino
bagna Rocky Marsciano
etrusco è il suo cammino, scì, non te fidà
Lui è calmo ed io so' gnerto
corro con flusso certo
che ganzo 'stu concerto

Me zompa sopre il Velino e fino a Orte sto all'erta
ce l'ho col fiume cugino perchè c'ha un alveo de merda!"


Eh già.

15 settembre 2010

Marcia su Roma e dintorni, e un po' di aritmetica

Emilio Lussu, dirigente socialista e azionista, noto ai più per il libro di memorie della Prima Guerra Mondiale "Un anno sull'Altipiano", ha scritto un altro libro molto molto interessante. Trattasi di "Marcia su Roma e dintorni". Per esperienza diretta, racconta assai bene la genesi del Fascismo, la violenza come sua pratica quotidiana, fino alla sua affermazione e all'omicidio Matteotti.
In un episodio poco noto, racconta delle trattative in corso, al fine di evitare la presa del potere da parte di Mussolini, per affidare la guida del governo a Gabriele D'Annunzio.

C'è qualche voce che parla, in questi giorni, di un eventuale disponibilità di Berlusconi a votare il ritorno alla vecchia legge elettorale, scambiandolo con un voto dell'opposizione al "Lodo Alfano costituzionalizzato", affinché ci sia un'approvazione col quorum sufficiente a evitare il referendum costituzionale confermativo.
Fantapolitica per il momento. Ma se fosse. La dico pesa: sarebbe da accettare. Sarebbe uno scandalo, una vergogna. Ma meglio comunque che andare avanti in questo modo. Sono convinto che Berlusconi ce ne abbia non pochi di motivi per essere in galera. Ma personalmente venga condannato e vada in carcere, a me non importa. A me importa che finalmente sciacqui da li cojoni. Che non è possibile che da dieci anni a questa parte al centro del dibattito pubblico, della politica italiana, ci siano i processi di Berlusconi, che non si parla che dei mezzi scandalosi che cercano di architettare per salvarlo da una condanna. L'ultimo è il processo breve per dirne uno. A 'sto punto, e basta, siamo al livello che è meglio sacrificare la giustizia e la legalità pur di salvare l'Italia. Sai mai, magari una volta che è finalmente al sicuro capace pure faccia un passo indietro. Bisogna voltare pagina con Berlusconi.

La legge elettorale. Quella attualmente vigente assegna la maggioranza della Camera dei Deputati alla coalizione col maggior numero di voti, con la maggioranza relativa. Con un quadro politico bipolare, ha funzionato un po' così. In un quadro politico potenzialmente tripolare, come potrebbe prospettarsi in caso di elezioni anticipate in primavera, la maggioranza parlamentare alla Camera rischierebbe di andare a una lista con molto meno del 40 % dei voti. Berlusconi e Lega, per essere precisi.
Tocca farla un po' di aritmetica. Ci si rifà ai dati del sondaggio pubblicato lunedì su Repubblica. Pdl + Lega vengono dati al 40 % e rotti, un ipotetico terzo polo Udc/Fli/Api al 13 % circa, a un'ipotetica coalizione di centrosinistra il resto.
Che stiamo nella merda è abbastanza palese, comunque vada.
Tocca essere realisti quindi. Smettere di perseguire i piccoli interessi di bottega, che non è proprio il momento. Ad esempio, capisco che Vendola c'abbia legittimissime ambizioni personali e politiche, che in buona parte condivido anche, però non è il momento di attaccare a priori il progetto di Nuovo Ulivo e chiedere le primarie come prima cosa: primarie di coalizione per che cosa? Per una coalizione che non esiste ancora e per elezioni che sono nell'aria, ma non certo convocate? Stesso discorso per Chiamparino ('sta storia del Chiampa con Vendola fa anche abbastanza ride, il sindaco di Torino è indubbiamente fra i più "destri" tra i democratici, lo si veda sulla Fiat ad esempio); per Veltroni, Fioroni e compagnia, manco a sprecare parole.
Lo si diceva appena tornati, un paio di settimane fa, che il Nuovo Ulivo è un buon segnale dopo tanto tempo. Asor Rosa sul Manifesto l'ha definita la prima vera iniziativa politica del Pd dopo molto tempo. Vero. E' una proposta ancora vaga, da riempire di contenuti concreti: ma non da cercare di ammazzare in culla. Ripeto, al di là delle dichiarazioni di principio, tocca fare i conti con la realtà, e la realtà è che andare a votare in queste condizioni sarebbe un'assoluta catastrofe.

14 settembre 2010

Di strani proiettili e politiche dell'accoglienza

La Marina libica, cui graziosamente forniamo motovedette, apre il fuoco su un peschereccio italiano che ritenevano transitasse nelle loro acque territoriale. Il peschereccio è raggiunto da numerosi colpi, ma fortunatamente tutti illesi.
Il valente Frattini, ministro degli Esteri che una volta pareva quasi una persona seria, difende l'interesse nazionale, neanche prova a chiedere scuse formali alla Libia (del resto, è il ministro che all'epoca dell'arresto buffonata degli operatori di Emergency in Afghanistan in primavera, era stato pronto a schierarsi con chi li accusava di complicità coi talebani), e spiega che i libici hanno sparato in aria. Sì, quei particolari proiettili come quelli sparati a Genova al G8, che vengono stranamente sparati in aria, ma poi ricadono e colpiscono la gente a terra.
Anche Maroni getta acqua sul fuoco, spiega che è stato solo un incidente e che la Libia s'è scusata (scuse del comandante della Guardia Costiera libica, pezzo grosso, mica brustolini!). E ci spiega come sia potuto avvenire: "Io immagino che abbiano scambiato il peschereccio per una nave che trasportava clandestini". Claro. Ebè, le barche con immigrati a bordo non le si prende a mitragliate?

13 settembre 2010

I Ponti

"Di tutto ciò che l'uomo, spinto dal suo istinto vitale, costruisce ed erige, nulla è più bello e più prezioso per me dei ponti. I ponti sono più importanti delle case, più sacri perché più utili dei templi.
Appartengono a tutti e sono uguali per tutti, sempre costruiti sensatamente nel punto in cui si incrocia la maggior parte delle necessità umane, più duraturi di tutte le altre costruzioni, mai asserviti al segreto o al malvagio.
I grandi ponti di pietra, grigi ed erosi dal vento e dalle piogge, spesso sgretolati nei loro angoli acuminati, testimoni delle epoche passate, in cui si viveva, si pensava e si costruiva in modo differente: nelle loro giunture e nelle loro invisibili fessure cresce l'erba sottile e gli uccelli fanno il nido.
I sottili ponti di ferro, tesi come filo da una sponda all'altra, che vibrano ed echeggiano con ogni treno che li percorre, come se aspettassero ancora la loro forma e perfezione finale. La bellezza delle loro linee si svelerà del tutto solo agli occhi dei nostri nipoti.
I ponti di legno all'entrata delle cittadine bosniache le cui travi traballano e risuonano sotto gli zoccoli dei cavalli, come le lamine di uno xilofono. E infine, quei minuscoli ponti sulle montagne, spesso solo un unico grande tronco ovale, massimo due, inchiodati uno accanto all'altro, gettati sopra qualche ruscello montano che senza di loro sarebbe invalicabile.
Due volte all'anno il torrente impetuoso ingrossandosi li trascina via e i contadini, con l'ostinazione cieca delle formiche, tagliano e segano e ne rimettono nuovi. Per questo, vicino ai ruscelli di montagna, nelle anse fra le pietre dilavate, spesso si vedono questi "ponti" precedenti: stanno lì abbandonati a marcire insieme all'altra legna arrivata per caso. Ma questi tronchi di alberi lavorati, condannati a bruciare o a marcire, si differenziano comunque dal resto e ricordano sempre l'obiettivo per il quale sono serviti.
Diventano tutti uno solo e tutti degni della nostra attenzione, perché indicano il posto in cui l'uomo ha incontrato l'ostacolo e non si è arrestato, lo ha superato e scavalcato come meglio ha potuto, secondo le sue concezioni, il suo gusto e le condizioni circostanti.
Quando penso ai ponti, mi vengono in mente non quelli che ho traversato più spesso, ma quelli su cui mi sono soffermato più a lungo, che hanno attirato la mia attenzione e fatto spiccare il volo alla mia fantasia.
I ponti di Sarajevo, prima di tutto. Sul fiume Miljacka, il cui letto è una sorta di sua spina dorsale, rappresentano vertebre di pietra. Li vedo e li posso contare uno a uno. Conosco le loro arcate, ricordo i loro parapetti. Fra di loro ce n'è anche uno che porta il nome fatale di un ragazzo, un ponte minuscolo ma eterno che sembra ritiratosi in se stesso, una piccola e accogliente fortezza che non conosce né resa né tradimento.
Poi i ponti visti nei viaggi, di notte, dai finestrini dei treni, sottili e bianchi come fantasmi. I ponti di pietra in Spagna, ricoperti dall'edera e come impensieriti della propria immagine riflessa nell'acqua scura. I ponti di legno in Svizzera, ricoperti da un tetto che li difende dalle abbondanti nevicate, assomigliano a lunghi silos e sono ornati all'interno da immagini di santi o di avvenimenti miracolosi come fossero cappelle. I ponti fantastici della Turchia, poggiati lì per caso, custoditi e protetti dal destino. I ponti di Roma, dell'Italia meridionale, fatti di pietra candida, da cui il tempo ha preso tutto quello che ha potuto e accanto ai quali da cent'anni ne vengono costruiti di nuovi, ma che restano come sentinelle ossificate.
Così, ovunque nel mondo, in qualsiasi posto, il mio pensiero vada e si arresti, trova fedeli e operosi ponti, come eterno e mai soddisfatto desiderio dell'uomo di collegare, pacificare e unire insieme tutto ciò che appare davanti al nostro spirito, ai nostri occhi, ai nostri piedi, perché non ci siano divisioni, contrasti, distacchi... Così anche nei sogni e nel libero gioco della fantasia, ascoltando la musica più bella e più amara che abbia mai sentito, mi appare all'improvviso davanti il ponte di pietra tagliato a metà, mentre le parti spezzate dell'arco interrotto dolorosamente si protendono l'una verso l'altra e con un ultimo sforzo fanno vedere l'unica linea possibile dell'arcata scomparsa. E la fedeltà e l'estrema ostinazione della bellezza, che permette accanto a sé un'unica possibilità: la non esistenza.
E infine, tutto ciò che questa nostra vita esprime - pensieri, sforzi, sguardi, sorrisi, parole, sospiri - tutto tende verso l'altra sponda, come verso una meta, e solo con questa acquista il suo vero senso.
Tutto ci porta a superare qualcosa, a oltrepassare: il disordine, la morte o l'assurdo. Poiché, tutto è passaggio, è un ponte le cui estremità si perdono nell'infinito e al cui confronto tutti i ponti dì questa terra sono solo giocattoli da bambini, pallidi simboli. Mentre la nostra speranza è su quell'altra sponda."
Così scrive lo scrittore jugoslavo Ivo Andrić, l'autore de "Il Ponte sulla Drina".
Scrittore jugoslavo, non bosniaco, serbo, croato. Jugoslavo. Appunto, perché i ponti servono a "collegare, pacificare e unire insieme tutto ciò che appare davanti al nostro spirito, ai nostri occhi, ai nostri piedi, perché non ci siano divisioni, contrasti, distacchi".
"Il Ponte sulla Drina" parla appunto di questo. Situato in Bosnia, vicino al confine con la Serbia, e fatto costruire nel pieno dell'epoca ottomana, per secoli ha unito e ha visto scontrarsi i popoli jugoslavi, e attorno a sé se ne legge tutta la loro storia. Danneggiato durante entrambe le guerre mondiali, e infine restaurato.
Il nome stesso parla di unione. "Ćuprija", simile al turco "Köprü", anziché il più tradizionale serbo/croato "Most".
E infine, teatro dei massacri di Višegrad, durante l'ultima guerra, con centinaia di bosniaci, come i personaggi del libro 200, 400 anni prima, trucidati sul ponte stesso.
O-hej!

Dies illo, Rabbit's Town

Dies illo, Rabbit's Town.
Una figlia che non ha mai visto Piazza Tacito al padre sedentario, in Piazza IV Novembre: "Bella eh questa fontana! E' la più grande che ho mai visto!".
Bah!

Da rispolverare il vecchio striscione dei Freak del derby del 2004...

11 settembre 2010

Aste e bandiere

Il blog dentro la notizia, mentre che notizia!
In corso a Piazza Tacito, qui a Terni (Tacito, Nerva, qualche imperatore sconosciuto, tutti ternani o mezzi ternani, ricordatelo popolo!) una simpatica rassegna di sbandieratori da tutta Italia. Belino, belino fioli!
Anche dei viterbesi magna-nocchie.
Dolenti note qui. Perché non paghi dell'esibizione cuscì cuscì rimediata a Leonessa a giugno, ce insistono a far sbandierare solo ragazze. Con esiti improbabili.
Dando la parola a un ipotetico calvese, "eh, queste un andru tipu de asta dovrebbero manovra'!".
Mere ipotesi linguistiche, sia chiaro.

9 settembre 2010

Buoni e cari

Va da sé che le "contestazioni" avvenute ieri a Torino ai danni di Bonanni qui le si considera assolutamente inammissibili. E che se il PD torinese c'avesse avuto un servizio d'ordine un po' più gnerto, era tutto di guadagnato.
A chi da sinistra prova a giustificare l'avvenuto, pensi solo a come giudicherebbe se Casa Pound avesse "contestato" in questa maniera un intervento di Epifani o chi per lui.
E poi arriva Brunetta a parlare di "componente reazionaria e squadrista" nel centrosinistra.
Semo buoni e cari.
Ma questo una bella legnata se la meriterebbe tutta.

Comunque, per la cronaca, se Facebook non mente, la ragazza che ha lanciato il fumogeno a Bonanni c'ha una sorella picchia.

8 settembre 2010

Il revisionismo di marca zuckerberghiana

Preciso un anno fa, si spiegavano le ragioni dell'abiura della fatwa di scomunica di Facebook, riassumibili in 1) forza maggiore, che alla fine se tutti si spostano è sciocco fare gli isolazionisti, 2) giovanilismo (oh yeah), 3) delle potenzialità comunicative in effetti c'erano, 4) la ragione fondamentale, la possibilità di pubblicare il risultato del test "Quale segretario del PCI saresti stato", con risultato il compagno Palmiro Togliatti.
Giusto oggi invece, si scopre che i perfidi gestori, in preda a irrefrenabili manie di nuovismo, hanno eliminato dai profili i link laterali, per cui sul profilo del sottoscritto il Migliore non campeggia più.
Insomma, credo che anche questo rientri nel riflusso reazionario responsabile anche della diffusione delle bottiglie da 0.33 cl di cui si parlava stamane. Possiamo solo ripetere che veniamo da lontano e andiamo lontano, e che non ci si piegherà al revisionismo di marca zuckerbergiana.

¡No pasaran!

Del tasso di civiltà di un popolo; un contributo dottrinale

Se ne sentono tanti di criteri attraverso i quali stabilire un tasso di civiltà dei popoli. Tra i più accreditati, per fare un esempio, la pulizia dei gabinetti, il rispetto per i pedoni e altre amenità.
Per carità, tutto vero, ma sono criteri un po' asettici, che non rispecchiano adeguatamente il livello di sviluppo e di gratificazione intima, spirituale, della popolazione di un Paese. Ebè, mica è una novità che il tasso del PIL ad esempio viene considerato troppo economicista, e l'ossessione per esso è il frutto del riflusso conservatore e capitalista degli ultimi 20 (famo anche 30) anni.
Perciò, nella costante ricerca di un indice che meglio rispecchi la costante aspirazione dell'Umanità alla soddisfazione delle proprie aspirazioni e bisogni, si vuole contribuire al dibattito scientifico suggerendo la misura delle bottiglie di birra come parametro di riferimento della civiltà umana.
E mo' non si vuole fare gli esterofili e gli snob a tutti i costi, ma stiamo messi male qua in Italia.
Non si può andare avanti a terzi di litro.
Che ci fai con un 33 cl di birra? Mah, se ti vuoi togliere la sete forse ok. Ma insomma, non ci si cava la voglia, è una misura così, senza né arte né parte. Non è la vergognosa mezza pinta (25 cl ?!?), ma poco ci manca.
O se no che si fa? Si raddoppia. Ma io boh. Ok, con 66 cl la sete non ce l'hai più, ma insomma, visto e considerato anche lo standard delle birre in circolazione, ce n'hai pure da intasare la vescica a uffa.
In medio stat virtus: ogni persona di buon senso converrà quindi che ogni paese civilizzato e avanzato si caratterizza per l'utilizzo del mezzo litro. Ah l'eleganza della pinta! Il giusto, per cavarsi la voglia di farsi una bella birra. E se proprio tocca darci giù, via ai multipli, all'ebbrezza del boccale da un litro.
E per dimostrare che non si vuole essere anti-italiani a priori, sulla stessa barca ci si mette la debosciata e decadente America con le sue scialbe birrette "lite", mentre per contro si veda la vitalità dell'Europa Centrale, dai Carpazi al Reno.

Intanto, è d'obbligo informare il lettore preoccupato, che aveva appreso con gioia la notizia dell'inizio delle fermentazioni, che alla fermentazione era seguito l'imbottigliamento, e all'imbottigliamento lo stappìo, con non poca soddisfazione per il risultato ottenuto. Tant'è, che un'amica weiss è stata messa immediatamente in produzione ed imbottigliata.
Nell'immagine, una testimonianza dello stappìo.

6 settembre 2010

'Na gita a li Castelli

Si coltivano le speranze per il futuro di San Francesco. Frattanto, oltre al suono di campane, non si può non apprezzare la zona dei Castelli Romani. Mica tanto per particolari meriti paesaggistici/architettonici, che ormai sono quello che sono. Ma che so' proprio belli posti per stare lì, bere e mangiare. Mica scemo lu Papa! In particolare, la "Pupazza frascatana" sembra incarnare al meglio quanto sopra. Una donna con tre tette, di cui che produce vino! Aaahhhh!

3 settembre 2010

Nicola rassegnato ma costruttivo ai tempi delle Feste Democratiche

La pigrizia settembrina del blogger.
Comunque.
Superiamo i toni nostalgici del "Nicola ai tempi delle feste de l'Unità". Il lutto ormai è elaborato, le cazzate ormai fatte e non si torna indietro.
Pars costruens quindi, e analisi rigorosa della realtà della Festa Democratica ternana edizione 2010.
Programma politico scarsino, molto scarsino. Dici: annamo a balla'??? E invece no, qui c'è il disastro della Festa Democratica di quest'anno: non c'è il liscio! Terrore pianto e tragedia.
Ci si consola con i Latte e i Suoi Derivati, e col vino a 1 € al bicchiere allo stand delle pizzole.
Che come diceva lu poro Gaber, qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari.

30 agosto 2010

Staccare

Ben ritrovati.
Fa sempre bene staccare un po', che magari al ritorno capace pure che si senta qualcosa di ragionevole. Tipo la presa d'atto sempre più generalizzata a sinistra della necessità di ricostruire un soggetto unitario, Nuovo Ulivo o quel che ci pare, e il seppellire le teorie della pretesa autosufficienza del Pd, che tanti danni hanno portato. E che, visti i casini che ci sono stati, serve urgente una riorganizzazione, che qualche mese comunque richiederà. E, magari, una nuova legge elettorale.

Se n'è jitu quillu soggettone de Cossiga. Kordoglio, come ha scritto qualcuno. Mmh!

Per fortuna che pronto è tornato Gheddafi, sempre pronto a piglia' per il culo, e noi che gli si dà retta e lo si prende sul serio.

6 agosto 2010

Analisi, possibilità e latinetti... a settembre si balla!

Preso dagli otia, il vir bonus Nicola rischia di trascurare i negotia.
Sia mai!
A parte i latinetti, prima della partenza verso altri orizzonti un paio di parole sull'attuale situazione sono da spendere.

L'altro giorno con la quasi sfiducia a Caliendo si è certificata la crisi totale della maggioranza di governo.
Verosimilmente, si aspetta l'autunno, e abbastanza presto la crisi verrà aperta.
Che fare?
E' indispensabile scongiurare la possibilità di crisi immediata, con elezioni anticipatissime, in autunno. Sarebbe il disastro, l'opposizione versa in uno stato ancora di confusione tale che ci si ritroverebbe una nuova maggioranza Pdl/Lega Nord, solo che senza i finiani, nonostante il totale fallimento di quest'ennesima esperienza berlusconiana.
Governo tecnico, di transizione, quello che ci pare. Ma che dia uno stacco di qualche mese di qui alla primavera, faccia magari una nuova legge elettorale meno incasinata. E che permetta alle opposizioni di organizzarsi, e che lascerebbe bollire un po' Berlusconi. Ripeto, elezioni subito, con le televisioni militarizzate, e dovendo improvvisare tutto, sarebbero il suicidio finale del centro centrosinistra sinistra.
Detto questo, gli scenari. Sull'astensione a Caliendo si è profilato un fronte unico centristi sparsi/finiani. Possibile, probabile. La butto lì: legge elettorale a collegi uninominali maggioritari, e tre poli: Berlusconi/Lega, finiani/Udc/Rutelli e ulteriori spezzoni di Partito Democratico, rimanente PD/Sinistra Ecologia Libertà e boh, spezzoni sparsi. E si balla.
In quanto sopra non compare l'Italia dei Valori. E' una variabile. Di Pietro di per suo è culturalmente di centrodestra, moderato. E' solo per la fesseria fatta da Veltroni, che gli ha aperto praterie a sinistra, che vi si è buttato. Ma se SEL e Vendola saranno capaci di fare concorrenza seria a sinistra, e se avesse la possibilità di un'alternativa non berlusconiana, Di Pietro lo vedo probabile a tornare sui suoi passi, e assai disponibile a buttarsi con Fini. Le sue radici sono quelle.
L'altra grande variabile, Vendola. L'"astro nascente" del centrosinistra. Personalmente, da elettore di SEL, convince poco. Troppo personalista, inutilmente retorico. "Potere alla poesia" finché rimane una canzone dei Folkabbestia è un conto, politicamente un altro. E me lo ricordo, che un anno fa con tutti i casini della sua giunta lo si dava per politicamente finito. Poi, il pasticciaccio brutto con Emiliano, Boccia, i franceschiniani pronti a vendicarsi su D'Alema e Bersani, e tocca dare atto dell'abilità con cui ha ribaltato la frittata, con le primarie "Vendola contro tutti". Ma, oggettivamente, senza la desistenza dell'UDC, frutto delle trattative che c'erano state, ce la scordavamo la sua vittoria in Puglia, le Fabbriche e mo' la sua candidatura. Però. Fatto sta che probabilmente è la personalità con più chance, e toccherà giocarsele bene. Quantomeno, una coalizione verrà ricostruita.
Il PD in mezzo, nel fango. Che non riesca a esprimere, a livello nazionale come spesso locale, una personalità in grado di rappresentare tutto il centrosinistra, è grave. Senza voce in tv. Con Bersani che fa, come da sua formazione, il segretario di partito. Mentre, grazie all'ennesima genialata del fu Veltroni, oggi non serve un segretario di partito, ma un leader del centrosinistra. Bellu casino. Con tanti democratici pronti ad appoggiare Vendola, che è antitetico allo spirito, al progetto del PD. Vedremo un po'.

Amici, compagni, passanti, buone vacanze.

2 agosto 2010

Bologna 2 Agosto 1980. Io non dimentico.

2 AGOSTO 1980

VITTIME DEL TERRORISMO FASCISTA

ANTONELLA CECI anni 19

ANGELA MARINO "23
LEO LUCA MARINO " 24

DOMENICA MARINO " 26
ERRICA FRIGERIO IN DIOMEDE FRESA " 57

VITO DIOMEDE FRESA " 62
CESARE FRANCESCO DIOMEDE FRESA " 14
ANNA MARIA BOSIO IN MAURI " 28
CARLO MAURI " 32
LUCA MAURI " 6
ECKHARDT MADER " 14

MARGRET ROHRS IN MADER " 39
KAI MADER " 8
SONIA BURRI " 7
PATRIZIA MESSINEO " 18
SILVANA SERRAVALLI IN BARBERA " 34
MANUELA GALLON " 11
NATALIA AGOSTINI IN GALLON " 40
MARINA ANTONELLA TROLESE " 16

ANNA MARIA SALVAGNINI IN TROLESE " 51
ROBERTO DE MARCHI " 21
ELISABETTA MANEA VED. DE MARCHI " 60
ELEONORA GERACI IN VACCARO " 46
VITTORIO VACCARO " 24
VELIA CARLI IN LAURO " 50

SALVATORE LAURO " 57
PAOLO ZECCHI " 23
VIVIANA BUGAMELLI IN ZECCHI " 23
CATHERINE HELEN MITCHELL " 22
JOHN ANDREW KOLPINSKI " 22
ANGELA FRESU " 3
MARIA FRESU " 24

LOREDANA MOLINA IN SACRATI " 44
ANGELICA TARSI " 72

KATIA BERTASI " 34
MIRELLA FORNASARI " 36
EURIDIA BERGIANTI " 49
NILLA NATALI " 25
FRANCA DALL'OLIO " 20
RITA VERDE " 23
FLAVIA CASADEI " 18
GIUSEPPE PATRUNO " 18
ROSSELLA MARCEDDU " 19
DAVIDE CAPRIOLI " 20
VITO ALES " 20

IWAO SEKIGUCHI " 20
BRIGITTE DROUHARD " 21

ROBERTO PROCELLI " 21
MAURO ALGANON " 22
MARIA ANGELA MARANGON " 22
VERDIANA BIVONA " 22
FRANCESCO GOMEZ MARTINEZ " 23
MAURO DI VITTORIO " 24
SERGIO SECCI " 24
ROBERTO GAIOLA " 25
ANGELO PRIORE " 26
ONOFRIO ZAPPALA' " 27
PIO CARMINE REMOLLINO " 31

GAETANO RODA " 31
ANTONINO DI PAOLA " 32
MIRCO CASTELLARO " 33

NAZZARENO BASSO " 33
VINCENZO PETTENI " 34
SALVATORE SEMINARA " 34
CARLA GOZZI " 36
UMBERTO LUGLI " 38
FAUSTO VENTURI " 38
ARGEO BONORA " 42
FRANCESCO BETTI " 44
MARIO SICA " 44

PIER FRANCESCO LAURENTI " 44
PAOLINO BIANCHI " 50
VINCENZINA SALA IN ZANETTI " 50
BERTA EBNER " 50
VINCENZO LANCONELLI " 51

LINA FERRETTI IN MANNOCCI " 53
ROMEO RUOZI " 54
AMORVENO MARZAGALLI " 54
ANTONIO FRANCESCO LASCALA " 56
ROSINA BARBARO IN MONTANI " 58
IRENE BRETON IN BOUDOUBAN " 61

PIETRO GALASSI " 66
LIDIA OLLA IN CARDILLO " 67

MARIA IDRIA AVATI " 80

ANTONIO MONTANARI " 86

 

30 luglio 2010

Grande è la confusione sotto il cielo

E alla fine, la rottura tra Fini e Berlusconi finalmente è arrivata, dopo mesi e mesi di tensioni.
E' stato stilato un documento praticamente equivalente a un'espulsione, e i finiani si sono costituiti gruppo autonomo alle Camere.
E adesso...
Grande è la confusione sotto il cielo.
La crisi che ha travolto il Pdl è politica, grave e profonda. A un livello di conflitto che neanche nei giorni peggiori del centrosinistra. E rappresenta il completo fallimento del progetto del centrodestra italiano, ridotto (se mai se ne poteva dubitare) a una mera combinazione tra interessi personali di Berlusconi e la spalla territoriale della Lega Nord.
Le prospettive che si aprono sono incertissime. In casi come questi, essendo entrata in crisi la maggioranza, sarebbe d'obbligo aprire la crisi di governo, e vedere se esso gode ancora della fiducia delle Camere. Se ciò succederà, è tutto da vedere. Non si sa fino a che punto si spingeranno i finiani, né quanto durerà ancora questo governo. Certo, al 2013 pare improbabile ormai che ci riesca ad arrivare.

Considerazioni sparse:
  • peso dover ancora una volta dover arrivare ad avere stima di Fini; questo è solo un altro segno della gravità della situazione
  • in tutto ciò il centrosinistra che riesce a fare? nulla. siamo nell'angolo, la polemica è tutta interna alla destra, non si riesce minimamente a entrare nel dibattito, a imporre la discussione
  • ancora una volta, la rottura è arrivata per l'incapacità personale di Berlusconi di riuscire a tollerare, concepire e gestire il dissenso; con un minimo di elasticità in più, e veramentesarebbe in grado di rimanere saldo al suo posto vita natural durante
  • tutta 'sta cagnara, e alla fine praticamente neanche ci si è accorti dell'approvazione della manovra finanziaria. nel 2006 Prodi venne crocifisso per mesi per la Finanziaria; questa, di impatto sociale ben più pesante, sono riusciti alla fine a farla passare sotto silenzio, come se non ci fosse...

Cunijo punito - sbrodolamento 2

Questa gran canzone, a cappella in tutti i sensi.

(urlando e co' la mano a spatola sul lato destro della bocca)

Cunijo punito, te stiaffo in culo un ditoPerugia, sicuro, lo pija d'anterculo

Che c'è recà? Dovete da cantà
e parte già il coro degli Ultrà
sui pulmi noi quilli dell'Atc
gridiamo in cor “Peruggia TBC”
caricheremo sì, ritorneremo in B
con decision la conca regnerà

Daje recà, co' tutta la città
lu pane noi c'avemo d'arpijà
li derby sai li vinceremo noi
in serie A poi in Coppa delle Coppe
e dei Campioni noi battiamo il Liverpul
e ai peruggin noi scocceremo il cul

E ora un coro si alza e la curva
con voce tonante gridando Adelante!
(urlando e co' la mano a spatola sul lato destro della bocca)
Cunijo punito, te stiaffo in culo un dito
Perugia, sicuro, lo pija d'anterculo


Sarà perché è ternano! - sbrodolamento 1

Sempre per sbrodolarsi un po', è il caso di postare un paio di canzoni degli Altoforno, ancora mai registrate, sapientemente reinterpretate...

Questa è da commuoversi


Lu scooterone che certo non va piano,
co’ lu motore che sembra ‘n’aeroplano.
Vène poi forte giù da lu stroncolino,
se picchia in curva, sarà perché è ternano!

Se pranza quella che pare un comodino,
se sciacqua i denti, ma solo co’ lu vino.
Porta ogni giorno la solita gran lasca:
se sse ne passa concima ‘nche ‘na frasca!
E da Friozzu a magna’
lui ce potrebbe crepa’…
Non va al Tomato perché
lu conto nun po’ paga’,
ma poi la picchia non c’è
e lui se incazza coi Santi,
che so’ sempre tanti
e no’ li pòle vede’…
E giù lu stadio ce va,
conosce tutti gli ultrà,
co’ la bandiera del Che
lui se fa sempre nota’…
E se la squadra non va
pija a sassate la terna,
poi a casa ritorna:
nu’ lu senti fiata’!
Ma in fondo piace perché è un tipo alla mano:
rulla l'antrace e ne fa un uso strano…
E poi la passa al primo che la chiede,
odia il Berlusca ed il suo amico Fede!

In processione co’ li disoccupati
dice a li crucchi che se ne so’ passati
e manifesta pe’ mantene’ l'acciaio.
L’aria è pesante, perché lui magna l'ajo!
E da Friozzu a magna’
lui ce potrebbe crepa’…
Non va al Tomato perché
lu conto nun po’ paga’,
ma poi la picchia non c’è
e lui se incazza coi Santi,
che so’ sempre tanti
e no’ li pòle vede’…


Terni sul Monopoli! Missione compiuta

Gioisci Popolo Ternano!
Che con 49465 voti, si è arrivati 14esimi alla disfida del Monopoli, e pur magari come il sottoscritto non avendoci mai giocato, saremo presenti sul tabellone...
Aaahhh!